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sateo

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  1. Volta a Catalunya, il bilancio Si è conclusa ieri un'interessantissima Volta a Catalunya, che quest'anno ha certamente avuto maggior risalto mediatico, visto che non si corre più in concomitanza con il Giro d'Italia. Il vincitore è stato uno spagnolo, Joaquim Rodriguez (voto , che si è reso protagonista di una gestione della corsa veramente ottima, prendendosi la maglia nel giorno della tappa più dura, e mantenendo il vantaggio nelle tappe successive, dimostrando una tranquillità e una capacità di controllare la corsa veramente rara. Al secondo posto si è classificato Xavier Tondo (voto , ancora una volta grande protagonista. Questo ragazzo, ormai non più giovanissimo, visto che compierà 32 anni a Novembre prossimo, fino a poche settimane fa era semisconosciuto, ed è salito all'attenzione dei media con la vittoria alla Parigi - Nizza, ed ha confermato il suo stato di grazia chiudendo a soli 10" dal leader Joaquim Rodriguez. A chiudere il podio c'è il giovane estone, Rein Taaramae (voto 7,5), anche lui protagonista di una bellissima corsa, sempre all'attacco e con due secondi posti di tappa all'attivo. Questo ragazzo, ancora molto giovane, sta confermando le belle cose fatte vedere lo scorso anno e siamo certi che presto sarà protagonista anche nelle grandi corse a tappe. La Cofidis può davvero sorridere, perchè oltre a un ottimo Taaramae, questa Volta a Catalunya, ha confermato il salto di qualità di Samuel Doumulin (voto 7), che in questo inizio di stagione sta andando davvero bene, e anche qui in Spagna ha conquistato una bella volata. Un'altra squadra che si è resa protagonista è sicuramente la Saxo Bank, che con l'eterno Jens Voigt (voto 7) e il ritrovato Juan Josè Haedo (voto 7), ha conquistato due bellissime tappe, anche se il sorriso della squadra di Riis non è certamente a 32 denti, visto i nuovi problemi che hanno colpito Andy Schleck (non giudicabile), che si è ritirato alla seconda tappa. Promosso anche il giovane tedesco Paul Voss (voto 7), che un po' a sorpresa, ha conquistato la vittoria nel prologo, battendo gente forte come Andreas Kloden (voto 6) e Levi Leipheimer (voto 5,5), protagonisti però di una corsa sottotono. Tra i non pervenuti, inseriamo anche Ivan Basso (voto 5), Roman Kreuziger (voto 5), Carlos Sastre (voto 5) e Ezequiel Mosquera (voto 5), che dovevano essere i protagonisti annunciati di questa corsa, ma che non si sono praticamente mai visti. Per concludere, vorrei aprire un capitolo su due corridori, che possono sicuramente uscire con il sorriso da questa Volta a Catalunya. Uno è Mark Cavendish (voto 7), che finalmente ha ritrovato la vittoria, mettendo fine a questa crisi di risultati di inizio 2010, legata ad un problema di preparazione. L'altro è il giovane italiano Davide Malacarne (voto 7,5), che all'età di 22 anni, si è messo in mostra sulle strade catalane, ben comportandosi nel prologo, ove si è piazzato al sesto posto, e soprattutto trionfando tutto solo, dopo una lunga fuga, nella quinta tappa. Questo ragazzo ha davvero delle grandi doti, e la speranza è che il suo team, la Quick Step, riesca a gestirlo al meglio, perchè è davvero un patrimonio del ciclismo italiano. (spaziociclismo)
  2. Gent Wevelgem, il bilancio Si è disputata ieri, la 72esima edizione della Gand Wevelgem, che quest'anno è stata spostata a fine marzo. Al termine di una corsa molto bella è uscito vincitore l'austriaco Bernhard Eisel (voto 8.5). Il corridore della Columbia Htc è stato bravissimo a vincere in volata e soprattutto a farsi trovare pronto al momento opportuno, per entrare nel tentativo di fuga che poi è risultato decisivo, nato da un allungo di Maxim Iglinski (voto 7) seguito subito da Daniel Oss (voto 7.5). Bisogna sottolineare la prestazione del corridore bolzanino, che è stato il più generoso per tutta la corsa, lavorando prima per Daniele Bennati (non giudicabile) e poi dando tutto per far sì che il tentativo arrivasse al traguardo. Purtroppo allo sprint è arrivato stanco e non è riuscito ad andare oltre il 5° posto. Comunque grande prestazione per lui. Una delle grandi sorprese di giornata è sicuramente Sep Vanmarcke (voto , che si è piazzato al secondo posto. In pochi conoscevano questo corridore belga, che corre nel team professional Topsport Vlaanderen, il quale è riuscito ad entrare nel tentativo decisivo, resistendo fino alla fine e ottenendo bellissimo piazzamento allo sprint, dopo aver provato l'allungo ai 3 km dal traguardo. Sul terzo gradino del podio troviamo Philippe Gilbert (voto 6+), che si deve accontentare di un piazzamento, nonostante puntasse a vincere la corsa. Non gli attribuiamo un voto molto alto, poichè da lui ci si aspettava sicuramente qualcosa di più, anche perchè nel finale era l'unico ad avere un compagno di squadra, il bravissimo Jurgen Roelandts (voto 7). Probabilmente Gilbert nel finale si era ritrovato un po' a corto di energia e quindi non è riuscito a fare meglio di un comunque discreto terzo posto. Uno che sembrava andare davvero forte, ma che è stato colpito dalla sfortuna, è sicuramente Matti Breschel (voto 7). Il danese era quello più brillante nel gruppo dei battistrada, visto che era riuscito anche a fare il vuoto sul Kemmelberg. Purtroppo per lui, a 15 km dal traguardo, è arrivata la foratura che gli ha fatto perdere ogni velleità di vittoria. Alla fine è arrivato un amaro 8° posto che non rispecchia certamente il suo reale stato di forma. Chi invece si è fatto sorprendere è stato Oscar Freire (voto 5,5), il quale è stato prima bravissimo ad inserirsi nel tentativo decisivo, per poi vanificare tutto, quando Kushinsky ha creato il buco che gli ha fatto perdere la corsa. Un altro deluso di giornata è sicuramente Luca Paolini (voto 6), che in ottime condizioni, non è però riuscito ad entrare nell'azione decisiva, per chiudere poi al 10° posto. Giornata di riposo invece per Tom Boonen, Fabian Cancellara e Juan Antonio Flecha (non giudicabili). I tre sono stati grandi protagonisti della E3 Harelbake, ma ieri non si sono fatti vedere per niente, anzi staccandosi praticamente subito. Un altro assente è il norvegese Edvald Boasson Hagen che sembra non aver superato i problemi che gli avevano condizionato anche la Milano - Sanremo. Si è conclusa così una Gent Wevelgem davvero bella, con un percorso più duro rispetto a quello degli ultimi anni, e che sicuramente ci ha regalato un bello spettacolo. (spaziociclismo)
  3. Oggi c'è il duello Contador-Armstrong in Corsica per i due giorni del Criterium International. Oggi tappa con arrivo in salita lungo 14 km al 6% di media. Occhio anche al Campione del Mondo Cadel Evans e a Samuel Sanchez.
  4. Grande impresa di Malacarne!!! Complimenti!!! LL Sanchez è sempre uno spettacolo. Sorprendente il giovane estone Taaramee
  5. La nuova collocazione nel calendario è solo un vantaggio per lo spettacolo, perchè nessuno si tirerà indietro per rifiatare in vista della Liegi-Bastogne-Liegi come si faceva gli altri anni. Favorito per domenica? Boonen
