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Il Bar del Ciclismo


Wanka84

Messaggi raccomandati

Potevani dire a devolder di mettersi i pantaloni.... sembrano mutande da quanto sono corti

Bonen è l'unico in cui si vede la fine dei pantaloni, devolder è quello all'estrema destra.

Anche a me sembrano piccoli...

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Non so se l'avete detto ma...

CN Australia - Crono

1. Cameron Meyer

2. John Anderson

3. Luke Roberts

Il giovane talento della Garmin si è laureato campione nazionale a cronometro

Inoltre sono state atribuite le licenze professional ad Androni e Xacobeo

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News

Per il caso Valverde bisognerà aspettare marzo per avere una sentenza: il

Tas di Losanna l'aveva annunciata prima della fine della stagione 2009, ora

le nuove date sono a gennaio e marzo. Prima sarà esaminato il ricorso di

Valverde contro la squalifica, due mesi dopo il ricorso dell'Uci per

estendere la squalifica a livello internazionale.

Un po' lentini quelli del Tas....

---

www .cyclingforall,net

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MILANO, 8 gennaio 2010 - Non è il più vincente. Non è il più forte in volata e neanche in salita. Eppure Ermanno Capelli, 24 anni, bergamasco di Ponte San Pietro, un record ce l’ha: è il corridore italiano più alto. Con il suo metro e novantacinque (un centimetro più di Mirko Selvaggi), guarda tutti i colleghi dall’alto in basso. Leve lunghe: è un vantaggio. Ma il ciclismo non è il basket, né la pallavolo. La bici è democratica.

Capelli, il riassunto delle precedenti puntate?

"Il 2008 è la stagione del debutto. Prendo le misure. Partecipo al Giro: un’esperienza affascinante, conquisto l’ultimo posto, ideale maglia nera, con illustri predecessori, e questo mi garantisce anche una certa notorietà, poi però sono costretto ad abbandonare. Dopo c’è il Tour, quello in cui la mia squadra — la Saunier Duval — è travolta dalla positività di Riccò e Piepoli. Nel 2009 alla squadra — ribattezzata Fuji-Servetto — vengono fatte pagare le conseguenze di quei casi. La squadra dovrebbe partecipare di diritto alle corse più importanti, in quanto iscritta al ProTour, ma viene boicottata".

Lei?

"Comincio bene. Alla Tirreno-Adriatico rimango quattro giorni con la maglia verde di leader dei gran premi della montagna, e per me, uno e novantacinque per settantacinque chili, è un mezzo miracolo. Alla fine sarò secondo dietro a un basco. In una tappa trovo la fuga giusta, ma vengo ripreso a 15 chilometri dal traguardo. Poi vado al nord".

"Il massimo della vita è il Giro delle Fiandre" Le piace?

"Da matti. Il massimo della vita è il Giro delle Fiandre. Sarà che di solito fa un freddo cane, ma lì senti il calore della gente. Una marea di folla alla partenza, un corridoio di folla lungo il percorso, un muro di folla sui... muri. Il Fiandre lo finisco nei cinquanta, ma quanta sfortuna. Foro prima del Koppenberg, devo mettere i piedi a terra, riparto, proprio sul Koppenberg c’è una caduta a metà del gruppo, e per chi, come me, è dietro, la corsa finisce lì".

Peccato.

"Ma sì. Pensare che alla Tre Giorni di La Panne ho chiuso diciannovesimo nella generale. Al nord l’importante è saper stare davanti, non avere paura di rimanere al vento, dare meno importanza alla tattica e alla strategia e più alla forza e alla resistenza".

Dopo il nord?

"Dovrei fare il Giro, invece cinque giorni prima vengo attaccato da un virus che mi stende. Stop di un mese. E devo ricominciare da capo. Mi concentro sul finale di stagione, ma non combino granché. Ed eccomi qua".

Con la Footon-Servetto.

"Squadra quasi completamente rinnovata. Siamo rimasti in quattro: io e Capecchi, più due spagnoli, gli altri sono neoprofessionisti o vengono da altri club. Ho ricominciato ad allenarmi a metà novembre, palestra e bici. Rispetto al passato, più palestra, con più attenzione alla forza, e in bici alternando la strada alla mountain bike. Non scelgo in base all’umore, ma alla temperatura: se fa molto freddo, vado in mountain bike, perché si va più piano e fa meno freddo".

