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Ed ora luce su Campiglio

Vallanzasca: Pantani fu incastrato

Ecco il testo integrale della lettera che Renato Vallanzasca ha scritto dal carcere di Opera a Tonina Pantani, in merito alle voci di scommesse clandestine sul Giro 1999, che sarebbero all'origine della sospensione del Pirata.

Milano - Opera, giovedì 8 novembre 2007

Buongiorno Carissima Signora Tonina.

Scusandomi per il "famigliare Tu" che vuole solo esprimere tutto l'Affetto e il Rispetto che porto a Te e a tutta la Tua Famiglia, immediatamente dopo aver ricevuto il massaggio inviato al sito, mi precipito a rispondere a Te e a Tuo nipote Thomas.

Lascio poi a Te la decisione se dare il via libera ad Antonella se mettere o meno in rete questa mia... Perché se da un lato, per la mia immagine, la cosa potrebbe tornare più che utile... dall'altro, capisco perfettamente che si tratta di un Dolore Talmente Grande e Personale che potresti desiderare di voler tenere tutto per Te!... Decidi Tu!!!...

Nel caso che Tu decidessi di non mandarla blog, come mi dovrei regolare con le domande che mi sono giunte (da Marco, la freccia, Gabriele Guerini, Bruno e...) sempre riguardo alla Tragica vicenda del Tuo Compianto Marco, che mi ha coinvolto a causa del passaggio ne Il fiore del male?... Ignorarle non mi pare corretto... ma altrettanto sarebbe se dicessi loro le stesse cose!... Fammi sapere... Grazie!

Premesso che non vorrei passare per colui che vuol svelare il mistero di Fatima, posso dirti quanto è a mia conoscenza e che dissi senza togliere o aggiungere una virgola, al PM di Trento che venne ad interrogarmi, come persona informata sui fatti, subito dopo che la Gazzetta dello Sport aveva riportato uno stralcio del libro che sarebbe uscito da lì a poco.

Non sapevo e neppure ora so cosa sia successo di preciso: quel che è certo che quattro o cinque giorni prima che fermassero Marco a Madonna di Campiglio, mi avvicinò un amico, anche se forse lo dovrei definire solo un conoscente, che mi disse: "Renato, so che sei un bravo ragazzo e che sei in galera da un sacco di tempo... per questo mi sento di farti un favore". Ero in vero un po' sconcertato ma lo lasciai parlare... "Hai qualche milione da buttare?... Se si, puntalo sul vincitore del Giro!... Non so chi vincerà... ma sicuramente non sarà Pantani!..."... Da un lato ero certo che nessuno avrebbe mai pensato di potermi fare uno spiacevole scherzo... ma dall'altro vedevo Marco che viaggiava troppo forte!...

Glielo feci presente dicendogli testualmente Per non farlo arrivare a Milano in Rosa, gli possono solo sparare... e Lui continuò dicendo: Senti Renato, non so come, ma il giro Non lo Vincerà Sicuramente Lui!!!... Sapevo chi era e quali erano le sue frequentazioni a livello di scommesse clandestine e così la presi per buona, anche se non avrei comunque scommesso perché, non sono uno scommettitore... ma anche volendo, non avevo disponibile una cifra così consistente da cambiarmi la vita...

Le due sole possibili alternative allo strapotere di Marco erano, seppur molto alla lontana, Gotti e Jalabert, quindi, nella logica di quell'amico, avrei solo dovuto sceglierne uno... Se non ricordo male, Gotti era dato a 2 e 1/2 e Jalabert a 4 o poco meno!... e quando gli risposi no grazie... anche perché soldi da buttare non ne avevo!... Mi rispose che era talmente certo che la dritta fosse garantita che, se avessi voluto, i soldi della giocata me li avrebbe anticipati Lui... e che se Per Assurdo Pantani avesse vinto... saremmo stati pari... Era un suo modo per rassicurarmi... ma se io gioco difficilmente con i miei soldi, figurarsi se potrei mai farlo con quelli degli altri: così dissi di no!

Nei due o tre giorni seguenti Marco aveva guadagnato ulteriormente sui due rivali... ed io, dopo ogni arrivo, dicevo all'amico Si può solo sparargli... e Lui che era il solo che capiva anche se lo dicevo in presenza d'altri, mi rispondeva... Vedrai... e comunque, più Lui vince e più ci si avvicina a Milano... più le quote degli altri salgono...

Personalmente sono convinto che neppure Lui sapesse dove stava il trucco... cioè se, per fare un esempio, lo avrebbero fatto cadere, o se... uno spettatore impazzito gli avrebbe dato una martellata... ma era Certo che Marco NON avrebbe vinto!...

Il sabato, il giorno del blitz a Madonna di Campiglio, non erano ancora le otto e chiesi di andare in doccia, mi preparavo per il colloquio... il tempo che mi aprissero e una volta in corridoio, nel tragitto per arrivare alla sala docce, dovevo passare anche davanti alla cella di quell'amico che, vedendomi, ancor prima di salutarmi, mi disse: Hai sentito la tv?... C'è stato un blitz dell'antidoping al Giro... Hanno fermato Pantani... ripartiranno senza di Lui!... Mi sono detto "ecco dove stava il trucco"!... ma per non far capire nulla a nessuno, fossero essi detenuti o guardie, dissi solo Mi dispiace... ma ora devo andare a prepararmi per il colloquio... del resto, se per qualche conoscente a Napoli non era troppo difficile truccare qualche partita di calcio... figurarsi quanto poteva essere semplice impedire al più forte di vincere!... e queste, credimi, non sono supposizioni!!!...

Mia Cara Signora, io non posso dirti quello che non so, ma È Certo che 4 o 5 giorni prima di Madonna di Campiglio sono stato consigliato vivamente di puntare contro il Tuo Ragazzo perché, poteva vincere Gotti, o Jalabert... o, al limite, chiunque altro... ma Pantani non sarebbe arrivato a Milano in maglia rosa!!!

Questi sono i fatti che ho raccontato anche al giudice di Trento!... Mi spiace che la mia testimonianza non sia approdata a nulla!!... Sia perché avrei tanto voluto salvare l'Onorabilità di un Grande Sportivo qual è stato Marco... ma ancor più perché mi sono convinto (ma questa sì, che è solo una... drammatica supposizione!...) che... quell'episodio ha sconvolto la vita del Tuo Marco al punto, a quanto pare, da... consegnarlo alla droga!...

Mi rendo conto che questa mia, più che lenire il Tuo Dolore... finirà probabilmente per acuirlo... ma Tu mi hai fatto una domanda e io non ho potuto far altro che rispondere, pur consapevole che poco o nulla avrei potuto aggiungere a ciò che ho scritto nel libro e detto al magistrato! Avrei voluto fortissimamente dirti qualcosa per aiutarti almeno in parte a Capire... anche a costo di farti contattare personalmente e non attraverso la rete!!... Purtroppo non posso farti clamorose rivelazioni su quello che non conosco!!!

Ritienimi sempre a Tua completa disposizione per qualunque cosa!... e se un domani riuscissi a saperne di più... anche solo per dare a Te personalmente le risposte a quel che Ti angoscia... Sarà mia premura riferirtelo, hai la Mia Parola!!!

Ti Saluto e Ti Abbraccio Unitamente a Thomas e alla Tua Famiglia Tutta.

Con Stima ed Amicizia...

Renato

A questo punto un qualunque magistrato ha l'obbligo morale e civile di andare a sentire Vallanzasca, e approfondire la questione: chi era l'amico? Come si chiama? Dov'è ora? Bisogna andare a trovare l'amico e sentire anche lui, e risalire la filiera. Di certo c'è che Pantani fu al centro, quel 5 giugno del 1999, di qualcosa di enorme. Nessuno può più mettere la testa sotto la sabbia, non è più tempo per gli struzzi. (Ma.G.)

