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sateo

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  1. Un treno verde per Nibali rosa Strepitosa prova della Liquigas-Doimo nella cronosquadre del Giro d'Italia: il team di Amadio ha dominato la prova infliggento distacchi pesanti a tutte le altre squadre e piazzando i suoi capitani in ottima posizione della classifica generale: Vincenzo Nibali, arrivato all'ultimo momento al Giro, si ritrova in maglia rosa mentre al secondo posto della classifica, staccato di 13", c'è Ivan Basso che, salvo imprevisti, arriverà alle montagne in vantaggio rispetto a tutti gli altri favoriti. Subito dopo la partenza della prima squadra, la Cofidis, s'è scatenato sul percorso un vero e proprio diluvio e proprio il meteo ha sicuramente influito pesantemente in una questa cronosquadre: la condizioni sono cambiate più volte tra pioggia battente, sprazzi di sole ed un vento mai costante e, soprattutto, mai nella stessa direzione. Tra le prime squadre al via l'interesse era tutto per la BMC di Cadel Evans: al rilevamento intermedio erano già rimasti in sei (partivano in otto) ma sul traguardo il tempo finale è stato 37'58" ad una media di 52.1 km/h; fino a quel momento il miglior tempo era della Colnago-CSF che, nonostante delle difficoltà di Pozzovivo in avvio ha chiuso in 38'45". Con il susseguirsi delle partenze, però, sono entrati in scena anche le squadre di tutti gli altri favoriti ma il vento gira e molte squadre perdono nella seconda parte: l'Androni addirittura chiude in 39'01" dopo che all'intertempo era davanti di 3". Chi non perde quasi nulla invece è la Katusha che migliora sia all'intermedio che all'arrivo chiudendo a ben 53.4 km/h di media e con un tempo di 37'04". Il primato della squadra russa, però, dura poco perché la Sky, che aveva perso Sutton per foratura dopo 1 km, fa registrare sul traguardo un tempo di 36'50". Nel finale le condizioni cambiano nuovamente e la Liquigas, che all'intermedio pagava 30" alla Sky, è balzata in testa con un tempo di 36'37", a più di 54 km/h di media. Questo tempo non verrà più battuto: la HTC si ferma a 36'58", l'Astana va in difficoltà nel finale e segna un tempo di 37'15" mentre la Saxo perde sul traguardo ben 51". Grande delusione, invece, in casa Garmin-Transitions: gli uomini diretti da Jonathan Vaughters hanno chiuso solamente in 37'26" lontani sia dal primo posto che dal podio. (cicloweb)
  2. Wouter Weylandt (Quick Step) da Raisport «Oggi è stata una giornata molto buona per me, sono abituato al vento e mi sono trovato sempre bene. Ho cercato di stare sempre davanti tra tutte le cadute ed i ventagli e siamo rimasti solamente in venti corridori. Ho preso l'ultima curva in terza posizione e poi via. È andata alla grande. Ad un certo punto in volata ho pensato che Greipel lasciasse via libera a Goss e dopo la curva ho cercato di rimanere in mezzo per controllare tutti: ho temuto che mi potessero sorpassare ma è andata bene». Alexandre Vinokourov (Astana) da Raisport «Quello di oggi è stato un gran giorno per me e per tutta la squadra: i miei compagni mi hanno coperto molto bene, c'era vento e non era facile. Alla mia prima partecipazione al Giro d'Italia ho subito preso la maglia rosa e non poteva andare meglio. Domani c'è il riposo e poi penseremo alla cronosquadre: partire per ultimi e con la maglia rosa da difendere ci renderà ancora più motivati. Non era previsto essere in rosa già oggi ma ora pensiamo alla cronometro, poi analizzeremo la situazione». Cadel Evans (BMC Racing Team) da Raisport «Poco da dire, c'è stata quella caduta nelle prime posizioni in un momento molto critico, ho dovuto inseguire da solo e ho perso parecchi secondi. Spero di non doverli rimpiangerli in seguito». Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini) da comunicato stampa della squadra «Che tappa complicata! Vento, cadute, grande frenesia: con quello che è successo e nella situazione nella quale mi ero trovato, ho rischiato di perdere 10'. Grazie al supporto della squadra, però, sono riuscito a rientrare sui primi, dovendo però poi fare i conti con un'altra caduta in gruppo che mi ha rallentato. Sono molto dispiaciuto per Petacchi: è stato molto sfortunato, avrebbe potuto essere protagonista». Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini) da comunicato stampa della squadra «Ieri ho sbagliato io, oggi è stata la sfortuna a mettermi fuori gioco preventivamente. Ho bucato proprio in un momento sbagliato e non c'è stato più margine di recupero. Davvero un peccato. Ora spero che migliori l'accenno di bronchite che da stamattina mi causa qualche fastidio». Carlos Sastre (Cervélo Test Team) da comunicato stampa «La tappa di oggi è stata nuovamente molto veloce e pericolosa a causa del vento e dei continui cambi di direzione.Per me è stata una giornata difficile dopo la caduta di ieri ma per fortuna 2 miei compagni di squadra hanno cercato di tenermi nelle prime posizioni. Negli ultimi 40 km ho sofferto per dei dolori alla gamba destra ed ho pensato solo a perdere il meno possibile. Ora spero di recuperare durante il giorno di riposo». (cicloweb)
