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Ciclocross: Frattini ancora a segno negli States

Weekend d’oro, quello appena trascorso, per Davide Frattini: dopo la vittoria ottenuta sabato, infatti, il varesino che difende i colori della Colavita ha vinto anche il cross HPCX UCI2 a Jamesburg nel NewJersey, gara del calendario internazionale UCI, valida anche come quarta prova del Verge MAC series. Grazie al doppio successo, Frattini è anche balzato al comando di questa speciale challange statunitense,

Ordine d’arrivo

1 Davide Frattini (Ita) Colavita/Sutter Home

2 Jon Hamblon (USA) Richard Sachs/RGM Watches

3 Matt Kraus (USA) Colavita/Sutter Home

Tuttobiciweb.it

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Androni Giocattoli secondo sponsor della Diquigiovanni

Mario Androni, contitolare della Androni Giocattoli, e Gianni Savio, Team Manager della Serramenti Diquigiovanni, hanno definito l’accordo di sponsorizzazione per la nuova squadra che avrà come capitano il due volte vincitore del Giro d’Italia Gilberto Simoni.

Nel 2008 la Androni Giocattoli prenderà il posto della Selle Italia che rimarrà come sponsor tecnico, presente sulle divise ufficiali di gara.

Quest’anno, la formazione è stata la plurivittoriosa tra le Professional Continental, con 32 successi tra i quali spiccano Giro dell’Appennino Coppa Agostoni, Giro del Veneto, Trofeo Melinda, Coppa Placci e le classifiche finali della Coppa Italia e del UCI Europa Tour, vinte da Alessandro Bertolini.

Dai tecnici Gianni Savio e Marco Bellini sono stati scelti sedici corridori che compongono l’attuale organico: Gilberto Simoni, Alessandro Bertolini, Santo Anzà, Denis Bertolini, Emiliano Donadello, Gabriele Missaglia, Leonardo Moser, i neoprofessionisti Manuel Belletti e Francesco Ginanni, il colombiano Josè Serpa, lo svedese Niklass Axelsson, il moldavo Ruslan Ivanov e i venezuelani Carlos Ochoa, Richard Ochoa, Jesus Perez e Jakson Rodriguez.

La squadra utilizzerà biciclette Guerciotti e abbigliamento Santini.

Tuttobiciweb.it

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McQuaid: l'Astana ci convinca e avrà una nuova occasione

La decisione definitiva è prevista per il 20 novembre, ma il presidente dell'Uci Pat McQuaid ha già delineato quale sarà la linea della Federazione Internazionale sul caso Astana parlando ai microfoni di Tv2Sporten: «Se sapranno convincerci che la loro linea di lotta al doping sarà cambiata rispetto al passato, meriteranno di avere una seconda chance».

Tuttobiciweb.it

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VARIE - Mamma Tonina a Domenica In: «Troppi dubbi sulla morte di Marco»

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Roma - domenica 11 novembre 2007 - «Sono convinta che Marco sia stato fatto fuori, nessuno mi ha ascoltato. Io ho molti dubbi, non dormo più, voglio capire come è morto mio figlio».

Lo ha detto Tonina Pantani, ospite di Domenica In. La madre di Marco, morto in un residence di Rimini la notte del 14 febbraio del 2004, è tornata a chiedere la riapertura dell'inchiesta sulla vicenda.

«Dicono che è morto di cocaina, ma tracce di cocaina nella stanza non c'erano - ha spiegato -. Io sono convinta che la cocaina gliel'hanno fatta mangiare a Marco. Quello che non capisco è perché non hanno preso impronte digitali, e dopo quasi 4 anni vengo anche a sapere che il cuore di mio figlio è stato portato via dopo l'autopsia. Questo è allucinante».

«Ci sono tanti perché sui quali fare chiarezza, qualcuno mi deve aiutare - ha sottolineato Tonina Pantani -, e serve più serietà nelle indagini. Otto procure sono andate addosso a mio figlio, dopo Madonna di Campiglio (dove nel corso del Giro d'Italia del '99 Pantani venne squalificato dopo un controllo antidoping, ndr) è stato fatto passare per un criminale».

La madre del Pirata ha sollevato anche altri dubbi: «Mi sono messa a fare la detective io, nella stanza hanno trovato scatole di cibo cinese, ma mio figlio il cibo cinese l'odiava. Il residence è stato abbattuto dopo le indagini, e al processo nessuno si ricorda di quel giorno. È impossibile».

La donna ha sottolineato anche «l'impossibilità di reperire Cristina, la fidanzata di allora di Marco». «Ho trovato il suo indirizzo, le ho scritto delle mail, ma non ho avuto mai risposta. Non ho nulla contro di lei, ma secondo me sa qualcosa, mi potrebbe aiutare. Nessuno ha cercato Cristina».

Ciclonews.it

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DOPING - Pevenage al mensile Focus: «Ullrich si dopava»

Pevenage_Rudy.jpg

L'ex ds della Telekom Rudy Pevenage

Monaco (Germania) - domenica 11 novembre 2007 - L'ex direttore sportivo della Telekom, Rudy Pevenage ammise che Jan Ullrich fece uso di doping nel 1996, e precisamente di Epo. A sostenerlo è il settimanale tedesco Focus nell'edizione in uscita domani.

Pevenage, consulente di Ullrich, secondo la rivista avrebbe riconosciuto il doping del ciclista tedesco in una conversazione telefonica registrata dall'ex massaggiatore di Ullrich, Jef D'Hont e che è stata fatta ascoltare ai giornalisti di 'Focus'. Pevenage spiega apparentemente nella conversazione che Ullrich aveva fatto uso di doping e che si trattava di una pratica generalizzata. Il vincitore del Tour de France del 1997 e Pevenage sono indagati dalla giustizia tedesca per truffa in relazione alle rete di doping intorno al medico spagnolo Eufemiano Fuentes.

Ciclonews.it

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VARIE - Chiude Eicma, oltre 500 mila visite, ma quanta pazienza!

Rho (Mi) - domenica 11 novembre 2007 - Chiude con successo e qualche polemica Eicma, salone del ciclo e del motociclo. Pur se superato l'obiettivo delle 500 mila visite, c'è l'amarezza degli organizzatori per i disagi dei visitatori: lunghe code nelle strade e la Polizia stradale costretta venerdì e sabato a chiudere l'accesso in macchina alla Fiera e autorizzare a uscire gratis dai caselli, pur di fare in fretta.

La colpa, sottolineano i vertici dell'Eicma, non è del Salone, né di Fiera Milano, che comunque intendono contribuire a trovare soluzioni. Il dovere di intervenire, secondo i responsabili di Eicma, spetta alle istituzioni. «Abbiamo la sensazione - dice Costantino Ruggiero, direttore di Eicma - che Milano non si renda conto di quel che rappresenta il nostro salone per la città. Gli albergatori, tranne qualche eccezione, sono sordi alle nostre richieste di essere generosi sei giorni all'anno con tanta gente che arriva da lontano e che, anche nel loro interesse, dovrebbe essere fidelizzata».

Ruggiero critica anche l'Atm. «Fino a due anni fa - dice - avevamo un accordo: chi acquistava l'ingresso al Salone nei botteghini della metro poteva viaggiare gratis e noi pagavamo una quota dei biglietti all'Azienda trasporti. Una misura che incentivava l'uso dei mezzi pubblici. Con il passaggio a Rho ci siamo trovati un prezzo del biglietto raddoppiato, per noi insostenibile, e l'Atm non ha accettato una negoziazione che ritenevo ragionevole».

È comunque viva la soddisfazione per i numeri della rassegna - 45 mila operatori professionali, 2000 giornalisti e tante visite prestigiose - e per l'esperienza del Velodromo allestito in fiera, che sarà riproposto anche nel 2008.

Ciclonews.it

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BIKES4SHOW: PAOLO BETTINI E MARCO VILLA VINCONO LA PRIMA EDIZIONE

Milano (MI)

11 nov 2007

Al termine, Paolo Bettini e Marco Villa sono i vincitori della prima edizione del Bikes4show.

Nell'ultima serata, hanno superato per soli 5 punti (301-296) la coppia Angelo Ciccole e Fabio Masotti; nettamente più staccati (260) Filippo Pozzato e Alessandro Ballan.

CORSA A PUNTI - 60 giri, 6 sprint

Risultato finale

cl. n. Cognome, Nome Sponsor 1 2 3 4 5 6 giri tot

1° 2 POZZATO Filippo BALLAN Alessandro DAIHATSU 1 5 5 5 5 21

2° 6 NAPOLITANO Danilo VIVIANI Elia MILANO SPORT 5 3 1 9

3° 1 BETTINI Paolo VILLA Marco EXPO 2015 3 2 3 8

4° 10 CICCONE Angelo MASOTTI Fabio EMO 5 1 6

5° 4 BERTOLINI Alessandro GASPAROTTO Enrico GUERCIOTTI 3 1 2 6

6° 11 MARCOTTO Martino DE MARCHI Alessandro BANCA INTESA 2 2 4

7° 3 POPOVICH Yaroslav ZAGORODNIY Volodymyr BANCA INTESA 3 3

8° 9 QUARANTA Ivan BIOLO Gianpaolo EMO 3 3

9° 7 ONGARATO Alberto SABATINI Fabio COLNAGO 2 2

10° 8 CUCINOTTA Claudio MASNATA Claudio EXPO 2015 2 2

11° 12 DA ROS Gianni BUTTAZZONI Alex SAIM 1 1 2

12° 5 ERMETI Giairo MURRO Christian VIAR PIPING 0

13° 13 PELUCCHI Matteo DELLE STELLE Christian GIB 0

14° 15 CIMOLAI Davide BOCCHIOLA Giorgio MILANO SPORT 0

DERNY 10 minuti + 10 giri - numeri neri

Risultato finale

Dorsale Cognome, Nome Sponsor

4 rosso BERTOLINI Alessandro GUERCIOTTI

pilota CORRADIN Giusva

2 nero BALLAN Alessandro DAIHATSU

pilota DAGNONI Christian

10 nero MASOTTI Fabio EMO

pilota DAGNONI Cordiano

8 nero MASNATA Claudio EXPO 2015

pilota BACCIN Marco

12 nero BUTTAZZONI Alex SAIM

pilota REMONTI Lino

6 nero VIVIANI Elia MILANO SPORT

pilota TREZZI Fabrizio

ELIMINAZIONE (no derny)