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Romano Prodi: «Il ciclismo deve chiudere con il doping»

Il ciclismo sopravvive se chiude definitivamente con il doping. E' il monito del presidente del Consiglio e ciclista per passione, Romano Prodi, che formula così il suo "augurio" alle due ruote: "o viene completamente separato dal doping o il ciclismo è uno sport che finisce male. Il messaggio che viene dato a molti infatti - osserva il premier a Dribbling su Raidue - è che se non prendi qualcosa non vinci, se è così è meglio che chiudiamo bottega". Quanto al Giro d'Italia, che verrà ufficialmente presentato il 1 dicembre, Prodi fa notare che "è la nostra più bella manifestazione, in concorrenza con il Giro di Francia". Il Tour, però, "con dovizia di mezzi e con capacità organizzativa ha lasciato molto indietro il Giro d'Italia. Mi auguro che adesso, anno per anno, si ritorni almeno a essere tali".

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Ora è ufficiale: Savoldelli correrà per la Lpr di Bordonali

Paolo Savoldelli vestirà la maglia del Team Lpr per la stagione 2008. Il bergamasco ha firmato il contratto con la sua nuova squadra.

«Già l'anno scorso eravamo arrivati vicini all'accordo - svela Savoldelli -, ma poi la trattativa non andò a buon fine. Finalmente siamo riusciti ad incontrarci e ora ho tanta voglia di rimettermi in sella per preparare la nuova stagione. Il Team Lpr è una realtà solida, che ha un grande desiderio di crescere, avendo dimostrato ampiamente di averne le possibilità».

Accettare la sfida di una formazione Professional non è un passo indietro.

«Uscire dal Pro Tour non mi spaventa - afferma -, perché ormai i grandi giri non lo riconoscono e questa situazione gioca a favore delle formazioni come la nostra. In fondo, a questo punto gli inviti alle grandi corse a tappe sono totalmente in mano agli organizzatori, quindi è molto più probabile essere nella rosa degli inviti».

Ed a proposito di colore rosa, Savoldelli sogna ad occhi aperti. «Inutile negare che il mio obiettivo principale rimane il Giro d'Italia, ovviamente sperando in un invito degli organizzatori - dice -. Per noi italiani questa corsa ha un fascino senza tempo, è magica. E malgrado io l'abbia già vinta due volte, ne subisco sempre il fascino. Per quanto riguarda invece il resto del calendario, credo che adesso sia troppo presto per fare dei programmi. Prima occorrerà capire che tipo di calendario verrà stilato».

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Dalla Spagna: più tolleranza verso chi assume cannabis

Ancora una volta la Spagna sugli scudi, quando si parla doping. A lanciare l'ennesima provocazione che giunge dalla penisola iberica è Jose Maria Odriozola, presidente della federazione spagnola di atletica leggera e membro del consiglio della federatletica internazionale. «Il Codice antidoping e' troppo severo, ci vuole piu' tolleranza nei confronti della cannabis. Il codice è un documento che e' stato perfezionato, ma resta ancora molto da fare. In certi casi, si prova a eliminare le mosche con colpi di cannone. Io lotto contro il doping da molti anni e lo faccio senza perdere il contatto con la vita reale. Ci sono prodotti dopanti che incidono veramente: in questi casi, e' giusto squalificare un atleta per 4 anni, altre sostanze, invece, non favoriscono un miglioramento delle prestazioni e non hanno un peso determinante nello sport, tra queste la cannabis. Queste sostanze dovrebbero essere considerate alla stregua degli alcolici» ha concluso Odriozola che nella vita è un biochimico.

La Wada, comunque, ha deciso di lasciare la cannabis nell'elenco delle sostanze proibite.

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Congresso di Madrid: approvato il nuovo codice Wada

l Consiglio dell'Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha approvato il nuovo Codice mondiale che entrera' in vigore il primo gennaio 2009. Il nuovo documento presenta diverse novita' rispetto a quello varato nel 2004: possibile squalifica di 4 anni gia' alla prima violazione, minore rigidita' per quanto riguarda le sanzioni, ipotesi di robusti sconti di pena per gli atleti che collaborano con le autorità.

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Donati: «Il nuovo codice antidoping è una goccia nel mare»

«Il nuovo Codice antidoping è una goccia nel mare. Il Cio è un soggetto privato che pensa al business: organizza le Olimpiadi, stop. La battaglia contro il doping deve essere condotta da un'istituzione pubblica, che non abbia altri interessi al di là della salute degli atleti. Adesso si adottano misure che venivano studiate già nel 1999: abbiamo perso 8 anni».

Sandro Donati, maestro dello sport e uno dei principali studiosi del fenomeno doping, ridimensiona il valore del passo compiuto a Madrid. L'Agenzia mondiale antidoping (Wada) ha approvato il nuovo Codice che entrerà in vigore il primo gennaio del 2009: è prevista la squalifica di 4 anni per la prima grave violazione, sono ipotizzati robusti sconti di pena per gli atleti che collaborano con le autorità e per chi confessa prima di sottoporsi ad un test. Inoltre, va incontro a sanzioni chi salta 3 controlli e chi si rende irreperibile sfuggendo ai controlli a sorpresa.

«E' un buon documento - dice Donati all'ADNKRONOS - che però rischia di allontanare l'attenzione dal nucleo del problema. Si spacca il capello su questioni formali, mentre nel mondo dello sport si fa ricorso a centinaia di molecole modificate che attualmente sfuggono ad ogni controllo. Il sistema dei test è fragile, è debolissimo».

«L'impegno dell'Agenzia mondiale antidoping non basta - prosegue -: la Wada si sta impegnando e lo sport sta superando l'immobilismo degli ultimi anni. Non è sufficiente, ma dubito che l'Agenzia possa fare di più in queste condizioni». Quali condizioni? «La Wada dovrebbe avere le risorse per condurre da sola, quale ente pubblico autonomo, la lotta al doping. E invece a dettare la strategia è il Comitato olimpico internazionale: un soggetto privatistico, retorico, vecchio, autoreferenziale. Il Cio si dedica all'organizzazione delle Olimpiadi, un business che comincia 12 anni prima rispetto alla celebrazione dei Giochi. Per quanto riguarda il suo impegno nei confronti del doping, è sufficiente ripensare agli ultimi anni: un passato prossimo che è un passato pessimo». La tendenza, dice Donati, è «combattere il doping con fiammate improvvise. Si scopre il grande nome e sembra che sia un grosso passo avanti. Si ha quest'impressione grazie anche ad un'informazione spesso superficiale e poco attenta. Si ignora o si fa finta di sapere che l'uso del GH (l'ormone della crescita, ndr) è enormemente diffuso. Lo scandalo della Balco», la società californiana al centro di un'inchiesta avviata 4 anni fa, «ha portato alla ribalta il THG (uno steroide sintetico, ndr). Bene, mentre la vicenda della Balco era solo all'inizio, alla dogana canadese veniva fermato un atleta che aveva con se' una sostanza ancor più 'moderna'».

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Ciclocross: giovedì la presentazione degli Assoluti

Fervono i preparativi a Scorzè (VE) in vista degli ormai prossimi Campionati Italiani di Ciclocross 2008 in programma nel primo week end festivo dell’anno venturo (4-6 gennaio).

Il 2008 sarà un anno speciale per il ciclocross in Italia (a fine gennaio infatti sempre in Veneto verrannpo dispitati i Mondiali al Lago le Bandie a Spresiano) e il CS Libertas Scorzè è già in pista per organizzare un evento di notevole valenza tecnica e di grande richiamo sportivo.

Il primo atto di questa manifestazione è previsto per giovedì 22 novembre nella prestigiosa Villa Conestabile di Scorzè(ore 19.00 – Via Roma 1), dove alla presenza del presidente federale Renato Di Rocco, del Commissario tecnico di specialità Fausto Scotti e di tutta la Nazionale Italiana l’evento verrà ufficialmente presentato alle autorità e alla stampa.

Con l’occasione inoltre gli atleti azzurri avranno modo di visionare il percorso della prova tricolore alla vigilia della loro partenza per Koksijde (Belgio), dove affronteranno la 4a prova di Coppa del Mondo 2007-2008. Scorzè sarà infatti un test decisivo per il tecnico azzurro in vista delle convocazioni per le gare iridate, in cui la squadra italiana avrà in Enrico Franzoi il suo elemento di punta.

