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Topic Doping


klaus

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e allora lasciamo che si dopino tutti, lasciamo le vittorie di armstrong etc, riccò diventà il più grande scalatore italiano e via così

 

Piuttosto che togliere in maniera arbitraria tre Tour di qua e quattro di là, sì, legalizziamolo! Non è cancellando le carriere di Armstrong, Pantani, Ullrich o chiunque altro che il ciclismo si ripulisce la coscienza.

 

O se invece lo si vuole combattere, meglio investire soldi e impegno a sgamare i dopati di oggi, piuttosto che rivangare quelli del passato. Anche perché l'albo d'oro che ho scritto qui sopra potrebbe applicarsi non solo al Tour, al giro a qualunque altra corsa in bici, ma anche a tutte le finali dei 100 metri da Atene 1896 in poi, alle gare di nuoto, a quelle di sci di fondo, ecc ecc

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Quindi potrebbe anche essere che uno dei più bei duelli a cui ho assistito in un giro d'italia (1998?) Pantani/Tonkov, fosse "falsato"...?

Probabile..

 

 

In ogni caso, gridate ancora al complotto contro di lui? Comunque non vedo differenze tra lui ed Armstrong, il Tour andava  tolto a tutti e due come è stato tolto per 50 grammi di clembuterolo a qualcun'altro.. altro che la lettera all'UCI dei genitori di Pantani..

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  • Amministratori

Comunque come sempre nessuno punta il dito sui direttori sportivi, come se gli atleti facessero tutto da soli cercandosi l'EPO su Internet e se la autoiniettassero ogni giorno.

Qua siamo di fronte nella maggior parte dei casi a del doping di squadra. E se i ciclisti non sono più in gruppo i direttori sportivi di questi sono presenti ancora oggi.

Cominciamo a cacciare via questa gente dal ciclismo.

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Quindi potrebbe anche essere che uno dei più bei duelli a cui ho assistito in un giro d'italia (1998?) Pantani/Tonkov, fosse "falsato"...?

 

sarebbe stato un duello falsato se Tonkov e Zulle fossero andati ad acqua e sapone: inutile dire che, anche se non esistono prove della loro positività a quel Giro, la mano sul fuoco non la metterei neanche su di loro... o su Guerini, che in quella tappa andò via con Pantani per poi vincere a Selva

 

Comunque come sempre nessuno punta il dito sui direttori sportivi, come se gli atleti facessero tutto da soli cercandosi l'EPO su Internet e se la autoiniettassero ogni giorno.

Qua siamo di fronte nella maggior parte dei casi a del doping di squadra. E se i ciclisti non sono più in gruppo i direttori sportivi di questi sono presenti ancora oggi.

Cominciamo a cacciare via questa gente dal ciclismo.

 

sono assolutamente d'accordo, per questo dico che anche nel ciclismo ci vuole la responsabilità oggettiva come nel calcio; perché è giusto che, in primis, paghino i team che sono responsabili di quello che fanno i loro corridori e i loro direttori sportivi.

 

Cmq, le cose non possono cambiare. Faccio un esempio stupido, eh, ma secondo me è significativo:

 

- siamo al Giro d'Italia, salta fuori la positività di Di Luca (giusto per rimanere all'attualità, ma le situazioni simili si sprecano): al Processo alla tappa vediamo uno Scinto sconsolato, che viene rincuorato da De Stefano e company come se gli fosse morto il gatto; o comunque, come se gli fosse successa una disgrazia assolutamente indipendente dalla sua volontà; "povero Luca, tu che hai fatto tanto per il ciclismo pulito" (dimenticandosi che era nel treno del dopatissimo Cipollini ai mondiali di Zolder, per esempio); "povero Luca, che ti hanno obbligato a prendere Di Luca che tu non lo volevi"... "ma povero anche lo sponsor che, mosso dal nobile intento di concedere una seconda chanche a Danilo, lo ha voluto a tutti i costi in squadra"... Insomma, poveri tutti;

 

- poi il microfono passa agli altri osptii, fra cui tale Moser Francesco, cresciuto a pane, acqua e... Conconi... e che con Conconi, nell'anno di grazia 1984, a 33 anni fece il record dell'ora, vinse la Sanremo e vinse il Giro; e tale Moser Francesco, personaggio simpaticissimo e che buca lo schermo (per questo infatti è testimonial fisso della Mediolanum al Giro) cosa dice, a riguardo della positività di Di Luca? Dice che è un corridore della vecchia generazione, ma che quelli nuovi sono puliti. E nessuno - sottolineo: NESSUNO - dei giornalisti presenti ha il coraggio o la voglia di puntualizzare che  ecco, sì... insomma, Moser che parla del doping altrui è come il bue che dà del cornuto all'asino;

 

- poi la De Stefano da la linea a Pancani e Cassani... Pancani anche lui fa la solita filippica contro le mele marce, a cui aggiunge come carico da novanta il "meno male che c'è Nibali, la vittoria del ciclismo pulito, le emozioni in rosa, eccetera eccetera..."