Risultato finale

class. dorsale Cognome, Nome Sponsor

1° 9 rosso QUARANTA Ivan EMO

2° 7 rosso ONGARATO Alberto COLNAGO

3° 8 rosso CUCINOTTA Claudio EXPO 2015

4° 4 nero GASPAROTTO Enrico GUERCIOTTI

5° 12 rosso DA ROS Gianni SAIM

6° 3 rosso POPOVICH Yaroslav BANCA INTESA

7° 15 nero BOCCHIOLA Giorgio MILANO SPORT

8° 1 rosso BETTINI Paolo EXPO 2015

9° 5 rosso MURRO Cristian VIAR PIPING

10° 15 rosso CIMOLAI Davide MILANO SPORT

11° 11 rosso MARCOTTO Martino BANCA INTESA

12° 6 rosso NAPOLITANO Danilo MILANO SPORT

13° 2 rosso POZZATO Filippo DAIHATSU

14° 10 rosso CICCONE Angelo EMO

15° 13 nero DELLE STELLE Christian GIB

16° 13 rosso PELUCCHI Matteo GIB

DERNY 10 minuti + 10 giri - numeri neri dispari

LISTA PARTENTI 2^ BATTERIA

dorsale Cognome, Nome Sponsor

1° 1 nero VILLA Marco EXPO 2015

pilota DAGNONI Christian

2° 3 nero ZAGORODNIY Volodymyr BANCA INTESA

pilota BACCIN Marco

3° 5 nero ERMETI Giairo VIAR PIPING

pilota DAGNONI Cordiano

4° 7 nero SABATINI Fabio COLNAGO

pilota CORRADIN Giusva

5° 9 nero BIOLO Gianpaolo EMO

pilota REMONTI Lino

6° 11 nero DE MARCHI Alessandro BANCA INTESA

pilota CITTON Cristiano

GIRO A CRONOMETRO

Risultato finale

class. dors. Team Sponsor tempo media

1° 10 CICCONE Angelo MASOTTI Fabio EMO 10,628 67,746

2° 11 MARCOTTO Martino DE MARCHI Alessandro BANCA INTESA 10,715 67,196

3° 9 QUARANTA Ivan BIOLO Gianpaolo EMO 10,814 66,580

4° 13 PELUCCHI Matteo DELLE STELLE Christian GIB 10,830 66,482

5° 12 DA ROS Gianni BUTTAZZONI Alex SAIM 11,013 65,377

6° 15 CIMOLAI Davide BOCCHIOLA Giorgio MILANO SPORT 11,062 65,088

7° 8 CUCINOTTA Claudio MASNATA Claudio EXPO 2015 11,095 64,894

8° 6 NAPOLITANO Danilo VIVIANI Elia MILANO SPORT 11,105 64,836

9° 5 ERMETI Giairo MURRO Christian VIAR PIPING 11,340 63,492

10° 2 POZZATO Filippo BALLAN Alessandro DAIHATSU 11,752 61,266

11° 4 BERTOLINI Alessandro GASPAROTTO Enrico GUERCIOTTI 11,780 61,121

12° 1 BETTINI Paolo VILLA Marco EXPO 2015 11,795 61,043

13° 3 POPOVICH Yaroslav ZAGORODNIY Volodymyr BANCA INTESA 11,873 60,642

14° 7 ONGARATO Alberto SABATINI Fabio COLNAGO 12,090 59,553

Ciclonet.it

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rasmussen "ho mentito ma per motivi familiari", il commento

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Adesso la novità è che si può gettare alle ortiche addirittura un Tour de France pressoché vinto per non meglio precisati "motivi famigliari". La via delle giustificazioni e/o delle spiegazioni più o meno plausibili è davvero infinita.

Michael Rasmussen...Lo dimostra il danese Rasmussen che ammette finalmente: "Ho mentito per motivi familiari all'Uci, ho mentito alla stampa e all'opinione pubblica. Mi dispiace". Michael Rasmussen fa mea culpa. Il corridore danese, protagonista di una controversa vicenda di doping nell'ultimo Tour de France, ha ammesso di aver fornito false informazioni all'Unione ciclistica internazionale (Uci). A giugno, il danese si è reso irreperibile agli ispettori antidoping. "Non ero in Messico. Ero in Italia, in Francia e in Spagna. Ho mentito e mi dispiace", ha detto il 33enne in una conferenza stampa tenuta oggi a Copenhagen. Ma non ha voluto specificare meglio i motivi della sua menzogna.

"Ho mentito, ma non per evitare i controlli. L'ho fatto per motivi familiari di cui non voglio parlare", ha aggiunto prima di accusare la sua ex squadra: "La Rabobank sapeva tutto". Le 'fughe' sono costate a Rasmussen l'esclusione dal Tour de France, proprio mentre era al comando della classifica. Tour vinto poi dallo spagnolo Alberto Contador. Il danese è stato anche licenziato dalla sua formazione.

"Non voglio commentare la vicenda, dico solo che quando faccio le telecronache non racconto balle e anche quel giorno ho raccontato qualcosa che avevo visto". Davide Cassani non vuole parlare di "rivincita". Ma alla fine i fatti gli hanno dato ragione. Oggi Michael Rasmussen, in una conferenza stampa, ha ammesso di aver mentito all'Unione ciclistica internazionale in merito ai luoghi in cui si allenava prima dell'ultimo Tour de France, corsa dalla quale il corridore danese è stato escluso dalla sua ex squadra, la Rabobank, quando era al comando della classifica generale.

"E' vero, non ero in Messico l'1 giugno - le parole del corridore danese - Ho dato una falsa informazione all'Uci. Ma la Rabobank ha sempre saputo dov'ero". Il caso Rasmussen era scoppiato lo scorso 20 luglio, dopo la decisione della Federazione ciclistica danese di escluderlo dalla nazionale per aver omesso la notifica delle località di allenamento alle autorità antidoping. Una versione dei fatti che il diretto interessato ha negato a lungo, sostenendo di aver avvisato l'Uci ma la lettera era arrivata dopo più di una settimana. Poi l'esclusione dal Tour decisa dalla Rabobank, che lo ha anche licenziato per aver mentito sui luoghi in cui si allenava. Il team chiamava in causa un episodio raccontato durante una telecronaca da Cassani, che sosteneva di averlo visto a giugno allenarsi in Italia.

"E' solo una storia raccontata da uno che sostiene di avermi riconosciuto, non c'è uno straccio di prova", aveva insistito Rasmussen. "Quando racconto episodi, racconto quello che da parte mia è vero - dice oggi Cassani - Da questo punto di vista ero tranquillo, anche se mi è dispiaciuto trovarmi in una situazione in cui non volevo entrare. Non sapevo dei test mancati, sapevo che si allenava con puntiglio e alle tre di un pomeriggio, sotto la pioggia sulle Dolomiti, l'ho visto allenarsi, tutto qua". Cassani tiene anche a precisare che il suo rapporto con Rasmussen è buono. "Ho avuto l'occasione di incontrarlo un mese dopo e abbiamo parlato in assoluta tranquillità", ha aggiunto l'ex corridore.

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Ciclismoweb.net

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Di Luca, ecco la motivazione della sentenza

Ecco le motivazioni della sentenza della squalifica di tre mesi inflitta a Danilo Di Luca.

GIUDICE DI ULTIMA ISTANZA IN MATERIA DI DOPING

In funzione di Giudice di primo ed unico grado ex art. 13.1 lett.a) delle Norme sportive Antidoping N. 11/07 così composto: Dott. Francesco Plotino Presidente, Avv. Luca Fiormonte Vice Presidente, Dott. Luca Amato Componente, Avv. Silvia Chiappalupi Componente, Avv. Luigi Di Maio Componente, Avv. Prof. Luca Marafioti Componente, Dott. Antonio Marra Componente, Prof. Marcello Chiarotti Componente tecnico non votante, Prof. Ercole Brunetti Componente tecnico non votante.

Nel procedimento disciplinare instaurato nei confronti dell’atleta ciclista professionista Danilo Di Luca, ha pronunciato la seguente Decisione:

Con provvedimento del 21 settembre 2007, la Procura Antidoping del Coni deferiva dinanzi a questo Giudice, l’atleta di livello internazionale Danilo Di Luca, chiedendo la sanzione della squalifica di quattro mesi da ogni competizione, contestando allo stesso la violazione della normativa regolamentare antidoping nella parte in cui vieta agli atleti ed al personale di supporto di avvalesi della consulenza o della prestazione di soggetti inibiti dall’ordinamento sportivo. Nella fattispecie viene contestata la frequentazione con il medico Dott. Carlo Santuccione.

In data 9.10.2007 veniva depositata memoria difensiva nell’interesse dell’atleta, nella quale si eccepiva in via preliminare la indeterminatezza del provvedimento di deferimento e la incompetenza del Giudice di Ultima Istanza a trattare la posizione del Di Luca atteso che la competenza del GUI andrebbe circoscritta agli addebiti di cui agli artt.10.1 sino al 10.10 del Regolamento Antidoping; e nel merito si nega ogni e qualsiasi responsabilità del Di Luca in riferimento agli addebiti contestati nel provvedimento di deferimento. A supporto delle proprie ragioni, la difesa dell’atleta depositava copiosa documentazione, ed in particolare la memoria difensiva del Di Luca dinanzi alla Procura della Repubblica presso al Tribunale di Pescara, nonché il decreto di archiviazione del GIP di Pescara, con cui il suddetto organo di giustizia disponeva l’archiviazione del procedimento penale iscritto a carico del Di Luca per il reato di cui agli artt.81 c.p. e 9 della L.376/2000.

Con atto dell’11 ottobre 2007, replicava la Procura Antidoping sostenendo che gli addebiti contestati all’atleta sono frutto delle risultanze di accertamenti svolti nell’ambito dell’Operazione denominata “Oil for drug” svolta dal Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze. Sulla base di tale materiale investigativo, la Procura ha ritenuto esistenti elementi sufficienti a far presumere una violazione della normativa antidoping, pertanto, attraverso il deferimento e la contestazione degli addebiti è stato istaurato il contraddittorio: spetterà al Giudice apprezzare i fatti alla luce delle norme applicabili, in ossequio al principio generale “Iura novit curia”. Sotto il profilo della incompetenza del Giudice adito, la Procura richiama il punto 3 del libro Primo dell’adozione del codice WADA come modificato da ultimo con deliberazione n.292 del 21.08.2007, che attribuisce al GUI, la competenza a giudicare in primo grado, fatti relativi a violazione della normativa antidoping che coinvolgano atleti internazionali, quali il ciclista professionista Danilo Di Luca. Nel merito la Procura contesta le produzioni documentali della difesa ed in particolare il provvedimento di archiviazione del Tribunale di Pescara per un duplice ordine di ragioni;

- da un lato per la autonomia che intercorre tra procedimento penale e procedimento disciplinare;

- dall’altro, perché il provvedimento di archiviazione è stato disposto sulla base del fatto che dagli elementi ivi raccolti, non era possibile ipotizzare l’assunzione di farmaci vietati in occasione degli episodi oggetto di attenzione. Tuttavia tale presunta assunzione non è oggetto del deferimento attuale essendo altra e diversa la contestazione.