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Renazzo, stasera la festa per i 100 anni della Stella Alpina

Questa sera la cittadina ferrarese di Renazzo festeggerà un compleanno davvero speciale. E' quello della Società Sportiva Stella Alpina che compie ben 100 anni di vita, traguardo importantissimo che difficilmente viene tagliato.

Nacque nel lontano 1907 da un gruppo di persone con sani principi e valori, elementi che sono stati preservati negli anni, tenuti come oracoli affinchè la stella alpina non morisse, pura e fragile come nello stemma che la società ha voluto raffigurare. A distanza di 100 anni il team è cresciuto, ha raggiunto importanti traguardi sia umani che sportivi contando campioni italiani, maglie azzurre ma soprattutto ragazzi che da ottimi corridori sono diventati anche buoni adulti. Con la sua cinquantina di ragazzi, dai giovanissimi agli junireos, dunque, domani sera si appresta non al gran finale di un centenario ma al grande nuovo inizio fatto di altrettante vittorie, umane e sportive.

Durante la serata verrà presentato anche il libro sui cento anni di storia della Stella Alpina, verrà ricordato il fondatore della società il Cav. Giberti ed assieme a lui anche Rino Montanari che con la sua esperienza ha dato il via ai successi agonistici del team ma soprattutto la memoria andrà al giovane Riccardo Artioli, un viso d'angelo scanzonato che ha dato grandi inegnamenti di vita a tutta la Stella Alpina e che un incidente stradale ha strappato all'affetto di tutti, il 24 marzo di quest'anno, a soli 17 anni. Interverranno anche ospiti dal mondo civile, sportivo e militare.

Ai 100 anni della Stella Alpina, inoltre, sono annunciati Giuseppe Vecchietti per il Coni Regionale e l’Unasci (Unione Nazionale Associazioni Sportive Centenarie d’Italia, Daniela Isetti per la Federazione Ciclistica Italiana, il direttore sportivo e responsabile tecnico del Crer Leonardo Levati, l’ex campione del mondo Contri, l’ex campione olimpico Adler Capelli e soprattutto Roberto Damiani, il direttore sportivo della Predictor Lotto di McEwen che, saputo della morte di Artioli, si è dato tanto da fare per fargli arrivare l’autografo del suo idolo, qualche frase ai genitori e dedicargli anche una vittoria della squadra. Dulcis in fundo ci sarà anche l'amico della Stella Alpina Franco Ballerini, il commissario tecnico della nazionale che anche quest’anno ha trionfato ai mondiali con la doppietta di Bettini e che ritorna a Renazzo dopo qualche anno di assenza.

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Oro per Fabrizio Macchi ai Giochi Panamericani

Il già brillante palmares di Fabrizio Macchi si arricchisce di un nuovo successo grazie allo splendido oro vinto oggi nella prova a cronometro del Campionato Panamericano Open di ciclismo che si disputa a Cali (Colombia) fino a domenica 18 novembre. Un risultato prestigioso che proietta con decisione l’atleta verso le Olimpiadi di Pechino 2008.

Ancora una volta Macchi ha sfoderato classe e grande determinazione lottando fino all’ultimo nonostante le errate indicazioni dei giudici di gara gli avessero fatto sbagliare strada. Alle spalle del varesino si sono classificati il ceco Stark e il cinese Wang, rispettivamente secondo e terzo.

Martedì scorso il campione paralimpico aveva già sfiorato il podio nell’inseguimento individuale. La medaglia di bronzo, infatti, appariva ormai alla portata di Macchi quando un improvviso dolore alla gamba lo costringeva a rallentare l’andatura pur continuando a lottare per il quarto posto.

Ecco il commento di Fabrizio Macchi: «Sono davvero molto felice. Prima il quarto posto in una prova difficile come l’inseguimento individuale ed oggi il grande traguardo: l’oro proprio nella specialità per la quale mi sono a lungo preparato. Un risultato di grande spessore che mi riconferma nella decisione di continuare l’attività agonistica anche oltre Pechino 2008. Ho deciso, infatti, di spingere le mie ambizioni fino a Londra dove si terranno le Olimpiadi del 2012».

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Giuseppe Saronni: «Questo Pro Tour non ha più senso»

«Certe considerazioni Adorni forse le avrebbe dovute fare prima. Dopo tre anni di Pro Tour ci arriviamo? Solo oggi capiamo che per le squadre di Pro Tour è una grande fregatura? Abbiamo acquistato qualcosa che non c’è. Una scatola vuota e non so nemmeno se confezionata bene. Comunque le parole di Adorni sono sacrosante. Il vero calendario d’élite è quello dei grandi organizzatori. Sono 105 giorni di gare con tutte le corse più importanti al mondo».

Giuseppe Saronni, team manager della Lampre, è arrabbiato. La situazione che sta attraversando il ciclismo non gli va proprio giù.

Il presidente McQuaid ieri ha però aggiunto: «Il ciclismo moderno deve andare verso la globalizzazione… Questo sport deve modernizzarsi, non restare ancora relegato nei confini dell’Europa.

«Non mi pare che il problema si risolva solo andando a investire in Paesi che possono rappresentare, forse, il futuro. All’oggi, chi ci pensa? Poi bisogna anche vedere se ha senso andare af are certe cose. Per esempio, se ho un corridore che può fare bene e vincere nelle classiche di inizio stagione non lo mando al Tour Down Under. Quella australiana è una corsa che rispetto, ma che male si concilia con gli impegni primari in Europa. Se alle corse non ci sono i corridori migliori, siamo punto e a capo perché un altro punto cardine del progetto Pro Tour era quello di mettere sempre a confronti i grandi».

Di fatto alle squadre è stato tolto il punto a cui forse tenevate maggiormente, cioè il diritto-dovere di partecipare alle grandi corse.

«Verissimo. Gli organizzatori hanno ribadito che la licenza non serva ma che conta solo il loro invito. A questo punto che senso ha fare quegli enormi sacrifici, finanziari ma non solo, che il ProTour richiede?».

Visto dall’altra parte, qualcuno potrebbe pensare che le squadre si siano in realtà rafforzate nei confronti degli organizzatori: o ci date “ics” soldi o non veniamo alla corsa…

«Non funziona quasi mai così. E’ molto più facile che gli organizzatori dicano: “O ci porti quel corridore o non ti invitiamo”».

A questo punto come si può risolvere la situazione?

«Moralmente non mi sento la coscienza a posto neanche nei confronti degli sponsor e mi sento preso in giro dall’Uci. Visti i costi enormi e i problemi, e che di fatto è stato stravolto il progetto originale del Pro Tour, non vorrei essere costretto a rinunciare a rendere la licenza. Tutte le squadre si lamentano, ma di fatto non si possono staccare. Ormai sono tutte con l’organico strutturato per quel tipo di attività. Anche se escono dal Pro Tour, non riescono a scaricare i contratti, quindi tanto vale. Noi abbiamo 22 corridori, ne mancano anche tre per il minimo. Fo9rse siamo gli unici che potremmo uscire. Però, per dovere verso lo sponsor e per l’immagine della squadra, confidando nella logica di chi ci governa, continuo a sperare che gli enormi problemi esistenti vengano risolti».

Praticamente, che differenza ci sono tra allestire una squadra Pro Tour e una Professional, cioè di seconda fascia?

«Enormi. Per fare il Pro Tour ci vogliono almeno 9 corridori in più, 3 medici, 3 direttori sportivi, 4 meccanici, 4 massaggiatori, 2 autisti. I giorni di corsa salgono da 150-160 a 250-260. Poi cambiano i costi di affiliazione e noi finanziamo in gran parte il progetto “100% contro il doping”. Facendo le somme possiamo dire che un team Professional di primo livello costa 2,5-3 milioni di euro l’anno. Per una buona squadra Pro Tour ne servono almeno 7-8. In cambio di che cosa?».

da «La Gazzetta dello Sport» del 17 novembre 2007 a firma Claudio Ghisalberti

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Roberto Amadio:«Siamo tornati indietro di dieci anni...»