- quindi, tocca a Cassani: ora, dopo tutta la merda che è uscita sul ciclismo degli anni '90, da un ciclista che negli anni '90 ha corso e che, anzi, al di là dei risultati individuali, era cmq una delle voci più influenti del gruppo, ti aspetteresti dichiarazioni del tipo "non mettiamo la croce addosso a Di Luca, quel che faceva lui lo facevano e lo fanno tutti; e anzi: L'HO FATTO ANCH'IO".

 

Invece, figuriamoci!

 

figuriamoci se Cassani ammetterà mai di essersi dopato lui per primo, invece di continuare a parlare anche lui di retorica delle mele marce!

 

e non dico questo perché Cassani fosse più dopato degli altri, ma perché se anche gente come lui (che sta simpatica, di quella simpatia un po' pacioccona che piace anche alle mamme, e soprattutto gente che cmq, per il lavoro che fa, è messa lì a rappresentare la FACCIA del ciclismo) iniziasse finalmente a vuotare il sacco, forse capiremmo che chi si dopa non è Satana, ma semplicemente che il doping faceva (E FA!!!!) parte del mondo del ciclismo come di qualsiasi altro sport professionistico.

 

Ma fino a che le persone a cui è demandata la responsabilità di raccontare il ciclismo, e di rappresentarlo agli occhi del pubblico, continueranno a fare il gioco delle mele marce, questo mondo non farà nessun passo avanti.

 

ps: ripeto, quanto scritto qui sopra è il caso-tipo: non so se il giorno che hanno sgamato Di Luca ci fosse effettivamente Moser al Processo; magari c'era Argentin o magari Moser è andato il giorno dopo; ma il mio è solo un esempio per rappresentare come (e soprattutto DA CHI) il fenomeno del doping viene raccontato: da gente che, per quanto possa stare simpatica (e a me stanno simpatici sia Moser che Cassani, e pure Martinello e Savoldelli per aggiungerne altri due) non ha la minima credibilità a parlare di doping.

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poi a me sinceramente cadono le braccia a sentire commenti di chi si dice "tradito" da Pantani, o afferma che addirittura il suo nome andrebbe cancellato dalla storia del ciclismo o chissà che altro.

 

Sinceramente: adesso che abbiamo la certezza che Marco ha preso l'epo anche nel 1998, cambia qualcosa? cosa abbiamo scoperto di nuovo rispetto alla mattina di Madonna di Campiglio, del 5 giugno 1999? Uno l'idea che poteva avere su Pantani (e sul ciclismo) se la doveva essere fatta già allora; non certo oggi.

 

Perché non venitemi a dire che credevate davvero che Pantani avesse corso a pane e acqua fino al maggio del '99, per poi impazzire improvvisamente in un momento imprecisato tra il trionfo al Gran Sasso e quello di Campiglio.

 

Poi, in generale, non capisco come si possa mettere la croce addosso ai corridori di fine anni '90/inizio Duemila, come se questi fossero gli unici dopati della storia, e questo quando il doping - inizialmente in forma artigianale, poi sempre più scientifico col passare degli anni - c'è sempre stato. Pensiamo a Merckx positivo a Savona e cacciato dal Giro, eppure oggi nessuno mette in discussione le sue vittorie. Ma se oggi un corridore vincesse anche la metà di quello che ha vinto Merckx, hai voglia  dei sospetti e delle prime pagine della Gazzetta?

 

E mi volete dire che il ciclismo degli anni '60/'70 era più credibile di quello di oggi? Tom Simpson di che cosa è morto, secondo voi?

 

E Coppi e Bartali, ne vogliamo parlare? che in una puntata del Musichiere, si cantavano allegramente uno con l'altro "ah le bombe, se ne prendevi, se ne prendevi!"?

 

Ripeto: il doping nel ciclismo c'è sempre stato (c'è sempre stato anche negli altri sport, ma per un attimo facciamo finta che sia solo un problema del ciclismo).

