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Comunque sono davvero contento anche per l' attenzione del pubblico che è tornata ad alti livelli dopo questa vittoria, vedere tutta questa gente a inneggiarlo a Parigi da suo tifoso è stato davvero fantastico, sinceramente ci speravo e spero possa continuare a farci divertire ancora a lungo.

https://v.cdn.vine.co/r/videos/14539E0F0C1105244000861999104_26f6991739b.1.2.17670057814581198432.mp4?versionId=f_GNWfFEjT5vY.Vnvj0JL_e8NKjGvatY

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Top Posters In This Topic

ha ragione Grassi (cicloweb) ma anch'io sono giorni che lo dico: lasciamo stare tutti i discorsi sulla storia della "vittoria del ciclismo pulito" e dei paragoni con il passato. Cancelliamo tutto, e vediamo di non disperdere questo patrimonio di popolarità che è vitale se vogliamo salvare la baracca. Senza essere sempre noi i primi a fare, appunto, certi paragoni che riportano in auge il tema doping,

 

Perché adesso è l'occasione giusta di fare pubblicità spinta a questo sport, e spero di vedere Nibali ospite a Uomini e Donne e al Festival di Sanremo, a fare da testimonial alla Vodafone e a cantare in coppia con la Pausini. Anche a costo di non vederlo più correre da qui all'anno prossimo: al movimento italiano farà più bene una qualsiasi di queste pacchianate kitsch, piuttosto che una vittoria alla Tre Valli Varesine o un bel mondiale corso in appoggio a Visconti (e anzi, anche se Nibali vincesse il mondiale, è ora che va pompato, fresco di maglia gialla al Tour, e non fra due mesi quando questa eco si sarà già spenta) :wink:

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ha ragione Grassi (cicloweb) ma anch'io sono giorni che lo dico: lasciamo stare tutti i discorsi sulla storia della "vittoria del ciclismo pulito" e dei paragoni con il passato. Cancelliamo tutto, e vediamo di non disperdere questo patrimonio di popolarità che è vitale se vogliamo salvare la baracca. Senza essere sempre noi i primi a fare, appunto, certi paragoni che riportano in auge il tema doping,

 

Perché adesso è l'occasione giusta di fare pubblicità spinta a questo sport, e spero di vedere Nibali ospite a Uomini e Donne e al Festival di Sanremo, a fare da testimonial alla Vodafone e a cantare in coppia con la Pausini. Anche a costo di non vederlo più correre da qui all'anno prossimo: al movimento italiano farà più bene una qualsiasi di queste pacchianate kitsch, piuttosto che una vittoria alla Tre Valli Varesine o un bel mondiale corso in appoggio a Visconti (e anzi, anche se Nibali vincesse il mondiale, è ora che va pompato, fresco di maglia gialla al Tour, e non fra due mesi quando questa eco si sarà già spenta) :wink:

 

sarebbe la sua fine

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sarebbe la sua fine

 

lui caratterialmente è quanto di più lontano da certi protagonismi, ma appunto sarebbe un grande investimento fatto per la promozione del movimento: perché parliamoci chiaro, il calcio non ha bisogno dei pezzi di Studio Sport che ci raccontano dei flirt dei campioni con le veline, MA IL CICLISMO SÌ! E uno come Nibali, appunto, non credo che per qualche ospitata in tv corra il rischio di regredire al QI di Balotelli. Quello che dico - provocatoriamente, eh! - è che forse al nostro movimento conviene prestare per qualche mese il Nibali ciclista allo show-biz - anche a costo di non averlo a Ponferrada - se questo servirà ad un bagno di popolarità per tutto il nostro ciclismo. Poi ovvio, da dicembre sotto con gli allenamenti per dare l'assalto al secondo Tour, possibilmente contro Froome e Contador :wink:

 

In altre parole: Nibali ha già fatto tantissimo, dopodiché, a questo punto, per il ciclismo faranno di più 4-5 ospitate in tv nel prossimo mese che una maglia iridata a Ponferrada, perché il mondiale si correrà quando sarà ricominciato il campionato e, con il primo attesissimo Juve-Sassuolo di turno, ci saremo già scordati del flop dell'Italia di Prandelli e pure di quel tizio vestito di giallo sul podio di Parigi.

