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sateo

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  1. AgGRAPPAti a Nibali Grandissima impresa di Vincenzo Nibali che oggi sul Monte Grappa ha dato spettacolo sia in salita, portando via il gruppetto decisivo, che in discesa, involandosi da solo verso il traguardo. La Liquigas ha sfruttato alla perfezione il fattore squadra ed un Nibali in condizioni di forma strepitose ha fatto capire a tutti che forse è proprio lui il principale favorito di questo Giro d'Italia. Alle sue spalle poi troviamo addirittura Basso che completa una grande doppietta per gli uomini di Amadio: questa superiorità numerica potrà diventare l'arma in più da qui a Verona. Condizioni meteorologiche ideali per la tappa di oggi e l'andatura è stata subito sostenutissima: fin dal km 0 in gruppo ci sono stati scatti e controscatti ma la fuga buona è partita solamente al km 35 km e ha visto come protagonisti Pozzato (il più attivo in assoluto), Bisolti, Bonnet, Cummings, Eibegger e Monier. La grande bagarre delle prime fasi di corsa ha prodotto una media di 51.1 km/h nei primi 60' e il vantaggio della fuga ha toccato un massimo di 8'05". Dopo circa 70 km di gara, però, è iniziato l'inseguimento del gruppo maglia rosa con Lampre-Farnese e Acqua & Sapone come squadre più interessate a ridurre il gap. Al passaggio sotto al traguardo ad Asolo, al km 122, il ritardo era già sceso a 5'38". Prima dell'inizio del Grappa è entrata in scena anche la Liquigas s'è portata tutta davanti per prendere la salita nelle posizioni migliori: questo forcing ha fatto crollare il vantaggio dei fuggitivi a poco più di tre minuti (3'22") e un "Non ce la facciamo mica" detto da Pozzato alla radiolina spiega chiaramente la situazione. Tra i battastrada il primo a scattare è stato il lombardo Bisolti e solo il britannico Cummings ha provato a seguire il ritmo del corridore della Colnago. La corsa vera, però, è dietro ed il ritmo degli uomini della Liquigas ha fatto fin da subito molti danni: nel momento in cui Szmyd ha dato il cambio ad Agnoli, a 55 km dall'arrivo, s'è staccata la maglia rosa Porte e pochi metri dopo anche il croato Kiserlovski ha perso contatto dai migliori. Il ritmo del forte gregario polacco ha scremato tantissimo il gruppo e anche Garzelli e Karpets non sono riusciti a reggere: il primo scatto, però, non arriva da un uomo della Liquigas bensì da Bradley Wiggins che ha trovato un ottimo punto d'appoggio nel suo compagno di squadra Cummings ma si è presto rialzato per farsi riprendere dai big. A 50 km dall'arrivo la situazione vedeva ancora Bisolti solo in testa con 28" su Monier, 1'12" sul gruppo dei big, 2'50" sul gruppo maglia rosa mentre Garzelli affondava a 4'12". A 47 km, nel tratto più difficile, si è infiammata la corsa e è stato Nibali a scattare: il primo a rispondere è stato Michele Scarponi e poco dopo si sono accordati anche Evans e Basso mentre tutti i fuggitivi sono stati ripresi. In questo frangente hanno perso contatto Cunego, Arroyo, Sastre e Tondo mentre Vinokourov è rimasto a qualche decina di metri dai quattro uomini al comando. A 45 km dal traguardo Basso, Nibali, Scarponi ed Evans avevano un vantaggio di 27" su una coppia formata da Sastre e Vinokourov mentre altri inseguitori, tra cui Cunego, erano segnalati a circa un minuto e il gruppo maglia rosa a 3'28". L'ottimo accordo tra i quattro battistrada ha fatto dilatare tutti i distacchi e proprio in prossimità del Gpm (primo a transitare Basso) Evans ha perso leggermente le ruote dei compagni d'avventura: il distacco di Vinokourov e Sastre era di 1'08" mentre a poco più di 2' sono passati Cunego, Mollema e Samoilau mentre la maglia rosa virtuale David Arroyo è transitata a 2'37". In discesa con la strada leggermente bagnata dalla pioggia Nibali s'è lanciato subito a gran velocità ed ha guadagnato margine sugli altri tre mentre alle loro spalle anche Vinokourov ha staccato Sastre. Le traiettorie di Nibali sono state perfette e aggressive e a 25 km dalla conclusione il ritardo di Evans, Scarponi e Basso era di 32", quello di Vinokourov di 1'38" mentre a 3'06" s'è formato un gruppo abbastanza numeroso con Wiggins, Cunego e Arroyo. Per lo Squalo dello Stretto il problemi maggiori potevano iniziare negli ultimi 15 km quando s'è ritrova da solo in pianura con 46" sui primi inseguitori e 1'35" su Vinokourov: il messinese della Liquigas, però, ha cercato di tenere una posizione più aerodinamica possibile e ha perso pochissimo. Sul traguardo di Asolo Vincenzo Nibali è arrivato tutto solo tirando fino sulla linea per non lasciare neanche un secondo agli altri: a 23" Basso ha regolato in volata Scarponi ed Evans (niente abbuoni per l'australiano) mentre Vinokourov è arrivaot a 1'33". Grande rimonta nel finale per il gruppo di Cunego e Arroyo che ha chiuso a 2'24" con lo spagnolo della Caisse d'Epargne che ha conquistato la maglia rosa visto che il gruppetto di Porte è arrivato a 4'45". (cicloweb)
  2. Vincenzino da solo al traugardo come il Pirata all'Aprica nel 1994, se non ricordo male... ...ma domani succederà di tutto e il contrario di tutto!!!