  3. BMC e Greipel, che flop! - Bene Liquigas e Astana L'annunciata giornata del vento con tanti chilometri lungo la costa e sulle dighe ha fatto, se possibile, molti più danni di quanti ce ne potessimo aspettare: il primo gruppo era infatti composto da poco più di 25 corridori e, nonostante la tappa fosse completamente pianeggiante, gli spunti di riflessione non mancano. Il dato più indicativo, probabilmente, è quello relativo alle squadre perché oggi abbiamo potuto capire molto sui vari rapporti di forza tra le varie formazioni. Come si temeva, la BMC di Cadel Evans non sembra ancora attrezzata a sufficenza per poter puntare a vincere una grande corsa a tappe: l'australiano è stato anche oggi fantastico per grinta e generosità, ma si è ritrovato completamente da solo ed in un colpo solo ha perso la maglia rosa ed ha regalato 46" a tutti i principali rivali per la classifica ed eccezione di Sastre. Nel 2009 anche Menchov ha vinto con poco supporto da parte della squadra, ma se quello di oggi è il risultato al termine di una tappa di pianura non osiamo pensare a cosa possa accadere in una frazione di montagna, con un paio di colli prima dell'arrivo: in più l'anno scorso in gara non c'erano due corridori come Vinokourov e Nibali, capaci di infiammare la corsa in ogni istante e di portarsi appresso anche corridori solitamente restii a fare la prima mossa. Voto positivo per Liquigas e Astana: i verdi di Amadio si erano già messi in bella mostra nel concitato finale di ieri e oggi, una volta di più, hanno dato prova di grande compattezza; l'Astana, invece, si ritrova inaspettatamente in maglia rosa e nella cronosquadre avrà il grande vantaggio di partire per ultima conoscendo intertempi e distacchi vari: una piccola prova generale l'abbiamo vista a circa 80 km dall'arrivo quando con un bel forcing hanno spaccato il gruppo il tre tronconi. Tra gli outsider, invece, sono tanti quelli che hanno pagato un prezzo carissimo oggi in una tappa spettacolare (anche paesaggisticamente) per gli osservatori esterni, ma assolutamente distruttiva tra ventagli e cadute per i ciclisti: Vande Velde per il secondo anno consecutivo è costretto al ritiro dopo pochi giorni, Wiggins è caduto a 10 km dall'arrivo ed ha tagliato il traguardo molto dolorante, 4' dopo Weylandt, mentre Bruseghin, Pozzovivo, Masciarelli e Simoni hanno perso 7'59", Uran e Moncoutie addirittura 14'47". Sono tutti corridori poco abituati alle corse nord e si può discutere se un grande giro debba essere o meno deciso da ventagli: i grandi favoriti, però, sono rimasti tutti davanti ed il corridore migliore sulle tre settimane si vede anche da questi particolari. Concludiamo ancora una volta con la volata finale, che ha premiato il belga Wouter Weylandt, uno che a strade strette, vento laterale e ventagli è abituato fin dalla nascita. L'uomo della Quick Step, criticato qualche settimana fa dallo stesso Lefévre per scarso rendimento, ha saputo farsi trovare al posto giusto al momento giusto e non ha sbagliato nulla nello sprint. Il grande sconfitto, invece, è André Greipel: il tedesco era l'unico velocista di spicco nel gruppo dei primi, poteva contare su molti compagni di squadra eppure, esattamente come ieri, ha perduto la ruota di Matthew Goss all'altezza degli ultimi 500 metri. Di sicuro i problemi fisici che ha accusato all'immediata vigilia lo stanno condizionando, non può essere un caso che per due giorni di fila l'australiano vada a sfilarsi nel momento in cui i treni esprimono la massima velocità: il giorno di riposo potrà giovargli. Ancora sfortuna infine per Alessandro Petacchi, che dopo essere stato chiuso da un compagno ieri, oggi ha forato a circa 40 km dall'arrivo, proprio nell'attimo in cui in testa al gruppo si scatenava la bagarre per creare i ventagli. Anche per lo spezzino il giorno di riposo è il benvenuto, in attesa di azzerare il credito con la sorte. (cicloweb)
  4. Weylandt in Windland Fin dalla presentazione quella di oggi era una tappa indicata come altamente pericolosa e così è stato. Tanti ventagli ed alcune cadute hanno lasciato davanto una ventina di atleti: in volata il successo è andato a sorpresa al belga Wouter Weylandt davanti a Graeme Brown mentre il grande favorito Greipel ha perdo la ruota del suo treno proprio all'ultima curva. Freddo e vento hanno caratterizzato la partenza di questa terza tappa del Giro d'Italia, la Amsterdam-Utrecht. La fuga del giorno è partita già dopo un paio di chilometri: i protagonisti sono Stamsnijder (Rabobank, a lungo maglia rosa virtuale), Pineau (Quick Step) e Kaisen (Omega Pharma); per questo trio il vantaggio massimo è stato di 8' netti dopo circa 40 km di corsa. Appena il gruppo è arrivato lungo la costa il vento è diventato il grande protagonista del giorno e sotto la spinta dell'Astana i fuggitivi sono stati ripresi al km 134. Il forcing è continuato ancora ed il plotone si è spezzato in più tronconi con Cunego nella seconda parte e Pozzovivo e Moncoutie ancora più indietro. A 53 km dall'arrivo il primo gruppo, formato da non più di una sessantina di atleti e condotto principalmente da Sky e HTC-Columbia, poteva contare su un vantaggio di 1'05" su un drappello molto numeroso (ma allungato) in cui era la Lampre a tirare e 1'35" sul gruppo di Pozzovivo. A poco meno di 40 km dalla conclusione una prima parte di inseguitori, tra cui Cunego, ha terminato con successo il proprio inseguimento. A 31 km dall'arrivo una caduta ha coinvolto Sabatini, Bruseghin e Vande Velde (ritirato): il gruppo s'è spezzato ancora e sono ripartiti nuovamente i ventagli. Si sono formati due gruppi: uno con quasi tutti i migliori davanti, l'altro a circa 2' con Petacchi, Loddo e Pozzovivo. A 10 km dalla fine c'è stata un'altra caduta nel primo gruppo che ha visto coinvolto anci anche Bradley Wiggins e Cadel Evans: il gruppo s'è diviso ancora con circa 25 uomini davanti (con HTC-Columbia, Astana e Liquigas in forze) mentre la maglia rosa senza compagni s'è ritrovata nella seconda parte attardata di circa 20". Non c'è stato il ricongiungimento negli ultimi 5 km quindi ed il gruppo di Cadel Evans ha perso sul traguardo 45": Vinokourov è la nuova maglia rosa. (cicloweb)