Modificato da smec-easyjet
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Pantani quel Giro manco l'ha finito. Contador, nel 2010 ai Campi Elisi e nel 2011 in Piazza Duomo ci è arrivato, da primo in classifica.

era la penultima tappa, e le due precedenti aveva dato 5 minuti a tutti... qui si dice che avrebbe vinto sicuramente il tour contador, nonostante avesse 2'30 di ritardo, figurati un pantani che stracciava tutti.. quindi ci vorrebbe un po' di coerenza e soprattutto affidarsi a quello che dice l'albo d'oro :wink:

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a chi interessa, metto nello spoiler l'articolo che ho appena pubblicato su Velobike sul discorso di quanto sia importante, adesso, monetizzare il fenomeno Nibali:

 

Ma quale Ponferrada! Vincenzo subito dalla De Filippi!

 

Nibali ha vinto il Tour de France, viva Vincenzo! Sulle ali dell’entusiasmo per il trionfo oltralpe, adesso non manca chi chiede allo Squalo dello Stretto di rilanciare con l’assalto al mondiale di Ponferrada. E per carità, da un punto di vista tecnico questo è un auspicio più che legittimo, perché il percorso spagnolo non sarà adattissimo a Vincenzo, ma stiamo comunque parlando del corridore italiano più forte e che peraltro, da ventiquattr’ore a questa parte, è entrato in una nuova dimensione internazionale.

Ma proprio perché Vincenzo deve, adesso, diventare ad ogni costo il testimonial del ciclismo italiano, mi lancio in una provocazione: altro che Ponferrada, Nibali ora deve andare il prima possibile dagli Amici di Maria De Filippi, a ballare con le Stelle e magari fare anche una capatina al prossimo Festival di Sanremo. Deve cantare sul palco con Laura Pausini e fare la pubblicità dei telefonini, o quantomeno delle arance rosse della sua Sicilia, fregando la parte al suo conterraneo Fiorello.

Deve, in poche parole, lasciarsi “corrompere” dallo show-biz: e questo non tanto (o quantomeno, non solo!) per una sua legittima convenienza a monetizzare la popolarità del momento, quanto perché tale popolarità possa ricadere sull’intero movimento ciclistico. Mandando in soffitta anni di sterili polemiche legate al doping, quella parolaccia che ormai il grande pubblico ha finito con l’associare indissolubilmente allo sport del pedale.

Perché qua non si tratta di fare paragoni farmacologici con il passato né, tantomeno, di far passare il trionfo di Vincenzo come “la vittoria del ciclismo pulito”: non è questo il punto. Il punto è che questa è forse l’ultima, insperata (e forse anche immeritata) occasione che il nostro sport ha per riproporsi all’opinione pubblica per quello che è: una disciplina sportiva, appunto, da trattare al pari di tutte le altre, e cioè alla stregua di una manifestazione per la quale esaltarsi quando si vince e deprimersi quando si perde. Ma senza, ogni volta, tirare in ballo procure della repubblica e blitz della guardia di finanza.

E da questo punto di vista un Nibali gettato, fin da subito, in pasto alle ospitate televisive sarebbe più salutare al movimento anche di una sua eventuale vittoria al mondiale. Perché ricordiamoci che quando si gareggerà per la maglia arcobaleno, fra due mesi, il campionato sarà già ripartito, e con il primo match tra Juve e Sassuolo il popolo italico si sarà già messo alle spalle tanto la delusione per la nazionale di Prandelli, quanto il ricordo di quel ragazzo in giallo sui Campi Elisi in una domenica di fine luglio.