  3. Filippo Pozzato (Team Katusha) da Raisport «Karpets ha provato di sua iniziativa ma penso che se in quel momento qualcuno avesse avuto voglio di seguirlo poteva uscire di nuovo una bellissima tappa. Quella di oggi era una tappa buona per me ma sapevamo che era difficile da interpretare visto che tutti volevano andare in fuga: noi ne abbiamo messi due davanti, nessuno ha chiuso sulla fuga e io quindi sono rimasto bloccato dietro. Ora rimangono poche tappe per me: domani magari potrei inserirmi in una fuga visto che sto andando abbastanza bene in salita e che conosco le strade; se non ci sarà nessuno di pericoloso per la classifica allora il gruppo potrebbe anche lasciare andare». Manuel Belletti (Colnago-CSF Inox) da Raisport «È il giorno più bella di tutta la mia vita, è un'emozione incredibile. Lungo tutta la strada c'erano i tifosi che mi incitavano, anche il mio fan club mi ha dato una grande spinta con tutti gli striscioni ed è proprio vero che correre in casa raddoppia le corse. Io abito a 5 km da qui ed era veramente un sogno vincere qui, a casa di Pantani: praticamente ho iniziato ad andare in bici vedendo le sue imprese in tv. Oggi volevo partire e arrivare a tutti i costi, nonostante il dolore ai tendini: nel finale pensavo fosse persa perché gli altri sapevano che ero più veloce e lasciavano sempre che fossi io a chiudere. Negli ultimi 300 metri ho dato tutti, mi sono girato un paio di volte ma ho vinto. Forse non ho ancora realizzato quello che ho fatto». Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini) da Raisport «Finora è stato un Giro duro anche senza le grandi montagne. Da domani si fa sul serio con il Grappa: io sto bene, la squadra è pronta e vedremo cosa si potrà fare. All'inizio ero partito con un'idea ma visto che mi sento molto bene avevo cominciato a dare un'occhio alla classifica. L'obiettivo di vincere una bella tappa di montagna è sempre vivo mentre per la classifica ora si è fatta molto più dura visto che ci sono grandi distacchi». Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) da Raisport «Sarebbe stato bello vincere oggi ma con così tanta pianura all'inizio era quasi impossibile impedire alla fuga di andare all'arrivo. Per noi "vecchietti" è difficile lottare sempre con ragazzi di 15 anni più giovani ma quando ottieni risultati è ancora più bello: comunque fa piacere vedere vincere dei giovani come Belletti. Domani c'è il Grappa e quella è una salita vera: se presa forte fin dall'inizio può far male e la Liquigas la vedo come la squadra più attrezzata per rendere la corsa durissima fin dal primo metro di salita: sarà decisiva la voglia di fare». Richie Porte (Team Saxo Bank) da Raisport «Domani la tappa è molto dura. Io ho già fatto tre giorni in maglia rosa e sono molto contento così. Domani spero di andare forte e poi vedrò: comunque è un Giro indimenticabile». (cicloweb)
  4. Non poteva che vincere lui - Tripudio Belletti a Cesenatico. Karpets ok Aspettavamo più lotta tra gli uomini di classifica, ma a parte uno stoico Karpets nessuno si muove; in cambio troviamo una bella storia da raccontare, col giovane Manuel Belletti che, tra tante possibilità, sceglie proprio la tappa che arriva a casa sua per regalare alla sua squadra il primo successo in questo Giro, e a se stesso un'emozione indimenticabile. Il percorso invita alla fuga, e infatti ci provano in tanti sin dai primi chilometri, ma bisogna aspettare il km 62 perché prenda il via l'azione della giornata: ne fanno parte 17 corridori: D. Wyss (BMC), Bertogliati (Androni), Grivko (Astana), Claude (Bbox), Kriit (Cofidis), Belletti (Colnago), Mayoz (Footon), Meyer (Garmin), Marzano (Lampre), Lang (Omega Pharma), Facci (Quick Step), Stamsnijder (Rabobank), Henderson (Sky), Lewis (HTC), Horrach e Klimov (Katusha), e Voss (Milram). I 17 guadagnano rapidamente: hanno 4'35" al km 85, e il margine sale fino a 9'38" (vantaggio massimo) al km 136 (a 87 dal traguardo), mentre il gruppo è guidato sulle prime dalla Cervélo di Tondo e Sastre, poi supportata dalla Caisse d'Epargne di Arroyo: il ritmo non è però trascendentale. Al rifornimento un ritiro eccellente: si ferma Millar (Garmin), mentre il suo compagno Bobridge (ultimo in classifica) non aveva preso nemmeno il via; nei primi chilometri della tappa si erano fermati invece Pozzovivo (Colnago) e Possoni (Sky): le condizioni atmosferiche, che continuano ad essere inclementi, non aiutano il recupero della miglior condizione da parte di molti acciaccati di questo Giro. Il lavoro di Cervélo e Caisse (aiutate a un certo punto anche dalla Saxo Bank della maglia rosa Richie Porte) lima qualcosa all'approssimarsi della prima salita di giornata, la Perticara, che viene presa con 7'30" di vantaggio dai fuggitivi. A 65 km dalla fine, dal gruppo emerge Vladimir Karpets (Katusha), a cui risponde poco dopo uno scatto di Gerdemann (Milram). È la Liquigas a questo punto a prendere in mano la situazione, scandendo un'andatura decisa da metà salita in poi. Al Gpm di Perticara (a 61 km dalla fine) Lang precede Bertogliati e Voss, e il vantaggio dei fuggitivi ammonta a 6'02" su Karpets, 6'20" su Gerdemann e 6'37" sul gruppo dei più forti. Nella successiva discesa, il suddetto gruppo si fraziona, e la maglia rosa Porte resta invischiata nel secondo blocco, mentre peggio va a Charlie Wegelius, che sbaglia un tornante e ruzzola per terra. Al traguardo volante di Mercato Saraceno (-47) Stamsnijder anticipa di qualche metro i suoi compagni di fuga, e il distacco di Karpets scende a 4'38", mentre il gruppo (che nel frattempo si è ricompattato e ha reinglobato Gerdemann) transita a 1'19" dal russo (5'57" dai fuggitivi). Si approccia il Barbotto e subito Marzano prova l'attacco, subito seguito da Bertogliati. I due non trovano comunque spazio, tenuti a bada da Horrach. Marzano però insiste, e seleziona coi suoi scatti il gruppetto, che perde per strada Wyss, Grivko, Claude, Henderson e Stamsnijder. Al Gpm transita per primo Bertogliati, autore di un discreto scatto, davanti a Mayoz e, più indietro, Marzano. Karpets intanto continua la sua via via più faticosa azione personale, e scollina a 5'07" da Bertogliati, col gruppo che passa in vetta a 6'15" dallo svizzero, e senza che tra le sue fila si sia mosso alcunché sul Barbotto. I due Katusha presenti nel drappello di testa non si fermano ad aspettare Karpets, che tutto solo recupera una trentina di secondi e passa a 4'37" sotto lo striscione dei 35 km al traguardo, conservando sempre 1'10" sul gruppo della maglia rosa. Ai 30 km i 17 in fuga dal mattino si ricompattano, ma l'accordo finisce: iniziano una serie di scatti (Lang ai 27 km, Belletti ai 25, Horrach con Mayoz ai 23, Stamsnijder con Klimov e Claude ai 21, Klimov con Mayoz e Kriit ai 17), mentre Karpets continua indefesso a mulinare, riducendo il suo distacco fino a 4'08" a 25 km dalla fine (con 2'04" sul gruppo). L'incomprensibile tattica della Katusha (che non ferma i due uomini davanti per far sì che aiutino Karpets) va incontro al disastro quando, a 12 km dalla fine, in quattro si avvantaggiano sorprendendo Klimov e Horrach. I quattro sono Facci, Kriit, Mayoz e Stamsnijder. A quel punto dall'ammiraglia del team di Pozzato finalmente arriva l'ordine di fermarsi a Horrach. Fosse giunto prima, Karpets avrebbe potuto guadagnare molto di più sul gruppo (e spendendo meno). In ogni caso il finale favorisce chi insegue: sui quattro battistrada rientra per primo Meyer, dopodiché si ricongiungono anche Lewis, Lang, Belletti, Voss, Klimov e Henderson. I tentativi di anticipare lo sprint si sprecano, anche Belletti si ritrova in avanscoperta con Facci, Claude e Lewis, ed è proprio quest'ultimo a piazzare un allungo quasi letale all'ultimo chilometro: il corridore dell'HTC prova a tenere duro fino alla fine, ma proprio ai 200 metri viene ripreso dagli altri compagni di fuga impegnati nello sprint. Il più convinto di tutti è proprio quel Manuel Belletti che abita a 5 km da Cesenatico e che aveva puntato tutto sulla tappa di casa: l'uomo Colnago anticipa Henderson e va a prendersi la sua prima vittoria al Giro nel tripudio generale. La rincorsa di Karpets si chiude con 5'02" di ritardo da Belletti, ma con 2'24" sul gruppo regolato da Pozzato. Considerando che il margine del russo ha anche sfiorato i 3', lungo la cavalcata, emerge ulteriormente il poco senso generale dell'azione del Team Katusha. Richie Porte, malgrado qualche difficoltà sulla Perticara, resta in maglia rosa. Ogni discorso di classifica è rinviato a domani, al Monte Grappa. (cicloweb)