  5. Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini) da Raisport «Non è andata bene. Ai 500 metri ero alla ruota di Farrar, pensavo che Hondo facesse ancora un po' di metri, invece s'è girato ed ho capito che aveva finito le forze. Ho perso l'attimo, ho sbagliato, pazienza. Nel finale tutti volevano essere lì davanti e così ci sono state le cadute. Speriamo che vada meglio domani». Sacha Modolo (Colnago-CSF Inox) da Raisport «La volata è stata un po' caotica, il percorso era stretto, pieno di curve e non si riusciva a trovare la ruota giusta, ho fatto quello che ho potuto. Sono contento per Pirazzi che è andato in fuga ed ha sfiorato la maglia verde. Per me ci saranno altre occasioni in questo Giro, avanti così anche se la concorrenza è molto agguerrita». Cadel Evans (BMC Racing Team) da Raisport «Dico la verità, indossare la maglia rosa già alla seconda tappa per me è una sorpresa, già ieri era stata una sorpresa. Sarebbe stato meglio prendere la maglia più avanti, se devo essere sincero. In quersti due giorni siamo andati sopra le nostre attese, se continueremo così ci toglieremo molte soddisfazioni. Domani l'arrivo è di nuovo nervoso, pericoloso come quello di oggi, vedremo cosa succederà. Per evitare le cadute ho usato la mia esperienza, poi ci vuole anche un po' di fortuna ed è andata bene». Filippo Pozzato (Team Katusha) da Raisport «Ho picchiato sia il ginocchio che la spalla e, se per questa non c'è alcun problema,sento invece molto dolore al ginocchio. All'inizio non riuscivo ad alzarmi, mi faceva molto male, poi una volta rimontato in bici l'importante era riuscire ad andare al traguardo e verificare un pò le condizioni. Purtroppo sappiamo cosa succede in questi finali,tutti vogliono star davanti e si prendono molti rischi». Tyler Farrar (Garmin Transitions) da Raisport «Sono molto felice per la vittoria di oggi. Vincere al Giro è una sensazione fantastica. Spero di ripetermi in altre tappe: il mio obiettivo era vincerne una ma ci riproverò. La tappa era molto pericolosa, sono caduto anch'io ma alla fine è andata bene. Ho picchiato forte il ginocchio e la spalla il ginocchio fa male male. nel finale si rischia tutti. Ho faticato a rialzarmi, l'importante era arrivare al traguardo. Molti erano i favoriti, la squadra ha lavorato bene, in modo fantastico, se lavorerà come oggi sarà sempre facile». (cicloweb)
  6. Un finale Farrarginoso - Tante cadute, Evans in rosa La prima tappa in linea del Giro si conclude con una volata ma gli ultimi 50 km sono stati estremamento movimentati a causa delle cadute. La vittorie è andata a Tyler Farrar che ha sfruttato al meglio il lavoro di tre compagni di squadra e che sul breve rettilineo finale di Utrecht ha preceduto Goss e Sabatini con i due grandi favoriti, Greipel e Petacchi, relegati ai piedi del podio. Il primo corridore ad attaccare al Giro d'Italia 2010 è stato il tedesco Paul Voss, vincitore del prologo alla Volta Catalunya, partito al km 0: all'uomo della Milram si sono subito accordati Pirazzi (Colnago), Facci (Quick Step) e Flens (Rabobank). Il gruppo ha lasciato fare fin da subito ed i quattro hanno raggiunto un vantaggio massimo di 5'55" dopo circa 145 km di corsa: l'olandese Rick Flens è stato a lungo maglia rosa virtuale visto che ha chiuso la prima tappa in 22esima posizione a 17" da Wiggins. Curiosa la situazione creatasi nella classifica della maglia verde: dopo i due Gpm odierni (entrambi di terza categoria) Pirazzi, Voss e Flens si sono ritrovati con lo stesso numero di punti, quattro, e la maglia va sulle spalle di Voss. A circa 60 km dalla conclusione Mauro Facci ha perso contatto dai fuggitivi ed è stato ripreso una decina di chilometri dopo. Strade strette e spartitraffico hanno causato molte cadute nel finale e tra i coinvolti ci sono stati anche Bradley Wiggins, Tyler Farrar e Francesco Masciarelli: tutti sono ripartiti regolarmente ad eccezione di Martin Kohler (BMC) che è diventato il primo ritirato dal Giro 2010. A 32 km dalla conclusione, con il gruppo ormai a meno di 1', Voss è scattato dai fuggitivi: Flens si è riportato su di lui e lo ha staccato rimanendo da solo in testa alla corsa prima di essere ripreso a 24 km dall'arrivo, dopo 186 km di fuga. Nel finale un ritmo elevatissimo ha allungato il gruppo ma ai meno 7 due cadute hanno spaccato il gruppo in più tronconi: tra i corridori attardati anche Wiggins, Pozzato (molto sofferente), Sastre, Cunego, Pozzovivo, Serpa e Bookwalter. In virtù di questi frazionamenti, creatisi prima dello sbarramento dei 3 km finali, la maglia rosa passa sulle spalle di Cadel Evans. (cicloweb)