  6. Un sacco di ventenni sorprendenti quest'anno, speriamo non si rivelino meteore.
  7. Milano-Sanremo Messa alle spalle l'edizione numero 100, la Classicissima di primavera quest'anno mantiene le caratteristiche di percorso che l'hanno contraddistinta nelle ultime due annate: confermata sia la salita delle Mànie, posta tra Noli e Finale Ligure dopo circa 200 km di gara, sia l'arrivo su Lungomare Calvino al posto della più tradizionale Via Roma: e se due anni fa le novità - e la gran gamba di Cancellara - scombinarono i piani dei velocisti, l'anno scorso - vista l'esperienza pregressa - le squadre delle ruote veloci hanno portato le giuste contromisure, riuscendo ad arrivare di nuovo allo sprint. Non ci sarà il campione del mondo Evans, né lo spagnolo Contador e - a differenza dell'anno scorso - neanche Ivan Basso sarà al via da Milano. Tra le ruote veloci, invece, mancherà la sagoma di Robbie McEwen in caso di sprint, così come quelle di André Greipel (scelta tecnica HTC) ed Heinrich Haussler, secondo un anno fa e quest'anno appiedato da un problema al ginocchio. Il cast però è di quelli importanti, inevitabilmente: al via Cavendish - vincitore uscente con evidenti problemi di condizione - Petacchi, Boonen, Bennati, Freire Hushovd e Farrar, quindi tutto il gotha dei velocisti. Ma attaccheranno il numero sulla schiena anche Cunego, Lance Armstrong, Nibali, Kreuziger, Pellizotti, Garzelli, Scarponi, Voeckler, Hincapie, Millar, Ivanov, Kolobnev, Gerdemann, Andy Schleck e si rivedrà anche Emanuele Sella (qui l'elenco dei partenti completo). Vediamo però nel dettaglio chi sono i favoriti principali. Cicloweb.it I FAVORITI DI CICLOWEB.IT Prima fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Tom Boonen 2009: 15° Best: 3° (2007) Pare abbia fatto tutto per essere al 100% sabato. In salita sgambetta facile |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Alessandro Petacchi 2009: 5° Best: 1° (2005) Le cadute subìte possono condizionarlo. Lorenzetto è più di un'alternativa |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Edvald Boasson H. 2009: 94° Best: 94° (2009) Prima Sanremo da capitano. Se non patirà la pressione sarà un osso durissimo |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Filippo Pozzato 2009: 22° Best: 1° (2006) Alla Tirreno ha rifinito la condizione. Deve aggredire il Poggio con tanta cattiveria Seconda fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Óscar Freire 2009: / Best: 1° (2004-07) Lo spagnolo non ha niente da perdere e può stupire. Nuyens e Boom come spalle |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Daniele Bennati 2009: 6° Best: 6° (2009) Liquigas con quattro punte. L'aretino dovrà essere sveglio e scaltro nel finale |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Fabian Cancellara 2009: / Best: 1° (2008) Si avvicina sornione e lo temono tutti. Cooke per un piazzamento allo sprint |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Philippe Gilbert 2009: 23° Best: 3° (2008) Uno degli attaccanti più pericolosi. Van Avermaet offre una variante non male Terza fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Mark Cavendish 2009: 1° Best: 1° (2009) È lontano dalla forma di un anno fa ma non ci si può mai fidare. Eisel in seconda battuta |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Luca Paolini 2009: 9° Best: 3° (2003-06) Avrà Garzelli come alleato e non è poco. Dopo due terzi posti vorrà sbancare |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Tyler Farrar 2009: / Best: / L'anno scorso cadde sùbito. E da allora pare migliorato sui percorsi più difficili |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Thor Hushovd 2009: 3° Best: 3° (2005-09) Finora è stato un'ombra. Attualmente rappresenta l'enigma maggiore Quarta fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Francesco Ginanni 2009: 112° Best: 112° (2009) È veloce ma ha bisogno della corsa perfetta. Scarponi sarà un valido sostegno |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| José Joaquín Rojas 2009: 69° Best: 33° (2008) Una delle ruote veloci che meglio tiene le salite. Kiryienka potrà provare l'attacco |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Enrico Gasparotto 2009: 137° Best: 12° (2008) Eccezionale a Colmurano col kazako Iglinskiy. Allan Davis ci pare fuori forma |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Alessandro Ballan 2009: / Best: 8° (2006) Non sta benissimo ma vorrà farsi vedere. Kroon e Burghardt le alternative Quinta fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Juan A. Flecha 2009: 29° Best: 29° (2009) Ha una forma super. Con Lövkvist potrebbero essere gli aghi della bilancia |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Sacha Modolo 2009: / Best: / Finora ha stupito ma 298 km son tanti per un neopro'. Se salta, Belletti più di Gavazzi |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Giovanni Visconti 2009: 30° Best: 30° (2009) Dopo i vari malanni cerca l'acuto forte. Simon Clarke sarà da tenere d'occhio |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Francisco Ventoso 2009: / Best: 59° (2005) Ha tutte le qualità per far bene ma non corre da un po'. Ci sarà anche Sella
  8. Contador testa e cuor Bis per Alberto, epilogo a Moinard La tappa la conosciamo, il percorso è consolidato, ma ogni volta, ogni edizione, è una grande emozione assistere all'atto conclusivo della Parigi-Nizza. I 119 km disegnati intorno alla cittadina sulla Costa Azzurra sono splendidi, con il Col de Porte, La Turbie e il Col d'Èze (tre Gpm di prima categoria, col primo a 1068 metri s.l.m.) a rendere l'ultima frazione della corsa "verso il sole" una tappa in cui tutto può succedere. Ad Alberto Contador, leader della corsa, non serviva di certo una ricognizione del percorso per ricordarglielo, né un tecnico che gli dicesse come muoversi, visto che nel 2007 l'attacco dello spagnolo nei primissimi metri del Col d'Èze sfiancò Rebellin e regalò al madrileno il primo successo nella Parigi-Nizza. Sì, il primo, perché se il secondo sigillo dello spagnolo è sfuggito lo scorso anno per via di un'imboscata di Luís León Sánchez (con la complicità della voglia di strafare di Contador, che aveva bisogno di respirare dopo l'arrivo di Bruyneel ed Armstrong all'Astana), quest'anno è arrivato in maniera puntuale. Che fosse il favorito della vigilia (più che uno dei favoriti) era ovvio, visto il palmarès che si porta appresso. Che a previsione corrisponda realtà, invece, è sempre un affare complicato, anche quando pare tutto così facile. Si è detto tanto su Contador compagno&nemico di Lance Armstrong, e si è scritto tanto (troppo?) anche quest'inverno, quando il texano e il tm belga suo scudiero han fatto le valigie dal Kazakistan per tornare nei ranch degli Stati Uniti d'America. I due hanno praticamente smantellato mezza Astana (e su questo, invece, si è detto e scritto decisamente poco, soprattutto da Aigle), costringendo Vinokourov & co. a rivolgersi a Francia ed Italia (leggi Sanquer e Martinelli) per mettere in piedi una squadra che potesse convincere Contador (che aveva richieste di mercato praticamente da tutto il mondo, e non poteva essere altrimenti) a restar fedele ai colori dell'ex stato sovietico. Via Leipheimer, Klöden, Brajkovic, Vaitkus, Popovych, Rast ed altri, dentro Tiralongo, Stangelj, De la Fuente, Jufré, Grivko ed altri. Ci ha rimesso? Ci ha guadagnato? Sicuramente, viste queste prime corse del 2010, Contador è più tranquillo mentalmente, è più sicuro di avere un team coeso al suo fianco; accanto a lui per supportarlo, però, e non per aspettare il momento giusto per tendergli tranelli. Che la tappa di oggi potesse far preoccupare Contador lo si è capito al km 18.5, al primo sprint intermedio: primo Sagan (leader della classifica a punti), secondo LL Sánchez; 2" d'abbuono per lo spagnolo, un uomo di classifica, non tanto lontano dal capitano dell'Astana. Al km 38 attacca Valverde, ma l'Astana non può lasciare fare. Poi, dopo vari attacchi (tra cui quello di Voigt, Peraud, Sylvain Chavanel e Petrov), sul Col de Porte i francesi Voeckler e Moinard danno vita all'azione che vedremo poi decisiva. Coi due francesi davanti la situazione in gruppo si stabilizza fino ai famosi primi metri del Col d'Èze, affrontati a ritmo incredibile dal gruppo maglia gialla, tirato da una Française des Jeux (con Di Gregorio in versione mulo) evidentemente molto fiduciosa nelle qualità di Le Mével. A 18 km dall'arrivo, la prima notizia: Peter Sagan si stacca. Il ragazzo della Liquigas-Doimo, classe '90 e due tappe già vinte in questa Parigi-Nizza, arriverà al traguardo con 2'48": classifica finale saltata, ma è un "male" più che sopportabile per uno che ha saputo mettersi in luce nel modo in cui c'è riuscito lo slovacco. 