  5. Commovente Belletti!!! Bello vedere ancora dei giovani emozionarsi dopo una vittoria e non montarsi la testa!!!
  6. Insomma l'unica cosa certa di questo Giro è che di tappe noiose non ce ne sono e non ci resta che restare incollati al tv!!!
  7. Filippo Pozzato (Team Katusha) da Raisport «Una vittoria che aspettavo da tanto, gli altri giorni ci sono andato vicino senza riuscirci. I big hanno trovato un accordo per un attacco combinato in salita e io mi sono accodato, sfruttando il loro lavoro e cogliendo una magnifica vittoria. È dall'inizio dell'anno che lavoro per avere una buona condizione e sono stato sfortunato durante la primavera. Questa vittoria riscatta alla grande tutti i sacrifici fatti. Sono stato il primo italiano a vincere una tappa in questo Giro ma spero di non essere l'unico. Il mio auspicio è che anche la maglia rosa finisca ad un corridore italiano». Michele Scarponi (Androni-Diquigiovanni) da Raisport « La giornata di ieri è stata molto brutta, ma già oggi si è vista la voglia dei big di recuperare il terreno perduto. Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle». Daniele Righi (Lampre-Farnese Vini) da Raisport «Cadel Evans, con la maglia che indossa, dovrebbe dare l'esempio a tutto il gruppo e non permettersi di mettere le mani addosso. Ci sono ben altri modi per esprimere la propria opinione. Se la giuria dovesse ritenere opportuno squalificarmi, dovrebbe fare altrettanto con lui». Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) da Raisport «L'azione è nata con l'attacco di Garzelli, poi io e Scarponi l'abbiamo seguito e siamo andati fino in fondo. Nel finale non ho dato cambi a Vinokourov quando ci siamo avvantaggiati perché sapevo che lui era più veloce e volevo giocare bene le mie carte». (cicloweb)
  8. L'Italia si gode il suo tricolore Non c'è niente da fare, di questo Giro finora non ci abbiamo capito e non ci stiamo capendo proprio nulla. Oggi è bastato uno strappetto a circa 10 km dall'arrivo per far esplodere nuovamente la corsa con quasi tutti i big all'attacco. La vittoria di tappa è andata, finalmente, ad un corridore italiano: ad alzare le braccia sul traguarto di Porto Recanati è stato infatti Filippo Pozzato che ha fulminato in uno sprint ristretto Voeckler e Pineau. Oggi è stato decisamente facile contare e riconoscere gli uomini che sono andati in fuga: il primo a partire, dopo 9 km, è stato ancora una volta l'olandese Rick Flens che è il vero stakanovista di questa prima parte di Giro dal momento che con oggi ha toccato quota tre fughe. All'inseguimento del corridore della Rabobank si sono poi portati Krivtsov e Kaisen: i tre corridori si sono ricompattati al km 42 e da li in poi andati via in accordo anche se il gruppo, condotto da Garmin e HTC-Columbia, ha iniziato a tenere il distacco sotto controllo. Il ritardo massimo accusato dal plotone nella frazione di oggi è stato di 9'37" quando ancora Flens era da solo: da quando, invece, in testa s'è formato un trio il margine non ha mai superato i sei minuti. Per molti chilometri in corsa non è successo assolutamente nulla e il ritmo si è alzato solo negli ultimi 25 km, dopo il primo passaggio sotto al traguardo. Sullo strappo di Potenza Picena sono stati ripresi i fuggitivi mentre dal gruppo è uscito Francesco Failli con un ottimo scatto ma dopo l'uomo dell'Acqua & Sapone si sono mossi anche Bisolti, Pinotti e Voeckler. In questo frangente sono stati moltissimi gli attacchi ma ad un chilometro dallo scollinamento c'è stato il momento cruciale di questa frazione visto che si sono mossi quasi tutti i big: la prima spinta era arrivata da Garzelli ma anche Scarponi, Vinokourov, Nibali, Basso e Cunego, con anche Pozzato, Voeckler, Pineau e Pinotti a ruota, hanno subito dato ulteriore linfa a questo tentativo. Dietro un nervosissimo Evans (tanto da fare quasi a pugni con Righi e Mazzanti) s'è ritrovato costretto ad inseguire in prima persona e anche molte altre squadre non sono riuscite ad organizzarsi in fretta: a poco meno di 6 km dall'arrivo il gap era addirittura di 21". L'accordo tra i battistrada è stato ottimo fino all'ultimo chilometro quando hanno iniziato a guardarsi per pensare anche alla vittoria di tappa: ai 700 metri ci ha provato Vinokourov con a ruota Vincenzo Nibali ma Pinotti è andato a chiudere il buco tirando praticamente la volata a tutti gli altri. Pozzato è partito abbastanza lungo ed è riuscito a tenersi alle spalle un Voeckler in grandissima rimonta. In classifica non cambia nulla ma questi 10" recuperati potrebbero essere una bella iniezione di fiducia. (cicloweb)
  9. L'Italia si gode il suo tricolore Non c'è niente da fare, di questo Giro finora non ci abbiamo capito e non ci stiamo capendo proprio nulla. Oggi è bastato uno strappetto a circa 10 km dall'arrivo per far esplodere nuovamente la corsa con quasi tutti i big all'attacco. La vittoria di tappa è andata, finalmente, ad un corridore italiano: ad alzare le braccia sul traguarto di Porto Recanati è stato infatti Filippo Pozzato che ha fulminato in uno sprint ristretto Voeckler e Pineau. Oggi è stato decisamente facile contare e riconoscere gli uomini che sono andati in fuga: il primo a partire, dopo 9 km, è stato ancora una volta l'olandese Rick Flens che è il vero stakanovista di questa prima parte di Giro dal momento che con oggi ha toccato quota tre fughe. All'inseguimento del corridore della Rabobank si sono poi portati Krivtsov e Kaisen: i tre corridori si sono ricompattati al km 42 e da li in poi andati via in accordo anche se il gruppo, condotto da Garmin e HTC-Columbia, ha iniziato a tenere il distacco sotto controllo. Il ritardo massimo accusato dal plotone nella frazione di oggi è stato di 9'37" quando ancora Flens era da solo: da quando, invece, in testa s'è formato un trio il margine non ha mai superato i sei minuti. Per molti chilometri in corsa non è successo assolutamente nulla e il ritmo si è alzato solo negli ultimi 25 km, dopo il primo passaggio sotto al traguardo. Sullo strappo di Potenza Picena sono stati ripresi i