  7. Ivan Basso (Liquigas-Doimo) da comunicato stampa della squadra «Sono soddisfatto per il risultato ottenuto innanzitutto per le sensazioni che ho provato e poi perché il ritardo dai diretti concorrenti, tra i quali alcuni specialisti delle prove contro il tempo, è stato contenuto. Il tracciato era tecnico e impegnativo ma la voglia di ben figurare non mi ha fatto scoraggiare. Questo era solo l’inizio, il mio terreno sarà quando la strada comincerà a salire, ma volevo dimostrare la grinta con la quale affronto questo Giro. Ho avuto segnali incoraggianti che mi danno morale». Bradley Wiggins (Sky Professional Cycling Team) da Raisport+ «La maglia rosa è una delle più speciali emozioni insieme alla maglia gialla del Tour de France. Sapevo di avere ottime possibilità, poi non sai mai come vanno gli altri, è andata bene. Il Giro è una corsa speciale perché ha una storia speciale, da Coppi a Bugno. Vestire la maglia rosa è speciale, quella maglia è un'icona. Vestirla solo per ora mi rende felice, poi gli avversari sono molto agguerriti, già da domani ci sarà da battagliare. Per la generale ci sono Sastre, Evans, Vino... Sono già felice di vestir la maglia già per quest'oggi». Cadel Evans (BMC Racing Team) da comunicato stampa della squadra «Sono stato molto prudente nelle curve perché non credevo di essere competitivo per il successo di tappa. Col senno di poi, se avessi preso qualche rischio, avrei potuto rosicchiare qualche mezzo secondo qua e là e chissà... Sono molto contento per Bookwalter, ha fatto un'ottima prova e questo gli darà tanta fiducia che gli servirà per il suo primo grande giro della carriera». Vincenzo Nibali (Liquigas-Doimo) da comunicato stampa della squadra «Prova positiva, corsa al massimo delle mie possibilità. Il percorso, testato al mattino, mi è subito piaciuto e si è rivelato adatto alle mie caratteristiche: curve veloci, da tagliare, e rettilinei dove poter rilanciare. Mi sono preso qualche rischio perché le sensazioni erano molto buone e le motivazioni forti. Sono contento di aver iniziato così il mio Giro: ora vedremo strada facendo quanto potrò raccogliere». Domenico Pozzovivo (Colnago-CSF Inox) da Raisport+ «È stata solo una scivolata: peccato perché ho compromesso un po' la mia prestazione; stavo andando bene, sentivo di avere buone sensazione. All'inizio avevo paura che Bobridge mi potesse riprendere: nonostante la caduta non mi ha sorpassato quindi va bene così». Mikhail Ignatiev (Team Katusha) da Raisport+ «Questa prima tappa è stata molto dura, faceva freddo e c'erano alcune curve pericolose. Adesso aspetto l'Italia e magari un tempo un po' migliore di questo. La mia condizione è buona, al Giro bisogna essere sempre al top ma il mio obiettivo è vincere l'ultima tappa, la cronometro di Verona: è buona per me e sarebbe un sogno. Magari attaccherò anche in qualche altra tappa, una dove non ci sono salite lunghe però». Dario David Cioni (Sky Professional Cycling Team) da Raisport+ «Sono molto contento della mia prova: al Romandia era andato molto piano a cronometro, qui invece sono partito molto convinto e con la speranza di essere competitivo. Sto abbastanza bene, già in Romandia in salita non sono andato male, avevo buone sensazione ma quella di oggi è stata solo la prima battaglia. In ogni caso è sempre molto bello partire con una buona prestazione perché fa morale. In Olanda c'è sempre un sacco di gente a seguire il ciclismo e a noi corridori non può che fare piacere sentire così tanto affetto come oggi». Gilberto Simoni (Lampre-Farnese Vini) da Raisport+ «Sono andato come mi sarei aspettato. È l'inizio di una grande avventura, non volevo rischiare. Oggi credo di aver fatto un tempo nella media degli altri». (cicloweb)
  8. Giro d'Italia 2010: Veni, vidi, Wiggins - A Bradley la prima rosa Pronostici rispettati in pieno per la prima tappa del 93° Giro d'Italia: la maglia rosa, infatti, va sulle spalle del britannico Bradley Wiggins, indicato già da giorni come favorito principale di questa prova: nonostante la strada ancora leggermente umida il corridore della Sky s'è mangiato gli 8400 metri del tracciato ad una media di 48,932 km/h. Il primo corridore a partire, alle 13.55, è stato il tedesco della Milram Matthias Russ ma il primo tempo di un certo interesse è stato fatto registrare dal campione ucraino contro il tempo Adriy Grivko: prima del suo arrivo da segnalare solo un problema meccanico di McEwen ed una scivolata di Pozzovivo. Al tempo di 10'31" fatto registrare da Grivko ha replicato Larsson con 10'25" che lo ha tenuto a lungo in testa e gli ha consentito di tenere a 2" di distanza Marco Pinotti. Il corridore svedese della Saxo Bank, vice campione del mondo della cronometro, è rimasto in testa per circa un'ora e mezza, fin a quando il sorprendende americano Brent Bookwalter (BMC) non ha fatto registrare un ottimo 10'20" dopo essere transitato in testa già al punto intermedio dopo 4.1 km. Nel finale, con tutti i migliori al via, i tempi si abbassano sensibilmente ma solo Bradley Wiggins riesce a battere Bookwalter: per il corridore della Sky il tempo finale è 10'18", 2" meglio dell'americano. Niente da fare anche per Evans (terzo a 2") e Vinokourov (quarto a 5"). Tra gli altri uomini di classifica il migliore è Nibali a 10" da Wiggins: Garzelli è arrivato a 20", Scarponi a 21", Basso (in crescita) a 23", Sastre a 25", Cunego a 52", Pozzovivo a 1'02". Tenendo un occhio anche alla tappa di domani va segnalato il quinto posto, a 5", di Greg Henderson: il neozelandese della Sky, grazie agli abbuoni, potrebbe conquistare la vetta a Utrecht. (cicloweb)