Voi bergamaschi formate sempre una bella banda.

"Appuntamento la domenica mattina, verso le 10 e mezzo, al Rondò delle Valli. Otto pro’ più dilettanti e cicloamatori. C’è Possoni, c’è Carrara, c’è Scognamiglio... Ma il percorso lo decide sempre Pinotti. Meglio così: Marco è uno che non fa sconti".

Lei va a ore o a chilometri?

"A watt. Sono quelli che danno l’intensità del lavoro. È un approccio più scientifico. Seguo i programmi di Fabio Zaretti, il preparatore della squadra, per l’allenamento e anche per l’alimentazione. I risultati si vedono: sono più magro di un anno fa. In ritiro abbiamo seguito un minicorso di motivazione. Sei ore. Interessante, anche divertente. Camminare sul fuoco, piegare un tondino di ferro, spaccare una freccia con il collo... Cose così".

Appuntamenti?

"In ritiro a Santander, in Cantabria, dal 10 al 14 gennaio, e lì verrà presentata ufficialmente la squadra. Il debutto a Maiorca, il 7 febbraio. Poi correrò in Portogallo e in Svizzera. Il mio obiettivo è il Fiandre, il mio appuntamento è il Giro d’Italia".

E il suo sogno?

"Sarebbe una vittoria, ma è meglio non dirlo".

"Mi sento un cittadino del mondo, amo la vita da strada" Capelli, come si sente?

"Un cittadino del mondo. Amo questa vita sulla strada. Che poi non è soltanto sulla strada, ma anche negli aeroporti. Abbiamo imparato ad arrangiarci: biglietti, trasferimenti, coincidenze. Abbiamo imparato a parlare: inglese ok fin dai tempi della scuola, un po’ di spagnolo, il francese s’inventa, il tedesco a gesti. E abbiamo imparato anche a risparmiare: adesso voliamo con le compagnie low cost".

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Non so se l'avete detto ma...

CN Australia - Crono

1. Cameron Meyer

2. John Anderson

3. Luke Roberts

Il giovane talento della Garmin si è laureato campione nazionale a cronometro

Inoltre sono state atribuite le licenze professional ad Androni e Xacobeo

ci ho corso contro da junior e l'ho pure battuto!!! bei tempi :105:

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HORRILLO

Pedro Horrillo, 35 anni, si ritira. Il 16 maggio scorso mentre scendeva dal Culmine di San Pietro nell’ottava tappa del Giro d’Italia uscì di strada. Compì un volo di ottanta metri. Incredibilmente, fu trovato vivo dalle squadre di soccorso. Cosciente, nonostante 35 fratture. Fu tirato fuori dal burrone col verricello dell’elicottero e ricoverato d’urgenza agli Ospedali Riuniti di Bergamo. Due mesi fa è tornato in sella. La Rabobank, la squadra per cui correva al Giro, gli aveva offerto un anno di contratto. Dopo oltre due mesi di allenamento, però, Pedro ha deciso di rinunciare. Il 4 dicembre scorso era tornato a Bergamo per ringraziare gli uomini che lo avevano salvato e per vedere il teatro della caduta. C’era la neve, ma Pedro, che ha studiato filosofia all’università, aveva esplorato il luogo da sotto e da sopra. Una rivisitazione che non aveva a che fare solo con la curiosità o con la topografia, ma col significato più profondo della vita. Era stato anche in visita qui, in via Solferino, nella sede della Gazzetta dello Sport. Ci aveva confidato: "Non sono più lo stesso. L’incidente ha cambiato la mia scala di valori". "Il 16 maggio è incominciata la mia seconda vita". Ora sappiamo che la sua seconda vita non avrà più corse in bicicletta. L’ottava tappa dell’ultimo Giro ha rappresentato "el punto final".