fuggitivi mentre dal gruppo è uscito Francesco Failli con un ottimo scatto ma dopo l'uomo dell'Acqua & Sapone si sono mossi anche Bisolti, Pinotti e Voeckler. In questo frangente sono stati moltissimi gli attacchi ma ad un chilometro dallo scollinamento c'è stato il momento cruciale di questa frazione visto che si sono mossi quasi tutti i big: la prima spinta era arrivata da Garzelli ma anche Scarponi, Vinokourov, Nibali, Basso e Cunego, con anche Pozzato, Voeckler, Pineau e Pinotti a ruota, hanno subito dato ulteriore linfa a questo tentativo. Dietro un nervosissimo Evans (tanto da fare quasi a pugni con Righi e Mazzanti) s'è ritrovato costretto ad inseguire in prima persona e anche molte altre squadre non sono riuscite ad organizzarsi in fretta: a poco meno di 6 km dall'arrivo il gap era addirittura di 21". L'accordo tra i battistrada è stato ottimo fino all'ultimo chilometro quando hanno iniziato a guardarsi per pensare anche alla vittoria di tappa: ai 700 metri ci ha provato Vinokourov con a ruota Vincenzo Nibali ma Pinotti è andato a chiudere il buco tirando praticamente la volata a tutti gli altri. Pozzato è partito abbastanza lungo ed è riuscito a tenersi alle spalle un Voeckler in grandissima rimonta. In classifica non cambia nulla ma questi 10" recuperati potrebbero essere una bella iniezione di fiducia. (cicloweb)
  10. La mia scheda video è la ATI Mobility Radeon HD4570 Va bene per il gioco???
  11. Dario Cataldo (Quick Step) da Raisport «All'ultimo chilometro Petrov mi ha passato a velocità doppia e non ho avuto le forze per stargli a ruota. Ieri ho sprecato tante energie in una fuga che difficilmente poteva arrivare al traguardo. La mia prestazione assume un significato particolare in questa giornata. Quando sono scattato nel finale non era per andare: conosco bene queste strade e volevo prendere davanti la discesa e penso di aver fatto bene. Purtroppo all'ultimo km altri hanno avuto più gambe di me. Con il freddo oggi non si riusciva a fare quasi niente: io addirittura facevo fatica a frenare e cambiare figuriamoci tirare la zip per togliermi la mantellina». Richie Porte (Team Saxo Bank) da Raisport « È veramente incredibile, ancora faccio fatica a credere che ho preso la maglia rosa. Oggi è stato un giorno lungo e molto duro, per fortuna in fuga ho avuto due grandi compagni come Chris Sörensen e Laurent Didier che hanno fatto un grande lavoro: tutti i compagni sono stati fenomenali e voglio ringraziare tutta la squadra per quello che ha fatto per me». Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) da Raisport «Io non ho niente da perdere in questo Giro, sono arrivato qui all'ultimo e senza prepararlo: avevo già detto che lo avrei vissuto giorno per giorno e per questo non ho pressioni; io potrei essere già soddisfatto di quello che ho fatto finora e tutto quello che arriverà è in più: forse le pressioni ce le hanno gli altri». Filippo Pozzato (Team Katusha) da Raisport «Oggi tutti volevano andare in fuga e alla fine Vinokourov ha lasciato fare: a quel punto, però, nessuna delle squadre dei big si è messa a tirare e ad un certo punto ho pensato che se quelli davanti fossero andati a tutti e avessero preso 20' in molti sarebbero andati a casa con il tempo massimo. Noi avevamo tre uomini davanti, abbiamo vinto la tappa, e non potevamo fare più di tanto: visto che abbiamo Karpets in classifica negli ultimi chilometro mi sono messo anche io a tirare un po'». Ivan Basso (Liquigas-Doimo) da Raisport «Noi della Liquigas avevamo quattro uomini in fuga: il nostro obiettivo era di far lavorare l'Astana per poi provare qualcosa nel finale. Purtroppo non è andata così e alla fine siamo stati costretti di nuovo a lavorare a fondo. Abbiamo fermato due di quelli che erano in fuga per provare a limitare i danni. È stata una giornataccia, in albergo dovremo analizzare il tutto e trarre delle conclusioni: chi s'era staccato nelle scorse tappe ora è tornato in gioco quindi ce la giocheremo sulle montagne». Gilberto Simoni (Lampre-Farnese) da Raisport «È stata una giornata tremenda, abbiamo passato di tutto tra le salite, il freddo, il vento e la pioggia. La fuga ha costretto il gruppo a stare tutto il giorno a tirare e quando è esploso tutto è diventata durissima anche arrivare al traguardo e gli ultimi chilometri sono diventati infiniti. Un'azione così comunque mi mancava, anche se forse avrei preferito non viverla: c'è stato molto attendismo e purtroppo a volte c'è gente che piuttosto che far vincere altri preferisce far perdere tutti». Michele Scarponi (Androni-Diquigiovanni) da Raisport «Abbiamo parlato molto tra noi corridori e con i direttori sportivi e abbiamo deciso di muoverci così e penso che abbiamo corso bene. La tappa era molto lunga e dura ma purtroppo la fuga ha guadagnato parecchi minuti». Stefano Garzelli (Acqua & Sapone) da Raisport «Il comportamento di certe squadre va chiesto ai rispettivi ds, noi abbiamo capito subito come era la situazione e ci siamo messi ad inseguire per primi anche se nessuno ci aiutava. Nel finale abbiamo provato a girare tutti ma davanti erano veramente troppi. Per molti corridori ora il Giro è un po' compromesso: anche io adesso mi trovo dietro a molti corridori che non mi aspettavo di avere davanti e se pensavo di arrivare tra i primissimi della classifica ora è tutto più difficile». Damiano Cunego (Lampre-Farnese) da Raisport «Non c'è né rabbia né delusione, dobbiamo prendere atto che è andata così e continuare a vivere la corsa giorno per giorno. Cerchiamo di prendere quanto di buono si può fare da adesso in poi». (CICLOWEB)