Infine la procura insiste sul fatto che al Di Luca venga contestata la frequentazione con il Dott. Santuccione, soggetto inibito dall’ordinamento sportivo all’epoca dei fatti, frequentazione vietata dal sistema normativo antidoping vigente nel 2004 e da quello attualmente in vigore. I pari data giungeva ulteriore memoria di replica della difesa del Di Luca nella quale si insiste nella richiesta di assoluzione del Di Luca da ogni addebito disciplinare contestatogli.

All’udienza del 16.10.2007 si presentavano l’UPA, nella persona del Procuratore Capo Dr. Ettore Torri unitamente all’Avv. Fabio Filocamo e l’atleta deferito, assistito dall’Avv. Federico Cecconi. Richiesto all’Atleta se avesse qualche dichiarazione da rendere, questi rispondeva di non avere “nulla da aggiungere rispetto a quanto dichiarato in sede di interrogatorio”. Avutane la parola, l’UPA eccepiva la irritualità della memoria di replica presentata dalla difesa del Di Luca in data 11.10.2007 mentre nel merito ribadiva il contenuto del provvedimento di deferimento e della successiva memoria, quindi veniva ammessa al deposito di produzioni documentali, nella fattispecie: la decisione n.27 del 11.10.2007 della C.D.F.N della F.C.I. pronunciata nei confronti il Sig. Giuseppe Muraglia e quella n.8 del 15.01.2002 sempre della C.D.F.N. della F.C.I. pronunciata nei confronti del Dott. Michele Ferrari. Prendeva la parola la difesa dell’atleta che insisteva sulle eccezioni preliminari di nullità del provvedimento di deferimento e di incompetenza del giudice adito, mentre nel merito, previa contestazione circa la pertinenza al caso de quo delle produzioni documentali depositate in udienza dall’UPA, ribadiva quanto espresso nei propri scritti circa la non punibilità del proprio assistito, atteso che alcuna violazione della normativa antidoping sarebbe stata perpetrata dal Di Luca. Il Dott. Santuccione, secondo la ricostruzione della difesa, all’epoca dei fatti contestati, non era soggetto inibito, pertanto la frequentazione del medico da parte del Di Luca, non poteva in nessun caso qualificarsi quale condotta perpetrante illecito disciplinare. Tra l’altro il Santuccione nel 2003 risultava tesserato per la FMSI: Udite le parti, il Collegio si ritirava in Camera di Consiglio per la decisione. Al termine della Camera di Consiglio, veniva data lettura del dispositivo della decisione ai presenti.

Motivi della decisione

Preliminarmente il Collegio respinge le eccezioni di rito sollevate dalla difesa dell’atleta, circa la indeterminatezza del provvedimento di deferimento e relativa nullità, nonché circa l’incompetenza dell’organo adito. Lamenta la difesa dell’atleta la violazione del diritto ad un equo dibattimento, atteso che l’UPA, nel provvedimento di deferimento non avrebbe contestato in modo specifico al Di Luca, alcuna norma dell’attuale Codice Antidoping, facendo un semplice, quanto generico, richiamo a norme di carattere generale. L’argomento non è fondato. In ogni sistema di diritto, compreso quello in cui si muove la giustizia sportiva, petitum e causa pretendi sono le due angolazioni del diritto sostanziale affermato, che è l’oggetto del processo. L’una mette a fuoco ciò che si domanda e l’altra il diritto sul cui fondamento si domanda; due angolazioni che si presuppongono a vicenda e si esprimono, in sintesi, nel diritto sostanziale affermato. Il diritto affermato, nel quale convergono il petitum e la causa pretendi, viene in rilievo come entità concreta, non come categoria astratta; come volontà concreta e non come volontà astratta di legge. Ed a quest’ultimo riguardo, ciò che individua il diritto come volontà concreta di legge non è la norma giuridica o volontà astratta di legge (la quale può costituire il presupposto o la base di quel diritto come di un’infinita serie di analoghi diritti) ma i fatti costitutivi del diritto. Appare evidente come la causa pretendi si risolva nel riferimento concreto a quel fatto o a quei fatti che sono affermati e allegati come costitutivi, e perciò anche individuatori, del diritto che si fa valere. Il mutamento della semplice qualificazione giuridica di quel fatto, o nomen iuris, può avvenire ad iniziativa del giudice, senza che ciò muti l’oggetto del precesso- il quale è determinato con l’individuazione dei fatti costitutivi- . Per quanto concerne poi, il contenuto del giudizio, estrinsecandosi quest’ultimo in due momenti, quali il giudizio di fatto e quello di diritto, è evidente come la domanda attorea vincoli il giudice con riguardo ad uno solo di questi momenti. La volontà astratta della legge, appunto per la sua astrattezza e generalità, non può costituire, per sè stessa, oggetto di esclusiva; lo stesso non può dirsi dell’indicazione e/o allegazione dei fatti costitutivi, che, appunto perché assolvono a questa funzione costitutiva o concretante della volontà di legge, vanno indicati o allegati nella loro individualità. Per quanto concerne il diritto, dovendosi negare ogni esclusiva dell’attore rispetto alle norme, si deve concludere che il giudice è libero di applicare le norme di diritto che meglio ritiene adattabili al caso concreto. Più esplicitamente il principio richiamato viene spesso enunciato col brocardo jura novit curia, ove il “conoscere” del giudice va inteso non nel senso letterale del conoscere, ma nel senso di “poter tenerne conto”, o poter applicare, anche al di fuori dell’iniziativa di parte; sicchè, insomma, il giudice è libero di scegliere la norma da applicare, indipendentemente dal fatto che sia stata o non sia stata invocata dalla parte interessata. Nel caso di specie, tra l’altro, nessuna violazione del contraddittorio è stata perpetrata, laddove il procedimento disciplinare è stato incardinato nel rispetto della normativa vigente- previo interrogatorio- attraverso deferimento, cui è seguito scambio di memorie, in cui le parti hanno potuto rappresentare le argomentazioni a sostegno delle reciproche pretese dinanzi a questo Collegio. L’atto di deferimento contiene la precisa indicazione del fatto contestato e comunque mai se ne potrebbe eccepire la nullità non prevista da alcuna norma.

Parimenti infondata deve ritenersi la eccezione di incompetenza dell’organo adito. In proposito la difesa dell’atleta sostiene che la competenza del GUI vada circoscritta agli addebiti di cui agli artt.10.1-10.10 del Regolamento Antidoping; pertanto sarebbe da escludersi nel caso di specie poichè nessuna di queste norme regolamentari è stata contestata a Danilo di Luca, per il quale rileverebbe una disposizione di carattere generale, quale è il riferimento all’art.31 dello Statuto del CONI, nonché un principio di portata altrettanto generale quale quello di lealtà e correttezza, principio che informa l’ordinamento sportivo nel suo complesso, ma la cui violazione, non è idonea a costituire una infrazione della normativa antidoping tout court. Alla luce di tale argomentazione, la difesa dell’atleta ravviserebbe negli organi di giustizia della FCI la competenza a decidere il caso de quo. Questo Collegio ritiene di respingere tale eccezione, confermando la propria competenza per due ordini di ragioni. Con delibera della Giunta Nazionale del CONI, n. 292del 21 agosto 2007 sono entrate in vigore le nuove Norme Sportive Antidoping, il cui Art.13 espressamente qualifica il GUI organo di primo ed unico grado per i soggetti non tesserati alle FSN e DSA e per gli atleti di livello internazionale o nei casi di doping relativi a competizioni inquadrate in un evento sportivo internazionale. Al momento della entrata in vigore della nuova normativa erano pendenti diversi procedimenti disciplinari per fatti di doping, pertanto, con una norma di carattere transitorio si è espressamente stabilito che il vecchio regime continuasse ad operare per i procedimenti pendenti, mentre il nuovo avrebbe trovato applicazione per i procedimenti instaurati con provvedimenti di deferimento successivi al 27.08.2007. E’ evidente, infatti, che quando la nuova disciplina processuale riguarda l’intera struttura del giudizio, essa non possa trovare applicazione per i giudizi pendenti. Lo stesso TAS di Losanna, nel parere rilasciato al CONI in data 26.05.2005 confermava l’accesso e quindi l’operatività nell’ordinamento sportivo di principi di portata generale, quale, l’applicazione della legge sostanziale del tempo in cui è stato commesso il fatto (salvo che la legge successiva sia più mite). Per le leggi processuali vale il principio del “tempus regit actum”. Il provvedimento di deferimento dell’UPA dinanzi a questo Collegio è datato 21 settembre 2007, ed il Di Luca è atleta di livello internazionale; pertanto non vi sono dubbi sulla competenza del GUI nel presente procedimento, tanto più che ratione materiae, il GUI si pronuncia su deferimenti dell’organo inquirente – UPA- per l’accertamento della responsabilità di tesserati che abbiano posto in essere qualunque comportamento vietato dalle Norme Sportive Antidoping, considerate nella loro completezza, come corpus normativo, che in alcun caso può essere circoscritto ai soli addebiti di cui agli artt. 10.1-10.10.

Questo Collegio respinge altresì la eccezione preliminare formulata dalla Procura circa la inammissibilità della memoria di replica depositata dal Di Luca in data 11.10.2007, essendo la stessa nei termini di cui all’art . 2 punto 1, comma c)delle Istruzioni Operative GUI.