Pedro Horrilo con i soccorritori al ritorno sul luogo dell'incidente L'ANNUNCIO — Pedro ha annunciato il ritiro a Carlos Arribas del quotidiano El Paìs, per cui ha scritto per dieci anni pezzi dall’interno delle corse. Non ha rimpianti. E’ tornato ad essere normale. Pienamente recuperato si è rimesso in sella. E’ riuscito a compiere sedute di allenamento di oltre cento chilometri. "Avrei potuto continuare solo se fossi tornato al mio miglior livello. Invece mi sono accorto di non poter essere al top. Quindi ho deciso di smettere", dichiara sereno. Il femore distrutto in 18 pezzi, la rotula ricostruita, costole e vertebre fratturate, il pneumotorace, un calvario durato sei mesi gli hanno impedito di tornare ai livelli di un tempo. E ora che la stagione urge bisognava decidere. Pedro lo ha fatto. Ora dice: "Mi prenderò un anno sabbatico. Starò a casa con mia moglie Lorena e i miei bambini Abai e Hori. Continuerò il programma di riabilitazione. Collaborerò come ho sempre fatto con giornali e riviste. Poi, alla fine dell’anno, deciderò dove orientare la mia vita". Horrillo, dunque, non scenderà in lizza al prossimo Giro, come il suo capitano Menchov, ultimo vincitore. Il 30 dicembre scorso il quotidiano sportivo Marca gli aveva dedicato due pagine con il titolo: "El milagro Horrillo", "Il miracolo Horrillo". In dodici anni di carriera professionista Pedro ha raccolto 8 vittorie. In corsa era il cervello della squadra, l’uomo saggio, intelligente, generoso. Era un po’ il Nestore nell’Iliade della bicicletta. Però, come Lazzaro, passerà alla storia per la sua risurrezione. Un dono stupendo del Fato, che Alessandro Manzoni, in Lombardia, chiamava Provvidenza.

Claudio Gregori

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crisi e dintorni

I puristi storcono il naso e gridano allo scandalo quando gli organizzatori delle grandi corse a tappe scatenano la fantasia alla ricerca di nuove soluzioni, ma a volte dimenticano che mantenere le tradizioni non è facile come sembra.

Il Tour, per esempio, potrebbe ritrovarsi in un futuro molto prossimo senza i Pirenei, o almeno una parte di questi. Scrive infatti il sito Cyclismag: «L'Ariège, il dipartimento dei Pirenei che ha ospitato otto arrivi di tappa negli ultimi nove anni, ha le casse vuote. Il prossimo arrivo in salita di Ax-3-Domaines e la partenza di tappa di Pamiers "hanno avuto fortuna", spiega il presidente del Conseil général del dipartimento. Intervistato da La Dépêche du midi, Augustin Bonrepaux minnaccia : "Il rischio è che l'Ariège ospiti per l’ultima volta il Tour de France". Il presidente chiede che la Camera di Commercio e i Comuni attraversati dal Tour si tassinoi per ospitare nuovamente la corsa, mentre fino ad ora è stato il Consiglio Generale a finanziare in gran parte l’arrivo della Grande Boucle”.

Secondo le fonti di Cyclismag, anche la città di Pau, sempre nei Pirenei, avrebbe faticato molto per ospitare la tappa del Tour 2010.

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crisi e dintorni

I puristi storcono il naso e gridano allo scandalo quando gli organizzatori delle grandi corse a tappe scatenano la fantasia alla ricerca di nuove soluzioni, ma a volte dimenticano che mantenere le tradizioni non è facile come sembra.

Il Tour, per esempio, potrebbe ritrovarsi in un futuro molto prossimo senza i Pirenei, o almeno una parte di questi. Scrive infatti il sito Cyclismag: «L'Ariège, il dipartimento dei Pirenei che ha ospitato otto arrivi di tappa negli ultimi nove anni, ha le casse vuote. Il prossimo arrivo in salita di Ax-3-Domaines e la partenza di tappa di Pamiers "hanno avuto fortuna", spiega il presidente del Conseil général del dipartimento. Intervistato da La Dépêche du midi, Augustin Bonrepaux minnaccia : "Il rischio è che l'Ariège ospiti per l’ultima volta il Tour de France". Il presidente chiede che la Camera di Commercio e i Comuni attraversati dal Tour si tassinoi per ospitare nuovamente la corsa, mentre fino ad ora è stato il Consiglio Generale a finanziare in gran parte l’arrivo della Grande Boucle”.

Secondo le fonti di Cyclismag, anche la città di Pau, sempre nei Pirenei, avrebbe faticato molto per ospitare la tappa del Tour 2010.

:nonnn: a questo punto, se andiamo avanti così il tour diventerà una lunga crono........

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