  12. INIMMAGINABILE O anche incredibile. O inopinabile. Indefinibile, o, perché no, inconcepibile. Forse qualsiasi in- mettessimo davanti a un aggettivo, andrebbe bene per descrivere quanto successo nella Lucera-L'Aquila. Una fuga di 56 uomini ha completamente stravolto il Giro d'Italia, e i big son rimasti lì a guardare: il senso della giornata è già tutto qui, e forse non occorre nemmeno ripercorrere il grafico del distacco che i primi hanno inflitto ai derelitti secondi. Basti dire che alla fine son quasi 13' a separare chi ha saputo osare e chi non ha saputo che pesci pigliare. In una giornata del genere, è ovvio che sul banco degli imputati ci finiscano in tanti, molti di più di quelli che meritano gli osanna per aver architettato un tale attacco: tra questi ultimi, plausi e lodi ai Cervélo, che hanno voluto questa fuga di squadra e hanno perseguito con successo il progetto di riportare Sastre in classifica, tenendo bene in alto anche la seconda punta della squadra, quel Tondo che già sul Terminillo aveva fatto cose egregie e che ora è quarto nella generale, alle spalle della nuova maglia rosa Richie Porte (di cui però quotiamo 1:100 la possibile resistenza dolomitica), e di due buoni corridori che sarà molto duro mandare fuori gioco, ovvero David Arroyo (grande esperto di top ten nei grandi giri) e Robert Kiserlovski (che quest'anno ha vinto una corsetta come l'Appennino). Se i Cervélo sono stati i buoni, e i Caisse con loro (Arroyo secondo è farina del sacco di Unzue), i cattivi sono gli altri. Quelli che avevano il comando della classifica ed ora non solo hanno perso lo scettro, ma pure la faccia. Perché capita assai spesso che pochi uomini guadagnino tantissimi minuti; e capita pure (meno spesso) che tantissimi uomini guadagnino pochi minuti (succede principalmente quando il gruppo si fraziona per cadute o ventagli). Ma che tantissimi uomini guadagnino tantissimi minuti è il segnale che qualcosa è stato giocoforza sbagliato. Che qualcosa è stato sottovalutato. Prima imputata, l'Astana. Perdere la maglia rosa concedendo tutto quel margine a gente come Sastre o Wiggins o gli stessi Arroyo e Tondo significa aver perso contatto con la realtà o avere illimitata fiducia nelle possibilità di Vino sulle montagne. Ma vista l'indimostrabilità della tesi che il kazako possa fare fuoco e fiamme su Zoncolan o Mortirolo (lui che certe pendenze a volte le patisce), e visto che stiamo parlando di tecnici validi in ammiraglia (a meno di considerare Martinelli l'ultimo arrivato), va a finire che stavolta il tertium è datur. Immaginiamo se Tiralongo fosse stato ancora in gara, e magari nella fuga: l'Astana avrebbe avuto pur sempre un suo favorito a lottare per il successo (il siciliano). Ma Paolo si è ritirato da diversi giorni. Stamattina sono scesi di bicicletta Gasparotto e Maxim Iglinskiy, ovvero altri due uomini di valore del team celeste-giallo. Mettiamoci che magari lo stesso Vinokourov non fosse al meglio oggi, e ci ritroviamo con una squadra che può risultare clamorosamente a corto di corridori da spendere nelle situazioni più delicate, come quella di oggi. E allora, trovatasi nell'impossibilità di gestire una fase di gara in cui davanti tiravano in diverse decine, e dietro solo in poche unità, può essere che nei componenti della formazione abbia prevalso il "muoia Sansone con tutti i filistei". Non dimentichiamo che "i kazaki" si ritrovano, dopo metà Giro, arroccati nella posizione di chi viene assediato da più parti: certa stampa non risparmia di dare fiato a chiacchiere e dicerie sul conto di Vinokourov; Evans, ovvero il principale contendente (fino a stamattina) per la maglia rosa, ha apertamente manifestato il suo disprezzo nei confronti di Alexandre; molti tifosi italiani hanno visto in Vino lo straniero venuto a rubare il Giro a Nibali o Basso. In queste condizioni ambientali, non è certo facile, proprio a livello psicologico, solidarizzare con altri team (Liquigas o Acqua&Sapone) per raggiungere uno scopo comune. La seconda imputata di giornata è la Liquigas, che però può ribattere (e lo fa) che avere due uomini al terzo e al quinto posto della generale è un risultato di tutto rispetto. Tantopiù che, tra quei corridori ritrovatisi nelle posizioni d'avanguardia della classifica, Kiserlovski è veramente uno dei più quotati: lo aspettava un lavoro di grande gregariato in salita per Basso e Nibali, finirà col trovarsi a doversi giocare in prima persona le sue chance di vittoria in questo Giro pazzo. E anzi, Amadio potrà tranquillamente farsi forza del fatto che rischiano di esserci più possibilità che Kiserlovski batta Arroyo (che lo precede di 14") e Porte e si difenda da Tondo, Efimkin e soprattutto Sastre, piuttosto che non Basso e Nibali abbiano la meglio su Vinokourov o Evans. Quindi, anche in questo caso i capi d'imputazione possono essere contraddetti, se non proprio smontati. Chi rimane da accusare? Le Professional BMC, Acqua&Sapone, Androni, o la Lampre, che pur essendo meno attrezzate di altre hanno pur provato a limitare i danni? Finirà che il delitto - per alcuni orrendo - consumato oggi (ovvero i big fatti fuori dalla classifica), resterà impunito per mancanza di sospetti credibili fino in fondo. E che i grandi di questo Giro, i Vinokourov, gli Evans, i Basso, i Garzelli, gli Scarponi, i Nibali, si ritrovino umiliati da una tappa paradossale, in cui è emersa tutta la fragilità e l'inanità dei campioni, senza che essi abbiano avuto responsabilità precisamente individuabili nel precipitare degli eventi. A un certo punto bisogna pure riconoscere quando un avversario è stato più bravo: evidentemente oggi la Cervélo (con a ruota la Caisse d'Epargne e il Team Sky) è stata migliore dell'Astana, che ha probabilmente perso l'attimo (ma parliamo di poche decine di secondi di incertezza) nel chiudere subito, ma che non poteva pensare di riuscire a tenere la corsa chiusa lungo tutti i 262 chilometri della tappa, né poteva finirsi (con un capitano in rosa da proteggere fino al finale) già a oltre 200 km dal traguardo. (cicloweb)
  13. Si è vero l'Astana ha sbagliato tattica, non avuto coraggio??? di bloccare sul nascere la fuga, ma questa Astana non è l'armata che scorta Contador al Tour, è una costola e inoltre ha perso già dei pezzi in questi primi 10 giorni.
  14. E' un cretino, lo mettono in onda perchè fa ridere.
  15. Ma la presenza di Simoni al Giro a cosa serve??? Non credo sia nelle condizioni di aiutare Cunego, anche perchè non corre buon sangue tra i due.
