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La passione per il parquet...


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PREMESSA

Ogni storia che si rispetti, inizia sempre con una premessa. Ebbene si la farò anche io, perché non ho nulla da invidiare ai romanzi cartacei.

Questa storia nasce da un' idea datami da un utente, non posso dire subito chi se no finisce il gioco.

Riferimenti a persone, cose, fatti, luoghi sono puramente casuali e non voglio siano motivo di banali scontri.

Codesta storia è scritta da un 16enne, quindi non sarà eccezionale ma spero che vi piaccia e vi faccia divertire.

Se ci saranno errori grammaticali, di forma o altri errori non linciatemi.

Dedico la storia a tutto lo staff dei moderatori, al gran capo Imbo (un po di lecchinaggine non fa mai male :mrgreen: ) e a tutti gli utenti.

Soprattutto coloro che mi hanno seguito nella precedente avventura che spero di riprendere al più presto.

Beh, mi sembra di aver detto tutto... E ora bando alle ciance, let's go with the story... pardon... the ministory...

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Atto I

Era il Gennaio del 2010, era un anno importante per il ciclismo. Oltre che essere il primo del decennio, l'anno precedente c'eran stati diversi ritorni alle corse e vari scandali doping, e questo sport ne aveva risentito molto.

Basta dire che nelle redazioni delle principali riviste ciclistiche arrivavano messaggi di sconforto e delusione da parte di tifosi e appassionati di uno sport che era stato in grado di emozionare e unificare intere masse popolari grazie alcuni miti come Bartali, Coppi, Merckx solo per citarne alcuni.

Quella sera Pat McQuaid, presidentedell' UCI, era a casa da solo, e dopo esser stato dalle 20.00 fino alle 22.45 a giocare come un poveretto al solitario, andò a letto. Si erano fatte circa le 23.00.

Non riusciva a prender sonno, la sua mente era infatti offuscata da strani pensieri: sognava di non riuscire a resister allo stress psicologico di un anno cruciale, era turbato dal pensiero di perdere il posto di lavoro e da mille altre strane idee.

Spaventato ma anche un po arrabbiato decise quindi di alzarsi, si vesti, indossò un pesante cappotto, prese un bottiglia di vino e usci per fare una passeggiata nella notte gelida. POrtò con se anche un libro.

Iniziò a passeggiare nell'oscurità della notte, quella sera non pioveva, ma vi era un fitto banco di nebbia che limitava la vista, tuttavia Pat si diresse verso il parco cittadino con passo veloce e con fare misterioso.

Una volta raggiunto il parco si sedette su una panchina, appoggiò la bottiglia di vino alla sua destra e inizio a sfogliare il libro che aveva in mano, quest' ultimo aveva però delle strane sembianze: era di medie dimensioni, aveva una copertina di velluto, inoltre aveva una sottile corda rossa come segnalibro.

Ma certo, era un breviario, uno di quelli che usava spesso Don Abbondio nelle sua passeggiate in quel di Pescarenico.

Ma cosa ci faceva Pat McQuaid, a mezzanotte, in un parco, con un breviario in mano? Invocava l'aiuto Divino (Non del tavernello eh...!)? Faceva riti wudu?

Mentre leggeva impugnò con la mano sinistra la bottiglia è iniziò a sorseggiare lentamente il vino.

COntinuava a leggere.

Si erano fatte ormai l' 1.15. Pat andò avanti a bere e a leggere per un' altra buona mezz' oretta.

All' 1.45 si fermò nel piazzale del parco una vettura. Il protagonista non realizzò subito che si trattava di un' auto della POLIZIA anche perchè era un po brillo.

Ogni notte, verso quell'ora, due poliziotti facevano una ronda di controllo nel parco, e Pat lo sapeva bene. Tuttavia era andato lo stesso nel parco ad ubriacarsi...

to be continued...

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Atto II

Pat sapeva bene che non sarebbe passato inosservato, infatti, i due poliziotti, oltrepassando l'ingresso del parco, lo notarono e si diressero verso di lui.

Pat si sentì attraversare la spina dorsale da uno strano caldo brivido, non si era ma trovato in una tale situazione.

Che fare? - pensò - darla a gambe non era a tempo e significaa dire inseguitemi se non peggio.

Sopraffatto dalla paura rimase fermo con i due gendarmi che lo avevano ormai raggiunto.

I due poliziotti erano tutte e due alti e ben piazzati e incutevano terrore al povero Pat.

Parlò il primo agente:

"Beh, non le sembra un po tardi per leggere"

Rispose Pat:

"Si... in effet... cioè... no ma è perch... "

E cadde per terra ubriaco fradicio.

I due "piedipiatti" lo sollevarono per le braccia e per i piedi, lo caricarono in macchina e giunsero al commissariato di polizia.

Rinchiusero Pat in una cella ove trascorse una notte al freddo e al gelo. La mattina venne svegliato dal commissario.

Pat non si era ancora svegliato che il poliziotto iniziò a parlare facendo una sorta di sermone:

"Illustrissimo, onorevolissimo e magnifico Pat nato il 5 Settembre 1949 a Dublino di cui cognome fa McQuaid, devo porle le mie scuse per l' equivoco che c'e' stato. Ora la farò accompagnare a casa. Ancora mille scuse."

Il comissario gli regalò anche una bella bottiglia di vino rosso.

Mentre stava entrando in casa, Pat bisbigliò:"Quel commissario l'è un pistola (e qua non tutti capianno :lol: ), si sarà scusato trentasette volte ma intanto io ho dormito in cella."

Dettò ciò, il nostro protagonista, giunto a casa, andò a dormire.

to be continued...

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