  9. Startlist non eccitante, non c'è un vero favorito, spero che la corsa sia dunque incerta e combattuta!!!
  10. LE PAGELLE DELLA LIEGI Alexandre Vinokourov - 10 Ammettiamolo: non ci speravamo. La paura era che uno dei più divertenti e amati corridori del gruppo avesse chiuso coi grandi risultati, e che la sua seconda carriera, iniziata da pochi mesi, non fosse che una passerella su tutti i terreni sui quali un tempo Vino sapeva essere vincente. Invece ci sbagliavamo. Avevamo iniziato a dubitare nei giorni scorsi, vedendo la crescita di condizione del kazako in Trentino. Oggi a Liegi la conferma del peccato di pessimismo: il Vinokourov che conoscevamo è sempre lì, su un sellino, pronto a scatenarsi come qualche anno fa. Dopo aver preso un po' d'aria sulla Redoute, probabilmente per saggiare la temperatura delle sue gambe, il corridore dell'Astana è partito a 18 km dalla fine, e non appena si è liberato dal controllo di Schleck e soci, le sue pedalate hanno iniziato ad andare indietro nel tempo: fino al 2005, anche allora con un compagno di fuga leale (Voigt 5 anni fa, oggi si è trattato di Kolobnev), anche allora vincente al traguardo di Ans. La progressione con cui si è liberato del russo ai 400 metri è l'atto finale di una giornata memorabile. E il Giro d'Italia forse ha trovato il più insperato dei protagonisti. Alexandr Kolobnev - 8 Più di così, che doveva fare? Dopo aver sempre mantenuto le posizioni di vertice, è stato l'unico a capire che Vinokourov non poteva essere lasciato andare in libertà. Purtroppo per lui s'è svenato nel chiudere sul kazako, e le ultime energie rimaste le ha spese per restare attaccato coi denti alla ruota del collega che forzava impunemente sul Saint Nicolas. La Côte de Ans non ha fatto che sanzionare ufficialmente quello che era già abbastanza trasparso: Kolobnev non ne aveva quanto Vino, ed è stato già bravo a resistere fino a 400 metri dal traguardo. Philippe Gilbert - 6.5 Aveva annunciato cautela, e invece, animato dal sacro impeto di chi corre in casa, è stato il primo a rispondere allo scatto di Andy sulla Roche. Ma siccome la storia non sempre si ripete, stavolta Schleck non era destinato ad andare al traguardo. Succede così che quando poi, appena annullato il tuo tentativo ti parte in contropiede Vinokourov, tu ci metti un po' a realizzare. E nel frattempo quei 10" presi dal kazako diventano incolmabili, quando là davanti le locomotive a tirare diventano due, e non c'è assalto che tenga, né con Valverde, né con Evans, né da solo sul Saint Nicolas... Il malinconico rimbalzare di Gilbert sull'ultimo chilometro è una brutta immagine a coronamento di una prova comunque non negativa, a meno di pensare che Philippe dovesse chiudere in prima persona su 10 avversari. Alejandro Valverde - 6 Porta a casa un podio, ma siccome è il frutto di una corsa dimessa, non resterà negli occhi. Corsa dimessa perché non propone mai niente (a parte uno scatto sul Saint Nicolas), si accoda e basta. Bravo comunque a resistere alla foga di Gilbert e a controllare la tignosità di Evans, e alla fin fine il terzo posto non lo butta via, considerando anche che a 60 km dal traguardo aveva avuto qualche problema meccanico che gli ha causato non poche difficoltà. Cadel Evans - 6.5 Non si può certo dire che il Campione del Mondo non onori alla grande la sua maglia iridata. Dopo il bellissimo successo di Huy, è sempre lì nel cuore delle cose che contano, protagonista attivo del finale: memorabile la rabbiosa rincorsa con cui si riporta tutto solo su Gilbert e Valverde a 15 km dalla fine. Certo, sulle côtes paga sempre un piccolo dazio di brillantezza, ma sopperisce bene col ritmo e l'esperienza. Meriterebbe più del quinto posto, ma i due compagni di drappello erano davvero troppo più veloci perché sperasse di metterli nel sacco. Andy Schleck - 6 Indubbiamente lo scatto sulla Roche-aux-Faucons è stato molto bello. Ma, o perché stavolta gli altri si son fidati di meno, o perché la gamba di Andyno non era la stessa di dodici mesi fa, non ha prodotto gli stessi fuochi artificiali della Liegi 2009. Rintuzzato, il lussemburghese ci ha riprovato per onor di firma sul Saint Nicolas, ma si vedeva che la sua mente era già rivolta alla volata per il sesto posto. Che, quantomeno, ha vinto. Alberto Contador - 7 Chissà se il tutto era stato orchestrato sul pullman della squadra, stamattina. Probabilmente sì: del resto non occorre una laurea in ciclismologia per sapere che se hai due uomini forti come Contador e Vinokourov, è bene farli scattare a turno. Sicché Alberto si è mosso sulla Roche-aux-Faucons, per chiudere su Schleck e Gilbert in quel momento scatenati. Ottima la voglia con cui ha rilanciato l'azione dopo la discesa, per provare a scongiurare il rientro degli inseguitori. Ma una volta che questo rientro c'è in effetti stato, è partito subito Vino, e a quel punto a Contador non