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[Uci Pro Tour] Giro di Lombardia


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Corsa d'addio per Vasseur

L'ultima al Lombardia, poi sostituira' Moser nel sindacato

Il Giro di Lombardia sara' l'ultima gara per il francese Cedrid Vasseur, 37 anni e 13 stagioni da professionista. Poi ci sara' il sindacato.Infatti, probabilmente, Vasseur sara' eletto alla presidenza del Sindacato Internazionale dei Corridori Professionisti (Cpa), subentrando a Francesco Moser. "Da qualche anno sono il rappresentante dei corridori francesi nel Cpa -ha detto Vasseur- Mi piacerebbe mettere a disposizione dei miei colleghi l'esperienza maturata in questi anni di professionismo".

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Corsa d'addio per Vasseur

L'ultima al Lombardia, poi sostituira' Moser nel sindacato

Il Giro di Lombardia sara' l'ultima gara per il francese Cedrid Vasseur, 37 anni e 13 stagioni da professionista. Poi ci sara' il sindacato.Infatti, probabilmente, Vasseur sara' eletto alla presidenza del Sindacato Internazionale dei Corridori Professionisti (Cpa), subentrando a Francesco Moser. "Da qualche anno sono il rappresentante dei corridori francesi nel Cpa -ha detto Vasseur- Mi piacerebbe mettere a disposizione dei miei colleghi l'esperienza maturata in questi anni di professionismo".

ci voleva uno come Cedric!

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In testa un gruppetto composto da 7 corridori: gli italiani Tosatto e Bossoni, l’austriaco Kohl, gli spagnoli Perez, Lastras, Del Nero e Losada.

Il loro vantaggio è di 4 minuti sul gruppo, tirato dalla Lampre.

Si fanno vedere Andy Schlek e Thomas Dekker, prime scintille.

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Sarò di parte ma io penso che il giro lo possa vincere...cioè nel 2004 ha vinto,nel 2005 è stato male,nel 2006 ha vinto basso e sappiamo che fine ha fatto e nel 2007 di luca che è stato estromesso dalla classifica del pro tour(qualunque siano le ragioni e se ci sono qualunque siano le colpe)...boh mi viene un po' da pensare che forse le sconfitte negli ultimi tre giri non siano state solo colpa sua...

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Cunegol!!! Onore Riccò

Grande Lombardia, vince Damiano

Il pugno destro al cielo, l'avversario più pericoloso appena dietro: è finito così il Lombardia di Cunego, la corsa che proietta di nuovo, e in maniera prepotente, l'internazionalità della figura di Damiano Cunego sul palcoscenico del ciclismo mondiale.

Tre anni fa, periodo del primo successo di Cunego nella "classica delle foglie morte", era tutta un'altra storia: il veronese aveva vinto in maggio il Giro d'Italia, aveva vinto un congruo numero di corse, era un giovanotto (23 anni) ed aveva finito nei primi 10 anche il Mondiale nella sua Verona. Quel Lombardia lo vinse sbagliando quasi tutto. Basso e Boogerd, sopratutti, erano più forti di Cunego in salita, ed anche Evans e Nardello sembravano star meglio di quello che fu ribattezzato "Il piccolo Principe".

Cunego vinse correndo male, ma dimostrando una fantasia in corsa, una voglia di rischiare, la spensieratezza e la forza che appartiene tipicamente ai giovani. Fu strepitosa quella vittoria. Fu strepitosa perché l'ultimo a fare l'accoppiata Giro+Lombardia nello stesso anno fu un certo Eddie Merckx, e perché Cunego, a soli 23 anni, era l'unico corridore in attività che riusciva a vincere sia una grande corsa a tappe (il Giro, appunto) e una classica monumento (il Lombardia). Riuscirci nello stesso anno era, come già detto, roba da fenomeni veri.

Non è il momento questo per rinvangare il percorso di Damiano tra i due Lombardia vinti, ma se escludiamo la maglia bianca di miglior giovane al Tour de France 2006, risultato comunque non staripante per un già vincitore di un Giro d'Italia (soprattutto perché arrivata con un 11esimo posto), i successi erano arrivati soltanto in corse minori, tranne due belle tappe al Giro di Romandia 2005 e al Giro di Germania 2007. Poco, pochissimo, per chi è in grado di far rivivere i fasti di Eddie Merckx nella mente di tanti appassionati.