500 metri dopo, Joaquím Rodríguez decide che è arrivato il momento di attaccare Contador, e la sua azione è seguita da Taaramäe e Peraud, che però salta subito. Altri 500 metri e Contador decide che è arrivato il momento di mettere realmente le mani sulla Parigi-Nizza, accelera bruscamente e si porta dietro Valverde e (dopo altri 500 metri) LL Sánchez. Staccati, seppur non in maniera irrimediabile, Kreuziger e Samuel Sánchez. Il distacco dei battistrada è di 1'15", e dietro Contador accelera di nuovo: JRO e Valverde resistono, LLS e Taaramäe si staccano. Evidentemente al madrileno non piaceva l'inferiorità numerica nei confronti dei Caisse d'Epargne. Sul Gpm, Moinard e Voeckler hanno 26" sui primi tre immediati inseguitori e 35" su LLS e l'estone. A fine discesa il ricompattamento tra i cinque inseguitori, ma il vantaggio dei battistrada rimane fisso a 15". La Caisse non riesce a dare armonicità all'azione dei cinque, e gli scatti e i controscatti si susseguono. Quello che pare buono è di JRO ai meno 8.5 km, proprio mentre il gruppo di Kreuziger e SSG - forte di una decina d'unità - si riporta su Contador e gli altri. A 7500 metri dall'arrivo di Nizza, Voeckler e Moinard hanno ancora 15" sui quindici corridori che nel frattempo si sono ricompattati. Ci prova Kreuziger, ci prova SSG (con Le Mével a ruota, che lo tampona e cade ai meno 5.5 km), poi ci prova - e ci riesce - Brajkovic, che per circa 5 km rimane a bagnomaria tra testa della corsa e maglia gialla. I due davanti non si scompongono, visto che Moinard ha già ottenuto tanto dalla fuga (la maglia a pois definitiva) e Voeckler sa di essere più veloce del connazionale. LLS riprende Brajkovic ai meno 2 km, ma i due francesi hanno ancora 13" da amministrare. Sotto lo striscione dell'ultimo chilometro i due contrattaccanti vengono ringlobati e i due attaccanti, 500 metri più avanti, mettono da parte tatticisimi e surplace e si lanciano a tutta velocità verso gli ultimi 200 metri. Voeckler parte lungo, sulle transenne, Moinard perde qualche metro all'inizio, ma poi il rapporto lungo inizia a girare e negli ultimi metri affianca e passa l'ex campione di Francia e maglia gialla al Tour de France. Dietro Valverde vince facile lo sprint dei battuti (a 3" dai due) su Roche ed uno strepitoso Taaramäe, con Contador - poco più dietro - dritto sulla bici ad esultare. Lo spagnolo vince la Parigi-Nizza con 11" su Valverde e 25" su LLS. Kreuziger al 4° posto rende ancora più buona la corsa della Liquigas, mentre la Francia può esultare anche per i piazzamenti di Taaramäe (estone, ma praticamente adottato dai transalpini), Peraud, Coppel e Roche (irlandese, ma portacolori dell'AG2R, tra l'altro protagonista di un enigmatico abbraccio con Moinard - corridore della Cofidis - dopo l'arrivo) tra l'8° e l'11esimo. Le preoccupazioni potrebbero arrivare da Frank Schleck (16esimo) e Leipheimer (23esimo), arrivati in Francia con qualche velleità - non troppo sbandierata, in verità - di classifica, mentre per Cunego (48esimo), Vande Velde (78esimo) ed altri (tra cui Hoogerland) si potrebbe semplicemente trattare di una preparazione più ritardata rispetto agli avversari. In vista della Milano-Sanremo, invece, passo indietro per Greipel ed Haussler, mentre Lorenzetto è il corridore che più s'è messo in mostra tra i passisti veloci. In realtà ci sarebbe anche Sagan, ma la Liquigas ha deciso di non portarlo alla Classicissima; e, visto oggi, non è detto che la decisione del team italiano non sia quella giusta. (cicloweb)
  9. Bennati-Petacchi, ricominciamo Ennesimo scontro, stavolta vince Daniele Ci avrà riflettuto bene nella serata di ieri Daniele Bennati. Al dover restituire qualcosa ai propri compagni di squadra sul traguardo di Monsummano Terme, senza commettere nuovamente l'errore di innestare un rapporto troppo duro che ti inchioda le gambe all'istante. Ci avrà riflettuto pensando anche che quel San Baronto piazzato a -15 dall'arrivo sarebbe potuto rimanere nelle gambe di qualche velocista meno avvezzo alla salita e avrebbe potuto consentirgli di lasciare il segno nell'ultima possibilità nella propria terra. Prima di dedicarci all'epilogo però ritorniamo un momento sulla chiosa finale di ieri: ci interrogavamo su cosa sarebbe potuto succedere su quella salita breve ma ormai famosissima anche fuori Toscana (presso la quale, tra l'altro, la ISD ha il suo quartier generale) tra sacro e profano. E quando abbiamo visto la Liquigas tirare in testa al gruppo con Pellizotti e Nibali in bella evidenza e Garzelli e Ginanni pronti alle loro spalle cominciavamo a pregustare uno scatto, che magari avrebbe mandato il gruppo in frantumi. In realtà la salita non si è rivelata tale da poterci inventare qualcosa (il versante più duro, quello di Lamporecchio veniva difatti affrontato in discesa) e così l'unico a far notizia tra i corridori staccati era un Andy Schleck arrancante come non mai, ancora lontano dalla condizione migliore e quindi nuovamente costretto a far gruppetto dopo gli 8'37" persi ieri. Ci si avviava ad un finale senza troppi sussulti, con la corsa fin lì animata dalla fuga a tre di Caccia (nuovo leader dei GPM), Lang e Wurf, scattati al km 35 con una punta massima di vantaggio di 6'45". Proprio l'australiano dal passato da canottiere ha pensato di avere ancora le gambe in grado di vogare a mo' di pagaia ed ha deciso di tentare l'avventura solitaria sulla salita de I Papi, prima asperità di giornata, a poco meno di 30 chilometri dall'arrivo, resistendo fin sul San Baronto ad un gruppo in cui fin lì erano state Acqua&Sapone e Liquigas a dividersi l'onere dell'inseguimento e in cui, una volta ripresi gli altri due fuggitivi, aveva brevemente messo il naso fuori il basco Txurruka. Ma chi l'ha detto che per far casino debba per forza servire la salita? Evidentemente Francesco Ginanni, motivato anche dalla tappa sulle strade di casa, doveva saperlo bene e sfruttando la meticolosa conoscenza dell'ultima decina di chilometri ha deciso di buttarsi giù a tutta proprio dal San Baronto, sperando di trovare la compagnia di qualche corridore di buon nome. Sono bastati un paio di chilometri per rendersi conto che il piano diabolico avrebbe potuto materializzarsi: a ruota di Ginanni si fiondano infatti il vincitore uscente della Tirreno nonché compagno di team Scarponi e poi un paio di duetti di quelli giusti come quello Liquigas (Pellizotti e Nibali) e quello Acqua&Sapone (Garzelli e Failli). Ovviamente impossibile pensare all'assenza di Giovanni Visconti in un simile contesto ed oltre al siciliano si sono aggiunti anche il fresco vincitore della Strade Bianche Iglinskiy, il marchigiano Canuti e, in ultima battuta, l'altro corridore di casa Manuele Mori. La situazione diventa estremamente interessante con un simile drappello di dieci battistrada ed i 16" di margine sul gruppo al cartello dei -8 all'arrivo fanno capire quanto sia necessario spingere a fondo per rimescolare il tutto, a maggior ragione quando due chilometri più in là il vantaggio della testa raggiunge i 20". Davanti pare esserci un buon accordo che però vacilla nel momento in cui Scarponi allunga costringendo alla risposta Nibali e, poco più indietro, anche Visconti. Dal gruppo, dove si era notato in testa un uomo Rabobank, finalmente ci si riorganizza e sono principalmente Milram (per difendere la leadership di Gerdemann) e Quick Step (per tentare il bis con Boonen) a tirare e a ridurre il gap a 18" prima e a 14" a 4 chilometri dal traguardo. Proprio questi 4mila metri entrano nella cronaca di giornata con una caduta verificatasi col plotone in pieno inseguimento ed in cui restano coinvolti O'Grady (poteva mancare, come ogni anno, il degno momento di sfiga per l'australiano?), Wegmann (poi ritirato con una clavicola fratturata), Pietropolli e soprattutto Vinokourov, costretto quindi a tentare una disperata rimonta non potendo beneficiare della neutralizzazione del tempo (tentativo frustrato: 3'28" il ritardo per il kazako). La sorte dell'attacco a dieci, comunque apprezzabile in un finale non facile, viene definitivamente segnata ai 2,2 chilometri dal traguardo, momento in cui la Liquigas non ci pensa un attimo a passare dal rammarico per l'azione sfumata alla determinazione nel prendere la testa del gruppo per pilotare al meglio Bennati. Il lavoro è nuovamente egregio: spostatosi Quinziato è Oss a compiere una trenata notevolissima fino ai 350 metri, lasciando quindi il posto a Sabatini. Negli ultimi 150 metri si consuma l'attimo decisivo in quanto il lavoro del pistoiese viene anticipato sulla sinistra da Petacchi, che costringe così lo stesso Bennati a partire. L'aretino però quest'oggi non sbaglia nulla, prende la testa e completa una splendida rivincita giungendo a braccia alzate. Per Petacchi una sconfitta da vedere comunque come bicchiere mezzo pieno, visto il deciso rallentamento della condizione subìto dopo l'ultimo incidente in allenamento, in quanto la presenza di Ale-Jet, che non ha avuto particolari problemi in salita e che ha potuto contare anche sull'appoggio di Hondo per lo sprint, è da interpretare comunque positivamente. Terzo posto di giornata per Bernhard Eisel, velocista delegato in casa HTC dopo che Cavendish anche quest'oggi è stato costretto ad alzare bandiera bianca in salita. Buon quarto posto di Farrar mentre ancora una volta non troppo perfetti i meccanismi in casa Sky, con Flecha gettatosi nella mischia dello sprint al quinto posto ed il ben più atteso Boasson Hagen ottavo. Ancora piazzato Modolo (sesto) davanti al kazako Bazayev mentre a Boonen e Ginanni, entrambi un po' indietro negli ultimi metri, non è rimasto che giungere in posizioni di rincalzo. La maglia di leader, in virtù di una classifica cortissima e degli abbuoni, passa così sulle spalle di Bennati, in attesa dei probabili fuochi d'artificio di domani quando sugli insidiosi strappi posti nel finale di Chieti, in una tappa già lunga oltre 240 chilometri, si assisterà al primo vero colpo di questa Tirreno-Adriatico. Da non trascurare anche le condizioni climatiche, fortunatamente in miglioramento ma che hanno già costretto l'organizzazione a modificare la quinta frazione (via causa neve Forca di Presta e Frontignano, dentro nuovamente il Sassotetto, già decisivo nella scorsa annata). (cicloweb)