 

Ebbene: è sempre stato così. E la cosa, chiaramente, può piacere oppure no. Non vi piace? allora davvero, e lo dico per voi, smettete di seguire il ciclismo, ma anche quello di oggi, perché secondo il vostro metro di giudizio, vi assicuro, è tutto falsato. Smettete di seguirlo, punto e basta. Ma non dite che Pantani (o Armstrong, o Bugno, o chiunque altro) vi ha tradito. Non sentiatevi traditi da nessuno: piuttosto, davvero, smettete di seguire questo sport di drogati, e sinceramente un po' vi invidio se credete di trovare, in altri sport, ambienti più puliti e credibili.

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e allora lasciamo che si dopino tutti, lasciamo le vittorie di armstrong etc, riccò diventà il più grande scalatore italiano e via così

 

Riccò non era certo più dopato di Pantani, di Coppi o di Bartali; era solo più stupido (vedi sacche di sangue nel frigo e trasfusioni fai da te), ma soprattutto ha avuto la sfortuna di corrrere in un periodo in cui, ipocritamente, passi da eroe a delinquente in tempo zero; mentre una volta, quando correvano i più grandi e celebrati corridori italiani, i controlli antidoping manco c'erano.

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  • Amministratori

Jalabert, Tafi, Zabel, Hamburger, Serrano, Heppner, Minali, Cipollini, Sacchi, Mazzoleni, Durand, Olano, Desbiens, Pantani, Beltran, Ullrich, Blijlevens e Livingston.

 

Questi i 18 dopati (su 48 campioni, quindi suppongo più positività per ognuno)

 

Dei primi 10 comunque c'è gente che non ha usato EPO o che comunque non era stata testata.

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Piuttosto che togliere in maniera arbitraria tre Tour di qua e quattro di là, sì, legalizziamolo! Non è cancellando le carriere di Armstrong, Pantani, Ullrich o chiunque altro che il ciclismo si ripulisce la coscienza.

 

O se invece lo si vuole combattere, meglio investire soldi e impegno a sgamare i dopati di oggi, piuttosto che rivangare quelli del passato. Anche perché l'albo d'oro che ho scritto qui sopra potrebbe applicarsi non solo al Tour, al giro a qualunque altra corsa in bici, ma anche a tutte le finali dei 100 metri da Atene 1896 in poi, alle gare di nuoto, a quelle di sci di fondo, ecc ecc

Sarebbe come legalizzare le droghe .-.

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D'accordissimo con quasi tutto quello che hai scritto, Smec. Ma quello che mi lascia perplesso è l'idea di fondo che mi pare serpeggi nel tuo discorso... Qualcosa simile alla rassegnazione del "Va beh, è così, è sempre stato così e sempre lo sarà, qui come in tutti gli sport". Sicuramente una visione realistica, ma l'idea di dire "pace e amen" non mi piace molto...

La soluzione (o meglio un grosso passo avanti, visto che una soluzione definitiva non ci sarà mai, come giustamente sottolinei) l'hai evidenziata tu stesso. Responsabilità di direttori sportivi, e soprattutto team !

A me Movistar (nome a caso, vale per qualunque team), cosa interessa se mi bruciano uno o due corridori perchè me li sgamano ? Ne ho altri 10 pronti a prendere il loro posto e le stesse porcherie. La croce sarà addosso al ciclista, e il mio nome ne uscirà relativamente pulito (anzi, facendo la vittima posso perfino rifarmi un'immagine). Se i casi diventano troppi posso anche sacrificare il ds e presentarmi come paladino del ciclismo pulito. Visto che non ho il minimo danno, ma ho solo da guadagnare (i miei ciclisti nella media riescono ad avere risultati), a me Movistar chi lo fa fare di smettere ???

Ma se al secondo (ipotesi, può essere il terzo o quello che vuoi tu) ciclista che mi sgamano, non posso più presentarmi a una corsa World Tour ??? Magari un pensierino ce lo faccio prima di far porcate.

Come hai detto, non me lo vedo il ciclista che alle spalle dei poveri team ignari, si bomba di nascosto. Ma anche se fosse, il problema è facilmente risolvibile. Se la responsabilità è MIA, sarò IO team che faccio 80 controlli al giorno a tutti i miei. E il primo che prende anche solo del Pino Timo lo mando a fare l'aiuto-vice-assistente del massaggiatore di riserva...

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Assolutamente d'accordo su tutto.In particolare oggi abbiamo la risposta per tutta quella gente(giornalisti,sportivi,appassionati) che misero in croce Pantani a Campiglio:era davvero il più forte in salita perchè,Epo o non Epo,correva contro gente che prese tutto e di più.