E poi mettiamoci che Vinokourov prima (Liegi 2005 e Vuelta 2006) e Di Luca poi (Liegi e Giro 2007) erano riusciti a raggiungere Cunego in testa a quella particolare graduatoria di duttilità tra grandi corse a tappe e classiche monumento. E poi tutti gli altri italiani, da Bettini a Rebellin, da Pozzato a Ballan, da Di Luca a Petacchi, da Nibali a Bertagnolli, dagli emergenti Visconti e Riccò, che vincono, e se non vincono danno spettacolo. Insomma, Cunego ha vissuto momenti difficili, di quelli veri. Checché ne dica il veronese, che ha sempre manifestato un'autostima ragguardevole, lasciando presagire che si fosse ridimensionato, in maniera forse non del tutto autonoma, un bel po'.

Su quel rettilineo del lungolago di Como, dunque, celebriamo il vero ritorno di Cunego nell'élite mondiale. Perché arrivato in una classica dura, di quelle che piacciono e devono piacere a Damiano, di quelle che gli hanno regalato due successi (i Lombardia) e un podio (Liegi 2006) prestigiosissimi, e di quelle che danno a Damiano le più rosee aspettative, vista la capacità di Cunego in salita, anche su quelle brevi e nervose delle corse di un giorno, e la rinomata velocità negli sprint ristretti, che tanto aveva fatto maledire Gilberto Simoni, suo compagno in maglia Saeco, durante quel benedetto per certi versi (la vittoria, su tutte), maledetto per altri (il carico di responsabilità derivate), Giro d'Italia 2004.

Quant'è stato bello, quest'oggi, vedere Cunego seguire Frank Schleck e Riccò, lungo il Civiglio? Molto. Moltissimo.

La Csc aveva tutti i cavalieri davanti, da Kroon a Kolobnev, da Sastre ad Andy Schleck, già in prima linea sul Ghisallo (che aveva visto in difficoltà Bettini, evidentemente strapazzato dai festeggiamenti doppiamente iridati), fino allo stoccatore designato, quel Frank Schleck già enorme sul San Luca, al Giro dell'Emilia, a cui il Lombardia piace tanto, ma che in volata non è un fulmine, e quindi ha in mente di arrivare da solo o quasi nella città di Como.

Dopo il Ghisallo c'è ancora Matteo Tosatto davanti, visto che Bettini non è in grado di fare la corsa e Visconti può benissimo cavarsela da solo, o comunque con l'aiuto di Tonti, nel finale. È Kroon a muoversi per primo, seppur in maniera sfortunata, visto che centra un segnale stradale piazzato su una strettoria, portandosi per terra anche il polacco Szmyd.

È allora Manuele Mori ad accendere la miccia, ma è Kolobnev a fare da guardia, con Nardello, Marzano, e di nuovo Kroon a seguire. L'olandese rompe di nuovo gli indugi e si lancia all'inseguimento di Tosatto. Ci sono ancora tanti corridori nel gruppo inseguitore, c'è addirittura quel Bettini che non ha nessuna voglia di forzare. E poi se non ci si prova sul Civiglio, il San Fermo di Battaglia è troppo vicino a Como per fare selezione, e alla Csc portare gente come Pozzato e Visconti a fare lo sprint non conviene assolutamente.

Kroon si porta su Tosatto, ma su entrambi si riporta il plotone. Accelera Kolobnev, e l'azione del vice-campione del mondo fa selezione. Dopo qualche attimo di impasse, con Marzano e Szmyd a scandire il ritmo per capitan Cunego, è il lussemburghese Frank Schleck a muoversi in prima persona. Il più lesto di tutti, nel seguirlo, è Riccardo Riccò, il modenese già in evidenza tra Emilia e Beghelli e che oggi vuol provare a prendersi la vittoria più importante della sua giovane carriera.

Alla ruota dell'uomo Saunier Duval c'è Damiano Cunego, poi rientra anche Cadel Evans, con quella maglia bianca simbolo del primato Pro Tour assegnatagli dall'Uci qualche giorno fa, all'atto dell'esclusione (vergognosa) di Danilo Di Luca dal ranking per via della squalifica di 3 mesi inflitta da parte della Procura antidoping del Coni all'abruzzese per via dei rapporti con il discusso medico Santuccione, inibito dall'attività di medico sportivo, ma medico di famiglia del vincitore dell'ultimo Giro d'Italia. Soliti teatrini sceneggiati da Aigle e Roma, insomma.