L’operazione è delicata, perché naturalmente andrà salvaguardata l’integrità del corridore – ma comunque, stiamo parlando di un ragazzo con la testa ben piantata sulle spalle, e che certo non finirà con il montarsela solo per un pugno di comparsate in tv – ma può essere fondamentale per il movimento. E dall’altra parte, dovrà essere intelligente (almeno per una volta) anche la Federazione. Perché sia chiara una cosa: se all’esterno il trionfo di Nibali deve essere “spacciato” come quello del ciclismo italiano, tra gli addetti ai lavori deve al contrario essere ben presente la convinzione che questa è una vittoria solo di Vincenzo e del suo staff. Non dell’Italpedale che, certo, già al Giro aveva trovato di che sorridere grazie all’esplosione di Fabio Aru e dei giovani Bardiani, ma che ad aprile era uscita con le ossa rotte, per non dire azzerata, dalla campagna delle classiche.

Motivi, questi, che ai tempi mi avevano spinto ad augurare altrettanto provocatoriamente un Tour disastroso al nostro Vincenzo portandogli, per come poi sono andate le cose, una discreta fortuna. Andando a rileggere quelle righe, il mio pensiero non cambia di una virgola: felicissimo per un ragazzo di 29 anni che corona il sogno di una vita, ma guai a pensare che queste tre settimane su e giù per la Francia abbiano cancellato con un colpo di spugna tutti i malanni del nostro ciclismo. Quello, semmai, dobbiamo farlo credere all’esterno, a chi non sa nemmeno dell’esistenza di un Gp di Harelbeke o di una Clásica di San Sebastián. Ma che dopo l’exploit in giallo di Vincenzo, magari, potrebbe aver voglia di buttare un occhio anche a tutto quello che c’è intorno, alla corsa simbolo di questo nostro magnifico sport.

Modificato da smec-easyjet
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tipica rumenta dei giornali generalisti radical chic* che, per spacciarsela da pensatori liberi, devono vedere sospetti dappertutto e infilano la politica dappertutto: in questo Libération, che pure ha una storia ben più gloriosa, non è molto diversa dal Fatto Quotidiano.... leggete Velobike! :P

 

* dico questo pur essendo giornalista e di sinistra eh... anzi, a maggior ragione!

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a chi interessa, metto nello spoiler l'articolo che ho appena pubblicato su Velobike sul discorso di quanto sia importante, adesso, monetizzare il fenomeno Nibali:

 

Ma quale Ponferrada! Vincenzo subito dalla De Filippi!

 

Nibali ha vinto il Tour de France, viva Vincenzo! Sulle ali dell’entusiasmo per il trionfo oltralpe, adesso non manca chi chiede allo Squalo dello Stretto di rilanciare con l’assalto al mondiale di Ponferrada. E per carità, da un punto di vista tecnico questo è un auspicio più che legittimo, perché il percorso spagnolo non sarà adattissimo a Vincenzo, ma stiamo comunque parlando del corridore italiano più forte e che peraltro, da ventiquattr’ore a questa parte, è entrato in una nuova dimensione internazionale.

Ma proprio perché Vincenzo deve, adesso, diventare ad ogni costo il testimonial del ciclismo italiano, mi lancio in una provocazione: altro che Ponferrada, Nibali ora deve andare il prima possibile dagli Amici di Maria De Filippi, a ballare con le Stelle e magari fare anche una capatina al prossimo Festival di Sanremo. Deve cantare sul palco con Laura Pausini e fare la pubblicità dei telefonini, o quantomeno delle arance rosse della sua Sicilia, fregando la parte al suo conterraneo Fiorello.

Deve, in poche parole, lasciarsi “corrompere” dallo show-biz: e questo non tanto (o quantomeno, non solo!) per una sua legittima convenienza a monetizzare la popolarità del momento, quanto perché tale popolarità possa ricadere sull’intero movimento ciclistico. Mandando in soffitta anni di sterili polemiche legate al doping, quella parolaccia che ormai il grande pubblico ha finito con l’associare indissolubilmente allo sport del pedale.

Perché qua non si tratta di fare paragoni farmacologici con il passato né, tantomeno, di far passare il trionfo di Vincenzo come “la vittoria del ciclismo pulito”: non è questo il punto. Il punto è che questa è forse l’ultima, insperata (e forse anche immeritata) occasione che il nostro sport ha per riproporsi all’opinione pubblica per quello che è: una disciplina sportiva, appunto, da trattare al pari di tutte le altre, e cioè alla stregua di una manifestazione per la quale esaltarsi quando si vince e deprimersi quando si perde. Ma senza, ogni volta, tirare in ballo procure della repubblica e blitz della guardia di finanza.