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  • Amministratori

Assolutamente d'accordo su tutto.In particolare oggi abbiamo la risposta per tutta quella gente(giornalisti,sportivi,appassionati) che misero in croce Pantani a Campiglio:era davvero il più forte in salita perchè,Epo o non Epo,correva contro gente che prese tutto e di più.

 

1) Non tutti in quella lista sono dopati

2) Non è detto che sia stato preso allo stesso livello. C'è solo la positività all'epo, non alla quantità.

Pantani era un imbroglione come lo erano altri. Non ci sono differenze tra Riccò e Pantani. E' questo il messaggio che deve passare. Pantani è stato messo giustamente in croce. L'errore è stato non beccarlo prima e farlo tornare.

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Se trovassero campioni del Tour73 di Merckx positivi a sostanze proibite nei suoi anni gli andrebbe tolto come per chiunque

 

State cercando di far passare "Ah ma agli altri non hanno tolto i risultati" e "Ah ma tanto sono tutti dopati" come buone ragioni per violare la regola più importante dello sport

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  • Amministratori

Ma il punto è che NON sono tutti dopati.

Il 4° non è stato trovato, il 5° non è stato trovato, il 6° non è stato trovato, il 7° non è stato trovato, l'8° non è stato trovato, il 9° non è stato trovato, il 10° non è stato trovato. 

 

E' questo il messaggio che deve passare. L'inchiesta ha ribaltato completamente confermando quello che già sapevamo. C'era il tour dei drogati (Pantani, Ullrich, Armstrong) ma comunque dietro c'è un tour di gente che a quanto pare giocava "pulito" e faceva i suoi tempi.

 

Sul fatto di tirare in mezzo altri sport ogni volta forse si farebbe prima ad ammettere che il ciclismo ha avuto gravi problemi che altri sport non hanno avuto invece di continuare a vedersi comunque come più belli, più puri e più puliti.

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  • Amministratori

E queste cose si sapevano 13 anni fa. http://archiviostorico.corriere.it/2000/settembre/15/Martinello_denuncia_doping_tra_noi_co_0_0009159125.shtml

Bastava saper ascoltare a suo tempo, eh.

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Se trovassero campioni del Tour73 di Merckx positivi a sostanze proibite nei suoi anni gli andrebbe tolto come per chiunque

 

opss ho centrato l'unico anno tra il 69 e il 74 in cui non l'ha vinto :comp1:

 

Ma il punto è che NON sono tutti dopati.

 

A maggior ragione, ma comunque sempre meglio una classifica azzerata completamente che 198 tempi irregolari messi in fila

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D'accordissimo con quasi tutto quello che hai scritto, Smec. Ma quello che mi lascia perplesso è l'idea di fondo che mi pare serpeggi nel tuo discorso... Qualcosa simile alla rassegnazione del "Va beh, è così, è sempre stato così e sempre lo sarà, qui come in tutti gli sport". Sicuramente una visione realistica, ma l'idea di dire "pace e amen" non mi piace molto...

La soluzione (o meglio un grosso passo avanti, visto che una soluzione definitiva non ci sarà mai, come giustamente sottolinei) l'hai evidenziata tu stesso. Responsabilità di direttori sportivi, e soprattutto team !

A me Movistar (nome a caso, vale per qualunque team), cosa interessa se mi bruciano uno o due corridori perchè me li sgamano ? Ne ho altri 10 pronti a prendere il loro posto e le stesse porcherie. La croce sarà addosso al ciclista, e il mio nome ne uscirà relativamente pulito (anzi, facendo la vittima posso perfino rifarmi un'immagine). Se i casi diventano troppi posso anche sacrificare il ds e presentarmi come paladino del ciclismo pulito. Visto che non ho il minimo danno, ma ho solo da guadagnare (i miei ciclisti nella media riescono ad avere risultati), a me Movistar chi lo fa fare di smettere ???

Ma se al secondo (ipotesi, può essere il terzo o quello che vuoi tu) ciclista che mi sgamano, non posso più presentarmi a una corsa World Tour ??? Magari un pensierino ce lo faccio prima di far porcate.

Come hai detto, non me lo vedo il ciclista che alle spalle dei poveri team ignari, si bomba di nascosto. Ma anche se fosse, il problema è facilmente risolvibile. Se la responsabilità è MIA, sarò IO team che faccio 80 controlli al giorno a tutti i miei. E il primo che prende anche solo del Pino Timo lo mando a fare l'aiuto-vice-assistente del massaggiatore di riserva...

 

no no ma infatti... SE pensiamo che si possa battere il doping, l'unica soluzione è responsabilizzare chi sta al vertice della gerarchia, non gli atleti che stanno in fondo.