Il Civiglio è finito, e davanti sono in quattro, e tutti buoni. Anzi, no, il Civiglio non è affatto finito, visto che c'è una discesa da affrontare; discesa che Cunego disegna perfettamente, dando circa 10" ai tre ex compagni di fuga, che vengono raggiunti da Gusev e Samuel Sánchez. E siccome il basco è un corridore che in discesa i freni li disinnesca proprio, stacca gli altri quattro corridori e si butta a capofitto alla caccia dell'azzurro che, diligentemente, arrivato a fondo discesa non si finisce, ma aspetta gli altri.

Mancano circa 10 km all'arrivo, quando termina la ricorsa al successo di Frank Schleck, che tampona la ruota posteriore di Gusev, in maniera tanto distratta quanto sciocca, e va a terra, costringendo anche il russo a grattare l'asfalto.

Rimangono in quattro davanti (Riccò, Cunego, Samuel Sánchez, Evans), ma gli equilibri sono completamente cambiati, visto che la Csc non è più rappresentata in testa alla corsa e nel gruppo che insegue ci sono Kolobnev ed Andy Schleck (insieme a Rebellin, Luca Mazzanti, Antón e Dekker). Il ricongiungimento tra i due gruppetti è scontato, ed avviene ad 8 km dall'arrivo, praticamente ai piedi del San Fermo di Battaglia.

Il primo a saltare è Kolobnev, o più precisamente il cambio di Kolobnev, che salta via dalla catena e costringe il russo ad un lavoro di nervi supplementare per sistemare il rocchetto e ad uno sforzo di energie, che avrebbe sicuramente speso volentieri in diverso modo, per rientrare sui battistrada, nel frattempo guidati da uno strepitoso Antón, in testa per tenere il ritmo stabile per favorire capitan Sánchez, oggi non in grado di battagliare in salita coi migliori, ma sicuramente in grado di fare il vuoto in discesa.

La tattica dell'Euskaltel dura poco, visto che a Riccardo Riccò quel ritmo non basta, e con un secco scarto sulla sinistra del plotone si lancia verso Como; Cunego è sveglissimo, probabilmente stava meditando un'azione simile a quella di Riccò, ma gli va più che a genio che un altro atleta possa provare a forzare il ritmo. 6 km, tra l'ultimo scollinamento e l'arrivo, passano decisamente più in fretta se non si è da soli. E se si è veloci.

Gli scatti di Riccò e Cunego sono frecciate nell'asfalto, nelle gambe degli avversari e negli occhi e nei cuori degli appassionati. Due giovanotti italiani in testa al Giro di Lombardia. Due giovanotti scattanti, forti in salita, discreti sul passo (soprattutto dopo 200 e passa chilometri) e veloci negli sprint ristretti. Sarebbero stati i favoriti anche con un arrivo compatto del gruppetto formatosi, ma gli applausi si sprecano, e si sprecheranno, per quest'azione di forza promossa dai due.

Evans non ci sta, e col suo passo prova a rintuzzare il distacco. Ci prova, a fasi alterne, ma nessun altro ha il passo di Riccò e Cunego, che rilanciano (soprattutto il modenese) continuamente l'azione, dando continuamente delle bottarelle ai muscoli ed al morale degli avversari.

Riccò e Cunego sono soli, gli altri sono lontani. La discesa del San Fermo è breve, e il micidiale Samuel Sánchez, staccato in salita anche da Evans ed altri, è costretto agli straordinari per tenere la corsa viva, portandosi nella scia tutto il gruppo inseguitore, mentre Riccò e Cunego si danno cambi regolari in testa, col veronese disegnatore designato delle curve a scendere.

La conferma che la corsa se la giocheranno Riccò e Cunego arriva sotto lo striscione dell'ultimo chilometro. I due davanti si guardano, Cunego è già in seconda ruota e fa già finta di simulare qualche surplace. Riccò non vuole farsi uccellare, e ci mette un attimo a rallentare anche lui.