Nel merito al Di Luca viene contestata le frequentazione con il Dott. Santuccione, soggetto inibito dall’ordinamento sportivo con provvedimento del 13 maggio 1995; tale frequentazione, costituirebbe comportamento contrario alla normativa antidoping che vieta all’atleta tesserato presso la Federazione Ciclistica Italiana di avvalersi della consulenza o della prestazione di soggetti non tesserati alla Federazione Ciclistica Italiana inibiti dall’ordinamento sportivo. In occasione dell’interrogatorio tenutosi in data 17.07.2007, il Di Luca ammetteva di aver avuto rapporti con il Dott. Santuccione sin da bambino, di essersi rivolto a lui negli anni per problemi medico-sanitari di vario tipo, e di essere al corrente del fatto che il medico avesse subito un procedimento disciplinare per fatti di doping a seguito del quale era stato sospeso dall’attività federale per cinque anni.

Il quadro normativo vigente all’epoca dei fatti contestati, nonché quello attuale, in materia di attività antidoping, propone una serie di disposizioni sulle quali è opportuno soffermarsi onde ricostruire la responsabilità disciplinare dell’atleta Danilo Di Luca. Dispone in proposito l’art. 16.4 del Regolamento dell’attività antidoping della F.C.I., in vigore nel 2004, che “è fatto obbligo all’atleta ed al personale di supporto di non avvalersi della consulenza o della prestazione di soggetti non tesserati alla Federazione Ciclistica Italiana inibiti dall’ordinamento sportivo, pena l’applicazione delle sanzioni di cui all’art.18.13”. Il successivo art. 18.13, a sua volta, prevede che “all’atleta e/o al personale di supporto dell’atleta che si avvalgano della consulenza o della prestazione di soggetti non tesserati inibiti dall’ordinamento sportivo a seguito della applicazione di quanto previsto dall’art.16.8 , è comminata la sospensione dell’attività rispettivamente svolta fino ad un massimo di sei mesi.” Le norme richiamate rispecchiano letteralmente gli art. 16.4 e 18.13 del Regolamento Antidoping adottato dal CONI nel 2004. Inoltre, l’art. 3.6 delle Istruzioni Operative U.P.A. recita “E’ fatto divieto all’atleta e al personale di supporto dell’atleta di avvalersi della consulenza o della prestazione di soggetti inibiti dall’ordinamento sportivo, pena la sospensione dall’attività svolta fino a un massimo di sei mesi. In caso di reiterazione, la sanzione è aumentata proporzionalmente fino ad un massimo di diciotto mesi”. La ratio di tali disposizioni va individuata nel disvalore che l’ordinamento sportivo attribuisce alle condotte di quegli atleti che facciano ricorso alle prestazioni di soggetti nei confronti dei quali lo stesso ordinamento ha già avuto modo di valutare- attraverso il provvedimento sanzionatorio- l’antigiuridicità del comportamento, sotto il profilo disciplinare. Lo status giuridico del Dott. Santuccione all’epoca dei fatti è quello di soggetto inibito dall’ordinamento sportivo per fatti di doping con provvedimento sanzionatorio di cinque anni di sospensione dallo svolgimento di ogni attività in sede federale (che rappresenta il massimo della pena), dal ricoprire cariche e dal rappresentare la società. La difesa produce scheda di tesseramento del Santuccione presso la F.C.I, datata 05.09.1997. Alla luce del provvedimento sanzionatorio che ha colpito il Dott. Santuccione in data 13.05.1995, l’atto di tesseramento del 1997 è nullo ed improduttivo di effetti nell’ordinamento sportivo, perché trattasi di atto richiesto da soggetto che non possedeva, a quell’epoca, i requisiti soggettivi per poter divenire soggetto di diritto sportivo. La necessità di identificare i soggetti che a vario titolo partecipano all’organizzazione dell’attività sportiva (siano essi gli atleti, i dirigenti, il personale di supporto), per verificare “il regolare e corretto svolgimento delle gare, delle competizioni e dei campionati”(art.2 Statuto CONI), nonché la necessità di regolamentare i rapporti giuridici tra di essi, hanno portato alla creazione di norme che disciplinano puntualmente l’accesso, la permanenza e l’uscita dalla organizzazione federale. E’ evidente che il provvedimento sanzionatorio che ha colpito il Dott. Santuccione, inibiva lo stesso dall’accedere a qualsiasi titolo all’interno della Federazione Ciclistica Italiana. Ad ogni buon conto il tesseramento è atto che ha validità annuale: ogni anno, infatti, va rinnovato in modo da consentire alla Federazione di appartenenza del singolo tesserato la verifica della permanenza o meno nell’associazione, sia ai fini del controllo della regolare posizione dal punto di vista amministrativo che riguardo al mantenimento dei requisiti oggettivi e soggettivi. Il dott. Santuccione, pertanto, fatta esclusione dell’anno 1997, per cui poteva vantare atto di tesseramento presso la FCI – peraltro nullo e/o inefficace- non risulta essere soggetto tesserato alla FCI all’epoca dei fatti. Il tesseramento presso la F.M.S.I, che la difesa produce in atti, non è rilevante ai fini dell’applicazione della norma incriminatrice.

La frequentazione del Di Luca – intesa ovviamente nell’accezione di frequentazione medica – del Di Luca con il Dott. Santuccione, soggetto già inibito dall’ordinamento sportivo con il massimo provvedimento sanzionatorio per fatti di doping ( e non per un generico illecito disciplinare e/o deontologico), soggetto non tesserato per la Federazione ciclistica Italiana costituisce violazione della normativa antidoping vigente all’epoca dei fatti contestati. Per sua stessa ammissione il Di Luca afferma di aver interrotto la frequentazione col Dott. Santuccione soltanto nel 2004, mentre durante tutti gli anni precedenti- nonostante egli fosse a conoscenza che quel medico era stato sospeso per fatti di doping- l’atleta ha continuato ad avvalersi della consulenza di un soggetto, la cui frequentazione veniva punita dalla normativa antidoping, cui il Di Luca era ed è soggetto, in quanto atleta, peraltro professionista, peraltro di livello internazionale. Nell’introduzione del Codice WADA – che rappresenta la fonte primaria della normativa antidoping, cui gli atleti sono soggetti e che questo Collegio è tenuto ad applicare- si legge come “i programmi antidoping abbiano lo scopo di preservare i valori intrinseci dello sport. Tali valori sono spesso indicati come “spirito sportivo”; rappresentano la vera e propria essenza dello spirito olimpico; sono una esortazione a competere con lealtà. Lo spirito sportivo rappresenta la celebrazione dello spirito umano e si fonda sui seguenti valori: Etica, fair play ed onestà, salute, eccellenza della prestazione, carattere ed educazione, divertimento e gioia , lavoro di gruppo, dedizione ed impegno, rispetto delle regole e delle leggi, rispetto per se stessi e per gli altri concorrenti, coraggio, unione e solidarietà. Il doping è dunque per sua natura contrario allo spirito sportivo.” L’art.31 dello Statuto del CONI fa propri tali principi laddove impone agli atleti, quali soggetti dell’ordinamento sportivo il dovere di esercitare con lealtà sportiva le loro attività, osservando i principi, le norme e le consuetudini sportive. La condotta del Di Luca ha integrato gli estremi della violazione della normativa antidoping vigente al momento dei fatti contestati e tutt’ora vigente. Egli è venuto meno al contenuto precettivo di cui all’art.4 comma 8 del Codice Etico del ciclismo che impone ai corridori di avvalersi esclusivamente delle prestazioni del medico di squadra o di professionisti di elevata serietà….omissis. Il codice WADA, oltre a costituire fonte normativa di primo grado in materia, stabilisce anche la cogenza delle Norme Sportive antidoping complessivamente considerate laddove - sempre nel preambolo - espressamente statuisce che “Le norme sportive antidoping italiane adottate dal CONI, analogamente ai regolamenti di gara, sono le norme in cui si svolge l’attività sportiva. Gli affiliati, i tesserati ed i licenziati…(omissis) con la sottoscrizione del tesseramento sono tenuti ad accettare queste norme per partecipare alle attività sportive.” Nell’articolare la propria decisione, il GUI ha preso in esame ogni aspetto della condotta dell’atleta giungendo a riconoscere la responsabilità del Sig. Danilo Di Luca, per aver egli posto in essere un comportamento contrario a quanto previsto e disciplinato dalla normativa antidoping vigente all’epoca dei fatti contestati, e dalle Norme sportive antidoping attualmente in vigore (art.3.6 Istruzioni Operative UPA). Non possono trovare accoglimento, onde scagionare l’atleta dagli addebiti attribuitigli, i provvedimenti di archiviazione del GIP di Pescara, datati rispettivamente 3 luglio 2007 e 27 settembre 2007, trattandosi di procedimenti aventi ad oggetto capi di imputazione che non rilevano nel presente procedimento disciplinare.

Il giudice penale non ha espresso il proprio sindacato sulla frequentazione del Di Luca con un soggetto –quale il Dott. Santuccione- colpito da provvedimento sanzionatorio di sospensione(rectius inibito), atteso che tale profilo non rileva ai fini della configurazione del reato ex art.9 della legge n. 376 /2000, o della frode sportiva. Mentre rileva sotto il profilo disciplinare, che è ciò per cui si è chiamati a decidere oggi. Illecito disciplinare ed illecito penale, infatti, pur presentando delle affinità, operano su piani distinti ed inconfondibili. Quanto detto trova fondamento nella diversa natura dei due procedimenti: mentre quello penale è manifestazione diretta della sovranità dello Stato e della sua pretesa punitiva sui consociati, al contrario, il procedimento disciplinare è espressione della autonomia riconosciuta dallo Stato all’ordinamento settoriale sportivo ed alla sua cognizione domestica (cfr., tra gli altri, in senso conforme, TAR Sicilia, Palermo, Sez. I, 15 gennaio 2003, n. 22). Tale concetto di autonomia, è contenuto, in nuce, nella introduzione delle norme sportive Antidoping laddove si prevede che “ le norme sportive antidoping non sono soggette ai requisiti e ai principi di diritto applicabili alle procedure penali o al diritto del lavoro. I procedimenti e i paramentri definiti dal Codice nascono dalle comuni esigenze delle parti che intendono garantire il fair play nello sport, dovrebbero essere osservati da tutti i tribunali e dagli organismi giudicanti”. Questo Collegio, inoltre, non risponderebbe ai propri compiti istituzionali, laddove, anche attraverso l’applicazione concreta di principi di portata generale, non cercasse di contribuire de iure condito, nonché de iure condendo, alla lotta al doping e alla diffusione dei valori etici e morali sottesi alla pratica di ogni attività sportiva. La frequentazione di un soggetto colpito da provvedimento sanzionatorio per fatti di doping, e quindi già inibito dall’ordinamento sportivo, è in re ipsa un comportamento contrario al principio di lealtà e correttezza; oltre a costituire il presupposto applicativo della sanzione prevista dalle norme richiamate, le quali attribuiscono all’organo giudicante una discrezionalità nell’applicazione della sanzione sino ad un massimo di sei mesi. P.Q.M.