Roberto Amadio, team manager della Liquigas, apprezza le parole di Vittorio Adorni: «Il presidente del Pro Tour ha detto cose molto sensate, anche se ci hanno messo parecchio tempo ad accorgersi che per fare un grande ciclismo ci vogliono grandi squadre, grandi corridori ma anche grandi corse. E queste ora sono fuori dal calendario».

Amadio mette sul piatto della bilancia anche un altro problema: «Come squadre abbiamo stilato un programma che, a oggi, non abbiamo la certezza di fare. Non sappiamo se, come e a quali corse potremo partecipare e questo è un grave danno. Prima potevamo andare dagli sponsor con in mano un calendario certo. Ora non più. Siamo tornati indietro di anni. Questo è chiaro che ci indebolisce di fronte a chi ci finanzia».

da «La Gazzetta dello Sport» del 17 novembre 2007

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Oggi alla «Versiliana» confronto tra ct: Lippi-Ballerini

Ct mondiali a confronto. Ossia Marcello Lippi, che ha portato gli azzurri al titolo nel 2006, e Franco Ballerini, che nel ciclismo ha vinto il Mondiale con Cipollini nel 2002 e con Bettini nel 2006 e 2007. Lippi e Ballerini racconteranno le loro esperienze in occasione dell’apertura degli incontri invernali del Caffè della Versiliana in programma oggi al teatro di Pietrasanta. Figure vincenti dello sport italiano che esportano il «made in Italy» in tutto il mondo e che, informa una nota, «rappresentano un punto di arrivo, e un esempio, per ogni appassionato e per i giovani».

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Il gruppo reverberi correrà in arancio verde con la csf inox

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Si è alzato il sipario sul 2008 del team Professional diretto da Bruno e Roberto Reverberi. Alla "Fieramilano" di Rho-Pero (MI), in occasione del 22esimo SIMEI, la CSF Inox Group ha presentato ai propri clienti, alla stampa ed ai visitatori del Salone la sponsorizzazione della squadra ciclistica professionistica che correrà durante la prossima stagione col nome CSF Group-Navigare.

«Abbiamo deciso di appoggiare il team di Reverberi con il nostro gruppo, che oltre la CSF Inox comprende anche Bardiani Valvole, Omac, MBS, CMS, Alflow Scandinavia e CSF Inox France, perché ci inorgoglisce il fatto di poter così rappresentare la prima vera squadra ciclistica professionistica sponsorizzata interamente da aziende reggiane», ha esordito il Dott. Ferrari, managing director della CSF Inox Group, ricordando l'importante appoggio del maglificio Navigare come secondo sponsor.

«CSF Inox è con noi praticamente da vent'anni - ha ricordato Bruno Reverberi - È dal 1987 che l'azienda di Paterlini ci è vicina ed è attenta alle nostre esigenze. E nel 2008, per dirgli grazie in maniera concreta, oltre all'impegno nel calendario italiano promettiamo grandi battaglie in Scandinavia, in Olanda e in tutto il Benelux, Paesi dove i mercati della CSF Inox Group sono in forte espansione».

«Questo è un giorno memorabile per il nostro Gruppo - ha dichiarato il Dott. Rolando Paterlini, presidente dell'azienda di Montecchio Emilia (RE) - perché sancisce una doppia collaborazione importantissima: quella con Bruno e Roberto Reverberi e quella col Dott. Brunetti. È sempre bello quando due aziende leader del proprio settore, come la CSF Inox Group e la Navigare, decidono di percorrere un tratto di strada, che speriamo il più lungo possibile, insieme».

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«Non ho molto da aggiungere - ha concluso il Dott. Brunetti, titolare del maglificio Navigare di Rio Saliceto (RE) - se non ribadire il "grazie" verso la CSF Inox Group per l'ospitalità e le belle parole, che ovviamente ricambio».

Applausi del pubblico presente quando il Dott. Paterlini ha spiegato la maglia con cui la CSF Group-Navigare sarà riconoscibile sulle strade di tutto il mondo. Il verde-arancione è il tema dominante del 2008, con le varie cromature delle aziende sponsorizzanti che danno ancora più vivacità al design della casacca e dei pantaloncini.

Bruno Reverberi ha poi risposto alle domande dei giornalisti presenti riguardanti i tre atleti presenti al 22esimo SIMEI: «Julio Alberto Pérez Cuapio è un corridore che diverte, come tutti coloro che vanno forti in salita. Il suo focus, come ogni anno, sarà puntato sul Giro d'Italia. Lo stesso discorso può valere per Emanuele Sella e Paride Grillo. Essendo una squadra italiana, far bene al Giro vuol dire tanto, anche se non ci dimentichiamo certo le altre competizioni. Sella dovrà puntare ad una maggiore agilità sui pedali per essere più continuo, mentre Grillo dovrà essere bravissimo nelle volate del Giro, e per farlo dovrà andare forte sin dall'inizio della stagione».

Bruno Reverberi ha dichiarato di aver fatto richiesta all'UCI di una speciale licenza per le Professional, che - se accettata - permetterà alla CSF Group-Navigare di poter prendere parte ad alcune prove del nuovo calendario Pro Tour, come il Giro delle Fiandre, l'Amstel Gold Race ed il Giro del Benelux: «L'abbiamo fatto per gratificare i nostri sponsor. Partecipare a delle corse alle quali non tutti i team possono prendere il via, sarà per loro motivo di vanto e soddisfazione».

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Ciclismoweb.net

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Bordonali approda in LPR per pensare in grande

Il Team Lpr pensa in grande e per la stagione 2008 annuncia importanti cambiamenti. Proprio oggi è stato firmato l’accordo che legherà il sodalizio nero-verde alla società BF Cycling Management di Fabio Bordonali, che si occuperà dell'intera gestione e porterà in dote sulle maglie della nuova squadra lo scudetto tricolore della Coppa Italia 2007. Un accordo, quello appena siglato, che mira ad allestire una tra le squadre più forti del panorama italiano, in grado di puntare ad importanti obiettivi come il Giro e le più prestigiose classiche internazionali, sperando anche in un invito da parte degli organizzatori del Tour de France. L’accordo tra i due gruppi è stato reso possibile dal grande entusiasmo della famiglia Arici - titolare della Lpr con sede a Rottofreno (Piacenza) – e dall'abnegazione di Giulio Maserati (presidente onorario del Team Lpr), oltre che naturalmente di Fabio Bordonali, che ha deciso di assumersi le responsabilità di gestione dell'ambiziosa squadra attraverso la sua società.

Dopo quattro anni di apprendistato nel mondo del ciclismo professionistico, il Team Lpr ha così deciso di puntare al salto di qualità, unendosi ad una realtà già consolidata e in grado di ambire ad importanti traguardi. La denominazione della squadra sarà anche per il 2008 Team Lpr, sebbene non sia escluso l’arrivo di altri importanti sostenitori nel corso delle prossime settimane. “Sono molto felice dell'accordo raggiunto – spiega Fabio Bordonali -, un accordo fortemente voluto sia da me che da Giulio Maserati e dalla famiglia Arici, che ringrazio sentitamente per l'entusiasmo e la fiducia dimostrata.

Abbiamo allestito un progetto molto ambizioso, in grado di regalare grandi soddisfazioni a noi, ai nostri sponsor ed ai tanti tifosi che ci sostengono”. Soddisfazione arriva anche da Giulio Maserati, che guarda all'accordo come ad una opportunità di crescita ulteriore. “E' come vedere un proprio figlio che cresce – afferma -. Dopo quattro anni comincia a muovere importanti passi. A questo punto, siamo convinti di aver messo solide basi per il futuro, che a giudicare dalle premesse si annuncia molto roseo. Un grazie va a Davide Boifava, che è stato il traghettatore di questa operazione”.