Ma ripeto, SE...

 

1) Non tutti in quella lista sono dopati

2) Non è detto che sia stato preso allo stesso livello. C'è solo la positività all'epo, non alla quantità.

Pantani era un imbroglione come lo erano altri. Non ci sono differenze tra Riccò e Pantani. E' questo il messaggio che deve passare. Pantani è stato messo giustamente in croce. L'errore è stato non beccarlo prima e farlo tornare.

 

Moralmente non ci sono differenze tra Riccò e Pantani, giustissimo. Quanto al mettere "giustamente" in croce per doping qualunque corridore (si chiami Pantani, Armstrong o Santambrogio) mi sa tanto di caccia alle streghe.

 

Se trovassero campioni del Tour73 di Merckx positivi a sostanze proibite nei suoi anni gli andrebbe tolto come per chiunque

 

State cercando di far passare "Ah ma agli altri non hanno tolto i risultati" e "Ah ma tanto sono tutti dopati" come buone ragioni per violare la regola più importante dello sport

 

già, ma di quale sport stiamo parlando? dello sport dilettanstico e amatoriale per il quale l'importante è partecipare (e allora ti darei ragione) o dello sport inteso come professione? su quest'ultimo punto sto per rispondervi con un post-fiume per spiegare una volta per tutti come la penso sul doping :wink:

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Io credo che questi modi di fare, siano autolesivi per il movimento e per la credibilità del ciclismo.. io sono del parere che se uno non viene beccato nel momento in cui avviene la vittoria non ci devono essere altri controlli sui campioni, perchè se si fa cosi, su 100 tour magari ci si ritrova a cancellarne 90..

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via, so benissimo che quello che sto per scrivere mi attirerà molte più antipatie di tutte quelle che può avere suscitato Emme con i suoi attacchi a Froome e la difesa a oltranza di Contador (:P), ma è quello che penso.

 

Elogio del doping

 

Prima considerazione: che intere commissioni parlamentari di inchiesta, come in Francia, o operazioni di polizia - in Italia, Francia, Spagna, ovunque - vertano sul doping, mi sembra sproporzionato, oltre che offensivo nei confronti dei cittadini e dei contribuenti.
Con tutte le carenze del sistema giudiziario, e i pochi fondi a disposizione delle forze dell'ordine, ha senso investire tutto questo tempo e denaro su quelle che sono frodi sportive? Perché un conto è se il doping fosse finalizzato, poniamo, ad orchestrare un giro di scommesse clandestine. Allora sì, che è giusto che intervenga anche la giustizia ordinaria. Perché si tratta di attività illecite e che come tali devono essere perseguite. (Ma, non fosse altro che per quanto è più diffuso e seguito il calcio rispetto al ciclismo, la criminalità organizzata i suoi soldi li ripulisce con le scommesse sul pallone - e altri sport ricchi e popolari come tennis e formula uno - non certo sul ciclismo).
Finché invece il doping è inteso come pratica per migliorare la propria prestazione sportiva, nell'ambito della giustizia sportiva deve rimanere. Altro che codice penale: io sinceramente quando penso ad un delinquente, la prima immagine che mi viene in mente non è esattamente quella di Santambrogio, e neanche quella di Asafa Powell (giusto perché non si dica che sono filo-ciclismo).
Addirittura, invece, giorni fa sulla Gazzetta si invocava che di antidoping si occupasse l'Organizzazione Mondiale della Sanità: sì, avete capito bene, la stessa organizzazione che teoricamente dovrebbe vigilare sul pericolo di diffusione delle epidemie nel mondo, sulla sicurezza e la qualità degli alimenti che diamo da mangiare ai nostri figli e altre bazzecole che certamente meritano di passare in secondo piano rispetto alla lotta al doping... vero?

Ma ora veniamo al tema centrale, ovvero: il rapporto tra doping e sport. Ma prima ancora, la differenza tra olimpismo e sport professionistico. Ecco, partiamo da cui: il motto "citius, altius, fortius" ("più veloce, più in alto, più forte") non a caso è lo slogan dello sport olimpico, quello del decoubertiniano "l'importante è partecipare" e del dilettantismo. Dilettantismo è la parola chiave, tanto che, fino agli anni Ottanta compresi, gli sport professionisti erano esclusi dai Giochi: per questo il ciclismo su strada, fino a Barcellona '92, era corso dai dilettanti; per questo il calcio e gli altri sport di squadra avevano i loro mondiali quali appuntamenti principali, mentre alle Olimpiadi per il calcio andavano (e ancora vanno oggi) le rappresentative under 23.
Quindi, da una parte c'era lo sport olimpico e dilettantistico, dall'altra quello professionistico: è solo negli ultimi anni che, abbattendo forse un anacronismo, il Cio ha abbattuto questa barriera generando confusione.