  16. Tappa folle!!! Comunque il giro è incertissimo e sarà molto spettacolare, ogni tappa avrà un suo perchè, ci sarà ancora da rimanere con gli occhi sbarrati come già successo piu' volte da Amsterdam all'Aquila. Comunque penso che nessuno di quelli in fuga oggi sarà il vincitore finale, perchè Sastre è in calo dovuto all'età, Porte, Kiserlowski, Tondo Volpini sono incognite sui tapponi dolomitici e quindi pian piano perderanno il loro vantaggio sui bigs. Staremo a vedere, perchè tutto può succedere...
  17. Gli ultimi km della tappa dell'Aquila http://www.gazzetta.it/Speciali/Giroditali...mikm/ukm_11.pdf
  18. Fabio Sabatini (Liquigas-Doimo) da Raisport «Ci credevo, ero alla ruota giusta. Purtroppo sono in una squadra che ha come obiettivo principale la classifica generale e io stesso darò loro una mano nel proseguio del Giro. Ho perso da un grande campione, ed è il secondo podio in questa corsa, non posso che migliorare. Ho avuto un minimo di esitazione all'ultima curva, lasciando qualche metro a Farrar e non sono più riuscito a recuperare». Tyler Farrar (Garmin-Transitions) da Raisport «La squadra ha fatto un lavoro strepitoso, portandomi nella posizione migliore all'ultima curva, una vittoria fantastica. È più facile vincere quando hai degli apripista come quelli della Garmin. L'arrivo era perfetto per le mie caratteristiche e in più Dean mi ha pilotato nel modo migliore. Ho esitato un po' per vedere se era possibile fargli un buco dopo l'ultima curva, ma mi sono accorto che Sabatini stava rimontando e allora mi sono lanciato per cogliere la vittoria». Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) da Raisport «Finalmente una bella giornata e una volata degna di questo nome. Ottimo il secondo posto di Sabatini per la squadra. Oggi siamo stati tranquilli in gruppo e ci è servito per recuperare. Domani è ancora una tappa importante e vedremo come risponderanno le gambe». Alexandre Vinokourov (Astana) da Raisport «Cadel è forte, abbiamo una grande rivalità ma non escluderei dalla lotta Basso e Nibali. Domani sarà una classica e ci sarà da stare molto attenti a come si evolverà la corsa: potrebbe anche essere il caso di attaccare». Matteo Tosatto (Quick Step) da Raisport «Dovevamo lavorare per Weylandt che però è rimasto coinvolto in una caduta. Ho provato un allungo all'ultimo chilometro ma la Garmin ha fatto un ottimo lavoro e ha chiuso ai 350 metri. Il finale era molto tortuoso e adatto a colpi di mano ». (cicloweb)
  19. Dean da film, Farrar da urlo - Capolavoro Garmin a Bitonto Duecentoventinove chilometri prima di un capolavoro, quello consumato dopo il triangolo rosso. Potrebbe essere questa la perfetta sintesi della prima giornata realmente calma per il gruppo, con quel sole che aveva fin troppo giocato a nascondino e che invece quest'oggi ha deciso di mostrarsi in tutto il suo splendore, come la miglior tradizione delle terre del Sud vuole. Quel sole che se vogliamo è anche il protagonista di uno spot televisivo mandato in onda con sempre più frequenza ed in cui fa bella mostra di sè anche Tyler Farrar. Quale occasione migliore di quella odierna quindi per cementare questo connubio di quella odierna? Che poi quest'oggi gli occhiali degli osservatori, normali o particolari che fossero, sarebbe stato meglio lustrarli ben bene per poter ammirare in tutta la sua spettacolarità, sprezzo del pericolo e follia geniale che solo certe situazioni sanno produrre, il gesto atletico andato a consumarsi nei metri finali. Diciamolo allora quel che è successo, partendo dai 1500 metri dall'arrivo: la tirata di David Millar in testa al gruppo fa facilmente presagire come per i Garmin l'occasione appaia ghiotta, quando duecento metri più avanti Matteo Tosatto decide di provare il tutto per tutto in un finale che, tra curve, restringimenti ed un mezzo chilometro di discesa rischia di diventare una vera e propria roulette. Bene fa d'altronde il corridore veneto a provarci, visto a 14 chilometri dall'arrivo una caduta aveva tolto di mezzo dal lotto di pretendenti il belga Weylandt, finito a terra al pari di Ravard, Froome, Reda e Henderson e giunto al traguardo con un ritardo di 7'41" (meglio è andata al neozelandese della Sky, riportato sotto con gran dispendio di energie dai compagni, anche se poi lo sforzo si è fatto sentire negli ultimi metri. Tosatto si butta con coraggio e per qualche metro nessuno si incarica di chiudere il buco, cosa che poi decide di fare (quasi per una sorta di vocazione da kamikaze) il giapponese Arashiro, al lavoro nel tentativo di pilotare Bonnet. Tra curve e discesa intanto il passaggio dai 1300 ai 400 metri è stato rapido e si cerca ormai di capire chi, prenderà in mano la situazione per aprire il gas. E qui avviene il capolavoro: chi infatti il kamikaze in senso buono decide di farlo sul serio è Julian Dean, si proprio lui, il neozelandese croce e delizia capace di passare in un giorno dal rango di apripista tra i più validi in circolazione a quello di simpatico combinaguai, di quelli che rischiano di arrecar danno prima ai propri stessi compagni che agli avversari (riguardare le immagini di Parigi 2009 al Tour de France). Questa volta però le cose paiono andare diversamente, forse in ricordo dello stesso genio oceanico (di sponda australiana) che caratterizzava il Robbie McEwen dei giorni belli, in grado in finali complicati come quello odierno di confezionare con gli Henk Vogels o Fred Rodriguez della situazione dei piani diabolicamente assassini per tutte le altre ruote veloci, straordinariamente belli per gli occhi di chi poi si spellava le mani in applausi. Ammettiamo che il miglior MagicEwen quest'oggi ci mancava assai, guardando il vorticoso trascinarsi della strada verso il traguardo ed il buon Robbie ha provato a regalare almeno il ruggito da podio, sfuggito per poco, visto che si è attestato al quarto posto. Se almeno il podio parziale è sfuggito il merito è anche della magata di Dean, che ai 350 metri ha deciso di partir secco. Un attimo e la sorta di buco che viene a crearsi è il preludio a quel che deve ancora avvenire e che in un'altra manciata di secondi avviene. L'ultima curva, con un altro aussie (Hayman) pronto ad approcciarla in testa se non fosse che...da destra si comincia a comprendere il senso di ogni cosa. Farrar pennella una traiettoria stupenda e all'uscita dalla curva sgasa come non mai e lascia tutti dietro, riprendendo il fido Dean che in un contesto più tranquillo rimedierebbe anche una bella pacca sulla spalla in segno d'approvazione. Alza le braccia il neozelandese perchè sa che Tyler non verrà più passato e