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Più cronometro, più bagarre

Pur senza scomparire dal percorso del Tour de France, il ruolo delle cronometro è divenuto via via meno importante negli ultimi anni, schiacciato dalla crescente quantità di montagne e dall'abbandono del formato della doppia maxi-cronometro. Una tendenza che ha minimizzato il rischio di assistere ad una corsa noiosa e controllata da corridori in condizione di difendersi soltanto in salita, ma che ha reso meno urgente, per gli scalatori, l'esigenza di attaccare per recuperare il terreno perduto contro il tempo.
In occasione dell'edizione 2016 della Grande Boucle, 103a della serie, gli organizzatori hanno perciò deciso di ricercare un equilibrio nuovo, specie dopo che, nel luglio scorso, molte salite sono state bypassate in vista di altre più selettive, tanto più ampio era lo spazio a disposizione degli scalatori rispetto ai cronomen. L'estate prossima, perciò, si tornerà alla formula delle due lunghe cronometro individuali, cui se ne aggiungerà una a squadre, nella speranza di incrementare la combattività nelle frazioni più ardue. Queste ultime, inoltre, sono state disegnate in modo da incentivare l'azione prima dell'ultima salita, limitando gli arrivi in quota e senza mai proporli in veste di ascesa più dura di giornata.
Teatro del Grand Départ, come annunciato da mesi, sarà la Bretagna. La frazione inaugurale scatterà da Brest, per poi assegnare la prima maglia gialla in quel di Dinan, dove il finale sarà caratterizzato dal passaggio sulla salita in pavé del Petit Fort. Benché forse meno spettacolare, il secondo giorno sarà probabilmente più significativo in chiave classifica generale, proponendo una cronosquadre di 32 km da Dinard a Saint-Malo.
I velocisti puri potranno quindi diventare protagonisti, anche se l'accidentato finale di Lisieux, nella terza tappa, rischia di far slittare il primo sprint a ranghi compatti al quarto giorno, a Compiègne.
Altra giornata cruciale del Tour sarà la quinta, che da Compiègne porterà la carovana a Denain dopo 193 km, di cui quasi 19 in pavé. Sarà questa la prima di due tappe che riecheggeranno atmosfere da classiche del Nord, immediatamente seguita dalla lunga Mauberge > Malmédy, che porterà il Tour in Belgio, dove saranno scalate ben 9 côtes negli ultimi 100 km.
Dopo un'altra frazione sulla carta tranquilla, destinata probabilmente a risolversi in volata a Nancy, il secondo week-end di corsa offrirà la prima abbuffata di montagne: prima una cavalcata sui Vosgi, che porterà a battezzare l'arrivo inedito della Planche des Belles Filles dopo aver scavalcato altre 11 salite di varia difficoltà, quindi - con il secondo ed ultimo sconfinamento del Tour - una scorpacciata di colli del Jura, con il duro Col de Chasseral seguito dal Col de la Vue des Alpes, prima della picchiata su La Chaux-de-Fonds.
L'indomani sarà dedicato al primo riposo, quanto mai necessario per riprendere fiato in vista di tre frazioni fondamentali, a cominciare dalla prima cronometro individuale, 51.5 km fra Le Bourget-du-Lac e Aix-les-Bains, mossi nella prima parte e da specialisti nella seconda. Sarà quindi la volta delle due frazioni alpine, a cominciare dalla Aix-les-Bains > Grenoble, 180.5 km caratterizzati da 6 Gran Premi della Montagna, tra cui quello di Chamrousse, primo colle Hors Catégorie del Tour. L'appuntamento clou del primo massiccio principale sarà tuttavia quello della 12a tappa, in programma il giorno della festa nazionale francese, il 14 luglio: oltre 250 km da La Mure a Pra Loup, per una maratona da 6300 metri di dislivello che farà precedere la non proibitiva ascesa finale dalla serrata infilata Allos-Champs-Cayolle, quest'ultimo tetto della Grande Boucle (Souvenir Henri Desgrange) con i suoi 2320 metri.
Arles ospiterà quello che sarà con ogni probabilità l'unico sprint della seconda settimana, venerdì 15 luglio, prima di una delle tappe più attese della corsa: 220.5 km da Arles a Frontignan, su un tracciato che dopo i primi 100 km inizierà ad alternare tratti in asfalto ad altri sterrati, per un totale di 48.2 km di strade bianche. Da non sottovalutare nemmeno la frazione dell'indomani, che proporrà la più classica delle cavalcate sul Massiccio Centrale, con 9 colli su cui incomberà il pericolo della canicola. Prima del secondo riposo, la già dura seconda settimana conoscerà un'appendice lunedì 18 luglio, quando i corridori avranno un assaggio di Pirenei pedalando verso Font Romeu, accumulando tanti chilometri di salita ma su pendenze quasi sempre pedalabili.
La Grande Boucle si fermerà per l'ultima volta martedì 19 luglio, prima delle quattro tappe decisive: i tre appuntamenti pirenaici e la seconda maxi-cronometro. Mercoledì 20 sarà Bagnères-de-Luchon ad accogliere la corsa, che piomberà su una delle località più battute della zona scendendo dal Port de Balès, per la prima volta proposto come ascesa finale. L'indomani sarà la volta di un tappone in formato compresso, appena 124 km che infileranno Haut de Balestas, Val Louron-Azet, Hourquette d'Ancizan e Tourmalet, senza soluzione di continuità, prima della scalata conclusiva verso Luz Ardiden. La tappa più dura del trittico pirenaico - e forse dell'intero Tour - sarà tuttavia quella di venerdì 22 luglio, oltre 230 km tra Pau e Iraty, lungo i quali si affronteranno tre colli Hors Catégorie, inclusi i terribili Pic de Beillurti e Col d'Erozate.
Gli scalatori dovranno preoccuparsi di mettere da parte quanto più margine possibile, poiché sabato 23 saranno attesi da altri 59 km contro il tempo che da Bayonne porteranno in riva all'Oceano Atlantico, a Biarritz, e che assegneranno in maniera definitiva la maglia gialla, prima della passerella parigina di domenica 24.

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