Però la differenza, almeno sulla carta, rimane: quelli che noi esaltiamo come principi dello sport in generale (vale a dire la spinta a migliorare continuamente le proprie prestazioni attraverso l'allenamento e un confronto leale) sono in realtà i principi della pratica amatoriale e dilettantistica dello sport. Quella che spinge noi amatori ad inforcare la bicicletta nei week end d'estate, a segnare i nostri tempi sulle salite vicino casa per provare a migliorarli e a confrontarci con i nostri amici. Questo è lo sport nel vero senso della parola.

Le discipline professionistiche, invece, obbediscono ad altre regole: perché il professionista, lo dice il nome stesso, fa dello sport il suo lavoro; il che significa che di sport vive, e con lo sport ci sfama la sua famiglia. E qui le regole non sono più quelle dell'"importante è partecipare" e del "volemose bene", ma quelle che disciplinano qualunque altro ambito lavorativo: competenza, risultati, sviluppo. In quest'ottica, quello che conta non è il confronto leale, ma quello entro i limiti di legge; la morale rimane fuori. Pensiamo ai broker di borsa: l'importante è che non facciano aggiottaggio o insider trading, poi se anche la loro condotta non è moralmente esemplare, poco importa. Nessuno si aspetta da loro che siano "di esempio".

E lo stesso, ci piaccia oppure no, deve valere per i professionisti di qualunque sport: non devono essere esempi di moralità, ma semplicemente fare il meglio con i mezzi lecitamente a loro disposizione, ma senza  trascurare nessuno strumento per migliorare il loro rendimento.

E voi mi direte: ma il doping È illegale!

E questo, secondo me, è il vero punto focale. Il doping, infatti, è diventato illegale, ma una volta non lo era. E anzi, anche oggi negli sport di squadra professionistici americani (Nba, Nhl, Major League) non mi pare esistano controlli. E secondo me è giusto che sia così. Il doping è una pratica immorale, e quindi riprovevole per quanto riguarda lo sport amatoriale (ed infatti, i 50enni cicloamatori pieni come cavalli che ogni tanto beccano alle gran fondo, sono patetici), ma non avrebbe mai dovuto essere classificato come reato dal codice penale (tranne, appunto, se finalizzato a truccare le scommesse, ma allora semmai sarebbe quello, il giro illegale di scommesse, da perseguire). In altre parole, il doping è un "peccato", ma non dovrebbe essere considerato un "reato". Un po' come il sesso fuori dal matrimonio: per la Chiesa è peccato mortale, per lo Stato, se dio vuole, siamo arrivati a capire che ognuno fa un po' quello che vuole.

Mi direte che sono cinico. Può essere, però credo anche che non possiamo permetterci di giudicare per la loro condotta morale persone che nello sport e con lo sport ci lavorano, e quindi ci vivono. Inoltre, credo che il doping inteso come progresso della scienza medica applicata allo sport (ripeto: sport professionale) sia anche assolutamente comprensibile.

Pensiamo ai motori: nessuno si scandalizza al pensiero che, in formula 1, Vettel abbia una macchina migliore di Alonso. Semmai, si riconosce il merito ai tecnici della Red Bull di avere realizzato una macchina migliore della Ferrari. Ecco, nell'automobilismo "macchina" e "atleta" sono separati, e quindi il progresso tecnologico della macchina viene unanimente accettato. Nel ciclismo e negli altri sport, invece, "macchina" e "atleta" corrispondono, perché il corpo non è altro che la macchina che azione il movimento dei pedali, o che coordina la schiacciata della pallavolo e il tiro del calcio. E lo staff medico che presiede alla preparazione del corridore non è altro che il corrispettivo degli ingegneri e dei progettisti delle automobili.

La prestazione dello sportivo (sia esso un ciclista, un atleta o un nuotatore) non è altro che la somma di tutti questi elementi: la predisposizione naturale dello sportivo, il lavoro di allenamento, la cura medica che c'è alle spalle. So benissimo che questo, da un punto di vista morale, può non piacere. Ma ripeto: il punto principale è che stiamo sempre parlando di professionisti.

Il doping sarà anche immorale, ma non lo è di più delle conseguenze che un agente di borsa sa di causare, con le sue azioni, anche quando si mantiene entro i limiti della legalità. E se permettete, anzi, a noi comuni mortali dovrebbe importare di più di quello che fa un agente di borsa o un promotore finanziario con i nostri risparmi, di quello che fa un ciclista per provare a vincere il Tour.

