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[PCM2009 Story] E se perdi, sai ricominciare...


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Nonostante il ritmo tremendo imposto da Denis Menchov, Moreau, l'unico fra i rivali, riuscì a resistere. I due scollinarono così insieme con il russo che mostrò immediatamente i propri limiti in una discesa piuttosto ripida e tecnica. Nel frattempo davanti c'era ancora, in avventura solitaria Oscar Pereiro, partito prima che la bagarre fra i big iniziasse.

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Moreau, che si era portato in testa al duo per cercare di non perdere il vantaggio, seppure esiguo, accumulato sugli altri rivali viste le scarse doti di Menchov, si rese rapidamente conto che quest'ultimo faceva fatica a seguire le sue traiettorie, tanto che curva dopo curva la figura del francese rimpiccioliva agli occhi del russo. Il corridore della Agritubel cercò dunque di approfittarne ancora di più forzando il ritmo tra una curva e l'altra senza però produrre un attacco vero e proprio...

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Un'operazione che fruttò non solo nei confronti di Menchov, ma anche nei confronti dei suoi diretti inseguitori che persero un'altra trentina di secondi lungo la discesa. Invariato, o quasi, invece il vantaggio con la testa della corsa. La breve asperità finale, 4 km con pendenze piuttosto agevoli, favoriva però gli inseguitori e non degli uomini soli come potevano essere Moreau e Pereiro. La corsa era dunque tutt'altro che finita.

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Ultimo KM. Il più duro della salita. La strada improvvisamente ai 700 metri dal traguardo si erge come un muro di fronte ai corridori. Un punto dove guadagnare 30 secondi è facile quanto perderli.

Moreau era ormai a ridosso del sempre più stanco Pereiro, autore comunque di una grande impresa, ma anche dietro non volevano essere da meno e la bagarre iniziò... Nulla era ancora scritto.

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Muscoli tesi, induriti dalla lunga fatica e dalla strada sempre più ripida, portarono Morau a raggiungere un Pereiro oramai esausto, aggrappato al manubrio quasi come per non cadere di sella mentre da dientro a guidare la rimonta era David Moncoutiè, in cerca del personale assolo. Bastava non piantarsi e la vittoria sarebbe stata del capitano Agritubel.

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Alcuni tifosi l'avevano presagito. Moreau, sedendosi sulla sella, arrivato al fianco dello spagnolo gli fece un cenno, rapido, secco ed inequivocabile: Vai te!

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Lo spagnolo non se lo fece dire due volte, unì tutte le residue forze che aveva per alzarsi sui pedali, produrre il suo ultimo sforzo del giorno e trionfare a braccia alzate su un traguardo così importante.

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I due riuscirono anche a mantenere un bel vantaggio sugli inseguitori, troppo disuniti, che si disturbarono a vicenda.

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Un vantaggio che iniziava a farsi rassicurante per Moreau ma la tappa seguente presentava 3 grandi salite: Galibier, Croix de Fer e Col de la Madeleine. L'ultima verà difficoltà...

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La tappa decisiva. Croix de Fer, Galibier, Madeleine. Nomi da far tremare le gambe. Moreau non era un novellino, ma l'emozione era tanta lo stesso. Sapeva che la giornata era decisiva, ci sarebbe stata un'altra tappa, ma era qui che si sarebbe giocato il Delfinato. L'aveva già vinto, ma in un'altra epoca, con qualche anno di meno sul groppone...

La giornata iniziò subito dura, una fitta pioggia infatti martellò i corridori sin dai primi metri che mesti cominiciarono a scalare le prime rampe della Croix de Fer. Un ritmo non infernale, quello imposto dagli uomini Agritubel. Non stava a loro indurire la corsa. Davanti si portarono Ista, Feillu e Ravard. Non certo grandi scalatori ma tanto bastò a mantenere il ritmo giusto. L'unico a resistere fino al termine della salita fu Feillu che, rifiatato un po' in discesa dove fu D'arkness a mettersi in testa, riprese le redini del gruppo quando fu il turno del Galibier.