  10. Up where he belongs Top Gun-Sagan: supersonico Peter Mancano due chilometri alla fine di una tappa parecchio movimentata, quando Christophe Le Mevel decide di provare un assolo, su uno dei mille strappetti che hanno punteggiato la strada da Pernes-les-Fontaines a Aix-en-Provence. Corsa a ritmi forsennati sin dall'inizio, la sesta tappa della Parigi-Nizza ha visto molteplici tentativi di fuga, compreso uno - più credibile di altri - orchestrato da Barredo, Gustov, Calzati e Taaramäe; ha visto il costante inseguimento a questo quartetto da parte dei top team da classifica (Astana, Caisse, Euskaltel) visto che l'estone non era lontano dalle prime posizioni (decimo a poco più di un minuto da Contador); quindi ha visto la resa dello stesso Taaramäe, che s'è rialzato ai 27 km per permettere agli altri tre attaccanti di provare le loro chance senza la muta di cani feroci che si agitava dietro. E poi, ancora, ha visto l'AG2R mettersi pancia a terra a tirare come in una cronosquadre, a partire dai 25 km al traguardo, allo scopo di mettere in difficoltà quanti più avversari possibile e permettere così a Roche di scalare qualche posizione nella generale: intento baciato dal successo, visto che tra una trenata e un colpo di vento, il plotone, già sminuzzato di suo in seguito al turboinizio di tappa, si è ulteriormente selezionato, con nomi interessanti (Kolobnev, Voeckler, Leipheimer, Fédrigo, Cunego) caduti nella tagliola del ritardo imprevisto. Dicevamo, tutto questo è già successo quando, ai 2 km, Le Mevel scatta in testa al gruppo. Una scheggia, a quel punto, esplode dal plotone per incollarsi alla ruota del francese: ha la maglia verde e un nome che, grazie a questa Parigi-Nizza, tutti gli appassionati di ciclismo hanno imparato a conoscere: Peter Sagan. Con la freschezza dei suoi 20 anni compiuti da poco, e la nettezza di un colpo di pedale nettamente superiore a quello del 98% del gruppo, lo slovacco si è stufato presto della compagnia di Le Mevel, e ha tirato dritto per la sua strada. Una strada lastricata di buone intenzioni che, nel suo caso, si trasformano in esiti reali con una certa facilità. La sparata di Sagan lascia tutti a bocca aperta, chi (i suoi inseguitori) per la fatica di tenere il suo ritmo, chi (il pubblico) per lo stupore di trovarsi di fronte a tanta esplosività gestita da un corpo tanto giovane. Quando Sagan prende il volo, alle sue spalle si è già creato un notevole buco. Millar sulle prime ha provato a ravvivare il drappello (ulteriormente spezzettato dall'azione dello slovacco), poi si è fatto da parte e ha ceduto il posto a Roche, che in effetti ha avuto un bel rinvenire, trainando gli altri a un passo da Peter. Il quale, pur ben persuaso della sua nuova trovata, ha preso la brutta piega di voltarsi a controllare ogni due pedalate: elemento, questo, che in genere prelude a un ricongiungimento con chi insegue, ma che nel caso odierno non ha rappresentato altro che la geometrica glacialità di due occhi fatti per misurare e regolare di conseguenza il fisico, non per spaventarsi e destabilizzare con flussi di panico due gambe che si sono fatte beffe dell'acido lattico ormai debordante e hanno continuato a mulinare per tenere l'invasore fuori dagli aurei confini dell'impresa. Non Roche, quindi, non i Caisse d'Epargne, son riusciti ad azzerare il gap dall'ultimo modello di locomotiva attualmente in commercio; e solo il fatto che negli ultimi 200 metri Sagan abbia di fatto smesso di pedalare, ha permesso ai volatisti di fungere da sfondo della foto del vincitore. Chi mastica più amaro degli altri è Mirco Lorenzetto, bravissimo a tenere sempre coi migliori (il suo capitano Cunego ha perso 2'36"), e a vincere poi lo sprint dei battuti davanti nientemeno che a Valverde: niente male, comunque, a 8 giorni dalla Sanremo. In classifica non cambia molto (a parte 2" di abbuono guadagnati da Luis León Sánchez, 4" da Valverde, e 12" presi da Sagan tra bonus e distacco), le posizioni restano comunque immutate, con Contador che ha 20" da difendere su Valverde, 25" su Kreuziger, 26" su LLS e 29" su Samuel Sánchez; margini non incolmabili, ma un giorno in meno alla fine della corsa: basteranno le ultime due tappe per ribaltare i valori in campo? (cicloweb)
  11. Mai sottovalutare Boonen, Tom s'impone a Montecatini su Martens Un po' d'aria di mondiale Montecatini Terme la deve suscitare, soprattutto ora che gli ultimi colpi di coda dell'inverno sembrano allontanare ancora un po' quella di primavera. Nella cittadina toscana infatti Mario Cipollini bardato d'iride colse la sua ultima vittoria di tappa della carriera al Giro d'Italia e nell'osservare il finale di gara odierno in cui, salvo poche eccezioni (anche se alcune di queste, come vedremo, determinanti), nelle posizioni d'avanguardia era presente tutto il meglio in termini di confronto in velocità era auspicabile assistere ad un successo di peso. Guarda caso poi chi è sfrecciato imperioso un mondiale l'ha vinto ed ancor prima di ritornare a concentrarsi sul proprio Olimpo fatto di pavé e muri, procede per il migliore dei modi nel suo percorso con vista riviera ligure. Sta bene, sta più che bene Tom Boonen e se vogliamo ce n'eravamo accorti già ieri, quando l'intoppo del salto di catena sull'ultima salita non gli aveva fatto perdere la calma e si era prodotto in un'agevole progressione per rimontare posizioni. Oggi però l'occasione era troppo ghiotta per farsela sfuggire e sul traguardo che tirava leggermente all'insù occorreva scaricare tutta la potenza possibile per non farsi superare da nessun'altro e centrare così il quarto successo stagionale. Naturalmente anche il posizionamento come sempre ha avuto la sua importanza e quando si è notato "Tornado Tom" alle spalle del treno Liquigas nei chilometri conclusivi si è capito che il colpo in canna poteva essere fragoroso. Già, la Liquigas. Non si può non masticare amaro nel team di patron Dal Lago, a cominciare da un Daniele Bennati sempre motivatissimo nel cercare il successo nella "sua" Toscana ma che non è riuscito a capitalizzare al meglio l'eccellente lavoro operato dai vari Quinziato, Oss (le menate del trentino non stanno passando affatto inosservate) e Sabatini, senza dimenticare neppure Pellizotti che in precedenza si era fatto vedere in testa al gruppo per fare la sua parte e con l'allungo di Agnoli subito dopo il suono della campana che sembrava far presagire ad una possibile azione degli uomini in verde sull'ultimo passaggio sulla salita di Vico, magari per far fuori qualche velocista. Spostatosi Sabatini negli ultimi 200 metri però a Bennati non è riuscita la stessa bella progressione che gli aveva permesso di rompere il ghiaccio in Oman ed a quel punto l'attenzione si è immediatamente focalizzata sul fatto che il Rabobank pronto ad uscire dalla ruota di Boonen fosse realmente Oscarito Freire, già vittorioso tre volte tra Maiorca e Andalucia. Con inevitabile sorpresa però la sagoma era quella del tedesco Paul Martens, atleta non nuovo nel fare bella figura in sprint non troppo affollati e che di Freire era stato già ottimo apripista nelle corse spagnole. Tenendo conto anche del ritardo accumulato ieri (5 minuti scarsi) è forse il caso di iniziare ad allarmarsi in prospettiva Classicissima oppure il tricampeón col suo nascondino ha in serbo l'ennesima sorpresa? A fargli compagnia tra l'altro sul traguardo ieri c'era anche Mark Cavendish, che oggi ha rivissuto la stessa scena del giorno precedente, perdendo contatto ogni qualvolta la strada iniziava ad inclinarsi pur senza raggiungere mai punte proibitive, ragion per cui i dubbi sul britannico potrebbero permanere fino alla giornata di sabato 20, senza dimenticarsi neppure del fatto che l'HTC dispone di un secondo velocista come Greipel che finora ha dato ampie garanzie. Ed ancora: cosa aspettarsi da un Thor Hushovd fin qui inesistente? E gli ultimi contrattempi di Petacchi avranno realmente influito sulla condizione dello spezzino, che pur essendo davanti ha delegato Hondo per la disputa della volata odierna? Una serie di quesiti che nasce dopo una giornata animata ancora una volta da un tentativo scaturito nei primi chilometri di gara (l'ottavo per la precisione) promosso dal romagnolo Marangoni a cui si sono uniti nuovamente un uomo ISD (Caccia, che ha dato un bel segnale di ripresa dopo la caduta di ieri) oltre a Ignatiev e Pérez Lezaun. Per loro una punta massima attorno ai 5 minuti ed un vantaggio tenuto sotto controllo dal gruppo negli ultimi due passaggi dal lavoro delle varie squadre interessate ad una conclusione a ranghi compatti come Garmin, Liquigas, Sky e Française des Jeux (in evidenza con belle trenate il giovane Offredo) e chi invece avrebbe voluto ridurre sensibilmente il gruppo di testa per eliminare qualche velocista che si sarebbe rivelato troppo scomodo nel finale. E' stato il caso dell'Androni, impegnata a condurre al meglio Ginanni verso il traguardo (sull'ultimo passaggio ci ha provato Serpa a forzare in testa al gruppo) e dell'Acqua e Sapone, rinfrancata dalla bella prestazione di Paolini di ieri (sul penultimo passaggio si è visto Miholjevic in testa). La salita di Vico non era, sia per lunghezza che per pendenze, la più adatta a creare la selezione ed anzi, è stata a momenti più la discesa a creare un momentaneo frazionamento sull'impulso delle trenate della Liquigas. Neppure tra i fuggitivi si è creata differenza, con Ignatiev che ha tentato l'allungo in progressione prontamente rintuzzato da Caccia e che ha riprovato un'ultima disperata sparata nel momento in cui la fuga ha avuto il suo termine a 4 chilometri dal traguardo. Con i Liquigas, i Cervélo, i Lampre ha fatto capolino anche Robbie McEwen, ben piazzato alla ruota di Boonen ma che poi non è riuscito a produrre una rimonta che gli consentisse di andare al di là del quarto posto. Ancora piazzamenti per Rojas (quinto), Ginanni (sesto e protagonista ieri di un alterco verbale con Farrar riguardo le ultime fasi dello sprint) ed il giovane Modolo, che regala un altro buon piazzamento ad una Colnago in attesa di ritrovare il miglior Mattia Gavazzi per gli sprint. Si riparte domani con Gerdemann ancora leader per l'ultima tappa toscana con arrivo a Monsummano Terme e con un San Baronto piazzato a poco più di 15 chilometri dal traguardo. Magari abbastanza per stuzzicare la fantasia dei Visconti, Nibali o Ginanni che di questa ascesa conoscono ogni singolo metro (cicloweb)