Il G.U.I, letti gli atti, visti gli artt.31 dello Statuto del CONI, 16.4 del Regolamento dell’Attività Antidoping del C.O.N.I., 16 e 18.13 del Regolamento dell’Attività Antidoping della F.C.I. e 3.6. delle Istruzioni Operative dell’U.P.A, afferma la responsabilità dell’atleta Danilo Di Luca in ordine all’addebito di cui al punto 1 dell’atto di deferimento, quale regolarmente contestatogli e, per l’effetto, gli infligge la sanzione della squalifica di mesi 3(tre) decorrente dalla data odierna. Riserva il deposito della motivazione in 30 giorni. Dispone la comunicazione del presente provvedimento alle parti, alle Federazioni, Nazionale ed Internazionale interessate, alla W.A.D.A.

Roma, li 16 ottobre 2007

Firmato daIl Componente estensore Avv. Silvia Chiappalupi

e dal Presidente Dott. Francesco Plotino

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Lissavetsky: sul doping sono per la tolleranza zero

Nuova prova di equilibrismo, passateci il termine, del presidente del Consiglio Superiore dello Sport spagnolo, Jaime Lissavetzky: parlando a El Pais della ltta al doping nel suo paese, infatti, ha detto che «Contro il doping è stato creato un modello molto utile ma a volte inflessibile. A noi spetta il compito di trovare il giusto equilibrio tra flessibilità ed efficacia. È un tema sul quale discutere, anche al di là del caso Kashechkin. Noi siamo contro il doping nello sport e vogliamo proteggere la salute degli atleti ma dobbiamo allo stesso tempo rispettare i loro diritti fondamentali, che sono presenti nella legge antidoping in vigore in Spagna... È importante non fa credere a nessuno che esistano soluzioni magiche: personalmente io continuerò ad applicare la tolleranza zero nei confronti del doping».

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Con Quaranta e Davel anche Amore&Vita ha chiuso il 2007

E’ stato un vero e proprio spettacolo, nessuno si aspettava che quest’evento, nato grazie all’esperienza di Silvio Martinello, destasse così tanta attenzione da parte di pubblico e media, invece Bikes4Shows – che si è concluso ieri a Milano con la Fiera del Ciclo e Motociclo - è stata un vero successo da ogni punto di vista.

“Questo evento è destinato a diventare un appuntamento molto importante per tutti noi atleti” esclama lo sprinter di Amore & Vita – McDonald’s, Ivan Quaranta, subito dopo la cerimonia di premiazione conclusiva. Ed aggiunge: “Era davvero molto tempo che non si respirava un tale entusiasmo su pista, tutti noi atleti eravamo motivati e allo stesso tempo molto soddisfatti del supporto di un grande pubblico. In verità io ed il mio compagno Biolo eravamo partiti con l’intento di arrivare sul podio, tuttavia ritengo che un 5° posto finale tra campioni del calibro di Bettini, Pozzato, Ballan, Villa e via dicendo sia onestamente un buon risultato”.

Il portacolori di Amore & Vita – McDonald’s, oltre al quinto posto nella classifica finale riservata alle 15 coppie in gara, ha ottenuto il successo in quattro diverse prove: due sessioni riservate alla corsa a punti, dove in entrambe ha preceduto il velocista della Lampre Danilo Napolitano, e due relative alla gara ad eliminazione.

Con Bikes4Show si è chiusa la stagione agonistica del ‘Ghepardo’ Quaranta, così come quella del resto del team che ha concluso con il 7° posto del sud africano Shaun Davel nella classifica generale del Tour of Hainan in Cina.

“Anche da questa competizione si torna a casa abbastanza soddisfatti - spiega il manager Cristian Fanini -. Abbiamo più volte sfiorato il successo con Graziano Gasparre, purtroppo la sfortuna che quest’anno l’ha preso di mira, ha deciso di seguirlo anche dall’altra parte del mondo. Speriamo soltanto che adesso con la conclusione della stagione sia chiuso anche il conto con la sfortuna, così da ripartire alla grande per un 2008 all'insegna della rivincita".

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Dossier Rasmussen, ecco la reazione del corridore

Michael Rasmussen ha affidato la sua unica considerazione riguardo al dossier presentato dalla Rabobank, ad una breve intervista concessa all'agenzia di stampa Ritzau: «Voglio leggere il dossier senza fretta e discuterne con calma insieme al mio avvocato e al mio manager» ha detto il danese.

Domani, intanto, Ramussen sarà ascoltato in Svizzera dai rappresentanti dell'Uci proprio riguardo ai fatti accaduti prima e dopo il Tour de France. «È un incontro che hanno già rimandato più volte: io avrei voluto essere ascoltato molto prim a dall'UCI».

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Prodir e l'impegno a favore dei bambini del Mali

Nell'ambito del progetto «reCYCLING the World» promosso dalla Saunier Duval Prodir, l'azienda svizzera Prodir, socia dell'organizzazione umanitaria Pianeta Emergenza, ha lanciato la sua missione "Una Scuola per il Mondo" che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di scolarizzazione in Africa. L'azienda ha messo in vendita delle penne al prezzo simbolico di tre franchi svizzeri, costo che corrisponde anche alla realizzazione di un kit scolastico per un bambina del Mali durante tutto un anno. Questi kits scolastici saranno fabbricati in Mali e creeranno così delle nuove, importanti opportunità di lavoro. A margine di questa operazione, Prodir ha lanciato un grande concorso di disegno sul tema della tema. Una giuria, composta da diversi ciclisti della squadra, selezionerà il migliore disegno che sarà stampato poi su 800.000 penne Prodir. Mauro Gianetti e Rubens Bertogliati faranno poi visita alle scuole per promuovere il progetto, presentato nel dettaglio sul sito internet: www.prodir4mali.com

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Open Panamericani disabili, Viganò regala l'oro all'Italia

Non poteva iniziare megli di così l’avventura della nazionale italiana Paralimpica, guidata dai tecnici Mario Valentini e Sergio Introzzi, ai Giochi panamericani: l’Italia ha fatto subito centro conquistando la medaglia d'oro nel Km con partenza da fermo per merito di Paolo Vigano'.

Il bravo aleta ha battuto nientemeno che il campione del mondo della specialita'. Paolo ha impiegato 1'23"190 alla media di 43.274 Kmh, davanti al tedesco Michael Teuber mentre terzo si è piazzato l'austriaco Wolfgang Daberding.

L'altro italiano impegnato oggi e' stato Fabrizio Macchi che ha fatto registarare il tempo di 1'21" 965 settimo nella cat. LC3, un risultato che fa ben sperare nelle prove prossime contro il tempo su distanze piu' lunghe dove riesce ad esprimersi al meglio.

Stesso discorso per il tandem femminile Giovanna Troldi e Cinzia Coluzzi che nel Km con partenza da fermo ha avuto problemi tecnici nella fase di partenza.

Al campionato Open Panamericano di ciclismo sono presenti ben 22 rappresentative nazionali: i giochi si svolgono a Cali' in Columbia, le prove su pista nel nuovissimo velodromo, con fondo in legno pregiato che ha uno sviluppo di 250 mt. Domani tocchera' a gli LC1 PierPaolo Addesi e Fabio Triboli che si cimenteranno nell'inseguimento individuale sui 4.000 metri.

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CICLOCROSS: CONCLUSA LA TERZA PROVA DI COPPA DEL MONDO

Milano, 11 novembre 2007 - Due olandesi sul podio della gara femminile nella terza prova di Coppa del Mondo Ciclocross svolta sul circuito olandese di Pijnacker. Il gradino più alto alla statunitense Katherine Compton. Daphny Van den Brand e Reza Hermes-Ravestijn, rispettivamente seconda e terza a 54” e 1’03”, hanno dovuto chinare il capo davanti a Katherine Compton che ha dominato la corsa. La migliore delle italiane in gara è stata Daniela Bresciani, ventesima a 5’42”, mentre la giovane Veronica Alessia ha concluso al 28° posto con un ritardo di 7’06”.

Nella gara maschile è Lars Boom, il giovane talento olandese ad imporsi sul traguardo di Pijnacker. Secondo il belga Bart Wellens a 14” e terzo l’altro belga Klass Vantornout, a 32”, seguito dal ceco Petr Dlask (a 42”) e dal “cannibale” Sven Nys (a 45”). Buona la prestazione di Enrico Franzoi, nono, a 1’22” dal vincitore. Bene anche Marco Aurelio Fontana, 23° a 5’40”. Con un giro di ritardo Marco Bianco e Rafael Visinelli, a tre giri Alessandro Gambino.

UOMINI ELITE: 1 Laars Boom (Ol, Rabobank) in 1.06’54”; 2. Bart Wellens (Bel, Fidea Cycling Team) a 14”; 3. Klaas Vantornout (Bel, Fidea Cycling Team) a 32”; 4. Petr Dlask (Rep. Ceca, Fidea Cycling Team) a 42”; 5. Sven Nys (Bel, Rabobank) a 45”; 6. Erwin Vervecken (Bel, Fidea Cycling Team) a 50”; 7. Zdenek Stybar (Rep. Ceca, Fidea Cycling Team) a 55”; 8. Gerben De Knegt (Ol, Rabobank) a 1’; 9. Enrico Franzoi (Ita, Lampre-Fondital) a 1’22”; 10. Richard Groenendaal (Ol) a 1’43”; 23. Marco Aurelio Fontana (Ita) a 5’40”; 38 Marco Bianco (Ita) a un giro; 39. Visinelli Rafael (Ita) a un giro; 45. Alessandro Gambino (Ita) a 3 giri.

DONNE: 1. Katherine Compton (Usa) in 40’04”; 2. Daphny Van Den Brand (Ol) a 54”; 3. Reza Hormes-Ravenstijn (Ol) a 1’03”; 4. Birgit Hollmann (Ger, Team Getränke-Hoffmann) a 1’12”; 5. Pavla Havlikova (Rep. Ceca) a 1’35”; 6. Helen Wyman (Gbr, Global Racing Team) a 1’44”; 7. Christelle Ferrier-Bruneau (Fra) a 2’07”; 8. Cant Sanne (Bel) a 2’31”; 9. Gabriella Day (Gbr, Global Racing Team) a 2’38”; 10. Nadia Triquet-Claude (Fra) a 2’48”: 20. Daniela Bresciani (Ita) a 5’42”; 28. Veronica Alessio (Ita, S.C. Michela Fanini Record Rox) a 7’06”.