rimaneva che starsene buono. Il fatto che non abbia chiuso col primo drappello alle spalle di Vino-Kolo ci dice che probabilmente è arrivato un po' stanco al finale. Restano comunque negli occhi il bell'allungo sulla Roche-aux-Faucons, la partecipazione al progetto comune Astana, e pure le sentite, calorose felicitazioni che ha riservato dopo l'arrivo al compagno vincitore. Stefano Garzelli - 5.5 Non è che gli si potesse chiedere di andare a vincere (o anche a podio), ma almeno movimenta le cose sulla Redoute (annunciato da uno scatto scenografico di Francesco Masciarelli), provando poi a tener duro in avanscoperta anche dopo la salita. Ma il gruppo non lascia spazio, e amen. Peccato che di fatto la sua corsa finisca lì, perché non possiamo credere che non potesse far meglio del 18esimo posto. Dries Devenyns - 6.5 Rappresenta i fuggitivi del mattino (Terpstra, De Gendt, Bouet, Pérez Lezaun, Veikkanen, Bellemakers e Finetto), e merita quel mezzo voto in più per aver tenuto da solo, in testa, dal Mont-Theux alla Redoute: 15 km di gloria per un corridore finora incompiuto. Come la sua Liegi, del resto, non portata a termine. Cunego, Nibali - 5 Non pervenuti, non più di tanto perlomeno: Cunego l'abbiamo visto per un attimo sulla Roche, provare tardivamente a prendere la scia di Schleck/Gilbert: niente da fare. Nibali è stato scorto più volte nelle posizioni di testa del gruppo, ma senza dare l'impressione di crederci più di tanto. Nell'ordine d'arrivo sono entrambi dispersi oltre la ventesima posizione: anonima gara in una stagione piuttosto anonima per il ciclismo italiano. (cicloweb)
  11. Corsa strana, la vera bagarre sulla Cote de San Focheaut (si scrive cosi') e soprattutto si è decisa prima del Sant Nicolas, rendendo inutile la cote piu' importante. Vino e Kolobnev hanno fatto una bella impresa, ma secondo me l'indecisione dei favoriti nel momento topico è stata fondamentale per la fuga dei due russi.
  12. Cadel? Huy, c'est moi Contador si pianta, vince Evans Le classiche delle côtes continuano all'insegna della spettacolarità, dell'incertezza e, curiosamente, dei successi di chi fino a quel momento aveva un bello zero nella casella delle vittorie. Se domenica all'Amstel era stato Gilbert a regalare la prima perla stagionale all'Omega Pharma, nella Freccia il campione del mondo Evans ha potuto dar lustro alla maglia iridata e al contempo far gioire la BMC, che finora aveva raccolto davvero pochino. Comunque, se spesso non basta leggere l'ordine d'arrivo per capire lo svolgimento di una corsa, a volte nemmeno la cronaca può riuscire a rendere in pieno l'incertezza e la bellezza di una prova come la Freccia Vallona odierna. Il cambiamento del percorso annunciato dall'ASO, lieve in cartina ma significativo in gara, con gli spostamenti del secondo passaggio sul muro di Huy a 30 chilometri dal traguardo e della côte d'Ereffe a 12, serviva nelle intenzioni a evitare l'arrivo di un gruppo più o meno compatto all'ultimo decisivo chilometro, copione all'incirca immutato dal 2003 (anno in cui andò in porto l'ultima fuga, con vittoria di Astarloa) alla passata edizione. E, appunto a guardare l'ordine d'arrivo, non sembrerebbe poi mutato troppo, visto che sono stati circa ottanta i corridori giunti insieme ai piedi dell'ultimo Huy. Ma la corsa è stata in effetti più dura che in passato, tatticamente confusa, senza una squadra in grado di prendere in mano con forza le redini della gara, e nelle ultime centinaia di metri si è potuto assistere a un finale incerto che ha visto prevalere il campione del mondo. Proprio quel Cadel Evans che nelle ultime due edizioni era riuscito a cogliere bei piazzamenti attaccando ai piedi del muro, facendo però da punto di riferimento per gli avversari che puntualmente lo passavano nel finale. Stavolta l'australiano è stato perfetto dal punto di vista tattico, nascosto nel gruppo fino agli ultimi chilometri, e pronto a sfruttare l'azione anticipata di Contador sulle rampe di Huy. Eh sì, perché proprio il campione spagnolo a un certo punto sembrava poter aggiungere la prima classica al suo già incredibile palmares. Del resto se uno come Contador si fa duemila chilometri in macchina (gli effetti del vulcano islandese ancora si sono fatti sentire sul plotone in questo inizio settimana) per partecipare alle due prove delle Ardenne, per quanto ai giornalisti dichiari di voler solo accumulare esperienza è chiaro che non ha voglia di fare lo spettatore. E se un indizio si è avuto sul secondo passaggio a Huy, quando il madrileno ha tenuto agevolmente le ruote di Gilbert e Andy Schleck che provavano il forcing, la certezza è arrivata nel momento in cui gli Astana si sono messi in testa al gruppo per cercare di chiudere sul successivo contrattacco di Frank Schleck e Kreuziger. Fino a quel momento la corsa aveva vissuto sulla fuga da lontano di Palumbo, Loosli, Gourge, Champion