Incredibilmente il ritmo fu mantenuto per tutta la salita proprio dal corridore francese, senza nemmeno nessun tentativo di fuga, che solo nell'ultimo km si dovette arrendere alla fatica ma il significato fu chiaro a tutti. La battaglia sarebbe stata sul Col de la Madeleine, dove, al termine di un'impervia discesa, sempre con D'arkness in testa, al comando si piazzarono sin da subito gli uomini Agritubel, Feillu, Brice questa volta, e Bouet, apparso molto brillante quel giorno.

Ma da subito gli uomini di classifica fecero capire che su quest'ultima salita volevano corsa dura. I due francesi furono superati da alcuni gregari che si misero in testa per sgretolare il gruppo, riuscendovi in pochi metri. Moreau rimase rapidamente da solo, l'ultimo a cedere fu D'arkness che, prima di sfilarsi gli diede il suo ultimo consiglio. Il vecchio francese per qualche attimo sembrò interdetto, mostrando a tutti la sua faccia dubbiosa ma poi, nel momento in cui vide i primi scatti, capì che D'arkness aveva ragione.

Cambiò rapporto e senza alzarsi sui pedali si portò in testa al gruppo. Consapevole che ormai nessuno avrebbe più tirato per lui. Ad attaccare non erano ancora stati i grandi nomi in grado di impensierirlo, Menchov e Bruseghin, ma tutto lasciava presagire che non avrebbero tardato, per questo la progressione di Moreau fu fondamentale. Impose un ritmo talmente alto che rapidamente riprese gli uomini in testa costringendo molti corridori a mettersi a ruota ammutoliti. Menchov però decise di provarci lo stesso. Proprio nel momento in cui gli attaccanti erano stati ripresi, costringendo Moreau ad alzarsi sui pedali e a prendere la parte di strada più scomoda. Il francese però non si scoraggiò, lo riprese, lo affiancò, gli si sedette davanti... e ricominciò con lo stesso ritmo di prima... Tanto che alla sua routa ormai erano solo in due: Menchov e Moncoutiè.

Ma nemmeno questi due poterono nulla quando Moreau decise di alzarsi nuovamente sui pedali, ai -2 dal traguardo. Un'attacco più di cattiveria che di gambe. Una rabbia e una voglia di rivincita spinsero Moreau sino al traguardo, una vittoria solitaria, a braccia e viso alzato verso il cielo, come a volerlo ringraziare. L'acqua che gli cadeva in faccia era come lo spumante che a fine tappa avrebbe stappato sul podio. Liberatorio.

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Ultima tappa. Una sola asperità, a circa 20 km dal traguardo di cui la metà in discesa. Quasi impossibile perdere la corsa quel giorno, ma meglio stare attenti.

In fuga ancora una volta un solo uomo, Anthony Charteau.

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Una azione che si dimostrà rapidamente servire da testa di ponte per l'attacco del più attivo della corsa, Oscar Pereiro, che scatto insieme ad un altro uomo Caisse d'Epargne, Pablo Lastras, raggiungendo il compagno a circa 5 km dalla vetta facendosi aiutare non poco dal compagno francese.

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Nel frattempo anche in gruppo iniziò una battaglia serrata, scatenata dall'attacco di Knees. Moreau era lì a sorvegliare con dietro tutti gli altri favoriti.

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Un secondo tentativo fu quello di Colom, e Moreau c'era ancora mentre alcuni cominciavano a cedere

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Terzo tentativo, ormai solo in cinque ad inseguire. Tra questi Moreau, attentissimo.

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Alla fine ad imporsi tra i big furono Maxime Monfort e proprio Moreau, deciso a non lasciare andare nessuno. I dure ripresero Charteau, staccato dai compagni dopo tanto lavoro e si lanciarono all'inseguimento del duo al comando.

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Che ripresero quasi al termine della discesa trascinando con sé il loro compagno Charteau. 10 km alla conclusione.

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Ovviamente a quel punto, vista la superiorità numerica schiacciante, furono gli uomini Caisse d'Epargne a mettersi al comando, con Moreau alla loro ruota.

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Un errore il piazzamento del francese a cui i due gregari, Lastras e Charteau, fecero da tappo e il francese si trovò beffato al momento della volata che fu lanciata da Monfort con Pereiro a ruota. Molto vicino si era invece fatto Colom.

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