Italiaciclismo.it

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PROF - Simoni: «Ho ancora voglia di Giro d'Italia»: Ma c’è anche Pechino

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Gibì Simoni, 36 anni, ha ancora voglia di essere protagonista al Giro

Lunedì 12 novembre 2007 - «A 36 anni nutro ancora grosse ambizioni per puntare al mio terzo Giro d'Italia»: Gilberto Simoni, vincitore della corsa rosa nel 2001 e 2003, ha ribadito l'obiettivo principale per quella che potrebbe essere la sua ultima stagione di attività agonistica su strada.

«La lotta per la classifica sarà ancora molto aperta nel maggio prossimo - ha aggiunto il corridore trentino - Io a dispetto dell'età ho ancora molto coraggio e fantasia: quest'anno ho vinto la frazione più dura con arrivo sul monte Zoncolan, ho chiuso con un quarto posto finale e sono stato sempre al centro del pronostico».

Il 2008 segnerà l'approdo alla Diquigiovanni che ha ufficializzato l'ingresso del marchio Androni come secondo sponsor: «Mi è stata garantita la possibilità di continuare a gareggiare anche in mountain bike affiancandomi un gruppo di quattro atleti specialisti del fuoristrada: mi auguro di qualificarmi per le gare olimpiche di specialità a Pechino anche se dovrò partecipare a molte gare e trovare così un compromesso con la preparazione per il Giro».

Simoni, soddisfatto della presenza dell'azzurro di Stoccarda Alessandro Bertolini, trentino come lui, al suo fianco dalle prossime corse, ha concluso con una considerazione sulla sua formazione precedente, la Saunier Duval-Prodir: «La crescita di Riccardo Riccò come leader ha reso complessa la convivenza. È un ragazzo che mi somiglia nello stile poiché ama correre all'attacco. Ha potenzialmente un grande futuro davanti: per questo è stato naturale crearmi un nuovo spazio altrove».

Ciclonews.it

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DOPING - Inchiesta indipendente su Rasmussen: «La Rabobank lo ha cacciato troppo tardi»

Parigi (Francia) - lunedì 12 novembre 2007 - Michael Rasmussen non avrebbe nemmeno dovuto prendere parte all'ultimo Tour de France. È questa la conclusione a cui è arrivata la commissione Vogelzang (presieduta da Peter Vogelzang, ex capo della polizia della provincia di Utrecht), il gruppo di inquirenti a cui la Rabobank ha affidato l'indagine sul conto del corridore danese che alla vigilia della Grand Boucle aveva mentito sui luoghi di allenamento, rendendosi irreperibile per i test antidoping.

«I fatti parlano contro di lui - fanno sapere dalla Commissione - Il suo comportamento fa pensare che ha consapevolmente tentato di non sottoporsi ai controlli».

Gli inquirenti giustificano la scelta della Rabobank di ritirare dal Tour Rasmussen mentre era maglia gialla ma aggiungono che «questa decisione doveva essere presa molto prima». La commissione, sostiene che il team manager Theo de Rooij ha aspettato troppo prima di allontanare Rasmussen.

Alcuni giorni fa il corridore danese, che in seguito all'accaduto è stato licenziato dalla Rabobank, ha ammesso di aver mentito all'Uci perché a giugno non era in Messico come inizialmente sostenuto ma ha puntato il dito contro la sua ex squadra: «ha sempre saputo dov'ero».

Ciclonews.it

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Noemi chiede spazio

"Dateci le tv!"

Ritratto di Noemi Cantele, la campionessa varesina che invoca più attenzione per il ciclismo femminile: "Le tv ci ignorano, ma abbiamo tanto da raccontare. Mi piacerebbe fare documentari, talk show, anche pubblicità"

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Noemi Cantele, 29 anni, corre peril Team Bigla dal 2004

MILANO, 13 novembre 2007 - Se c’è la corsa perfetta - e c’è - per Noemi Cantele è stato il Gran premio di Plouay, in Francia. Ce la racconta? "Sull'ultima "cote" siamo rimaste in quattro: la Bastianelli, la Cooke, la Wood e io. Il mio direttore sportivo Puttini, con la radiolina, mi ha dato due ordini: il primo, "non voltarti", il secondo, "dai tutto". Ho quasi obbedito. Davo tutto, però non resistevo all’idea di non voltarmi. Così guardavo sotto la ruota. La prima volta ho visto che ne erano rimaste due, la seconda volta una sola, ed era la Bastianelli, la terza volta non ho visto più nessuno. A quel punto mancavano 5 chilometri al traguardo: prima un falsopiano, poi un su e giù, infine un po' di discesa. A tutta".

Bella la solitudine?

"Vincere staccando tutte: non esiste modo migliore. A Plouay avevo già vinto, e la seconda volta è più difficile e dunque più gratificante. E' una prova di coppa del Mondo, lungo la strada sempre un sacco di gente, insomma, è proprio bello. Ma c'è solitudine e solitudine".

Cioè?

"C'è anche la solitudine che si prova quando non si va. Quest'anno mi è successo al Tour de l'Aude, sempre in Francia. Un'atleta dev'essere la perfetta convivenza e collaborazione tra fisico e testa. Quando non ci sono le gambe, o quando non ci sei con la mente, non si va avanti neanche a spinta. Se non lo capisci, ti butti giù. Ma se ce la fai a superare quel momento di "black out", poi decolli".

A lei è successo così?

"Finora ogni anno sono cresciuta un po'. Adesso ho 29 anni, mi sento più tranquilla e determinata. Per me lo sport è un modo di vivere, un'armonia, un equilibrio. La bici fa parte della mia vita. O la ami o la odi: io la amo. La bici mi stabilisce regole, mi fossa obiettivi, mi regala sensazioni. Che possono essere di sofferenza e di sacrificio, ma anche di felicità. La bici è avventura. La bici è conoscenza".

Dentro e fuori?

"Proprio così: dentro e fuori. Fuori perché giri l'Italia, il mondo. Dentro perché ti esplori, ti scopri. Il risultato è, come al solito, gioie e delusioni, in tutte le variazioni di colori possibili. E poi c'è un'altra cosa: con la bici non ti fermi mai, vai sempre avanti".

Sempre?

"Mi sono fermata un mese e mezzo. Una settimana di vacanza a Sharm el Sheik, in Egitto. Mi piace l'acqua: più sopra che sotto. Il mare, il sole, il caldo, i pesci. E il nuoto. In questo mese e mezzo non mi sono fermata: oltre al nuoto, anche tanto camminare e correre. E da domani ricomincio. Palestra, ancora piscina, piano piano anche bici. Mi alleno fra Varese e Svizzera, con la Brandli, e anche con Puttini. Così lo tengo in forma. E due ritiri, in gennaio e febbraio, a Maiorca. Caldo no, tiepido sì".

Obiettivi?

"Il 2008 propone Olimpiade e Mondiale. L'Olimpiade il 10 agosto, il Mondiale il 27 settembre. Bisognerebbe riuscire a raggiungere due picchi di forma. Non sarà facile".

L’Italia non ha mai avuto un ciclismo femminile così forte. Eppure...

"Eppure nessuno ci conosce. E sa perché? Perché la tv ci ignora. Il Mondiale era in tv, ma di mattina, un orario in cui si è invisibili. Le altre gare sono al buio".

E allora?

"Allora voglio andare in tv, anche senza ciclismo, ma non per essere trasformata in una bella statuina. Io vorrei fare cose belle. Anche pubblicità, documentari, talk-show. Ne abbiamo da raccontare. Intanto mi alleno in scuole e convegni, a parlare di sport e fair play".

Gazzetta.it

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Markus Fothen attacca Bettini

Mentre in Spagna si continua a fare finta di niente, il Germania si fa anche troppo. Soprattutto si parla, si insinua, si fanno congetture. Questa volta tocca a Markus Fothen scendere in campo, con un'intervista forte rilasciata alla ARD, altra tivù che ha fatto della lotta al doping il proprio fiore all'occhiello.

Il ventiseienne ciclista tedesco della Gerolsteiner non ha gradito il comportamento tenuto dall'iridato prima dell'ultimo Mondiale di ciclismo su strada, quando Bettini si è rifiutato di siglare il documento Uci per l'impegno contro il doping. «Più controlli ci sono, meglio è. Più sono duri i test antidoping, meglio è. E firmo volentieri qualsiasi documento che mi venga sottoposto per garantire il mio onore», ha detto Fothen in una lunga intervista concessa ad ARD. «Ma mi chiedo se tutto questo abbia un senso quando a Stoccarda l'unico che non firma poi diventa campione del mondo...».

Il campione del mondo in questione è Paolo Bettini. «Una decisione incomprensibile. Ma adesso è lui che deve convivere con i sospetti», ha detto Fothen. Il tedesco si è anche soffermato su quelli che secondo lui sono comportamenti sospetti da parte di tutto il gruppo. «Mi chiedo per esempio perché tutti siano molto nervosi quando arriva il Tour de France. Chissà cosa c'é nell'aria? Di certo la notte nessuno dorme per la paura. Per come la penso io, gli ispettori possono veniare quando vogliono e controllare tutto quello che vogliono». Fothen sta valutando con attenzione quale potrà essere il suo futuro nel ciclismo. «Sono un giovane padre di famiglia giovane, ho appena acceso un mutuo per acquistare la mia casa, e oggi comincio a domandarmi dove andrà a finire questo ciclismo. Il mio capo alla Gerolsteiner, Michael Holczer ha buone cose per le mani, probabilmente alcune persone sono interessate anche a salire in corsa sul treno della squadra. Holczer è una persona che combatte tantissimo per noi ciclisti, il team per lui è come fosse suo figlio. E da noi non è mai accaduto niente che si potesse riferire al doping». Ma la Gerolsteiner può dirsi veramente pulita? «Io posso parlare solo per me stesso. E il mio cervello non è così limitato da decidere di mettere a rischio tutto il mio futuro. Non ho completato gli studi, ma i miei genitori hanno un'impresa agricola e quindi avrei anche un'alternativa allo sport. Ma al momento con il ciclismo guadagno bene, mi sono sposato giovane, sono molto innamorato ed ho una figlia piccola. E se dovessi fare qualcosa di sbagliato non riuscirei più a vivere nemmeno un momento di tranquillità». Molti suoi colleghi, però, a queste cose sembrano non pensare. «Non metto la mano sul fuoco per nessuno», ha detto Fothen.