E da questo punto di vista un Nibali gettato, fin da subito, in pasto alle ospitate televisive sarebbe più salutare al movimento anche di una sua eventuale vittoria al mondiale. Perché ricordiamoci che quando si gareggerà per la maglia arcobaleno, fra due mesi, il campionato sarà già ripartito, e con il primo match tra Juve e Sassuolo il popolo italico si sarà già messo alle spalle tanto la delusione per la nazionale di Prandelli, quanto il ricordo di quel ragazzo in giallo sui Campi Elisi in una domenica di fine luglio.

L’operazione è delicata, perché naturalmente andrà salvaguardata l’integrità del corridore – ma comunque, stiamo parlando di un ragazzo con la testa ben piantata sulle spalle, e che certo non finirà con il montarsela solo per un pugno di comparsate in tv – ma può essere fondamentale per il movimento. E dall’altra parte, dovrà essere intelligente (almeno per una volta) anche la Federazione. Perché sia chiara una cosa: se all’esterno il trionfo di Nibali deve essere “spacciato” come quello del ciclismo italiano, tra gli addetti ai lavori deve al contrario essere ben presente la convinzione che questa è una vittoria solo di Vincenzo e del suo staff. Non dell’Italpedale che, certo, già al Giro aveva trovato di che sorridere grazie all’esplosione di Fabio Aru e dei giovani Bardiani, ma che ad aprile era uscita con le ossa rotte, per non dire azzerata, dalla campagna delle classiche.

Motivi, questi, che ai tempi mi avevano spinto ad augurare altrettanto provocatoriamente un Tour disastroso al nostro Vincenzo portandogli, per come poi sono andate le cose, una discreta fortuna. Andando a rileggere quelle righe, il mio pensiero non cambia di una virgola: felicissimo per un ragazzo di 29 anni che corona il sogno di una vita, ma guai a pensare che queste tre settimane su e giù per la Francia abbiano cancellato con un colpo di spugna tutti i malanni del nostro ciclismo. Quello, semmai, dobbiamo farlo credere all’esterno, a chi non sa nemmeno dell’esistenza di un Gp di Harelbeke o di una Clásica di San Sebastián. Ma che dopo l’exploit in giallo di Vincenzo, magari, potrebbe aver voglia di buttare un occhio anche a tutto quello che c’è intorno, alla corsa simbolo di questo nostro magnifico sport.

 

anche se non sono d'accordo, posso condividerlo sulla mia pagina fb?

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Ragazzi riflettendoci il programma di Nibali quest'anno,ma anche i risultati ottenuti, è simile se non uguale a quello di Contador del 2013.

Vedendo ciò che ha fatto Nibali al Tour credo che il periodo piu importante per Il Tour sia quello tra Delfinato e  Tour. 

 

P.S.

Non ricordo chi aveva detto che Contador aveva sbagliato qualcosa tra il Delfinato e Il Tour 2013 perchè devo dargli ragione :)

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era la penultima tappa, e le due precedenti aveva dato 5 minuti a tutti... qui si dice che avrebbe vinto sicuramente il tour contador, nonostante avesse 2'30 di ritardo, figurati un pantani che stracciava tutti.. quindi ci vorrebbe un po' di coerenza e soprattutto affidarsi a quello che dice l'albo d'oro :wink:

Non sempre l'albo d'oro evidenzia il più forte...a questo Tour anche i muli sapevano che Froome e Contador ERANO I PIU FORTI(che è diverso da dire che avrebbero vinto di sicuro)...invece chi l'ha vinto il Tour??...da Nibaliano dico che(Contador più di Froome)avrebbe/ro fatto suonare il piattino a tutti gli altri avversari...l'albo d'oro non sempre evidenzia le forze in campo...Scarponi era più forte di Contador nel 2011??......Gotti/Savoldelli erano più forti di Pantani nel 1999....La Grecia era più forte del Portogallo e co. nel 2004??....si ha ragione dicendo che alla fine chi compare sull'albo d'oro era forte...ma non IL PIU