Un ultimo confronto che mi viene da fare, è quello con il mondo dell'arte e della musica. Perché lo sport, come arte e musica, nasce per dare emozioni al pubblico. Giusto? Oh bene. E allora ditemi una cosa: quando ascoltate un album dei Doors, o dei Velvet Undergound, vi godete la musica oppure pensate "cosa diavolo si saranno calati Jim Morrison e Lou Reed prima di scrivere questa canzone?" Perché non crederete certo che fossero sobri, prima di scrivere "The end" o "Heroin". E lo stesso vale per la letteratura: Baudelaire era un tossico dipendente, e quando ha scritto i Fiori del Male sicuramente si era fatto di oppio di qualche altra sostanza; lo ammette anche lui. Ma non per questo il suo nome viene cancellato dalle antologie!

O ancora, Jackson Pollock: a noi che ci frega di sapere che fosse ubriaco, prima di dipingere? quello che ci importa sono i suoi quadri, che sono il prodotto del suo genio, certo, ma anche delle sue ubriacature. O Picasso, Braque, Andy Wharol... chi volete voi!

Eppure, anche nel mondo della musica, dell'arte e della letteratura girano un sacco di soldi intorno ai massimi esponenti; ma nessuno si è mai sognato di inquisire Basquiat o David Bowie perché si sono "dopati" prima di produrre le loro opere. Quindi perché dovremmo farlo con il ciclismo, e con tutti gli altri sport professionistici?

 

Un'ultima obiezione che immagino da parte vostra è: "ma se legalizzi il doping, falsifichi lo spettacolo". Giusto, ma lo sport professionale è appunto spettacolo, prima di ogni altra cosa. Pensiamo al cinema: di fronte ad un film capolavoro, vi è mai capitato di dire "Film bellissimo, ma è un finzione"? Certo che no, perché sapete che quello a cui assistete è uno spettacolo di finzione. Ma in fondo, nemmeno ve ne importa. Voi andate lì per assistere ad un film e per emozionarvi con quello che passa sul grande schermo. Nessuno si sognerebbe di dire "Johnny Depp mi ha tradito, perché non è un vero pirata dei Caraibi". E anzi, Johnny Depp ha pure le controfigure per le scene più pericolose. Mentre le facce stravolte che si vedono agli arrivi di tappa, non sono certo né quelle di attori, né tantomeno di controfigure. Certo, questo non significa che lo spettacolo di un tappone dolomitico sia però autentico al 100%.

 

Ma con questo? perché aspettarci dagli atleti cose che non ci sogneremmo di chiedere a nessun altro "eroe del nostro tempo"?

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  • Amministratori

Ho letto di sfuggita, ma negli sport di squadra americani i controlli ci sono. E i giocatori NBA li squalificano anche per le canne. Solo che le squalifiche sono molto corte... 4 4 mesi mi pare.

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Ho letto di sfuggita, ma negli sport di squadra americani i controlli ci sono. E i giocatori NBA li squalificano anche per le canne. Solo che le squalifiche sono molto corte... 4 4 mesi mi pare.

 

hai letto di sfuggita e hai dato una risposta superficiale: non sono gli sport americani al centro del mio ragionamento.

 

Con questo non voglio fare la figura del cafone: mi rendo conto che è un post lunghissimo e potete fare benissimo a meno di leggerlo. Ma se lo volete commentare, per piacere, leggetelo bene :wink:

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La regola più importante è gareggiare con i propri mezzi

 

Si riscrivono 90 Tour? Non vedo il problema, il problema è se nell'albo d'oro ci sono 90 vincitori fasulli combinati con 10 vincitori puliti mentre altri 90 sono stati derubati

 

E parlare di caccia alle streghe è ridicolo, perchè forse vi sfugge che al contrario delle streghe i dopati sono dopati davvero

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E parlare di caccia alle streghe è ridicolo, perchè forse vi sfugge che al contrario delle streghe i dopati sono dopati davvero

 

Certo che sono dopati! e con questo? gli diamo la sedia elettrica? li torturiamo? o li ringraziamo per le emozioni che ci hanno dato, battagliando sulle grandi montagne? a me personalmente, non mi importa una mazza di sapere se e cosa avevano preso prima di correre: io so quello che ho visto. Loro erano professionisti e lo sport professionale è spettacolo. Quello deve regalare al pubblico: spettacolo, e non pulizia.