P.S. Solo una precisazione, per il giovane Fothen. Paolo Bettini il suo impegno contro il doping l'ha firmato eccome, sposando punto per punto tutto quanto c'era da sposare. Con un'unica eccezione: il passaggio nel quale si dice che un corridore trovato positivo debba “devolvere" all'Uci un anno del proprio stipendio. Questo punto, ricorrendo ad un legale esperto in questo tipo di problemi, è stato in parte perfezionato. Non è quindi corretto dire che Bettini non ha firmato.

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La Procura Antidoping del Coni sfida il ciclismo spagnolo

E se fosse Ettore Torri a sistemare i corridori spagnoli? Cioè se fosse proprio la Procura antidoping del Coni a rendere più giusta la giustizia del ciclismo che pedala a due velocità? Come è ormai noto, gli spagnoli non hanno mosso un dito per fare chiarezza sui propri corridori e luce sull’ormai tristemente famosa «Operacion Puerto» che ha messo a soqquadro il mondo del ciclismo e ha mietuto vittime illustri quali Jan Ullrich e Ivan Basso. Così sono finiti all’inferno solo corridori italiani e tedeschi che, sulle proprie orme, hanno trovato magistrati rigorosi e tosti, che nulla hanno lasciato di intentato.

Di Alejandro Valverde sappiamo. Sappiamo che corre da mesi con il sospetto, oggi certificato con grande ritardo anche dall’Unione ciclistica internazionale, di essere il «Valv-Piti» dell’«affaire Puerto». Ci sono sacche di sangue rinvenute nei laboratori del dottor Eufemiano Fuentes, il ginecologo delle Canarie con il vizio dell’emodoping, che portano questa sigla. Si sa anche che «Piti» è il nome del cane del corridore murciano e che molti corridori sono finiti nei pasticci per sacche di sangue contraddistinte da nomi in codice che altro non erano se non i nomi dei loro cani. I sospetti sono tanti, ma in Spagna nessuno muove foglia, nessuno si sente in imbarazzo.

Ci penserà Torri. Il capo della Procura antidoping del Coni, appellandosi al regolamento antidoping del nostro ordinamento sportivo, ha intenzione di prendere in mano la questione e di andare fino in fondo, giudicando di fatto gli atleti che in Spagna non sono stati ancora nemmeno ascoltati. Dunque Torri potrebbe convocare a Roma Alberto Contador, il vincitore dell’ultimo Tour de France, Alejandro Valverde e non solo loro. Questi corridori, qualora decidessero di non rispondere alla convocazione, sarebbero giudicati in contumacia e se ritenuti responsabili di pratiche o frequentazioni illecite, potrebbero subire l’inibizione alla pratica ciclistica sul territorio italiano. Quindi, niente Sanremo, Giro, Lombardia e, soprattutto, il campionato mondiale di Varese. E se Torri riuscirà a rompere il fronte, si potrebbero aprire nuovi scenari. Quali? Altre federazioni, come quella francese e tedesca, molto sensibili a questo tipo di provvedimenti e atteggiamenti, potrebbero decidere di muoversi nella stessa direzione e fare terra bruciata attorno ai corridori dei sospetti.

da «Il Giornale» del 13 novembre 2007 a firma Pier Augusto Stagi

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Germania, Bonn archivia la posizione di Sinkewitz

La Procura di Bonn ha deciso oggi l'archiviazione della posizione di Patrik Sinkewitz dopo gli accertamenti ai quali il ciclista tedesco era stato sottoposto dopo le confessioni sull'uso di doping fatto in seno al suo team, la T-Mobile. Al centro dell'indagine della procura c'era un pagamento sospetto effettuato dal ciclista ma, secondo quanto riportato dall'avvocato di Sinkewitz, Michael Lehner, gli investigatori della procura non avrebbero trovato il corridore colpevole di "significativi reati".

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Adorni, i settant'anni di un signore del ciclismo

Festeggerà domani 70 anni Vittorio Adorni, il ‘ciclista gentiluomo’, campione tra i più amati dello sport italiano degli anni ’60. 57 vittorie da professionista, dal 1961 al 1970, negli anni a seguire è stato opinionista televisivo, direttore sportivo, dirigente federale, presidente del Panathlon internazionale ed è oggi autorevole consulente dell’UCI…Tra i suoi successi, il Giro d’Italia nel ’65 ed il Mondiale conquistato ad Imola nel 1968, dopo aver già ottenuto un posto d’onore a Sallanches, nel ’64. Fu prezioso compagno di squadra, tra gli altri, di Bahamontes, Gimondi e Merckx.

Buoni settant’anni, Adorni…

«Eh sì, mi sono piombati addosso così, come un traguardo che appare all’orizzonte d’ improvviso, grazie. Ma guardi che ho ancora tanto da pedalare, in senso figurato, almeno. Ed ai miei di famiglia ho già dato appuntamento per gli ottanta. Questo qui è un traguardo volante, quello me lo vedo invece come l’arrivo di un Giro…».

Un grande amore, il ciclismo, visto che non ha mai smesso di viverci dentro, anche dopo corsa…

«Un amore infinito, che mi folgorò da ragazzino, ricordo ancora l’episodio. Era la primavera del ’55, una gita con due amici in bici, ed io per la prima volta a provare la bicicletta, quella da città che mio padre usava per recarsi al lavoro… Ce ne andammo sul Passo della Cisa, una fatica ed uno spettacolo che mi è ancora impresso. E sulla via del ritorno a casa, mi convinsi che non l’avrei abbandonata più. Detto fatto».

Tanti successi, tanti ricordi…

«Certamente. Anche se c’è una emozione che domina sulle altre per distacco, anche sul Giro, ed è il Mondiale conquistato ad Imola, 1968: partenza ed arrivo sull’Autodromo, sul circuito dei Tre Monti, che fu un poco come vincere nel parco sotto casa, io che mi allenavo sempre, anzi ‘spesse volte’, lì. Ma al di là del coinvolgimento personale, resta incredibile la sequenza di quel Mondiale, una giornata di estate luminosa, con una fuga che iniziamo a 200 chilometri dal traguardo, con Van Looy, il povero Agostinho ed un altro italiano, Carletto, e con quell’attacco mio, quando mi accorsi che gli altri, Van Looy per primo, erano alla frutta, sulla rampa di Frassineto, con novanta chilometri ancora da fare… E chi se lo aspettava, che sarebbe stata una apoteosi, con il pubblico che mi dave le ali, una cavalcata alla Wagner, proprio io che ero, da buon habituè del Teatro Regio di Parma, un patito della musica di Verdi… E vinsi con nove minuti ed oltre sul secondo, Van Springel, il che resta il distacco massimo, nella storia dei Mondiali su strada, dal dopoguerra almeno. Con le campane di Imola a suonare, in festa».

E l’ amarezza maggiore, invece

«Vede, è tutta una amarezza, anzi una doppia amarezza, in tinta ‘orange’… La prima, a Sallanches, quando persi il Mondiale da Jan Janssen allo sprint. Lì, nel ’64, peccai di ingenuità, quando in fuga da solo con il francese Anglade non ebbi la determinazione di insistere. E mi ritrovai, in volata senza molte chances contro il veloce Janssen, uno di quegli olandesi del ciclismo che correvano con gli occhiali ma che per i Mondiali avevano la vista buona. Eppure, nel momento in cui, ad un paio di chilometri dall’arrivo, Janssen buttò via gli occhiali da miope, che gli davano fastidio per la pioggia battente, mi illusi ancora :‘spero che non si accorga del traguardo….’. Niente, arrivai secondo. Con l’amarezza, sul podio, di chi non poteva sapere mica che sarebbe poi arrivato il sole di Imola… Ed il secondo dispiacere, forse maggiore, fu quando un altro olandese, Arie Den Hartog, mi superò in volata nella ‘Sanremo’ del ’65, quella corsa stregata che noi italiani non vincevamo da una dozzina di anni. Da allora, e non è una battuta, avrei vietato a mia moglie di piantare tulipani in giardino ! Anche se con Janssen e Den Hartog saremmo naturalmente diventati amici».

Lei è stato campione negli anni di Gimondi e Merckx..

«Sì, e mi reputo un fortunato ad aver fatto ciclismo, un ciclismo vittorioso per giunta, in quegli anni. Di non essere stato una comparsa, nel periodo migliore del ciclismo. Ed in tutta semplicità, sono orgoglioso di aver accompagnato Felice Gimondi nelle prime giornate del suo Tour vittorioso, di avergli battuto la strada, nel ’65. E con Merckx, poi, credo di aver svolto nel ’68, nella Faema, la stagione del suo primo trionfo al Giro, un ruolo di compagno, di alter-ego prezioso. Diventai il consigliere a lato, giorno dopo giorno, di quel giovane novizio belga, un talento straniero che doveva ancora essere adottato, senza sospetto, dal pubblico italiano. Credetemi, sono felice per quello che ho fatto per loro. Anche per quando, ad esempio, con Merckx litigai, perché, lui che doveva vincere sempre, voleva per forza raggiungere un gregario modesto, Emilio Casalini, in fuga nella frazione del Giro ’68 che arrivava sul glorioso Monte Grappa… Quella volta, solo secondo, dopo il vittorioso Casalini, un Eddy imbronciato arricchì il suo patrimonio di un briciolo di umiltà».

Merckx l’ ha mai ringraziata ?

«In corsa, forse mai. Ma è stato molto gratificante, di recente, in un incontro pubblico, che abbia dichiarato: ‘senza Adorni al fianco, sarei stato molto meno Merckx’».

Come vive, nel suo ruolo di Presidente dell’ Associazione UCI-Pro Tour, la tensione che si è creata fra l’UCI di Pat Mc Quaid e gli organizzatori dei grandi Giri, Giro d’Italia compreso ?