Ciclismoweb.net

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Vent'anni fa la scomparsa di Jacques Anquetil

Venti anni fa, a soli 53 anni di età, moriva Jacques Anquetil, uno dei talenti maggiori della storia del ciclismo. Interprete impareggiabile delle corse a cronometro, in una attività svolta dal 1954 al 1969, Anquetil seppe conquistare 5 Tour de France, 2 Giri d’Italia, con l’accoppiata Giro-Tour nel ’64, una Vuelta Espana, 9 edizioni del Gran Premio delle Nazioni, sei delle quali (’53-’58) consecutive, e 3 del Trofeo Baracchi a coppie, affidando sempre alla nitida sanzione delle lancette i suoi trionfi ed il suo primato. Lontano dal novero dei campioni che dettarono emozioni, diverso dal mite connazionale Poulidor e dal nostro gentile Gimondi, diverso da uno scalatore leggiadro come Gaul, diverso pure da un velocista accattivante come Van Looy, l’Anquetil che non passò mai per primo sul colle di un Tour, lui, il biondo intrigante ‘Jacquot’ dalla personalità forte, a contrasto dei lineamenti raffinati, fu l’antesignano altresì di un ciclismo alle prese già allora con la querelle doping.

Proprio Anquetil, nella sua unica grande corsa in linea vinta, la Liegi-Bastogne-Liegi del ’66, oltre 4 minuti sul secondo, rifiutò infatti di sottostare ad uno dei primi controlli antidoping dell’ Uci. E ribadì cocciutamente questo ruolo di leader degli avversari dell’antidoping, nello stesso anno, ai Mondiali di Adenau, vinti da Altig, quando convinse tutti gli atleti a non accettare l’antidoping. Ma questo atteggiamento di irredentista del ciclismo, che nel ’66 gli era costato solo una multa ridicola, lo avrebbe pagato a caro prezzo l’anno dopo, quando il nuovo record dell’ora (47,493) da lui stabilito al Vigorelli, il 27 settembre, non sarebbe stato omologato: ‘per mancata presentazione al controllo medico’. Era d’altronde il 1967, l’anno della morte di Simpson, ed il ciclismo ed il suo mondo cambiava amaramente. Finiva, se c’era stata mai, la poesia, cominciava la prosa. Anche per Anquetil, il purosangue francese genio e sregolatezza, guardato con sospetto se non con invidia nel ciclismo calvinista di allora, lui che cambiava donne come fossero le casacche delle squadre da mutare ad ogni stagione e che fu in fondo il primo ciclista moderno. Lui, che pure in ritiro, impunito, si concedeva champagne ed ostriche, perché aveva il culto fiero della vita. Quella così raggiante, sia pure oltremodo breve, di un campione, signore almeno, contro il tempo, del suo tempo.

Tuttobiciweb.it

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Vent'anni fa la scomparsa di Jacques Anquetil

Venti anni fa, a soli 53 anni di età, moriva Jacques Anquetil, uno dei talenti maggiori della storia del ciclismo. Interprete impareggiabile delle corse a cronometro, in una attività svolta dal 1954 al 1969, Anquetil seppe conquistare 5 Tour de France, 2 Giri d’Italia, con l’accoppiata Giro-Tour nel ’64, una Vuelta Espana, 9 edizioni del Gran Premio delle Nazioni, sei delle quali (’53-’58) consecutive, e 3 del Trofeo Baracchi a coppie, affidando sempre alla nitida sanzione delle lancette i suoi trionfi ed il suo primato. Lontano dal novero dei campioni che dettarono emozioni, diverso dal mite connazionale Poulidor e dal nostro gentile Gimondi, diverso da uno scalatore leggiadro come Gaul, diverso pure da un velocista accattivante come Van Looy, l’Anquetil che non passò mai per primo sul colle di un Tour, lui, il biondo intrigante ‘Jacquot’ dalla personalità forte, a contrasto dei lineamenti raffinati, fu l’antesignano altresì di un ciclismo alle prese già allora con la querelle doping.

Proprio Anquetil, nella sua unica grande corsa in linea vinta, la Liegi-Bastogne-Liegi del ’66, oltre 4 minuti sul secondo, rifiutò infatti di sottostare ad uno dei primi controlli antidoping dell’ Uci. E ribadì cocciutamente questo ruolo di leader degli avversari dell’antidoping, nello stesso anno, ai Mondiali di Adenau, vinti da Altig, quando convinse tutti gli atleti a non accettare l’antidoping. Ma questo atteggiamento di irredentista del ciclismo, che nel ’66 gli era costato solo una multa ridicola, lo avrebbe pagato a caro prezzo l’anno dopo, quando il nuovo record dell’ora (47,493) da lui stabilito al Vigorelli, il 27 settembre, non sarebbe stato omologato: ‘per mancata presentazione al controllo medico’. Era d’altronde il 1967, l’anno della morte di Simpson, ed il ciclismo ed il suo mondo cambiava amaramente. Finiva, se c’era stata mai, la poesia, cominciava la prosa. Anche per Anquetil, il purosangue francese genio e sregolatezza, guardato con sospetto se non con invidia nel ciclismo calvinista di allora, lui che cambiava donne come fossero le casacche delle squadre da mutare ad ogni stagione e che fu in fondo il primo ciclista moderno. Lui, che pure in ritiro, impunito, si concedeva champagne ed ostriche, perché aveva il culto fiero della vita. Quella così raggiante, sia pure oltremodo breve, di un campione, signore almeno, contro il tempo, del suo tempo.

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Ciclocross: Nys riprende a vincere

Dopo il passaggio a vuoto nell'ultima prova di Coppa del Mondo, il belga Sven Nys ha ripreso il suo cammino vincente. Oggi il talento della Rabobank ha vinto in Belgio il GP Stad Hasselt precedendo l'esperto Wellens ed il giovane Albert.

Ordine d'arrivo

1 Sven Nys (Bel) Rabobank

2 Bart Wellens (Bel) Fidea Cycling Team

3 Niels Albert (Bel) Palmans-Cras

4 Zdenek Stybar (Cze) Fidea Cycling Team

5 Lars Boom (Ned) Rabobank

6 Kevin Pauwels (Bel) Empella Czech Team

7 Dieter Vanthourenhout (Bel) Easypay Cyclocross Team

8 Klaas Vantornout (Bel) Fidea Cycling Team

9 Thijs Al (Ned) BeOne CRC Team

10 Petr Dlask (Cze) Fidea Cycling Team

11 Erwin Vervecken (Bel) Fidea Cycling Team

12 Sven Vanthourenhout (Bel) Sunweb Pro Job

13 Rob Peeters (Bel) Landbouwkrediet - Tönissteiner

14 Wilant Van Gils (Ned) ZZPR.nl

15 Richard Groenendaal (Ned) AA Sport Drinks

16 Gerben De Knegt (Ned) Rabobank

17 Ben Berden (Bel) Revor Cycling Team

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Ciclocross: gli azzurri per la Coppa del Mondo

Sabato 24 novembre si svolgerà a Koksijde, in Belgio, la quarta prova di Coppa del Mondo Ciclocross. Alla gara parteciperanno in maglia azzurra i seguenti atleti convocati dal Direttore Tecnico Fausto Scotti: Veronica Alessio (Team Desenzanese Asd), Daniela Bresciani (Colnago Arreghini Filago), Marco Aurelio Fontana (Selle Italia Guerciotti Elite), Marco Ponta, del Cycling Team Friuli (nella foto l'under 23, undicesimo al campionato europeo), Vania Rossi (Selle Italia). Correranno con la maglia sociale Enrico Franzoi, Marco Bianco e Rafael Visinelli. Il D.T. Scotti dirigerà la squadra con la collaborazione tecnica di Luigi Bielli. La partenza della gara donne élite è alle ore 13,15, la gara uomini élite partirà alle ore 14,30.