Fortunatamente per loro, dietro sono stanchissimi, e se davanti rallentano, dietro si quasi fermano. Ci prova timidamente Thomas Dekker, ma Evans e Rebellin non lo lasciano scappare.

Davanti è sempre Riccò in testa, con Cunego che lo sorpassa, indurendo di due denti, soltanto a 150 metri dall'arrivo, saltandolo di prepotenza e dandogli una decina di metri già sullo slancio della propria azione. Che è decisa, che è vigorosa, che è vincente.

Riccò praticamente la volata non la fa, mentre dietro è Samuel Sánchez a precedere i compagni di "sventura" per il terzo gradino del podio. Bravo anche Visconti, 9°, che anche se non è mai stato nel vivo della corsa ha fatto capire di poterci stare benissimo, in testa, magari tra qualche tempo, con una programmazione meglio studiata.

Cunego torna a sorridere con veemenza, Riccò recrimina, ma deve farlo solo per il risultato finale, perché tra Sanremo e Lombardia, da marzo ad ottobre, ha dimostrato di poter far male a tutti nelle corse in linea, soprattutto se dure e lunghe.

Noi? Noi troviamo (almeno) due ottimi spunti per sorridere, ma anche altrettanti spunti per essere un po' tristi. Se non fossimo così masochisti ed autolesionisti, ad esempio, quanto sarebbe stata bella la presenza, al Lombardia come altrove, di Basso e Di Luca? Ma soprattutto: dopo una corsa così bella, così combattuta, così emozionante, chi ce lo spiega che staremo a digiuno di corse fino al prossimo gennaio, vista la promozione a corsa Pro Tour del Tour Down Under australiano, e che la cosa che ci farà più compagnia per l'inverno sarà l'etilica politica di Pat McQuaid?

In effetti misà che è meglio iniziare a pensarci da domani, ché oggi abbiamo decisamente parecchie emozioni a cui ripensare.

(cicloweb)

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Due fuoriclasse e tanto spettacolo

Le nostre pagelle del Giro di Lombardia

Cunego - 10

Dove siete, voi che ululavate, dove siete? Venite fuori! Eccoci, siamo qui, ululavamo, lo sanno tutti. Lo spunto veloce, che pareva perduto, è ancora parte del bagaglio tecnico di Cunego (ce ne vuole per battere un rognoso come Riccò), che lo usa nel migliore dei modi; l'attenzione in gara è degna delle migliori giornate del ciclismo, l'autorevolezza è innegabile, la voglia di centrare finalmente, a tre anni di distanza dall'ultimo, un bersaglio veramente grosso, è insopprimibile. La somma di tutto ciò è un grande spettacolo. Una gara accorta e seminale, Damiano fa a tratti le scintille, e pone le basi per quel che sarà. Lo rivedremo in prima linea anche nei grandi giri, c'è da giurarci. La maturazione è quasi a compimento, il ciclismo moderno batte di 10 lunghezze cassandre e critici. Bene così, ma ora vogliamo divertirci ancora.

Riccò - 9

Il San Fermo era troppo stretto per la sua incontenibile vitalità. Uno scatto, due, tre, con l'obiettivo di scrollarsi il mondo di dosso, ma se il mondo si scrolla, Cunego resta agganciato e non cede di un metro, anzi quando la salita finisce dà pure cambi validi che mettono subito le cose in chiaro: batterlo sarà difficilissimo. Certo, Richie Rich ci mette del suo, impostando la volata a Gallarate e arrivando troppo lungo, ma il Damiano di oggi difficilmente avrebbe perso contro chicchessia (forse il miglior Bettini...). Resta negli occhi lo spettacolo dato sul San Fermo (e con il consueto autocompiacimento rivendicato a fine gara dal modenese). Un patrimonio giovane che torna superprotagonista a 4 mesi e mezzi dal Giro. Preserviamolo.

Sánchez González - 7,5

Può anche succedere che perda qualche metro in salita, ma poi in discesa è il primo a rimettere le cose a posto. Non salta un cambio quando si tratta di inseguire, anzi è quello che più di tutti dà impulso all'azione del gruppetto che resta in caccia dei due battistrada. Sempre nelle posizioni che contano, con la ciliegina della spettacolarità senza pari del tratto dopo lo scollinamento dal Civiglio.