«E’ una diatriba sgradevole, frutto innanzitutto di interpretazioni non corrette. L’Uci ha sempre avuto a sua finalità lo sviluppo e la crescita del ciclismo, ed il sistema Pro-Tour ne era la prova. L’Uci non ha mai ambito a sottrarre immagine né ai Grandi giri, tantomeno ai loro organizzatori, sarebbe stato un karakiri: ha solo cercato di dettare regole ed articolare meccanismi di partecipazione alle corse. Purtroppo, il problema doping, che resta il cardine negativo di tutte le nostre problematiche, dallo scandalo Festina del ’98 in poi, ha creato, tra squalifiche e ricorsi, un conflitto trasversale tra Uci, organizzatori, gruppi sportivi, atleti, manager, dal quale veramente è difficile venir fuori. Se non con la buona volontà, ed un passo indietro, di tutti».

Il doping, appunto …

«Una vergogna che è colpa, appunto, di tutti. Ma innanzitutto degli atleti, che devono capire, e credo se ne siano resi conto in questi ultimi mesi, che il doping potrebbe sancire la fine del loro lavoro, mica solo del loro sport, perché gli sponsor non ne vogliono più sapere di investire pubblicità e denaro su un prodotto e su valori fasulli. Basta con le classifiche scritte, o corrette, dall’antidoping. E severità massima, con radiazione, per i colpevoli: con pene pecuniarie idonee. Chiedendo anche la collaborazione proficua della giustizia ordinaria. Ma sono ammissibili i ricorsi di figure come Landis e Vinokurov, o il giudizio assurdo intentato all’Uci da Kascheckin, che ha denunciato i controlli antidoping come violazione del diritto dell’uomo? Bisogna dire basta a questo versante del ciclismo in ostaggio di avvocati e vizi di forma, di soli diritti, senza alcun rispetto dei doveri insiti nella pratica di uno sport che è pure professione a tutti gli effetti».

Lei, Adorni, campione di charme, atleta vincente e suadente, testimonial di ‘bon ton’ al Processo alla Tappa di Sergio Zavoli, è stato anche il primo sportivo a cimentarsi , ben prima di Cipollini e Rosolino, sul palcoscenico televisivo..

«Sì, condussi, in coppia con Liana Orfei, ‘Ciao, mama’, con una sola “m”, appunto, provocatoriamente, un programma di intrattenimento serale, scritto da Paolini e Silvestri, gli autori di Baudo. E lo feci però da atleta ancora in attività, mica a carriera finita. Registravo e poi mi andavo ad allenare. Per giunta, proprio nell’anno del Mondiale di Imola, 1968. Non era mica il tempo di ballare con le stelle…».

C’è un ciclista dell’attualità che le piace, in cui ritrova un po’ del suo spirito?

«Certo, Paolo Bettini è una gran bella figura, e la sua vocazione all’attacco in qualche modo me lo rende congeniale. Ed anche Pozzato, che però forse si nasconde troppo. Ma chi, in prospettiva, potrebbe rappresentare qualcosa di nuovo è per me Diego Ulissi, il campione del mondo juniores, che come Bettini ha bissato il successo dell’anno scorso, e che è un gran bell’atleta. E poi, a leggere bene la storia, è nato anche lui il 14 novembre, un riferimento ciclistico mica male, visto che oltre ad Adorni è il compleanno anche di Davide Boifava e di un certo Bernard Hinault…».

Ed il futuro ?

«Sono convinto che il ciclismo si riprenderà da questa crisi di credibilità. D’altra parte, il pubblico che affolla ancora le strade e la passione, ad esempio, con cui in questi giorni la gente è accorsa a Milano, per assistere alla Quattro Giorni su pista organizzata al Salone del Ciclo, ne è la riprova più concreta. In Italia, come nel mondo, amano tutti questo sport. Che per me ha la potenzialità enorme del passato. E che ha in sè tanta fantasia. Certo, sarebbe tutto più semplice se spuntasse un Merckx italiano, in grado di catalizzare l’attenzione dello sport...ı.

Ma anche un nuovo gentile Adorni, siamo sinceri, con la sua interpretazione senza scadenza di un ciclismo radioso, sarebbe oltremodo benvenuto.

Tuttobiciweb.it

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DOPING - Pound (Wada) auspica la riapertura dell’Operacion Puerto

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Richard Pound (Wada)

Martedì 13 novembre 2007 - Nuove accuse di Richard Pound alla giustizia spagnola in merito all'Operacion Puerto, archiviata lo scorso marzo dal giudice istruttore Antonio Serrano. Il presidente della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, che a breve lascer. il suo incarico dopo otto anni, ha auspicato la riapertura del caso: "Sarebbe strano che l'unico sport implicato in questa vicenda sia solo il ciclismo", ha detto Pound. Sia Wada che Uci hanno presentato ricorso all'archiviazione dell'inchiesta avviata dalla Guardia Civil.

Ciclonews.it

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Boggia quattro stagioni

Per il piemontese l'anno non finisce mai. "Colpa" del ciclocross. "Mi piace, è sport genuino, dove le cose sono più chiare. Si va avanti per passione, non per soldi,e c’è più amicizia"

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Stefano Boggia, 26 anni, professionista dal 2004. Flaminia

MILANO, 13 novembre 2007 - Val Mos, la valle mossa. Si muovevano, si davano una mossa, da quelle parti del Piemonte. E ogni domenica partivano insieme, in gruppo, in squadra, per una cicloturistica. Grandi e piccoli. Il più piccolo era Stefano Boggia. "Avevo otto anni. E alla fine della pedalata ricevevo la coppa per il più giovane partecipante. In quattro anni ho collezionato più di cento coppe". Ne ha riempito scaffali, stanze, casa. Finché, per respirare, ha cominciato a regalarle: a gare di sci, bocce, campestri. Via la targhetta ciclistica, e sopra un’altra. Così va la vita, e così va lo sport.

Boggia, la sua era una famiglia a pedali?

"Macché. Nato a Gattinara, provincia di Vercelli, terra di vino ai confini con le risaie, cultura contadina. Poi, però, da subito a Trivero, nell’Oasi Zegna, a 700 metri, in collina. Mamma nel tessile, finché il tessile ha tenuto, papà muratore, e i muri tengono di più. Sono stato io a tirarlo dentro nel ciclismo. Perché alle cicloturistiche possono partecipare anche i minori di 10 anni, ma solo se accompagnati".

E allora?

"Ha dovuto comperare una bici usata e, piano piano, anche lui si è appassionato. Per quattro anni, da otto a dodici, sono andato avanti così, assillandolo ogni domenica. Portami qui, andiamo là: cicloturistica e coppa. Ma sì, la bici è stata subito una grande passione. Dopo le cicloturistiche, dove l’importante è partire insieme e arrivare insieme cercando di divertirsi e sperando che non succeda niente di che, sono passato a qualche gara con gli amatori, dove l’importante è partire insieme cercando di arrivare da soli. In una di queste sono finito addirittura quarto. Poi mountain bike. Infine strada. Da esordiente. E da lì la trafila fino a professionista".

Anno?

"Era il 2004. Prima all’Icet, poi alla Flaminia. Era il mio grande sogno, il mio enorme obiettivo. Ma se devo dire la verità, che delusione. Né Giro, né classiche. A quelle corse - le corse del ProTour - partecipano le squadre in base al budget, non ai meriti".

Perciò?

"Solo una quarantina di giorni di corsa l’anno. Uno spreco. Così mi sono inventato anche crossista. E ci ho preso gusto. Estate strada, inverno cross. Più qualche gara di mountain bike e, potendo, in pista. Insomma: ciclismo".

Adesso è inverno.

"Infatti: ciclocross. Mi piace, è sport genuino, dove le cose sono più chiare. Siccome non circolano soldi, per nessuno, si va avanti solo per passione. E c’è più amicizia, più solidarietà. Io aiuto te, tu aiuti me. L’altro giorno è venuto da me un ragazzo, che va pure forte: Rocco Capasso. Mi ha chiesto come si fa in curva, ché non riesce a stare su, allora gli ho spiegato che non è colpa sua ma delle gomme, ci vogliono quelle belghe, tengono di più. E gliene ho date un paio".

Domenica lei ha vinto una corsa, in Toscana.

"C’è il calendario regionale, quello nazionale, quello internazionale. Ci siamo anche inventati una squadretta. Papà, che nel frattempo ha fatto il tesserino, è il direttore sportivo. Poi ci sono io, tre elite e uno junior. Team Daccordi: le bici, artigianali, fatte a mano, sono del papà di Sena, la mia donna".

Strada e cross: due mondi?

"Due mondi a parte. Diverso il pedalare, lo sforzo, lo sport. La strada è chilometri, il cross è un’ora. La strada è gestirsi, il cross è a tutta. La strada è asfalto, il cross è terra. Sembrerà strano, ma il cross è più vicino alla pista che alla strada: è una corsa a punti attraverso i campi. In comune strada e cross regalano la stessa sensazione di libertà".

Come una fuga.

"Proprio così. E' per questo che, in corsa, cerco di scannarmi per andare in fuga. Ci faccia caso: mi si vede alla partenza e in fuga, nel finale no. Normale: il primo che si scopre, di solito perde. La fuga più lunga in Portogallo: evasi dopo 30 km, io e uno spagnolo, poi 202 di fuga, massimo vantaggio 6 minuti e mezzo, ripresi a meno 3 dall’arrivo. Mi veniva quasi da piangere. Come quell’altra fuga alla Corsa della pace: 40 km da solo, ripreso nell’ultimo chilometro".

Rimasto senza benzina?

"Quasi sempre. Storica quella volta nel 2002 al Giro delle Regioni: 60 km da solo, compresi due passi, arrivo in quota, crisi nera ai meno 2, ripreso ai 500 metri, piantato come un albero".

Boggia, e ora?

"Cross, in Italia e in Belgio, sperando di conquistare un posto in Nazionale. E poi aspetto un contratto per la stagione su strada nel 2008. Non sarà facile. Ma io ci credo".

Gazzetta.it

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Franzoi pronto a passare alla Liquigas

La notizia rimbalza dai campi di ciclocross direttamente dal Nord Europa ed il sito belga Sporza.be è stato il primo a diffonderla, poi ripreso un po' da tutti i siti che si occupano di ciclismo: ilcampione italiano di ciclocross Enrico Franzoi si prepara a lasciare la Lampre per accasarsi, il prossimo anno, alla Liquigas. Franzoi, che attualmente è impegnato nella stagione ciclocrossistica che culminerà nel campionato mondiale di fine gennaio a Treviso, avrà così la possibilità di continuare a pedalare in un team di ProTour.

Tuttobiciweb.it

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