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Non sempre l'albo d'oro evidenzia il più forte...a questo Tour anche i muli sapevano che Froome e Contador ERANO I PIU FORTI(che è diverso da dire che avrebbero vinto di sicuro)...invece chi l'ha vinto il Tour??...da Nibaliano dico che(Contador più di Froome)avrebbe/ro fatto suonare il piattino a tutti gli altri avversari...l'albo d'oro non sempre evidenzia le forze in campo...Scarponi era più forte di Contador nel 2011??......Gotti/Savoldelli erano più forti di Pantani nel 1999....La Grecia era più forte del Portogallo e co. nel 2004??....si ha ragione dicendo che alla fine chi compare sull'albo d'oro era forte...ma non IL PIU

 

però appunto, citando i precedenti che hai citato tu (e non tanto Contador '11 o Gotti '99, che sono altre storie, quanto la Grecia ad Euro2004 e a proposito anche Rui Costa a Firenze 2014) dimostri come da una parte, è vero, non sempre vince il miù forte; ma, dall'altra, anche chi è più forte sulla carta deve sempre dimostrarlo, di volta in volta, sul campo (o sulla strada), perché gli ordini d'arrivo non devono ricalcare esattamente i pronostici. Poi certo, se c'è chi per colpa di un infortunio non ha la possibilità di dimostrare la sua forza, è un peccato, ma non è certo colpa di chi la sua forza ha avuto modo di dimostrarla, e ha sbaragliato il campo degli avversari rimasti.

 

Io credo che la sintesi più obiettiva di quello che abbiamo visto l'ha data Mundo Ciclistico, un sito colombiano e quindi imparziale tra italiani, francesi e spagnoli, che titola:

 

Tour de Francia: Después de 16 años, Vincenzo Nibali, alcanza la triple corona Para Italia con el Tour 2014, Giro 2013 y Vuelta 2010.

Al término de una brillante carrera en la que expuso todos los argumentos necesarios para proclamarse vencedor, el formidable campeón italiano Vincenzo Nibali consiguió finalmente coronarse campeón del Tour de Francia, logrando igualmente el triplete soñado del ciclismo mundial: Vuelta, Giro y Tour.

 

Dicono, in sostanza, tre semplci cose:

 

1) che Nibali ha messo sul tavolo tutte le ragioni necessarie a proclamarsi vincitore;

2) che è un "formidabile" campione (va beh, ok, c'è un po' di enfasi, ma sono pur sempre sudamericani :D )

3) che ha realizzato il triplete sognato da tutti

 

E queste sono tre verità oggettive, a prescindere dal confronto con chiunque :wink:

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 ma, dall'altra, anche chi è più forte sulla carta deve sempre dimostrarlo, di volta in volta, sul campo (o sulla strada), perché gli ordini d'arrivo non devono ricalcare esattamente i pronostici. 

Vabbè questo era sottinteso...il Portogallo nel 2004 o la Spagna a Firenze(sopratutto qui dove gli iberici si sono praticamente tolti l'iride dalle mani)...dovevano comunque meritarselo il titolo di più forte

 

P.S.....Rui Costa a Firenze non era un dilettante allo sbaraglio...non era tra i primi ma seconda fascia c'era...penso avrebbe fatto più scalpore se il Mondiale lo avesse vinto un Weening o uno Spilak(con tutto il rispetto eh)

Modificato da Sagan99
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P.S.....Rui Costa a Firenze non era un dilettante allo sbaraglio...non era tra i primi ma seconda fascia c'era...penso avrebbe fatto più scalpore se il Mondiale lo avesse vinto un Weening o uno Spilak(con tutto il rispetto eh)

 

 

Spilak :105::105::105:

 

In realtà sia lui che Weening sono due che non saranno fenomeni, ma cavolo se sanno correre... vabeh però si ho capito cosa intendi :wink:

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a chi interessa, metto nello spoiler l'articolo che ho appena pubblicato su Velobike sul discorso di quanto sia importante, adesso, monetizzare il fenomeno Nibali:

Ma quale Ponferrada! Vincenzo subito dalla De Filippi!