e Augé, fuggitivi della prima ora che, dopo aver accumulato fino a 8'30" di vantaggio, venivano lentamente riassorbiti dal gruppo. Un plotone comunque piuttosto anarchico dove si susseguivano scatti senza fortuna e costrutto, e nel quale la sola Saxo Bank provava a organizzare qualcosa, principalmente forzando in vista delle varie côtes, in modo da rendere più dura la corsa. Molto pimpante anche la Lampre, sempre pronta a mettere un uomo in ogni azione, mentre i Caisse d'Epargne e Evans viaggiavano nella seconda parte del plotone e già ci si domandava se si trattasse di un bluff o di una giornata storta. Ma è il passaggio sul muro di Huy a 30 chilometri dall'arrivo a far muovere i grossi nomi, col campione lussemburghese in testa seguito da vicino da Contador, come se stessimo sui Pirenei o sulle Alpi invece che in Vallonia, e Gilbert e Cunego a mostrarsi pimpanti alle loro spalle. E' nella discesa però che andava via l'azione che per alcuni chilometri sembrava poter essere decisiva. Allungavano infatti Frank Schleck e Kreuziger, raccogliendo lungo la via Tankink (avvantaggiatosi prima del muro) e l'encomiabile Loosli. Dietro non si assisteva a un vero e proprio inseguimento, ma solo ad allunghi vari che non portavano da nessuna parte, se non a far salire il vantaggio dei fuggitivi fino a 30". E' stato a quel punto che gli Astana, con un ottimo Iglinskiy, hanno provato a chiudere il gap, facendo capire chiaramente quali fossero i piani di Contador per questa Freccia. Meno chiara, va detto, la tattica Katusha, pronta a lanciare all'attacco alternativamente Ivanov, Kolobnev e Vorganov, ma arrivata poi all'ultimo chilometro con un Joaquin Rodriguez senza più nessuno in grado di spalleggiarlo, per quanto lo spagnolo fosse reduce dai malanni patiti all'Amstel, e forse non dava totale garanzia alla squadra di Tchmil. Errori anche in casa Saxo Bank, dove il minore degli Schleck si sacrificava in un lavoro di copertura a favore del fratello in fuga, bruciando però preziose energie che gli sono certamente mancate nel finale. Dopo la côte d'Ereffe i quattro avevano comunque ancora una ventina di secondi sul gruppo, dal quale uscivano Kolobnev, Vaugrenard e il ritrovato Igor Anton. Ai meno 5 dal traguardo c'era il ricongiungimento fra i due gruppetti, e subito Kolobnev provava l'attacco solitario, seguito da Loosli (davvero una grandissima giornata per l'atleta della Lampre). Ma il gruppo era lì, e così l'attacco del muro di Huy pareva identico a quello del Cauberg di domenica scorsa: Kolobnev davanti e a pochissimi secondi il gruppo in piena velocità. Il russo veniva riassorbito immediatamente e, dopo un velleitario allungo di Kloden, era ancora Igor Anton ad attaccare. Per alcuni attimi il piccolo basco dava l'impressione di averne più di tutti, e quasi si poteva immaginare una vittoria dello spagnolo meno atteso: grandissimo talento per la salita, reduce da un 2009 anonimo, la settimana scorsa Anton era tornato alla vittoria staccando Contador (dunque non certo una cosa di tutti i giorni) sull'Alto del Morredero alla Vuelta di Castilla y Leon. Ma il muro di Huy, per quanto di 1300 metri, è praticamente infinito, soprattutto per il corridore dell'Euskaltel che vedeva la sua azione appesantirsi pedalata dopo pedalata. A quel punto sembrava quasi che stesse lanciando la volata a Contador, pronto a prendere la sua ruota memore della sconfitta della passata settimana. Ma il campione di Tour, Giro e Vuelta pagava a sua volta qualcosa all'inesperienza nelle corse di un giorno, bruciando troppe energie per tenere il ritmo di Anton. Mai però quanto Nibali che, dopo aver cercato di restare attaccato al duo spagnolo, si piantava ai 400 metri (finendo poi solo tredicesimo). Dal resto del gruppo, lontani Andy Schleck e Valverde, un po' in affanno Gilbert e Cunego, allungavano Evans e Rodriguez, loro sì esperti di côtes e ben consapevoli su come dosare lo sforzo lungo il muro di Huy. Così quando ai 200 metri Anton si faceva in pratica da parte, Contador passava in testa, ma dalla smorfia sul suo viso si capiva come anche per lui le forze fossero ormai prosciugate o quasi. E ai 100 metri era allora Evans ad accelerare, o forse sarebbe più giusto dire a proseguire col proprio passo, superando chi ormai non ne aveva più. Il campione del mondo vince così la prima gara in maglia iridata, regalando alla BMC il primo e tanto atteso successo stagionale. Secondo è Joaquin Rodriguez, terzo Contador, quarto Anton, quinto e primo degli italiani Damiano Cunego (cui probabilmente manca ancora qualcosina per essere al top della forma, ma per la Liegi potrebbe raggiungerla), in un ordine d'arrivo stellare che vede Gilbert, Horner, Valverde, Andy Schleck ed Hesjedal a completare la top ten. Le classiche continuano dunque a offrire grande spettacolo in questa stagione, e domenica tocca alla Doyenne. (CICLOWEB)