A. Schleck - 7,5

Il Ghisallo pare praticamente casa sua, visto che sin dalle prime rampe si mette a forzare, facendo male a più d'uno (su tutti, Bettini). Resta un po' ai margini sul Civiglio, ma quando suo fratello finisce per terra, ritorna prepotentemente d'attualità, e resta nel gruppetto che tiene a tiro Cunego e Riccò, trovando il modo di portare a casa un onorevolissimo piazzamento (quarto).

Tosatto - 7

Una fuga che non finiva più. Partito con altri sei sul San Fedele d'Intelvi, è l'ultimo a mollare, e si fa mezzo Ghisallo da solo, staccando tutti i compagni d'avventura. Cede di schianto a Civiglio, ma ormai aveva dato tutto e poteva lasciare il proscenio ai big con la soddisfazione di chi ha fatto il suo dovere fino in fondo.

Evans - 6,5

Mezzo voto glielo toglieremmo perché indossa quella maglia bianca che spettava a Di Luca: poteva rifiutare il protocollo? Forse sì. Per il resto, gara d'avanguardia, sempre presente quando la patria chiamava, e porta a casa quel sesto posto che comunque (assente Danilo) gli avrebbe garantito il successo nella classifica Pro Tour: un professionista troppo in gamba.

F. Schleck - 6,5

La disattenzione che lo porta a saggiare le proprietà dell'asfalto lombardo è da ascrivere anche a lui, che tampona Gusev e finisce per le terre. Fin lì, uno dei più convincenti, bravo a menare le danze sul Civiglio, ma incappato (purtroppo per lui) in una giornata super da parte di Cunego (e Riccò). Nel finale, nove su dieci, sarebbe stato battuto in volata anche se non fosse caduto. Ma non sapremo mai se sul San Fermo avrebbe fatto la differenza; e comunque esserci avrebbe significato qualcosa di rilevante. Per lui una grande occasione sprecata.

Kolobnev - 6,5

Nell'autunno della sua consacrazione, infila un'altra prestazione importante, fungendo da spalla degli Schleck e rivelandosi pronto a ereditare i gradi di capitano se dovesse presentarsene l'occasione. Frenato da una noia meccanica sul San Fermo.

Dekker - 6,5

Quando la strada s'impenna deve sempre fare i conti col proprio serbatoio, e centellinare il carburante. Ma quando si tratta di mettersi in testa ai vari drappelli che si sparpagliano nel finale, il suo apporto è senza pari. In ogni caso, sul San Fermo era tra i più brillanti (tanto da ricucire in prima persona su uno dei tre attacchi di Riccò), e nel finale dà una grossa mano a Evans che tenta un improbabile ricongiungimento coi due fuggitivi.

Rebellin - 6

Dopo il suo eccezionale Mondiale e un Giro dell'Emilia in cui è stato come al solito protagonista, ci aspettavamo molto di più. Ma evidentemente il Lombardia è una corsa che digerisce fino a un certo punto. Non brillantissimo su Ghisallo e Civiglio, fa corsa di rimessa, e la sua grande esperienza gli permette di salvarsi e di essere comunque nelle posizioni che contano quando si tratta di giocarsi la corsa. Ma Riccò e Cunego sul San Fermo hanno più di una marcia in più.

Mazzanti - 6

Il mondo Professional poggia sulle sue spalle, ma lui non ha la forza di Atlante, e anche se è sempre insieme ai più forti (o subito dietro) non rende neanche uno scatto allo spettacolo. A ruota tutto il giorno, il settimo posto che coglie al traguardo non sarà certo il risultato più scintillante della sua carriera.

Visconti - 6

Non capita tutti i giorni di avere alle dipendenze un gregario come Paolo Bettini. Comunque gli era già successo, quest'anno; stavolta, a differenza di Campionato Italiano e Coppa Sabatini, non mette bene a frutto il lavoro di cotanto luogotenente. Nono, ma piuttosto anonimo.

Nardello - 5,5

Sul Civiglio sembra pronto a vivere una giornata da protagonista, ma finisce il gas scompare subito dopo la discesa, lasciando che siano altri a giocarsi il Lombardia dalla vetta in poi.