  12. Contador non Mende Vince come da annunci alla vigilia Se già ieri non si era tenuto sul risibile strappetto della Côte de la Martinie alle porte di Aurillac, figurarsi se oggi Alberto Contador non avrebbe fatto qualche fenomenata delle sue. L'arrivo di Mende, al termine della salita più dura di questa Parigi-Nizza un po' troppo smussata altimetricamente, era quello che avrebbe dato una fisionomia abbastanza credibile alla classifica. E naturalmente il madrileno vincitore di due Tour ha deciso di non mancare dalle posizioni che contano; anzi, per non sbagliare, ha puntato direttamente al primo posto. E siccome la sua pistola è sempre carica, anche stavolta Alberto ha potuto sparare la sua esultanza, sotto lo striscione del traguardo, dopo aver fatto disperare i suoi inseguitori in quell'ultimo chilometro e mezzo di gara. 1600 metri, per la precisione, quelli che mancavano alla vetta (la Croix Neive, intitolata a Laurent Jalabert in memoria della vittoria di Jajà qui al Tour del 1995) quando dal gruppo dei migliori è partito Contador, secondo quanto annunciato non solo a mezzo stampa, ma anche più direttamente per il tramite dei suoi compagni di squadra, che hanno lavorato con efficacia (e con l'aiuto di HTC e Cofidis) per chiudere sulla fuga di giornata (Pineau, Loubet, Nieve, Moinard, Marino, Marcato e Timmer) e per aumentare poi il ritmo quando la strada ha iniziato a salire nel finale. Lo stesso Navarro, uno dei fedelissimi di Alberto, ha annullato il primo scatto, operato da Rolland a 9 km dalla fine (sulla Côte de Chabrits, che precedeva immediatamente l'ascesa conclusiva). Un francesino dopo l'altro, ripreso Pierre è partito Brice, ma il minore dei fratelli Feillu si è svuotato per niente, visto che il gruppo (via via più assottigliato) gli è rimasto a non più di 20 metri. Con Cunego a curare la ruota di Contador (dimostrando quindi notevole previdenza), e con Egoi autore di un breve allungo per prendersi un traguardo volante, è stato il ritmo di Bono a condurre il plotone sulle prime rampe di Mende. Tra gli uomini di classifica, il primo a perdere la bussola è stato Tony Martin, ai 1800 metri, mentre Le Mevel provava a stanare qualche big con un allungo interessante. 200 metri di assestamento, ed ecco quindi Contador mettersi davanti e iniziare a picconare. Lo stesso Le Mevel ha provato sulle prime a tenere il ritmo dello spagnolo, per poi convenire che non era il caso, e proseguire al suo ritmo (con risultati discreti, visto che ha chiuso la tappa all'ottavo posto). Con Contador 30 metri avanti ai rivali, e con Valverde a provare timidamente di tenere l'avversario (a distanza), la maglia gialla Voigt si è staccata, imitata poco dopo, su un nuovo rilancio di Alberto, dal giovane Sagan, che nell'ultimo chilometro e mezzo ha pagato quasi un minuto (è comunque ancora ottavo in classifica, e la sua Parigi-Nizza può tuttora definirsi impressionante). Dai 1600 ai 600 metri stava intanto andando in scena il chilometro più appassionante della giornata: Contador continuava danzando in testa, ma quei testardi di Valverde (e Joaquím Rodríguez, portatosi su Alejandro ai 1100 metri) non volevano saperne di mollare la presa, tenendo sempre il battistrada a un tiro di schioppo, così vicino da dare l'impressione di poter essere afferrato con la mano. Come la luna, in certe notti chiare e piene; e allo stesso modo, inafferrabile. Alberto non perdeva una pedalata, Valverde invece sì, più di qualcuna: un fuorisoglia memorabile per il murciano, aiutato fino a un certo punto da JRO, ma poi conscio che non si poteva fare più di tanto, tantopiù che quell'altro, là davanti, schiacciava un altro po' il pedale del gas e prendeva un più congruo e adeguato margine. Né è servito l'arrivo, sulla coppia inseguitrice, di Samuel Sánchez, che ha rilanciato l'azione (facendoe male a Rodríguez), ma senza che ciò mettesse in dubbio l'ormai assodata vittoria di Contador, che aveva volato gli ultimi 500 metri. A Valverde non è rimasto che lo sprint per il secondo posto su SSG, mentre un inatteso Voeckler si è issato fino alla quinta posizione di giornata, subito dietro a Joaquím, e subito davanti a Cunego e Kreuziger. Il veronese, che ha pure guidato l'inseguimento del drappello in prossimità del triangolo rosso dell'ultimo chilometro, non sarà ancora all'altezza degli spagnoli, ma da qui a un mese (e alle classiche valloni, quindi) molti equilibri potranno ribaltarsi. Sconfitto di giornata, oltre a Voigt che ha perso la maglia, è Luis León Sánchez, che non è mai parso competitivo sulla salita di Mende, e ha dovuto limitare i danni: 29" il suo ritardo, 28" quello in classifica, dove al momento è quarto. Alle spalle di Contador, Valverde insegue a 24", Kreuziger a 25", Samuel Sánchez a 29". Distacchi contenuti (e perfettamente in linea con le attese, visto il percorso), che non permetteranno ad Alberto di portare la maglia gialla a Nizza andando in carrozza. Tantopiù che i Caisse d'Epargne potranno far gioco parallelo, e non dimenticando che LLS sa come fare per scardinare certe situazioni in cui Contador pare imbattibile e poi si perde in un bicchier d'acqua: la Parigi-Nizza dell'anno scorso è lì a dimostrarlo. (cicloweb)
  13. La Saga(n) abbia inizio Ad Aurillac lo slovacco (con)vince Non fosse per questo sbarbatello slovacco che poco meno di due mesi fa ha compiuto vent'anni, oggi staremmo magnificando l'azione di Alberto Contador sulla Côte de la Martinie: niente che non sia nelle corde del campione iberico, per carità, ma comunque la testimonianza di quanto il capitano dell'Astana tenga a riscattare la sconfitta di un anno fa patita dall'amico-nemico Luís León Sánchez su queste stesse strade della Parigi-Nizza. Può dunque una côte di seconda categoria accendere le speranze di un corridore in grado di vincere due Tour, un Giro e una Vuelta? La risposta è sì. Ma, come detto, questa che poteva essere la giornata dell'ennesima celebrazione del corridore madrileno, diventa per forza di cosa il battesimo ufficiale di Peter Sagan, ex biker (campione del mondo tra gli Juniores proprio con le ruote grasse) che la Liquigas ha scovato in un piccolo team continental slovacco, la Dukla Trencin, che da oggi potrà vantarsi di aver "allevato" questo ragazzo. Un ragazzo che in quattro giorni di gara alla Parigi-Nizza, che per storia, tradizione ed anche campo di partenti è ben altra cosa rispetto al Tour Down Under (nella quale Sagan si era messo comunque in mostra), ha colto un 5°, un 2° e un 1° posto, alternando la dimostrazione di qualità a cronometro (nel prologo), allo sprint (ieri) e in salita - seppur breve - quest'oggi. La tappa è iniziata sotto il segno della neve, che ha consigliato all'ASO di togliere i primi due Gpm di giornata, accorciando la tappa di 53 km. Dopo le prime schermaglie e il primo Gpm conquistato da Mangel (che ha rafforzato il primato della maglia a pois), i fuggitivi di oggi han formato un gruppetto non male, visti i nomi: Roelandts e Maes sono infatti due corridori veloci (e l'atleta Omega Pharma era anche vicino in classifica, a 49") ed il francese Huguet un discreto passista. Il gruppo, tirato dalla Caisse d'Epargne di LLS e Valverde (e non dalla Rabobank del capoclassifica Boom) ha lasciato spazio e minuti ai tre, ben sapendo che le côtes finali avrebbero rallentato la ricorsa dei battistrada verso l'arrivo di Aurillac. Sulla salita di Sexcles si è consumato il classico canovaccio, col distacco che in 9 km è sceso dai 4'40" ai 2'33". Ma Roelandts e Huguet non si sono risparmiati fino a 5500 metri dall'arrivo (mentre Maes s'era arreso ai meno 15 km), quando il gruppo - nel quale Saur, Cofidis e Team HTC avevano dato manforte alla Caisse da qualche km - ha ricompattato la situazione in corsa, mischiando così le carte ai piedi dell'ultima - attesa, a questo punto - côte di giornata. Tony Martin ha attaccato la salita in testa, ma troppo timidamente, con Ivanov alle spalle. La stoccata decisiva è arrivata dal campione irlandese Roche (ai 3.5 km), che ha avuto anche il merito di scatenare la reazione di Sagan, che nel giro di un centinaio di metri sì riportato sull'uomo AG2R (col tedesco Martin attaccato alla ruota), mentre dal gruppo uno scatto di Joaquím Rodríguez scatenava