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Il Campione Europeo Klyuev ingaggiato dalla S.Marco Caneva

Nuovi intenti e tante ambizioni per la nuova San Marco Concrete Caneva di Gianni Biz. La gloriosa squadra friulana, che da 44 anni è presente sulla scena agonistica degli Elite e Under 23, vedrà il ritorno in ammiraglia di "Stecca" Ezio Piccoli, che dopo alcuni anni di assenza riprende il timone della formazione dilettantistica. Tante novità, dunque, in seno alla nuova equipe targata 2008 che avrà come leader il campione europeo degli Under 23, il russo Andrey Klyuev, 20 anni, che sarà affiancato dal suo connazionale Roman Maximov e dai confermatissimi Gabriele Graziani, Vincenzo Ianniello (protagonista all'ultimo Giro della Valle d'Aosta) e Gianmario Pedrazzini. Tra gli altri acquisti del team , che avrà due affiliazioni, anche quello del pistard azzurro Daniele Rota e di Mattia Vairoli. La Record Caneva, con sponsor Eliogea, invece seguirà le categorie minori schierando due squadre Juniores (Friuli-Sicilia) di nove elementi ciascuna. La pattuglia siciliana avrà come punto cardine il giovane promettente Andrea Trovato medaglia di bronzo al tricolore su strada di Perignano Lari (Pisa). E non è tutto: Gianni Biz, inoltre, ha ufficializzato il ritorno in gruppo della sua Caneva con un team della categoria Esordienti.

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Il Team Cs Moro Spercenigo fa incetta di titoli Provinciali

Tre vittorie, cinque maglie bianche di campione provinciale. L’ultimo fine settimana sui prati del 28° Trofeo Triveneto è stato a dir poco strepitoso. Gli specialisti seguiti da Flavio Vanin hanno fatto man bassa a Salvatoronda di Godega Sant’Urbano (Treviso), dov’erano in palio i titoli trevigiani della specialità. La singolarità è che la Moro Bicycle Line Scott Team Spercenigo ha fatto l’en plein, portando a casa il titolo provinciale in ogni categoria in cui ha partecipato. L’allievo figlio d’arte Rudy Lorenzon si è imposto come le sorelline Soraja ed Asja Paladin tra le donne Allieve ed Esordienti. Mentre i piazzamenti hanno premiato Matteo Trentin (4° assoluto nell’Open e 2° U23) e Alessandro De Rossi (2° tra gli Juniores). Lo stesso Alessandro De Rossi è leader del Trofeo Triveneto Juniores e Soraja Paladin guida la classifica delle Donne Giovani (Allieve e Esordienti). Mentre il Team ha consolidato il primato nella graduatoria tra i club agonistici.

WEEKEND – Doppio appuntamento domani, domenica 18 novembre, per i dieci specialisti. Un poker d’assi (Trentin, De Rossi, Lorenzon e la tricolore Soraja Paladin) sarà impegnato nell’internazionale di San Martino di Vignone (Verbania), mentre i rimanenti sei resteranno sui prati del Trofeo Triveneto che farà tappa a Scorzè, collaudando il tracciato del campionato italiano dell’Epifania.

GLORIE – Un riconoscimento verrà attribuito domani durante l’annuale ritrovo, sarà il 33° della serie, delle Glorie del Triveneto a Soraja Paladin che nell’ultima stagione ha infilato il doppio tricolore: strada a Perignano di Lari (Pi) e ciclocross Lucca, con la Toscana che gli ha portato davvero fortuna.

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Bertolini, un misto

tra sudore e successi

A 36 anni il primo Mondiale: vinto. Così un gregario che ha sempre dato il 100 per cento ha imparato a dare il 120. Coetaneo di Simoni, lo indica come favorito per il Giro d'Italia 2008

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Alessandro Bertolini, 36, scommette su Gibo Simoni. Bettini

MILANO, 17 novembre 2007 - "Dove sei stato?", gli chiedevano. Sempre stato qui, rispondeva. E' vero: Alessandro Bertolini c'era, ma dietro, dentro ("Davo il 100 per cento"), e non come adesso, davanti ("Do il 120 per cento"). Perché adesso, a 36 anni, sta davanti. E da lì ricomincia.

Da lì, ma dove?

"Dal Mondiale di Stoccarda. Franco Ballerini aveva detto che andavo bene, che andavo forte, che forse mi avrebbe convocato. E' bastato quello per sentire già un sacco di critiche: su di me e sulla sua scelta. Allora, la prima volta che l'ho visto, gliel'ho detto, proprio così: "Franco, se tu mi fai correre il Mondiale, giuro che non te ne pentirai". E così è stato. Ho dato tutto quello che avevo. E quello che avevo era tanto".

Come quando era un ragazzo?

"Rivaleggiavo con Gibo Simoni. Stesso anno di nascita: 1971. Così stesse strade, stesse corse, stessa voglia di vincere. Ma siccome a vincere è uno solo, si duellava alla morte. Lui, scalatore puro, per vincere doveva arrivare da solo. A me bastava arrivare anche in un gruppetto".

Poi?

"Tra i professionisti, come tanti, mi sono un po' perduto. Il salto di categoria, l'approdo in una squadra troppo grande per uno ancora piccolo come me, è come se avessi sempre dovuto inseguire, e più inseguivo e più mi demoralizzavo. E nessuno che mi spiegasse".

Finché?

"Nel 1997 con Giancarlo Ferretti. E c'era anche Simoni. Lì ho cominciato a capire come girava questo mondo".

Adesso gira bene?

"Per me, finalmente, sì. Nel 2006 sono andato nella squadra di Gianni Savio: mi ha dato fiducia in un momento non facile, e sono felice di averlo ripagato. Due vittorie nel 2006, cinque nel 2007, e non è finita. Il ciclismo è fatto così: ci sono i velocisti, ci sono gli scalatori, ci sono quelli misti".

Lei è un misto?

"Esatto. Se in volata trovo un velocista, mi batte. Se in salita trovo uno scalatore, mi stacca. Non mi rimane che partire da lontano. Provarci, tentare, rischiare. E soprattutto crederci. Crederci di arrivare in fondo. Se poi mi prendono, amen: ci proverò, ci tenterò, rischierò ancora. Io non ho paura neanche del diavolo".

La descrivono come uno stakanovista dell'allenamento.

"Ci saranno anche quelli baciati da madrenatura. Io no. Io, per andare, devo allenarmi: più degli altri. Se vuoi avere grandi risultati, devi fare grandi fatiche. Ma allenarmi, correre, insomma, andare in bici mi piace. Ho chiuso la stagione con il Giro di Lombardia. Anzi, no, ho continuato ad allenarmi perché sono stato ingaggiato per la Quattro Giorni di Milano".

Mai corso in pista?

"Sì, da allievo ero con Vittorio Broccardo, nella selezione del Trentino, correvamo sulla pista di Mori. Da un anno combatto perché venga riaperta. E' una pista disegnata attorno a una da atletica: enorme, ma ideale per i ragazzi, che lì si possono allenare in tutta sicurezza. L'ultimo manto è stato steso dalla Mapei nel 1993-1994 per il record di Francesco Moser, poi più niente, e adesso la pavimentazione salta. Un peccato mortale".

E dopo la Quattro Giorni?

"Mi sono fermato. Anche se in verità non mi fermo mai: mountain bike, sci di fondo, sci-alpinismo, palestra, e di nuovo in bici dal 1° dicembre. E occhio al peso. Lo scorso anno sono sceso al 3,5 per cento di grasso: un bel sacrificio a tavola, ma poi sull'asfalto volavo". Il 2008: che cosa vede? "Vedo un grande Simoni al Giro d'Italia: se ci crede, lo vince. E lì comunque ci sarà da divertirsi. Vedo un Bertolini che ce la metterà al 120 per cento. Insomma vedo due giovani di 36 anni — Simoni più tranquillo, io più vivace, nessuno invidioso dell'altro — fare fuoco e fiamme. Vede, l'età non è un peso in più da portare sulla bici, semmai è un valore in più. E' esperienza. E l'esperienza serve a farti diventare più forte di testa. E' lì che si fa la differenza".

Gazzetta.it

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INTERVISTA A STEFANO ZANINI, «NON HO MAI DICHIARATO DI SMETTERE L'ATTIVITA'!»

Varese (VA)

16 nov 2007

Questa è stata l'affermazione che Stefano Zanini ha esclamato appena ci ha incontrati a Varese al Meeting Internazionale di medicina dello Sport applicata al ciclismo tenutosi presso il Palace Hotel della Città Giardino.