 

Se vogliamo pulizia, andiamo a vedere la corsa di paese sotto casa (ammesso che sia effettivamente più pulita). Ripeto: non capisco in nome di chi o di che cosa dobbiamo chiedere ai ciclisti e a qualsiasi altro sportivo professionista di andare a pane e acqua. Perché gli atleti devono essere da esempio? spiegatemelo perché proprio non lo capisco.

 

Chi diventa ciclista, o calciatore, lo fa per inseguire il suo sogno di bambino, e non per trasmettere chissà quale messaggio a qualcuno. Se Pantani si dopa o non si dopa, noi da casa non ci guadagnamo né ci perdiamo niente. A noi quello che importa è assistere ad uno spettacolo appassionante, punto. Poi quello che un alteta fa nella e della sua vita, utilizzando soldi suoi, non mi importa.

 

Le uniche persone dalle quali dobbiamo pretendere un comportamento specchiato sono i politici e gli amministratori pubblici, perché campano dei soldi nostri. Gli sportivi, è vero, campano delle nostre emozioni, ma è diverso: proprio perché le nostre emozioni vanno a chi ci sa regalare l'impresa più bella. E siccome noi non avremo mai gli elementi per sapere se le imprese a cui assistiamo sono o meno frutto del doping, noi questo problema non ce lo dobbiamo nemmeno porre. A noi l'unica cosa che importa è vedere corse emozionanti. Di più non possiamo ottenere, nè tantomeno pretendere :wink:

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in estrema sintesi il succo del mio pensiero è:

 

Lou Reed era ubriaco e fatto di coca quando ha scritto "Walk on the wild side?" pazienza, io cmq se anche mi drogassi e ubriacassi, non riuscirei a scrivere una canzone simile; tutt'al più, vomiterei sul tappeto.

 

Patani era fatto di epo quando ha staccato Ullrich sul Galibier e ha fatto un volo di 50 km fino a Les Deux Alpes? pazienza, se io mi dopassi fino al midollo, cmq, certe imprese non riuscirei mai a farle. Inoltre, andando in bici, so perfettamente cosa vuol dire faticare in sella a una bici; anzi no, certi sforzi che fanno i corridori professionisti (sì, anche quelli maledettamente dopati) non riesco nemmeno a immaginarli. E quindi tanto di cappello, a prescindere :wink:

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  • Amministratori

Certo che sono dopati! e con questo? gli diamo la sedia elettrica? li torturiamo? o li ringraziamo per le emozioni che ci hanno dato, battagliando sulle grandi montagne? a me personalmente, non mi importa una mazza di sapere se e cosa avevano preso prima di correre: io so quello che ho visto. Loro erano professionisti e lo sport professionale è spettacolo. Quello deve regalare al pubblico: spettacolo, e non pulizia.

 

Se vogliamo pulizia, andiamo a vedere la corsa di paese sotto casa (ammesso che sia effettivamente più pulita). Ripeto: non capisco in nome di chi o di che cosa dobbiamo chiedere ai ciclisti e a qualsiasi altro sportivo professionista di andare a pane e acqua. Perché gli atleti devono essere da esempio? spiegatemelo perché proprio non lo capisco.

 

Chi diventa ciclista, o calciatore, lo fa per inseguire il suo sogno di bambino, e non per trasmettere chissà quale messaggio a qualcuno. Se Pantani si dopa o non si dopa, noi da casa non ci guadagnamo né ci perdiamo niente. A noi quello che importa è assistere ad uno spettacolo appassionante, punto. Poi quello che un alteta fa nella e della sua vita, utilizzando soldi suoi, non mi importa.

 

Le uniche persone dalle quali dobbiamo pretendere un comportamento specchiato sono i politici e gli amministratori pubblici, perché campano dei soldi nostri. Gli sportivi, è vero, campano delle nostre emozioni, ma è diverso: proprio perché le nostre emozioni vanno a chi ci sa regalare l'impresa più bella. E siccome noi non avremo mai gli elementi per sapere se le imprese a cui assistiamo sono o meno frutto del doping, noi questo problema non ce lo dobbiamo nemmeno porre. A noi l'unica cosa che importa è vedere corse emozionanti. Di più non possiamo ottenere, nè tantomeno pretendere :wink:

 

Ah perché gli sportivi non campano anche loro dei soldi nostri?

Credete che gli sponsor non rientrino con aumenti sui prodotti?

Credete che i diritti TV non si rimborsino con gli abbonamenti?

I soldi, seppur indirettamente, sono sempre nostri.

 

Il doping da solo non è un problema ai fini del risultato sportivo. E' un problema quando qualcuno lo prende e qualcuno no.

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