la fantasia di Alberto Contador, che in tre pedalate si riportava alla ruota dell'ex compagno di squadra, formando (con Voigt, che si è aggiunto nel falsopiano subito dopo il Gpm) un sestetto che non ha lasciato scampo al gruppo, nel quale LLS in prima persona si è adoperato per ridurre il gap dalla testa della corsa insieme alla Lampre di Lorenzetto. Nel finale Contador, indiavolato, ha provato ad agire sulla voglia di Voigt di sfilare la maglia a Boom, chiedendo al tedescone della Saxo Bank di collaborare. Ma Voigt, che non è un pivello né uno sprovveduto, ha più volte scrollato la testa facendo capire al madrileno di non poter certo aiutarlo a distanziare maggiormente un certo Frank Schleck. Che poi Voigt la maglia di leader se l'è presa lo stesso, all'arrivo, visto che Boom ha patito il ritmo nel finale ed è arrivato al traguardo con 27" di distacco. Il palcoscenico dell'arrivo però spetta ancora allo slovacco Sagan, capace di dominare lo sprint lanciato da JRO, battendo nettamente lo spagnolo della Katusha e Roche, con gli altri quattro fuggitivi che si son fermati a 2" dal podio (complice anche un contatto sfortunato tra Contador e Tony Martin a 100 metri dal traguardo), col gruppo - regolato proprio da Lorenzetto (con Marcato 10°) - a 6". Gruppo che però, oltre al già menzionato Boom, non comprendeva Cunego, Gilbert (a 47"), Greipel (a 1'49"), Vande Velde ed Haussler (a 2'26"), tra gli altri. Domani l'arrivo sulla Croix Neuve a Mende, con i suoi 3 km al 10.1% di pendenza media, darà sicuramente altri spunti di discussione a questa Parigi-Nizza: riuscirà Sagan (2° in classifica a 6" da Voigt, ma anche leader della classifica a punti e primo tra i giovani) a stupire ancora? Contador (a 20") cercherà altro vantaggio prima delle ultime due tappe? E la Caisse di LLS (a 9") e Valverde (a 30") come si comporterà? Il Team Saxo Bank si comporterà da squadra leader o lascerà la corsa in mano ad altri? Tanti interrogativi che renderanno la tappa di domani molto interessante. (cicloweb)
  14. Cielo coperto? Ci pensa Linus Gerdemann beffa gli sprinter a Rosignano Già il fatto di vedere la neve a bordo strada a pochi chilometri dal mare dovrebbe farci chiedere se davvero la corsa a cui stiamo assistendo sia la Tirreno-Adriatico. Con un questa atmosfera alquanto insolita poi avremmo potuto prendere in considerazione anche la possibilità che neppure quest'anno il primo leader della corsa dei due mari potesse essere un velocista e se ciò alla fine è realmente avvenuto lo dobbiamo a Luca Paolini, che quest'oggi andrà a letto con quella punta d'amaro che può avere solo chi vive l'ennesima giornata da piazzato di lusso ma a cui dobbiamo un sincero ringraziamento per aver reso estremamente appassionante un finale di gara che fino a mezzo chilometro dal traguardo sembrava ormai scritto. E pazienza se da quello stuoletto di volponi che ha saputo cogliere l'attimo chi realmente esulta è solo Linus Gerdemann, che proprio quest'oggi forse ha iniziato a chiudere quel conto rimasto in sospeso dalla caduta nella cronometro di Recanati di due anni fa. A Paolini va dato comunque merito di averci provato perché con l'agguerrita concorrenza allo sprint mettere la propria ruota davanti a tutti sarebbe stato ben più arduo del solito; non dimentichiamoci neppure che tra una decina di giorni c'è una Milano-Sanremo da correre e chissà che l'allungo odierno, operato a 5 chilometri dal traguardo, non sia da interpretare come una prova generale per un qualcosa di diverso sulla riviera ligure. Di contro per un Paolini da applaudire troviamo anche qualche orecchio da tirare bonariamente: quello di Matti Breschel, l'altro uomo veloce del quartetto giunto sul traguardo, che ha deciso di chiudere in prima persona su Paolini sacrificando di fatto le proprie chanche di successo in volata; quelle del Team Sky che, dopo aver menato le danze in testa al gruppo nell'ultima decina di chilometri con la collaborazione della Liquigas, ha vissuto l'attimo di incertezza fatale proprio all'ingresso dell'ultima curva che introduceva negli ultimi 400 metri. "Chiudo io…", "no chiudi tu…" ed ecco che l'esitazione si materializza in una sconfitta sicura, con buona pace di Boasson Hagen che già pregustava lo sprint. Un 10 marzo più da autunno-inverno inoltrato che da vigilia di primavera per una prima frazione della Tirreno-Adriatico, dedicata alla memoria di Franco Ballerini in quest'edizione 2010, che aveva fin lì decisamente posto sotto i riflettori Dmytro Grabovskyy, che sulle strade toscane è ormai di casa e che ha deciso di ritagliarsi qualche ora da protagonista dopo essersi speso per la causa-Rujano al recente Tour de Langkawi. Altri segnali confortanti quindi per il giovane ucraino, passato professionista tra enormi squilli di tromba ma poi disperso in problematiche personali (alcolismo su tutte) che rischiavano di decretarne la prematura fine di carriera. Un allungo deciso nelle prime fasi di gara, il vantaggio che cresce fino agli 11 minuti ed una determinazione che porta le squadre dei velocisti (Garmin e Liquigas su tutte) a reagire con decisione quando, a poco meno di 40 chilometri dall'arrivo, il gap da colmare è ancora sui 7 minuti. L'azione di "Grabo" si affievolisce, subisce un duro colpo sulla prima delle due ascese verso Rosignano Marittimo e si esaurisce in discesa, a circa 15 chilometri dal traguardo ma suscita comunque più di un "bravo" e porta in dote la maglia di miglior scalatore per i passaggi in testa sulle prime asperità di giornata. A cavallo tra il ritorno del gruppo compatto e gli ultimi sussulti finali c'è tempo anche per annotare una caduta (ai -30 circa) che coinvolge tra gli altri Veikkanen (costretto al ritiro e portato in ospedale per accertamenti), Burghardt, Caccia e il campione tedesco Reimer e la certezza che di questo passo la strada verso il bis a Sanremo sarà ben più irta di quella di Rosignano Marittimo per un Mark Cavendish ancora in ritardo nella condizione e costretto ad alzare bandiera bianca (assieme a Mattia Gavazzi, anche lui in non perfette condizioni fisiche) già in occasione del primo dei due passaggi in collina. Lo spagnolo Urtasun, a cui si unisce Terpstra in prossimità del primo passaggio sul traguardo ai 10 dall'arrivo, cerca di evitare la volata ma anche il nuovo duetto deve arrendersi al ritorno degli uomini Liquigas sull'ultima salita. Ci prova anche Taborre tra gli Androni (col team di Savio scattato da Livorno con sette uomini dopo aver ricevuto la comunicazione della positività all'EPO di Massimo Giunti in un controllo effettuato nel mese di febbraio) ma anche questo breve tentativo salta, così come la catena di Tom Boonen, costringendo il campione belga ad una repentina risalita dalle retrovie. Quando ancora la discesa vera e propria deve avere inizio ecco lo scatto di Paolini ai -5 dall'arrivo, su cui piombano prontamente Breschel, Gerdemann e Lastras a trasformare l'azione solitaria in un quartetto dalle prospettive interessanti. Dietro è ancora la Liquigas a dover sudare le proverbiali sette camicie per ricucire al più presto un gap che raggiunge la decina di secondi e, quando alle maglie verdi subentrano quelle nere del team Sky la volata sembra fatta. Sembra…perché l'uscita dall'ultima curva di Paolini unita all'esitazione già descritta in precedenza ridà vigore alle ambizioni dei quattro. Breschel cerca di chiudere, Lastras e Gerdemann sornioni aspettano il momento ed il tedesco brucia lo spagnolo sul traguardo, portando a due i successi stagionali dopo il Trofeo Inca, conquistato a Maiorca nel mese scorso. Ad Hutarovich e al suo beffardo quinto posto su Rojas, Farrar e Bandiera il compito di far scorrere i titoli di coda in attesa del finale di domani a Montecatini Terme che potrebbe regalare ulteriori insidie al corposo cast di ruote veloci presenti in gara. (cicloweb)
  15. Tirreno-Adriatico Dopo un paio d'anni in cui la corsa "dei due mari" aveva vissuto di vita propria, con arrivi in salita e cronometro lunghe (forse anche troppo, in realtà), si torna un po' all'origine: più di un occhio guarda la Milano-Sanremo, quindi il cast dei partecipanti è sicuramente impreziosito dalle date ravvicinate tra la fine di questa corsa (16 marzo) ed il sabato successivo, data in cui si terrà la 101esima edizione della Classicissima di primavera. L'anno scorso la lotta tra Scarponi e Garzelli fu l'apoteosi delle squadre Professional invitate: l'assenza di cronometro dell'edizione 2010 potrebbe anche favorire corridori in grado di aggiudicarsi un paio di abbuoni di tappa, visto che le tappe per fare la differenza - tra i più forti - non ci sembrano tante, né impossibili (leggi l'analisi del percorso completa. Starà molto all'interpretazione delle squadre, dunque, ciò che vedremo in queste sette tappe. Tra i non citati, da segnalare Vladimir Efimkin (AG2R), Pozzovivo (Colnago), Txurruka (Euskaltel) e Devolder (Quick Step), ma soprattutto quell'Andy Schleck che - fosse presente con serie intenzioni - sarebbe sicuramente in prima fila tra i favoriti. Per le vittorie di tappa, l'elenco è pressoché interminabile: Paolini, Ginanni, Ballan, Rojas, Hushovd, Mattia Gavazzi, Farrar, Gatto, Bennati, Van Avermaet, Boonen. Nuyens, Flecha, Cavendish, McEwen, Wegmann e Cooke (e ci siamo dovuti contenere). Cicloweb.it I FAVORITI DI CICLOWEB.IT Prima fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Cadel Evans 2009: / Best: / Sabato ha