  13. Speriamo riescano a partecipare tutti quanti senza problemi causa cenere in cielo.
  14. Ma basta parlare di doping, pensiamo alle corse...
  15. Indubbiamente gli spagnoli sono i favoriti, ma c'è grossa incertezza.
  16. Parigi - Roubaix, il bilancio Si è corsa ieri la Parigi - Roubaix 2010, e ci viene da dire un solo nome, Fabian Cancellara (voto 10). Quest'anno lo svizzero è il primo ad ottenere un voto a due cifre, ma gli è dovuto, perchè quello che ha fatto vedere ieri è a dir poco favoloso: a 50 km dal traguardo ha cambiato il rapporto, ha salutato i suoi avversari, ed è andato a vincere la sua seconda Parigi - Roubaix, questa volta senza passaggi a livello che infangano il suo capolavoro. Spartacus, così è soprannominato Cancellara, che dopo aver trionfato al Giro delle Fiandre, ha dato un altro brutto colpo a Tom Boonen (voto 6,5), tradito dalla squadra e anche dagli altri grandi favoriti. E' proprio così, perchè al momento dell'allungo di Cancellara, Boonen era a fare rifornimento, poichè nessun uomo Quick Step era rimasto con lui, anche Stijn Devolder (non giudicabile), che tra cadute e forature è rimasto attardato. Inoltre al momento dell'inseguimento, nessuno lo ha aiutato, tanto che alla fine il belga ha dovuto abdicare, chiudendo con un misero 5° posto, che tanti vorrebbero, ma che uno come lui guarda con amarezza. Al secondo posto di piazza Thor Hushovd (voto 6). Il norvegese la sufficienza la raggiunge giusto perchè ha ottenuto il podio, ma in generale la sua condotta di gara è a tratti insufficiente, perchè al momento dell'attacco di Cancellara, lui aveva ancora due compagni di squadra: il bravissimo Roger Hammond (voto 7,5), che poi chiuderà quarto, e Jeremy Hunt (voto 7), che era resistito con il gruppo di testa dopo la fuga del mattino. Nonostante questa situazione, qualcuno di voi ha visto uomini Cervelo in testa al gruppo a dare i cambi a Boonen? Il secondo posto sicuramente è un buon risultato per Hushovd, ma resta il dubbio riguardo al fatto che se avesse avuto più coraggio, forse avremmo avuto un epilogo differente (anche se riprendere la moto Cancellara sarebbe stato davvero impossibile) Si comporta bene invece Juan Antonio Flecha (voto 7), che ottiene un terzo posto dopo una gara corsa, anche da lui, in difesa. Lo spagnolo solo nel finale si è svegliato nel tentativo di riprendere Cancellara, quando però lo svizzero era irragiungibile. Ora stiamo guardando gli errori dei big, ma non pensate che Cancellara abbia vinto solo grazie agli errori degli altri, perchè lo svizzero andava davvero forte ieri, e lo dimostra il fatto che Bjorn Leukemans (voto 6,5), aveva provato ad andargli dietro al momento dell'allungo, ma dopo pochi chilometri, non è riuscito a sopportare l'andatura dello svizzero e si è staccato. Probabilmente neanche se gli inseguitori si fossero organizzati meglio, sarebbero riuscito a riprendere Cancellara. Il bilancio tra gli italiani, invece, è assolutamente deficitario. Il più quotato degli azzurri era certamente Filippo Pozzato (voto 7). Per il vicentino tanto cuore e tanta voglia di fare bene, ma la condizione non era quella dello scorso anno, e così si è dovuto accontentare del settimo posto. Mancava Alessandro Ballan, poichè sospeso per i noti fatti dell inchiesta di Mantova, mentre le altre due speranze azzurre, Daniel Oss (voto 5) e Manuel Quinziato (voto 4,5), non si sono affatto mai viste. Si chiude così la Campagna del Nord, che ha incoronato Fabian Cancellara come il più forte. Lo svizzero è riuscito in un'impresa rara, quella di fare la doppietta con Fiandre e Roubaix. L'ultimo a riuscirci è stato proprio il grande sconfitto di queste giornate, Tom Boonen nel suo magico anno, il 2005, quando vinse anche il Campionato del Mondo su strada. Che sia un segnale in vista di Melbuorne? Ora però non dobbiamo guardare al mondiale, ma al futuro più prossimo, perchè ora il pavè lascerà spazio ai mitici muri delle Ardenne, che vedranno nuovi sfidanti, e noi speriamo che arrivi un po' di gloria per l'Italia. (spaziociclismo)
  17. La crono è relativamente corta e tra i migliori non ci saranno distacchi abissali ma visto che non ci sono distanze tra i primi potrà ribaltarsi la classifica, ma già domani bisogna aspettarsi qualche scatto per guadagnare secondi.
  18. Machado sta andando forte, non è la prima volta che lo sento tra i migliori quest'anno.
  19. Contento per Gavazzi, nome molto chiacchierato in questi giorni... ...domani mi aspetto in una reazione anche da Cunego!!!
  20. Fuori categoria. Hors categorie come direbbero in Francia. Cancellara impressionante e impossibile per tutti, quando il treno parte si vedono le scintille sui pedali. Vittoria strameritata!!!
  21. Però la startlist rimane ottima con Samuel Sanchez, Valverde, Joaquin Rodriguez, Micheal Rogers, Bradley Wiggins, Robert Gesink, Damiano Cunego...
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