Nibali ha vinto il Tour de France, viva Vincenzo! Sulle ali dell’entusiasmo per il trionfo oltralpe, adesso non manca chi chiede allo Squalo dello Stretto di rilanciare con l’assalto al mondiale di Ponferrada. E per carità, da un punto di vista tecnico questo è un auspicio più che legittimo, perché il percorso spagnolo non sarà adattissimo a Vincenzo, ma stiamo comunque parlando del corridore italiano più forte e che peraltro, da ventiquattr’ore a questa parte, è entrato in una nuova dimensione internazionale.

Ma proprio perché Vincenzo deve, adesso, diventare ad ogni costo il testimonial del ciclismo italiano, mi lancio in una provocazione: altro che Ponferrada, Nibali ora deve andare il prima possibile dagli Amici di Maria De Filippi, a ballare con le Stelle e magari fare anche una capatina al prossimo Festival di Sanremo. Deve cantare sul palco con Laura Pausini e fare la pubblicità dei telefonini, o quantomeno delle arance rosse della sua Sicilia, fregando la parte al suo conterraneo Fiorello.

Deve, in poche parole, lasciarsi “corrompere” dallo show-biz: e questo non tanto (o quantomeno, non solo!) per una sua legittima convenienza a monetizzare la popolarità del momento, quanto perché tale popolarità possa ricadere sull’intero movimento ciclistico. Mandando in soffitta anni di sterili polemiche legate al doping, quella parolaccia che ormai il grande pubblico ha finito con l’associare indissolubilmente allo sport del pedale.

Perché qua non si tratta di fare paragoni farmacologici con il passato né, tantomeno, di far passare il trionfo di Vincenzo come “la vittoria del ciclismo pulito”: non è questo il punto. Il punto è che questa è forse l’ultima, insperata (e forse anche immeritata) occasione che il nostro sport ha per riproporsi all’opinione pubblica per quello che è: una disciplina sportiva, appunto, da trattare al pari di tutte le altre, e cioè alla stregua di una manifestazione per la quale esaltarsi quando si vince e deprimersi quando si perde. Ma senza, ogni volta, tirare in ballo procure della repubblica e blitz della guardia di finanza.

E da questo punto di vista un Nibali gettato, fin da subito, in pasto alle ospitate televisive sarebbe più salutare al movimento anche di una sua eventuale vittoria al mondiale. Perché ricordiamoci che quando si gareggerà per la maglia arcobaleno, fra due mesi, il campionato sarà già ripartito, e con il primo match tra Juve e Sassuolo il popolo italico si sarà già messo alle spalle tanto la delusione per la nazionale di Prandelli, quanto il ricordo di quel ragazzo in giallo sui Campi Elisi in una domenica di fine luglio.

L’operazione è delicata, perché naturalmente andrà salvaguardata l’integrità del corridore – ma comunque, stiamo parlando di un ragazzo con la testa ben piantata sulle spalle, e che certo non finirà con il montarsela solo per un pugno di comparsate in tv – ma può essere fondamentale per il movimento. E dall’altra parte, dovrà essere intelligente (almeno per una volta) anche la Federazione. Perché sia chiara una cosa: se all’esterno il trionfo di Nibali deve essere “spacciato” come quello del ciclismo italiano, tra gli addetti ai lavori deve al contrario essere ben presente la convinzione che questa è una vittoria solo di Vincenzo e del suo staff. Non dell’Italpedale che, certo, già al Giro aveva trovato di che sorridere grazie all’esplosione di Fabio Aru e dei giovani Bardiani, ma che ad aprile era uscita con le ossa rotte, per non dire azzerata, dalla campagna delle classiche.