studiato gli sterrati del Giro, alla Tirreno farà sul serio. Onorerà corsa e maglia |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Michele Scarponi 2009: 1° Best: 1° (2009) Ha iniziato un po' in ritardo ma è deciso a fare il bis: in Sardegna era già pimpante |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Stefano Garzelli 2009: 2° Best: 2° (2009) Nelle tante volate ristrette può vincere e prendere abbuoni pesanti per la generale |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Fabian Cancellara 2009: / Best: 1° (2008) Se fosse rimasta la crono sarebbe il n° 1. In salita è migliorato ed è pure piuttosto veloce Seconda fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Thomas Lövkvist 2009: 3° Best: 4° (2009) È una corsa che gli piace e sulle salite brevi e ripide si trova molto a suo agio |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Michael Rogers 2009: / Best: 71° (2003) Ha vinto in Andalucia e è andato bene anche a Siena. Senza crono perde qualche posto |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Vincenzo Nibali 2009: 10° Best: 10° (2009) I suoi attacchi possono rendere dura la corsa. Alla Strade Bianche non ha convinto |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Filippo Pozzato 2009: 39° Best: 1° (2003) Qualche tappa è un po' dura per lui ma è in forma, è veloce e va tenuto d'occhio Terza fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Alex. Vinokourov 2009: / Best: 3° (2007) Ha superato il problema ai denti e si presenta molto combattivo. È una mina vagante |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Giovanni Visconti 2009: / Best: 18° (2008) Qualche alto e basso di troppo ma il percorso è adatto a lui e su certi finali può esaltarsi |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Franco Pellizotti 2009: 23° Best: 9° (2002) Ha iniziato da poco la stagione quindi non è al meglio. Proverà a battere un colpo |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Robert Gesink 2009: 11° Best: 11° (2009) Ottimo scalatore che non soffre le pendenze toste. Può fare corsa dura sulle salite Quarta fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Edvald Boasson H. 2009: 66° Best: 66° (2009) Il giovane della Sky si prepara per le classiche ma la sua potenza può far male |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Enrico Gasparotto 2009: 64° Best: 2° (2008) La presenza di Vino forse gli toglie spazi ma all'Eroica è parso in palla |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Oscar Freire 2009: / Best: 1° (2005) Certe salite non fanno per lui ma gamba super e corsa blanda fanno cambiare tutto |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Ryder Hesjedal 2009: 8° Best: 8° (2008-2009) L'ex biker della Garmin cercherà, con la regolarità, di arrivare nei primi 5 Quinta fila |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Kim Kirchen 2009: / Best: 2° (2007) Fosse al top potrebbe anche puntare alla vittoria. Un occhio anche a Mazzanti |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Linus Gerdemann 2009: 7° Best: 7° (2009) In Spagna ha iniziato bene, la corsa gli piace e non dobbiamo sottovalutarlo |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Francesco Gavazzi 2009: / Best: / Prima volta alla Tirreno per lui. Soffre un po' le salite più lunghe. C'è anche Spilak |¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯| Rui Costa 2009: 145° Best: 145° (2009) Il giovane portoghese della Caisse ha tutte le qualità per fare bene, più di Uran e Bruseghin
  16. Bonnet, che bontà! Limoges parla francese. Sagan 2° Dopo il mezzo sconquasso di ventiquattrore prima ipotizzare un epilogo diverso da una volata a ranghi compatti sul traguardo di Limoges poteva apparire arduo, considerando che gli ultimi dentelli presenti nel tracciato non avrebbero fatto neppure il solletico a tre quarti buoni di gruppo. Le volate però vanno conquistate, guadagnate, mettendo in conto quella buona dose di rischio necessaria in finali particolarmente complicati. Ed è da qui che bisogna partire nel raccontare la tappa d'oggi, da quell'insidioso ultimo chilometro con gli ultimi duecento metri che tiravano leggermente all'insù ma soprattutto con uno spartitraffico piazzato a circa 500 metri. Con tutta la foga e la voglia di emergere e sorprendere i propri avversari figlia di questi momenti, suona quasi inevitabile pensare che non possa accadere nulla e bastano pochi attimi per rendersene conto: la Quick Step, che conduceva le danze all'ingresso nel triangolo rosso per lanciare presumibilmente la volata di Jérôme Pineau, sta per ultimare il suo lavoro, dalle retrovie cerca di infilarsi con decisione Grega Bole, intento a preparare il terreno per Mirco Lorenzetto ma il tentativo dello sloveno di passare tra il Quick Step che lo precedeva e Sagan in terza ruota produce una sbandata che lo fa ruzzolare a terra. Da lì all'innesco del crash il passo è breve ed il volo da brividi di Jimmy Casper, che non può fare altro che centrare in pieno Bole, è l'immagine che più di tutte fa tenere il fiato sospeso, mentre di fianco anche Fofonov e i due Martin (l'irlandese Daniel ed il tedesco Tony) non riuscivano a scansare l'impatto. Mentre il trambusto derivato produceva fortunatamente solo forti contusioni ai malcapitati, le carte intanto si sparigliavano negli ultimi metri dello sprint: Luis León Sánchez tentava l'anticipo ma si vedeva superato dai due corridori messi decisamente in vetrina dalla tappa di oggi. Ci piace ripeterci in questo caso ma l'avvio di stagione del ventenne slovacco Peter Sagan è una delle note più liete di questo primo scorcio di 2010 e se il trend dovesse proseguire in decisa crescita in questa e nelle prossime stagioni, non tarderemo a parlare ancora di questo ragazzo giunto al professionismo portando con se tutte le perizie della mountain bike e del ciclocross, ovvero le specialità che, affiancate ad una comunque buona attività su strada, gli hanno regalato successi e podi europei e mondiali. Non si è lì davanti in un finale così complicato per caso, approcciando l'ultimo chilometro già in terza ruota in attesa di lanciare la volata di Francesco Chicchi (per il velocista toscano, rimasto in posizione un po' troppo arretrata, alla fine è giunto solo un decimo posto). Ma soprattutto non ci si rende protagonisti di uno sprint potente ed entusiasmante se non si hanno grandi gambe. Tutto perfetto fin qui, se non che ad impedire il primo successo di una certa entità in maglia Liquigas dello slovacco è intervenuto quel William Bonnet già in bella evidenza negli sprint dell'ultima Vuelta di Spagna e che probabilmente ha tenuto a ricordarci che anche la Francia c'è eccome ed ha tutta l'intenzione di mettere i bastoni tra le ruote alle grandi corazzate del ciclismo odierno. Una rimonta imperiosa quella del ventisettenne della Bbox-Bouygues Telecom cresciuto in pista nelle categorie giovanili e per il quale è giunta probabilmente l'ora della maturità, a tutto vantaggio dei colori transalpini, in cerca di protagonisti anche negli arrivi a ranghi compatti che non si limitino a sporadiche comparsate. Una Bouygues che aveva tentato di movimentare il finale già con lo scatto dell'ex campione europeo Gautier sulla Côte de Nieul a 11 chilometri dal traguardo, dopo che in precedenza si era esaurito il lungo tentativo di Finetto, Mangel (per il francese, ultimo ad arrendersi ai -18, la soddisfazione della maglia a pois di miglior scalatore), Mouris e De Kort, scattati dopo 4 chilometri dal via e rimasti in avanscoperta per circa 175 chilometri con un vantaggio massimo di 4'15". Ripreso Gautier ai -4 dal traguardo, sono finalmente entrate in azione le squadre dei velocisti, ossia la Vacansoleil (per Bozic) e la HTC-Columbia del grande favorito Greipel, che a questo punto rischia seriamente di concludere a quota zero alla voce "successi di tappa" questa Parigi-Nizza. In precedenza è prevalsa soprattutto la voglia di mantenere le posizioni d'avanguardia di tutte le formazioni principali, dalla Rabobank di Boom alla Caisse d'Epargne di Valverde fino all'Astana di Contador, con quest'ultima particolarmente attenta nel non incappare in ulteriori brutte sorprese dopo la caduta di Alberto nel finale di ieri e le successive preoccupazioni per le botte ricevute. Agli archivi della giornata odierna vanno consegnati il buon quarto posto di Mirco Lorenzetto, bravo a districarsi e a cercare la rimonta negli ultimi metri, e i piazzamenti di J.J.Haedo, Dumoulin, Veelers, Vorganov (Napolitano, caduto ieri, si è invece ritirato in casa Katusha) e Bozic a completare la top-ten. Domani si riprende ulteriormente a far sul serio sulla strada verso Aurillac e siamo sicuri che la Côte de la Martinie, piazzata a soli 3 chilometri dall'arrivo, possa stuzzicare l'appetito di molti. Magari proprio di LLS, che grazie ai 4" d'abbuono conquistati oggi, ha ridotto a 10" il proprio ritardo da Boom. (cicloweb)