difatti si prende la sua seconda vittoria personale al Giro, quella che lo incorona come velocista più forte e regolare di questa edizione, lui che tornando indietro ad un anno fa lottava e sgomitava (quasi al limite del lecito) con Cavendish e Petacchi per rimediare al massimo la piazza d'onore. Caso vuole però che nè l'inglese (impegnato in California), nè Ale-Jet (mestamente arresosi alla bronchite) siano della partita ed il naturale corso degli eventi ha voluto eleggere proprio il terzo incomodo di allora nuovo re di queste volate senza padrone. Quel re che avrebbe dovuto essere Andrè Greipel, che purtroppo però è incappato nell'ennesima figuraccia che gli ha portato in dote appena un settimo posto. Certo, si potrebbe obiettare che il finale complicato non era dei più adatti ma anche quanto si è visto negli ultimi dieci chilometri, con Goss, teorico apripista, giratogli a largo a lasciare che fosse il connazionale Sieberg a fargli da angelo custode è un qualcosa che comincia ad essere sintomatico. L'imbarazzo in casa HTC comincia ad essere ingombrante e la realtà dei fatti ha finora detto che Goss una tappa l'ha vinta e in un'altra è giunto secondo mentre Greipel addirittura il semplice podio l'ha solamente sfiorato, per di più in un'unica occasione. Per giunta il talento australiano i rudimenti della pista li ha assimilati bene e, visto quanto fatto ieri, probabilmente poteva essere la carta buona da giocare anche quest'oggi. Ma le gerarchie a volte sono gerarchie e il mantenerle o il sovvertirle comporta una dose di rischio che pur bisogna correre, assumendosene le responsabilità. L'HTC poi, sobbarcatasi la maggior parte del lavoro di giornata per rintuzzare la fuga del giorno, è parsa funzionare fin troppo bene quando il traguardo era ancora lontano, vedendosi quindi oscurata da Sky, Garmin, persino la Milram impegnata a lanciare Förster (buon quinto posto del tedesco) lì dove occorre la necessaria compattezza per far la differenza. In tutto questo poi il rammarico per l'ennesimo successo nostrano svanito non ha praticamente ragion di esistere ed è per questo che a Fabio Sabatini, costretto ad arrangiarsi in una Liquigas votata a tutto men che alle volate (e che si è vista davanti solo quando Agnoli ha cercato giustamente di tenere Basso fuori dai guai prima dei -3 dall'arrivo), vanno fatti solo complimenti per un secondo posto che, contro il Farrar di oggi ed in generale di questo Giro, era impossibile da migliorare. Buon per lui che con simili performance riesce a guadagnar preziosi punti di considerazione in una squadra che tra giovani talenti ed un Bennati che, quando al top, è sempre uno in grado di dir la sua sa essere ben fornita anche in un terreno come questo. In tutto questo, con i big praticamente in vacanza, non ce ne vogliano i volenterosi Wegelius, Dupont e Cataldo, che hanno scelto proprio le strade assolate del Sud per sobbarcarsi poco più di 200 chilometri di una fatica, destinata ad esser vanificata quando il traguardo si avvicina. Perchè anche una volata spettacolare come quella inscenata dai Garmin quest'oggi non fa certo dimenticare il rispetto che si deve a chi comunque decide di provarci (e, come l'abruzzese, magari poi deve incassare pure la beffa di una foratura prima dell'arrivo). Anche se poi, di fronte a certe meraviglie, l'occhio vuole sempre la sua parte. (cicloweb
  20. Nella rimonta ho visto piu' pimpante Nibali nonostante l'infortunio rispetto al varesino. Ma adesso sentivo che Basso ha aspettato il suo delfino messinese, quindi probabilmente poteva andare piu' forte ma ha voluto attendere Nibali perchè l'unione fa la forza.
  21. Bella tappa, corsa d'altri tempi!!! I corridori non saranno molto contenti, ma tappe come quelle oggi sono davvero appassionanti. Evans e Vino in forma, ma anche Cunego oggi aveva gambe ottime. Sorpresa Pinotti, mi aspettavo qualcosa di piu' da Basso. Nibali sfortunato, secondo me se si riprende dalla botta della caduta può fare ancora molto in questo Giro.
  22. Gli ultimi 20 km della tappa di oggi http://www.gazzetta.it/Speciali/Giroditali...mikm/ukm_07.pdf
  23. Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) da Raisport «È stata una tappa molto nervosa fino alla fine, i miei compagni sono stati splendidi a tenermi davanti nel finale. Io curavo la ruota di Vinokourov perché so che in questi arrivi può essere pericoloso, magari prendendo un abbuono. Tutto è andato per il meglio e il fatto che sia il primo a tenere la maglia rosa per più di un giorno spero sia di buon auspicio. Io ce la metterò tutta per portarla fino alla fine». Valerio Agnoli (Liquigas-Doimo) da Raisport «Questa maglia è il frutto di un grande lavoro di squadra e per me è solo un onore indossarla. Non dimentico che noi siamo venuti al Giro per Ivan e Vincenzo e per far portare ad uno di loro la maglia rosa fino a Milano». Jérôme Pineau (Quick Step) da Raisport «Negli ultimi chilometri non ho pensato a niente, solo a spingere, incitato dalle parole di Bramati per radio. Non dovevo venire nemmeno al Giro, l'ho deciso solo tre settimane fa perché ho pensato che fosse la corsa giusta per rilanciarmi e questa vittoria mi ha dato ragione». Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini) da Raisport «Come squadra abbiamo fatto il possibile per prendere la fuga, ci credevamo. Le altre squadre potevano aiutarci prima perché i fuggitivi erano gente forte e in più nel finale avevano il vento a favore. Sicuramente ci riproveremo nei prossimi giorni». (cicloweb)
  24. Sogno nipponico, gioia francese Più giorni passano e più prende corpo la volontà di domandarsi: ma che Giro è mai questo? Possibile che l'improbabile diventi realtà e che ciò che appare certo finisca per diventare carta straccia? Possibile che, con poche possibilità riservate agli sprinter, i due velocisti più attesi siano ancora a quota zero e che invece una Quick Step priva di Tom Boonen sia riuscita già ad annoverare due successi? Certo che è possibile e se andiamo avanti di questo passo il Giro 2010 rischia di diventare altamente sconsigliato ai deboli di cuore, visto che lì dove non intervengono in prima persona Giove Pluvio e il dispettoso Eolo il tutto si risolve con una massima già ascoltata migliaia di volte: la corsa la fanno i corridori. Nel bene e nel male. E chissà che oggi anche il Grande Fausto non sia stato felice che l'epilogo sia stato questo, visto che le brevi salite attorno a Castellania non potevano certo evocare scenari eroici da salite dolomitiche e la conclusione più gettonata era quella dell'arrivo a ranghi compatti. Invece la memoria di Coppi è