Motivi, questi, che ai tempi mi avevano spinto ad augurare altrettanto provocatoriamente un Tour disastroso al nostro Vincenzo portandogli, per come poi sono andate le cose, una discreta fortuna. Andando a rileggere quelle righe, il mio pensiero non cambia di una virgola: felicissimo per un ragazzo di 29 anni che corona il sogno di una vita, ma guai a pensare che queste tre settimane su e giù per la Francia abbiano cancellato con un colpo di spugna tutti i malanni del nostro ciclismo. Quello, semmai, dobbiamo farlo credere all’esterno, a chi non sa nemmeno dell’esistenza di un Gp di Harelbeke o di una Clásica di San Sebastián. Ma che dopo l’exploit in giallo di Vincenzo, magari, potrebbe aver voglia di buttare un occhio anche a tutto quello che c’è intorno, alla corsa simbolo di questo nostro magnifico sport.

Smec, in questa tua fantasiosa proposta sulla carriera di Nibali tu dimentichi della cosa piu' importante: per riscuotere interesse anche in un contesto NON prettamente ciclistico dovrebbe essere un "personaggio", e cioe' una persona fuori dagli schemi, con qualche caratteristica eccentrica, particolare, o divertente.

Nibali, per fortuna, non e' tutto questo, anzi e' l'opposto. Penso annoierebbe dopo venti minuti in una trasmissione.

Apprezzo il tuo entusiasmo, ma secondo me ti sei lasciato andare troppo facilmente :wink:

Nibali godiamocelo cosi' com'e'!

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Smec, in questa tua fantasiosa proposta sulla carriera di Nibali tu dimentichi della cosa piu' importante: per riscuotere interesse anche in un contesto NON prettamente ciclistico dovrebbe essere un "personaggio", e cioe' una persona fuori dagli schemi, con qualche caratteristica eccentrica, particolare, o divertente.

Nibali, per fortuna, non e' tutto questo, anzi e' l'opposto. Penso annoierebbe dopo venti minuti in una trasmissione.

Apprezzo il tuo entusiasmo, ma secondo me ti sei lasciato andare troppo facilmente :wink:

Nibali godiamocelo cosi' com'e'!

 

per carità, essere brillante aiuta a diventare un personaggio, ma nel caso degli sportivi non è tutto: non mi dirai che Schumacher fosse un simpaticone, e lo stesso Pantani ok, era romagnolo, ma era il romagnolo più timido e introverso della storia (purtroppo, visto come è andato a finire)... però sì, che Nibali di per sè non buchi lo schermo, è vero

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Io aspetterei di vedere i percorsi, se c'è molta cronometro per me Nibali deve puntare tutto sul Giro. Aru invece potrebbe regalare spettacolo sulle Alpi proprio come fece Pantani :wub:

vero. ma secondo me, anche se ci sara' molta cronometro, il campione in caric deve andare a difendere il titolo al meglio delle sue possibilita

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Io aspetterei di vedere i percorsi, se c'è molta cronometro per me Nibali deve puntare tutto sul Giro. Aru invece potrebbe regalare spettacolo sulle Alpi proprio come fece Pantani  :wub:

 

 

vero. ma secondo me, anche se ci sara' molta cronometro, il campione in caric deve andare a difendere il titolo al meglio delle sue possibilita

 

condivido: Nibali credo che andrà al Tour a prescindere. Non è questione di percorsi, qui si tratta di andare a sfidare Contador e Froome sul loro terreno, nonché di partecipare alla corsa più importante al mondo.

 

Che poi dai, parliamoci chiaro, i percorsi li guardano i corridori meno completi, i Purito da una parte e gli Wiggins dall'altra. Quelli veramente forti (Contador, Froome) o quelli cmq completi (Nibali, appunto) sono adatti a tutti i tipi di percorso. Poi è vero, Nibali sulla carta è più debole di Froome (e Contador?) a crono, ma i due, indipendentemente, dal percorso, li può cmq battere, anche se non è semplice.

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per carità, essere brillante aiuta a diventare un personaggio, ma nel caso degli sportivi non è tutto: non mi dirai che Schumacher fosse un simpaticone, e lo stesso Pantani ok, era romagnolo, ma era il romagnolo più timido e introverso della storia (purtroppo, visto come è andato a finire)... però sì, che Nibali di per sè non buchi lo schermo, è vero

 

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