Stefano, noi di Ciclonet le chiediamo una risposta che fughi tutte le notizie che sono state diffuse sul suo "ipotetico" abbandono dell'attività agonistica a partire da… adesso!

Vi ringrazio per l'opportunità che mi concedete anche perché desidero chiarire una volta per tutte la mia attuale posizione. Come ben sapete non sono stato riconfermato nell'organico 2008 del Team Predictor Lotto e, al momento, sono in attesa di proposte per correre anche nella prossima stagione. Ribadisco comunque e vi prego di sottolinearlo che non ho mai dichiarato di voler abbandonare l'attività a fine stagione 2007. Mi sento ancora molto motivato per continuare a pedalare ad alti livelli, non ho assolutamente smesso la vita del corridore e sto già predisponendo un programma di allenamento invernale.

Zanini, però alcuni siti internet e giornali stampati hanno scritto che lei era diventato un "Ex"…

Sì, l'ho letto anch'io e, sinceramente la cosa mi ha fatto parecchio male, proprio perché io non ho mai dichiarato a nessuno questa mia decisione che non c'è e che non capisco da dove sia "piovuta". Capisco anche che si possa prendere qualche abbaglio però, il mio cellulare è a conoscenza di tutti gli operatori della comunicazione. Sarebbe bastato farmi uno squillo prima di pubblicare una notizia così importante non solo per Stefano Zanini ma per qualsiasi altro corridore e il "disguido" non si sarebbe verificato. Vi comunico che il giornalista della Prealpina Sergio Gianoli mi ha telefonato e, proprio questa mattina ha comunicato sul quotidiano varesino che io non sono affatto "dimissionario" ma sono in attesa di ricevere proposte da qualche Team per continuare a pedalare. Ringrazio anche voi di Ciclonet per questa intervista che mi permette di far conoscere, consentitemi il termine, "erga omnes", a tutti gli sportivi e amanti del ciclismo.

Come passa adesso le giornate e quali sono i suoi programmi del prossimo futuro…

Questo è un periodo di assoluto relax per noi corridori e ne approfitto per stare vicino a mia moglie ed ai miei due figli Luca e Marco (anche loro corridori nelle categorie giovanili, ndr), per fare qualche gita tutti insieme, senza dimenticare, di andare in pasticceria con loro... mi concedo qualche piccolo peccato di gola, prima di riprendere appieno un regime di vita alimentare consono con l'attività ciclistica.

Però non sono inattivo al 100% perché sto organizzando la tradizionale "Pedala con i Campioni" che il prossimo 8 dicembre convoglierà su Varese una marea di ciclisti di tutte le categorie, età, sesso e ceto sociale per pedalare… ma, anche fare del bene.

Ha già programmato anche una vera e propria preparazione?

Certamente!, cominciando proprio dalla "Pedala con i Campioni" alla quale parteciperò con altri colleghi professionisti e, subito dopo le feste natalizie, inizierò con la preparazione in palestra e qualche uscita in bici seguendo delle tabelle personali. Poi, appena mi sarò accasato, seguirò il programma del Team col quale militerò nella prossima stagione agonistica.

Zanini, quando vediamo un uomo con un bambino sulla canna della bici, pensiamo sempre a lei…

Sì è vero, specialmente quando le gare si disputano vicino alla nostra residenza… ed, a volte, anche lontano perché ho un seguito di tifosi… speciali… formato dalla mia famiglia e da mio suocero, che spesso mi seguono anche lontano e, per me, è una grossa soddisfazione presentarmi col figlio in bici.

Una soddisfazione comunque che non posso più avere perché Marco e Luca sono piuttosto grandicelli e sulla canna non ci stanno più. Ora pedalano anche loro nelle fila del CSI Ju Sport di Gorla Minore.

Stefano, scusi la domanda… lei è mai stato scorretto in gara?

Sono di indole schietta, amichevole, un compagnone un po' con tutti tant'è che mi hanno soprannominato oltre che "Maciste", anche "Zsa-Zsa". Beh! In gioventù una volta mi sono lasciato andare… mah… soprassediamo, un errore che non ho più ripetuto, uno scatto di nervi… più o meno è capitato un po' a tutti noi…

L’abbiamo seguita anche all'estero. Sappiamo che ha tanti amici dappertutto e capiamo il suo disagio nel rammentare un episodio lontano nel tempo…

Sì perché il ciclismo non è affatto lite, al massimo si fanno dei battibecchi e tutto finisce lì. Io ho trovato tanti amici perché il ciclismo ti moltiplica le possibilità di trovare amici.

In gruppo siete tutti amici?

Beh dai… quando siamo in sella, non siamo per niente amici, siamo avversari… però questa affermazione la dovete intendere nel modo più cavalleresco del termine.

Se non fossimo "avversari", che ciclismo agonistico sarebbe? Però, appena finita la corsa, c'è sempre e per tutti, una calorosa stretta di mano.

Stefano, con chi si allena abitualmente?

Sulle strade di casa siamo un nutrito gruppo di professionisti varesini e dell'altomilanese. A questi però, spesso, si aggiungono corridori di altre categorie ma anche tanti semplici appassionati che sono molto educati e ci chiedono se possono aggregarsi a noi. Io li accolgo sempre con una pacca sulla spalla… però, quando dobbiamo darci dentro, non guardo in faccia più a nessuno, un saluto e via…

Stefano, e nel 2008?

E dagli! Lo ripeto, a tutti i lettori ed a quelli che hanno divulgato una notizia infondata:

ZANINI NON HA AFFATTO INTENZIONE DI APPENDERE LA BICICLETTA AL CHIODO!!!

Lo dico ancora una volta!

E con queste precisazioni salutiamo il simpatico "Zsa-Zsa" con la promessa di ritrovarci alla partenza delle prime gare nel 2008.

Ciclonet.it

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INTERVISTA AL DR. MASSIMO BESNATI, PRESIDENTE ASSOCIAZIONE MEDICI CICLISMO

Varese (VA)

16 nov 2007

La salute in bicicletta in una vita con le due ruote: dal bambino all'anziano fino al corridore professionista.

Questo il tema principale del Meeting internazionale di medicina dello sport applicato al ciclismo, tenutosi presso il Palace Hotel di Varese organizzato dall'Associazione Italiana Medici del Ciclismo presieduta dal Dr. Massimo Besnati.

Noi di ciclonet eravamo presenti e con nell'occasione lo abbiamo intervistato per capire come la medicina affianca il ciclismo in un momento non facile.

Dott. Besnati, lei che è un medico sportivo… va in bici?

E' una domanda che nessuno mi ha fatto con tanta schiettezza… pertanto le rispondo con franchezza e sincerità. Certo che vado in bici e, vi dico di più, spesso il mio giro di visite lo faccio proprio in bicicletta.

Dottore, questo "andare in bici", le ha dato delle sensazioni?

Sì, innanzitutto quella di dover essere sempre assolutamente abile. Circolare nel traffico cittadino è abbastanza impegnativo, bisogna fare tanta attenzione e non abbassare mai la guardia.

Allora lei comprende le perplessità di molti genitori a "far andare in bici" i propri figli?

Come posso asserire il contrario? Però sono abbastanza ottimista in merito e, quell'ottimismo, penso lo abbiate "annusato" anche voi nel corso dei vari interventi che tanti illustri oratori e specialisti in materia hanno tenuto in questo meeting e che hanno messo in risalto l'attenzione che molti Governi stanno dedicando al problema della mobilità in bicicletta.

Però anche le notizie sul doping, creano una certa dissuasione nelle famiglie…

Sì è vero, molti genitori preferiscono dissuadere i propri ragazzi dalla pratica del ciclismo: Tanto in alto non ci arriverai mai se… Un problema serio che comunque a livello nazionale viene combattuto con decisione e, vedrete, la lunga lotta si concluderà sicuramente a favore del ciclismo che tornerà ad essere quello sport popolare… patrimonio sano di tutti noi.

