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[PCM2009 Story] E se perdi, sai ricominciare...


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Il cartello dei dieci chilometri al traguardo era vicino, e lo scollinamento appena passato.

D'arkness con il suo gesto di sconforto aveva mandato un chiaro messaggio a Le Lay che immediatamente recepì, doveva riconquistare la fiducia del suo direttore sportivo.

Accelerò dunque il ritmo in discesa cercando di approfittare delle proprie doti e cercando di farsi seguire da altri atleti.

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Quando però capì che gli altri non erano interessati ad aiutarlo decise, appena terminata la discesa, di prendere in mano la situazione e, alzandosi sui pedali, si gettò all'inseguimento del gruppetto dei migliori.

Doveva dimostrare di non essere un bluff.

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3 km dalla conclusione. A tentare l'allungo è il duo Caisse d'Epargne, compatti, come due fratelli si lanciano in avanti ma dietro c'è un vero fratello, Andy, a fare da tappo. Nulla di fatto, ma qualcosa è stato rosicchiato.

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Ultimo chilometro, forse il più duro dell'intero ciclismo, per Franck Schleck. Il Cauberg è uno strappo per uomini duri, che ti respinge, ti rimanda giù...

Ma è anche il momento dove si può fare la differenza, e Nocentini e Valverde lo sanno. Si alzano sui pedali e si lanciano nel disperato tentativo di riprendere il lussemburghese o perlomeno di differenziarsi dalla massa, composta da una decina di corridori, tra cui ancora aggrappatto con caparbietà, David Le Lay.

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Franck Schleck riuscì a resistere al ritorno degli avversari, Nocentini in testa, permettendosi anche il lusso di alzare le braccia verso il cielo in segno di trionfo, cotringendo gli avversari a guardare...

David Le Lay invece fu leggermente staccato nella volata da alcuni avversari, decisamente più veloci allo sprint, trovandosi a lottare per il decimo posto...

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Purtroppo David Le Lay non ne aveva abbastanza, quel recupero nel finale gli era costato le energie che avrebbe dovuto spendere sul Cauberg. Una disattenzione dunque fatale, quella nel penultimo strappo, che probabilmente costò il decimo posto e chissà anche di più, come gli fece impietosamente notare D'arkness la sera in albergo...

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Molto lontani tutti gli altri che, esaurito il loro compito, non forzarono più di tanto, lasciandosi sfilare o rimanendone nella pancia del gruppo...

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concordo pienamente :(

Ma non ho avuto scelta, ho perso le ruote allo scollinamento, se non attaccavo per riprenderli lì mi sarei preso un bel distacco in quel tratto piano, con me c'erano solo gregari di quelli davanti...

altrimenti sarei stato nel primo gruppo e mi rimaneva pure qualcosina per giocarmi un posto nei dieci... :(

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Freccia Vallone

Un'ennesimo disguido impedì all'organizzazione di fornire l'elenco dei partenti, ma i corridori ben sapevano che, tranne poche eccezioni, chi c'era all'Amstel ci sarebbe stato anche qui. E che le tattiche sarebbero state più o meno le stesse per tutti.

A voler confermare questa tendenza, D'arkness decise di essere ancor più aggressivo ordinando ai suoi uomini, escluso Le Lay, di contrattaccare sempre, dando ad ognuno una frazione precisa della corsa nella quale farlo.

Ad aprire le ostilità, dopo un cenno di intesa col suo direttore sportivo, fu Aitor Gonzalez, deciso a portarsi via un primo gruppetto di uomini. A seguirlo furono però inizialmente solo in 2.

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Prevedibilmente però, arrivò un'altra offensiva tra le cui file D'arkness aveva inserito, come da copione, il campione francese Nicolas Vogondy, troppo evanescente nel finale dell'Amstel per poter essere pericoloso in quel modo.

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Ma non era finita, un terzo uomo Agritubel fuoriuscì dal gruppo quando Bobbie Traksel decise che era il suo momento di attaccare. Nicolas Jalabert, già in fuga pochi giorni prima, non si fece sfuggire l'occasione andando così a proporre un trio Agritubel nel primo gruppo...

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Si formò dunque, rimpastando gli attaccanti, un gruppetto di nove corridori al comando. Fra questi 3 Agritubel che furono, logicamente, l'anima e il motore, della fuga.

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L'arrivo di Moreau nel primo gruppo creò scompigliio nel primo gruppo. Molti cercarono di attaccare per levarsi di dosso qualche Agritubel che a a quel punto era diventata troppo forte rompendo gli equilibri di forza che c'erano nella fuga.

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Anche dietro la situazione non fu gradita, le squadre dei leader iniziarono infatti a posizionarsi in testa e ad imporre un ritmo forsennato. Valverde e Schleck non avevano gradito...

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