stata onorata proprio nel modo in cui piaceva a lui, con la fuga da lontano piena di ambizioni, temeraria, che sembra inesorabilmente imboccare il binario morto ma che invece trova lo scambio giusto per andare fino in fondo. Probabilmente nè Arashiro, nè Pineau, nè Fouchard e neppure il tedesco Voss immaginavano che il loro tentativo, nato dopo una ventina di chilometri di bagarre, sarebbe stato investito di cotanta gloria e importanza. Il giovane Voss poi, almeno un motivo concreto l'aveva nei due gran premi della montagna utili a rimpinguare il proprio bottino e difatti tanto gli è bastato, prima che il suo gesto eloquente di resa ai -25 dall'arrivo lasciasse carta bianca ai compagni d'avventura, lasciandolo nella malinconica soddisfazione di chi, pur tagliando il traguardo in ultima posizione a 8'16" dal vincitore, andrà a letto stasera con la consapevolezza di aver dato fino all'ultima goccia di sudore. Chi di sudore ne ha versato oggi sono sicuramente stati i vari Marzano, Spezialetti e Bono, impegnati a tirare il gruppo già a più di cinquanta dall'arrivo per iniziare a vedere solo verso i -30 al traguardo qualche uomo Garmin al proprio fianco, ai -20 qualche HTC ed infine negli ultimi 5 chilometri il team Sky. Sappiamo però che in questo Giro il solo Hondo è praticamente il delegato a preparare il terreno a Petacchi negli ultimi chilometri e quindi sperare che siano sempre e loro gli uomini di Ale-Jet ad apparecchiar la tavola anche per gli altri è un errore che si rischia di pagar caro. Così i quasi quattro minuti di vantaggio dei fuggitivi resistono almeno fino ai -30, poi incominciano a ridursi ma con l'intelligente riserva di chi sa di non aver speso proprio tutto. Il minuto di vantaggio ai meno sei comincia ad aprire lo scenario inaspettato, i 29" ai meno 4 sembrano chiuderlo spietatamente come altre volte. Ma davanti si pesta sui pedali, ci si vuol provare fino in fondo e dopo le trenate di Pineau è Yukiya Arashiro a piazzare lo scatto della disperazione ai 1200 metri. O semplicemente lo scatto di un sognatore che comincia incredibilmente a sperare che questo 13 maggio lo faccia diventare un eroe nazionale, con un marchio impareggiabile rispetto a chi già la sua piccola pagina di storia l'ha scritta assieme al connazionale Beppu come primo corridore a portare a termine il Tour de France. Divenire il nuovo simbolo di una nazione che reclama i suoi spazi anche nel ciclismo su strada dopo innumerevoli successi su pista (la cui tradizione prosegue ancora oggi) senza che i suoi esponenti si trovino ad essere ricordati semplicemente come i simpatici ridolini del Sol Levante. Arashiro va, Pineau pure, Fouchard sembra cedere ma decide di tener duro. Il triangolo rosso è superato, il gruppo è lì pronto a fagocitare tutto e tutti ma è distante ancora centocinquanta metri almeno. C'è l'ultima curva quasi ai cinquecento metri, ma sì se ci si crede si può fare e difatti poco dopo sono ancora in tre davanti. Arashiro è commovente ma in quella posizione sa che il sogno della vittoria si infrange per lasciar posto all'orgoglio di un podio di cui andar comunque fieri, Pineau prende la testa negli ultimi duecento metri e si gioca un derby tutto francese con Fouchard, che nel frattempo si era un pò rianimato. Chi però conosce l'atleta della Quick Step sa che la volata non avrà storia e che sarà proprio lui ad alzare le braccia al cielo come puntualmente accade. Si apre ufficialmente così il momento dei numeri tanto amato dagli statistici: Pineau che torna alla vittoria dopo sei anni; la Francia che torna a vincere una tappa al Giro dopo cinque anni (l'ultimo era stato Le Mevel a Varazze 2005); la Francia che piazza una doppietta in una tappa del Giro dopo 19 anni, da quando il compianto Casado nel 1991 ebbe la meglio sul connazionale Thueux in quel di Olbia, vestendo pure la prima rosa di quell'edizione. La Francia che oggi più che mai ribadisce che c'è, che è tornata ad esserci come protagonista e che vuole proseguire sempre più su quella strada che dai successi aveva improvvisamente svoltato al bivio dell'anonimato. Dietro uno sprint di rimpianti, con Farrar di nuovo davanti a tutti, davanti a Henderson, Petacchi, Brown e Greipel e a quel rimuginare su cosa andava fatto per tempo e non si è fatto. Non ce ne vogliano i guerrieri dello sprint, ma questo Giro in fondo ci sta piacendo anche per questo. Per la capacità di mettere in discussione ciò che appare ovvio. (cicloweb)
  25. Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) da Comunicato Stampa RCS «Non dovevo neanche prender il via a questo Giro, ora che provino a togliermi questa maglia... Ringrazio la squadra, tutto lo staff e tutte le persone che mi sono state vicine e dopo la caduta dello scorso anno al Giro del Benelux, questa è la migliore rivincita che mi potessi prendere nei confronti di tutti e del destino. Ho già saputo che a casa, a Messina, tutti quanti stanno già facendo "un gran bordello" ma dopo questa bella affermazione il mio Giro non cambia: siamo una squadra molto forte e fra me e Ivan c'è una grande intesa. Non ho preparato il Giro ma non lascerò certamente la Maglia Rosa senza aver speso l'ultima goccia di energia per tenerla». Ivan Basso (Liquigas-Doimo) da Tuttobiciweb / Raisport «Sono orgoglioso di tutta la mia squadra: è stata fantastica in Olanda e grandissima oggi. Abbiamo preparato al meglio questa prova, ogni atleta sapeva esattamente dove e quanto tirare, devo fare i complimenti a tutti. Io credo fortemente in questo Giro, siamo in ottima posizione: abbiamo il miglior giovane italiano in maglia rosa e chissà, potrebbe essere lui a vincere il Giro. Io sono pronto a lottare per la vittoria, insieme a Vincenzo possiamo dare spettacolo e fare la differenza. Nibali è un grande, si merita la maglia, nessuno sa quel che può fare da qui a Verona, insieme cercheremo di centrare il risultato. Mi chiedete se abbiamo conquistato troppo presto la maglia? Per il nostro modo di correre, per la nostra filosofia, non cambia nulla: noi corriamo davanti come squadra che vuol fare la corsa, quindi avere la maglia o meno poco cambia». Carlos Sastre Candil (Cervélo Test Team) da Comunicato Stampa «Il nostro bilancio di questa cronometro a squadre è molto positivo. Terminare al sesto posto, con lo stesso tempo dell'Astana, è stato molto importante perché abbiamo potuto recuperare un po' di terreno su corridori forti. La squadra ha fatto un lavoro sensazionale, eravamo ben organizzati e motivati: questo ha aiutato molto e le cose sono andate bene». (cicloweb)
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