  17. Ventagli, poi Henderson su Bole Guardando il profilo della prima tappa di questa Parigi-Nizza 2010 in molti sarà stata forte la tentazione di trovare un programma alternativo per questo primo pomeriggio, o al massimo di gustarsi solamente gli ultimi 5 chilometri. Certo, si sarebbe potuto pensare, se non si è riusciti ad inserire neppure un dentello che avesse una parvenza di Gpm figuriamoci se la tappa non finisce col più classico dei volatoni! A meno che... A meno che non succeda qualcosa di incredibile o più semplicemente non intervenga il Dio Eolo in persona a movimentare un pò le cose e rendere appassionantissima una tappa che era destinata a scivolare via tra le tante. A questo punto in chi non ha potuto assistere al finale di tappa odierno crescerà ben più di una punta di rammarico ripensando a quel famoso detto che recita "non succede, ma se succede...". Ed allora diciamo intanto chi questa tappa l'ha conclusa decisamente col segno più: la Caisse d'Epargne e Alejandro Valverde (con la voglia d'escogitare qualcosa da parte di quest'ultimo per recuperare quei 30 secondi scarsi accumulati nel prologo), che non ci hanno messo molto a prendere la palla al balzo per scatenare una rumba rivelatasi fastidiosa per molti e a cui resta forse giusto quel pizzico di rammarico per il risultato finale di tappa, se escludiamo ovviamente i secondi guadagnati; un Lars Boom che oggi ha sperimentato in maglia di leader la modalità "corsa da padrone", andandosi a prendere 2 preziosi secondi nei traguardi volanti e poi ricucendo con un'azione notevolissima il buco creato dai Caisse nel momento topico della gara; infine lo sprinter scaltro, colui che ha pensato che a vincere questa frazione a Contres doveva essere comunque una ruota veloce e che risponde al nome di Greg Henderson, uno che evidentemente non vuol perdere l'abitudine di regalare sorprese o mezze sorprese quando meno te l'aspetti. Giornata partita con andatura subito molto elevata (prima ora sul filo dei 50 orari) e con Romain Feillu e Timmer a tentare l'avventura a partire dal terzo chilometro (per loro 145 km circa di avanscoperta e 6'20”) di vantaggio massimo, con i Rabobank a fare buona guardia e a non farsi sorprendere dalle prime schermaglie dovute al vento (che invece hanno provocato un momentaneo ritardo di Greipel, sicuramente il pericolo numero 1 per tutti gli altri velocisti in caso di arrivo a ranghi compatti). Quando però si è superato il cartello dei -45 chilometri all'arrivo l'andatura elevata, la strada stretta e la voglia di mantenere le posizioni buone hanno fatto da prologo a ciò che sarebbe successo una ventina di chilometri più avanti: una caduta ha coinvolto tra gli altri Rolland, Samuel Sánchez (aiutato da tutti i compagni di squadra), Bozic e Carlström mentre davanti Philippe Gilbert ha deciso che era giunto il momento di tentare una stilettata delle sue nonostante il percorso non fosse dei più adatti, ma hai visto mai... Con lui un altro Skil-Shimano, ovvero Veelers, con cui il margine raggiunge ben presto una quarantina di secondi, fino a toccare il minuto ai -33. Non si fa in tempo a concentrarsi sulle possibilità della coppia al comando che ai 31 dall'arrivo si registra un'altra caduta, innescata da una sbandata nelle posizioni d'avanguardia, dopo che un Rabobank e un Caisse d'Epargne sono venuti a contatto. Vari atleti oltre bordo strada quindi e ruzzolone per coloro che se ne stavano fin lì tranquilli nella pancia del gruppo, tra cui spiccano Leipheimer e Cunego, ripartiti fortunatamente senza conseguenze. Il nervosismo inevitabilmente cresce e a circa 20 chilometri dal traguardo scende di nuovo in campo il vento: mentre Tony Martin guida l'avanguardia del gruppo seguito attentamente dai Caisse il plotone inizia a frazionarsi, costringendo alcuni ad accantonare definitivamente i propositi di una buona classifica generale: a farne le spese tra gli altri Cunego (scortato da vari compagni di squadra), Vande Velde, Rolland, Fuglsang, Valjavec e Brice Feillu, il cui ritardo sulla linea del traguardo sarà nell'ordine dei 7'12". La situazione sembra farsi ulteriormente interessante quando, una volta ripresi Gilbert e Veelers ai -16, in testa al gruppo fanno capolino anche le maglie della Liquigas, a dar man forte ai Caisse mentre l'assenza di maglie Astana (fino a quel momento presenti nelle prime posizioni) e soprattutto dell'Euskaltel di Samuel Sánchez, già costretta ad inseguire dal precedente contrattempo, fa presagire che qualcosa possa effettivamente succedere. Difatti non ci vogliono molti chilometri per rendersene conto: a 12 chilometri dall'arrivo la Caisse d'Epargne decide che è il momento di agire e con Luis León Sánchez e Valverde bardato a pois (ottimamente coadiuvati da Ivan Gutiérrez e García Acosta) provano a scatenare l'inferno davanti. Il primo ad accorgersi del pericolo è proprio Boom, che con una trenata mostruosa sul filo del bordo strada ricuce il gap in breve tempo. Il gruppetto diventa di 5, 10, infine 15 corridori con due Saur (Galland e Lemoine), due Katusha (Ivanov e Kolobnev), fior di passisti come Voigt, Millar e Tony Martin oltre a Kreuziger, Roche e a tre temibili ruote veloci come Bole, Marcato e soprattutto Henderson oltre ai sopracitati a rendere interessantissimo il finale. La situazione è delicata, con i chilometri che scorrono via ed il vantaggio del gruppetto che si mantiene costante sui 25" sugli inseguitori tra i quali appare realmente arduo organizzare la caccia (la Rabobank con Boom davanti si limita a controllare, l'Euskaltel è costretta ad impegnarsi a fondo). In tutto il bailamme subentra l'ennesimo colpo di scena quando in prossimità dei -3 all'arrivo Contador finisce a terra assieme ad Haussler e solo grazie al repentino passaggio di bici di Stangelj e alla provvidenziale scia dell'ammiraglia Rabobank riesce ad evitare guai di gran lunga peggiori. Con Gutiérrez e García Acosta a spingere a tutta per conservare il margine necessario ad evitare il ritorno del gruppo ci si interroga su cosa avranno in serbo i Caisse: volata con Valverde o stoccata di LLS come remix del Tour Down Under? In una simile incertezza a rompere gli indugi ci ha pensato Ivanov, partito deciso appena superato il triangolo rosso dell'ultimo chilometro e prontamente rintuzzato da Roche. Agli 800 metri però la stoccata di Tony Martin è stata di quelle che fanno male visto il gran motore di cui dispone il giovane tedesco e la mossa costringe alla difensiva proprio i Caisse con León Sánchez a tentare disperatamente di chiudere per poi lasciare il campo a Valverde. Superati i 500 metri però il tedesco è ancora avanti per l'ultimo sforzo, Sánchez non riesce a chiudere e la tappa sembra quindi finire lì. Ai 250 metri lo spagnolo si volta in cerca di Valverde che però appare ancora troppo indietro, ragion per cui provano a partire Kolobnev (troppo appesantito però) e soprattutto Bole sulla sinistra. La progressione dello sloveno sembra essere irresistibile, l'uomo Lampre supera agevolmente Martin e si avvia a conquistare il successo, ma negli ultimi venti metri subisce la notevole rimonta di Henderson che piazza il colpo di reni e regala una nuova gioia al sempre attesissimo Team Sky. Terzo un sorprendente Galland davanti a Kolobnev e Valverde mentre il resto del gruppo (Contador compreso) giunge a 17", regolato allo sprint da Francesco Chicchi. Boom porta a 5" il suo vantaggio su Voigt in una generale dove in terza posizione si installa Millar (a 13"). Non resta quindi che attendere la tappa di domani, perché con queste premesse anche nel finale di Limoges di scontato potrebbe non esserci nulla. (cicloweb)
  18. Highlight 1° tappa: http://www.youtube.com/watch?v=YncAPPN_rrQ..._embedded#at=11
  19. Il Giro d'Italia all'estero è come quando fanno la Supercoppa Italiana a Pechino o in Libia...solo business
  20. Vuelta a Murcia, domani il via Prendera domani il via la 30esima edizione della Vuelta Ciclistica a Murcia. Quest'anno la corsa non vedrà al via squadre italiane. Questo per vendetta nei confronti dell'Italia, che ha inibito Valverde alle corse nel territorio italiano (Valverde è della regione spagnola di Murcia). Non per questo la corsa non sarà interessante, anzi, vedremo al via il vincitore del Giro del 2009, nonchè dell' edizione 2009 di questa corsa, il russo Denis Menchov (Rabobank), ci sarà Lance Armstrong (Team Radioshack), Bradley Wiggins (Team Sky) e tanti altri corridori di primo livello. Causa l'esclusione delle squadre italiane, gli azzurri al via saranno veramente pochi, e tra questi spicca la presenza di Paolo Tiralongo (Astana). Il percorso si presenta molto interessante, con due tappe molto dure (la seconda e la terza), una cronometro di media lunghezza al quarto giorno, e due tappe di media montagna che apriranno e chiuderanno la corsa. Appuntamento a domani con il racconto della prima tappa della Vuelta a Murcia. Le tappe Tappa 1: San Pedro del Pinatar - San Pedro del Pinatar 166,5 km Tappa 2: Calasparra - Caravaca de la Cruz 154,3 km Tappa 3: Las Torres de Cotillas - Alhama de Murcia 166,5 km Tappa 4: Alhama de Murcia - Alhama de Murcia 22 km Tappa 5:Redyser (Murcia) - Murcia 121,1 km (spaziociclismo)
  21. Non esaltante come percorso soprattutto le prime tappe, tipiche da Tour de France. Da vedere la tappa di Mende e la tappa finale.
  22. Radioshack, Armstrong caduto in allenamento Lance Armstrong è stato vittima di una caduta ieri in allenamento. Per fortuna senza conseguenze per nessuno. Né per lui, né per l'animale, un gatto, che l'avrebbe provocata. Il tutto è avvenuto al termine dell'allenamento di ieri, una seduta defaticante di 4 ore; l'animale, come scrive Armstrong sul suo twitter, "ha deciso di vernire verso di me". E' andata dunque bene all'americano che ne è uscito con qualche graffio e nulla più. (spaziociclismo)
  23. Auguri di guarigione per il Noce!!!
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