Ci dica un motivo valido per consigliare i giovani la pratica del ciclismo…

E' uno sport affascinante e che io consiglio a tutti perché aiuta parecchio nello sviluppo degli arti inferiori e, associato ad esercizi in palestra, aiuta a sviluppare anche gli arti superiori ed il corpo in generale. Inoltre il ciclismo insegna ad avere un ottimo approccio con la socialità ed il sacrificio fatto in un contesto favorevole che è quello dell'aria aperta.

Cosa si sente di dire ai genitori?

Di stare tranquilli perché nel mondo del ciclismo si sta facendo una grande opera di prevenzione. Si istruiscono i giovani sugli effetti negativi del doping e si insegna loro che tra il doping e il non doping, c'è una differenza come tra il bene ed il male… questo per usare un linguaggio molto ma molto elementare. Per quanto riguarda la sicurezza stradale invece, dobbiamo confidare nelle azioni programmate da tanti Governi per realizzare piste ciclabili, ciclodromi ed aree protette per la pratica del ciclismo e, in questo, Varese è una provincia all'avanguardia a livello nazionale.

Dott. Besnati, non pensa che sia deleterio combattere il doping solo nel ciclismo facendo finta che negli altri sport non esiste?

Mi viene da piangere al solo pensiero, però io penso solo al mio sport, al ciclismo, penso in casa mia, gli altri pensino alla loro. Sappia comunque che il ciclismo si è dato delle regole assai ferree mentre gli altri... comunque io ribadisco che, guardo in casa mia…!

Dott. Besnati, per arginare il problema, cosa ne pensa di istituire il "Tempo Minimo" ?

Cosa intende per tempo minimo?

Mi riferisco ad un limite di tempo da imporre gara per gara a seconda delle condizioni atmosferiche, della distanza, del percorso, per stabilire cioè dei tempi "Minimi" di percorrenza; esempio una Milano Sanremo, si potrebbe correre al massimo ai 40 km/h, chi va oltre, non viene squalificato ma, semplicemente non considerato nell'ordine d'arrivo…

Penso sia una soluzione inapplicabile. Per i professionisti decisamente no! Penso nemmeno per gli agonisti in generale. Se penso alle categorie amatoriali, quelle degli… anta…e oltre, allora si perché trovo assurdo che, ad una certa età, si debba gareggiare a certe medie quando invece il ciclismo andrebbe interpretato in modo assolutamente piacevole proprio per il gusto di andare in bici senza cercare emozioni che, per loro, non sono affatto compatibili con la salute della persona.

Ciclonet.it

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Ciclocross: Nys fa tyripletta nel Superprestige

Siamo solo al 18 novembre e cominciano a scarseggiare gli aggettivi per Sven Nys, il campione belga che sta letteralmente dominando la stagione del ciclocross. Il portacolori della Rabobank, infatti, ha vinto oggi anche la terza prova del Superprestige, disputatasi ad Asper-Gevere. Alle sue spalle si sono piazzati nell'ordine il francese Francis Mourey (Française des Jeux) e l'altro belga Bart Wellens (Fidea Cycling Team). Decimo posto per l'italiano Enrico Franzoi della Lampre Fondital.

Ordine d'arrivo

1. Sven Nys (Bel) Rabobank CT

2. Francis Mourey (Fra) Française des Jeux

3. Bart Wellens (Bel) Fidea Cycling Team

4. Klaas Vantornout (Bel) Fidea Cycling Team

5. Kevin Pauwels (Bel) Fidea Cycling Team

6. Erwin Vervecken (Bel) Fidea Cycling Team

7. Niels Albert (Bel) Palmans-Cras

8. Zdenek Stybar (Tsj) Fidea Cycling Team

9. Richard Groenendaal (Ned) AA Cycling Team

10. Enrico Franzoi (Ita) Lampre-Fondital

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Un Giro a domicilio per Riccardo Riccò

Un Giro a domicilio. Avrà anche questo Riccardo Riccò, talento modenese che alla prima esibizione sulle strade rosa ha lasciato subito il segno, vincendo il tappone delle Tre Cime di Lavaredo e chiudendo sesto in classifica. Nel 2008, la corsa italiana più popolare transiterà infatti sulle strade che lo scalatore di Formigine conosce meglio: quelle delle Marche e della Romagna, dove vive, e quelle del Modenese, dove è nato. Saranno tutte utili: a coccolare i sogni di gloria di Riccò.

Un Giro nelle Marche e in Emilia Romagna: l’edizione numero 91 della corsa rosa, che partirà il 10 maggio da Palermo per concludersi l’1 giugno a Milano, toccherà le due regioni adriatiche nella seconda settimana. In arrivo dall’Abruzzo, con un trasferimento di trecento chilometri, il Giro si riposerà il 19 maggio e martedì 20 servirà la crono Pesaro-Urbino, tappa che al valore tecnico abbinerà anche il gusto per l’arte: si andrà infatti dalla città di Rossini a quella di Raffaello, e non è un caso che a collaborare con l’organizzazione locale ci siano Alighiero Omicioli e il suo staff di Saltara, il piccolo centro della valle del Metauro che potrebbe ospitare di nuovo il Giro nel 2009.

Il 21 maggio la corsa ripartirà da Urbania, città famosa per la maiolica, per arrivare a Cesena su un percorso che ricalca quello della tappa del 2004. Il giorno successivo si andrà da Forlì, quasi un omaggio ai cinquant’anni del mondiale di Ercole Baldini, fino a Carpi, il 23 maggio il Giro ripartirà dall’Accademia di Modena per puntare su Cittadella, in Veneto. Sette sedi di tappa in quattro giorni, insomma.

Quanto a Riccò, le tappe sulle sue strade serviranno per il morale: per la classifica lo attendono ben altri impegni. Come quella che il 24 maggio da Verona salirà all’Alpe di Pampeago, o come la seconda crono, che nei progetti dell’organizzatore Zomegnan è in realtà una scalata: l’idea è di portare finalmente il Giro a Plan de Corones, dove nel 2006 non riuscì a salire per una bufera di neve. Se ne saprà di più l’1 dicembre, giorno in cui la corsa verrà presentata ufficialmente a Milano.

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Sarà Andrea Berton la voce di MyByke 2008

Ha suscitato grande interesse lo stand “Mybike-Montecatini” al 65° Salone del Ciclo di Milano. Tanti visitatori e sopratutto tanti vip, interessati ad entrare a far parte del progetto. Come ormai consuetudine, l'Eicma ha confermato la sua partnership con l'evento. Sono al momento in corso importanti trattative con la Federciclo e la Scuola giovanile di Davide Cassani, si è dichiarata interessata ad essere presente nel week-end “Mybike”. Ufficializzato il nome della voce dell'edizione 2008: toccherà al telecronista di Eurosport Andrea Berton il compito condurre i talk show oltre a quello di commentare la gara in notturna per professionisti, con la consueta competenza e professionalità che tutti gli riconoscono. La terza edizione del Criterium delle Terme di Montecatini, in programma sabato sera 14giugno, si preannuncia così ancora più coinvolgente e ricca di campioni.

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Bode Miller insiste: «Liberalizziamo il doping»

Aveva già fatto scalpore, aveva già fatto discutere e forse è giusto discuterne ancora, perché quello che sembra semplicemente una provocazione forse non lo è.

A due anni dalle parole che fecero scandalo nel mondo dello sci e non solo, Bode Miller si dichiara nuovamente favorevole alla liberalizzazione del doping. «Penso che sia una cosa giusta, perché vuol dire dare le stesse possibilità a tutti e questo non ha niente a che vedere con ciò che è bene e ciò che è male», ha detto il quattro volte campione del mondo di sci alpino alla stampa tedesca, «Se tutto viene autorizzato è giusto, se tutto viene proibito - ha aggiunto - è giusto ugualmente». Ma quest'ultima condizione, secondo Miller, non si realizza praticamente mai nello sport professionistico. «Il problema è che i controlli antidoping non hanno niente a che fare con l'equità, - ha spiegato - coloro che vogliono doparsi arrivano ai test senza alcun problema e i controlli non servono a niente se non a perdere denaro e tempo». (fonte Afp)

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