Bettini - 5

Era scarico, dopo il bis Mondiale, o stava mettendo tutto da parte per questo Lombardia? Forse la risposta giusta, alla luce dei fatti, era la prima. In difficoltà già sul Ghisallo, rientrato poi e destinato a un lavoro di gregariato a beneficio di Tonti e Visconti. L'anno scorso ebbe motivazioni enormi per far bene, stavolta la butta più sul relax, ma tutto sommato non c'è da condannarlo, anche nell'ottica dell'aiuto dato alla squadra.

Uci - 3

La gestione del caso Di Luca è l'ennesima riprova dell'incapacità totale di chi è nella sala dei bottoni ad Aigle. L'anno prossimo il 3 scatterà di default, ad ogni occasione, se le cose continuano così.

Giro di Lombardia - 10/0

Una corsa così fantastica non può star lì sempre a fungere da titoli di coda alla stagione. Perché poi finisce e ti lascia dentro una voglia incomprimibile di riviverla, di rituffarti nel ciclismo più bello ed entusiasmante, e invece si tratta di dover staccare la spina per mesi e mesi, e così non vale! Se mettessero il Criterium delle Periferie Degradate come gran finale di annata, forse soffriremmo di meno. 10 alla corsa, 0 al fatto che sia l'ultima del 2007.

(cicloweb)

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i cambi di cunego non erano buoni... pedalva poco... nell'ultimo km non ha tirato un metro... io fossi stato in riccò mi sarei fermato a vedere che faceva...

meritava riccò: ha scattato tre volte in salita... non ha fatto il succhiaruote... ricordiamo che in volata, tutti e due a pari condizione, riccò è più forte di cunego... ha pure battuto bettini eh....

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  • Amministratori

I pagelloni

Cunego - 8 Vince e vince bene. Ora bisognerà capire se è una ripresa o un lampo in mezzo al deserto. Incostante.

Riccò - 9 Si fa fregare in volata, com'era prevedibile, ma con un Cunego in forma non poteva vincere. Decisivo nella prima e nell'ultima corsa della stagione.

Samuel Sánchez - 7 E' l'eterno piazzato... deve migliorare ma un buon terzo posto.

Schleck Brothers - 6+ Si fanno vedere in salita... ma poi neanche tanto... Frank è un po' sfigato x rottura della bici...

Evans - 7 Una buona stagione sempre in evidenza, anche qui è nel gruppetto decisivo. Poi la gamba cede. Vince meritatamente il Pro-Tour con o senza la squalifica di Di Luca.

Bettini - 4 Un giro totalmente diverso dall'anno scorso. Forse stanco per il mondiale o forse già in vacanza...

CSC - 2 Ma dove hanno comprato i materiali??? Sembrava una gara ad eliminazione diretta...

CymDog - 7,5 Bravo a presentare la corsa... ma non riprovarci più!!!

Hincapi - 8 Prende Cunego ma Bettini... ehm ehm

Babbo ki legge - 5,5 Bettini 99% - Altri 1%. Babbo ki scrive... direi... Non vedeva benissimo simoni e Piepoli... io non li ho visti proprio...

Andreix89, Sateo e Trevi_Lampre - 4,5 Altri partecipanti al Bettini Fan Club...

Giaggiu92: 8 Riccò è arrivato 2°... ma ci voleva coraggio per pronosticarlo...

Fedemore89: 3,5 Altra sponda... il Rebellin Fan Club...

Simoni92 3,5 + Per il Bertagnolli Fans Club ci voleva coraggio....

Davide__ 10 e lode DAMIANO CUNEGO!!! Ha fatto il nome giusto!!!

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Grazie emmea90 per il 7,5... per la presentazione gare se ne parlerà...

Anch'io (non per prendermi nessun merito) avevo fatto il nome di Cunego

secondo me damiano cunego tenterà la zampata finale per terminare una stagione che lo ha visto mantenere le distanze dai risultati importanti...
, ma comunque dopo di davide_, bravo bravo!!! e bravo Cunego!!!...
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Certo che te fai delle pagelle proprio senza senzo èèèè ma mi spieghi cosa cavolo dici?? cioè a me se fai le pagelle non cambia nulla ma se le fai falle a modo perchè così fanno ridere .. Cunego che vince 8 ... lampo nel mezzo al deserto???? mah .. chimalo lampo uno che ti entra nei 5 al giro dìitalia

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