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Il Bar del Ciclismo


Wanka84

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Faccio notare che da quando Cataldo, Kiriyenka e Lopez sono passati in Sky sono diventati delle pippe pazzesche.

Dopo una prima parte di stagione all'insegna della vergogna.. Kiryenka una tappa del Romandia ha tirato 60 km.. SESSANTA.

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A me il Team Sky non sta simpatico, però su Kiryenka non si può dire nulla: è sempre stato un corridore generoso, capace di prendere aria per km e km (basti pensare al suo numero di fughe). Inoltre, in montagna va forte, ricordate la tappa del Sestrière al Giro 2011? Non solo ha resistito sul Colle delle Finestre e sul Sestrière, ma ha anche incrementato il suo vantaggio sul gruppo!

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Io Trentin lo porterei.. E anche Ulissi...

 

pensavo più a De Marchi e Vanotti nel caso si voglia puntare secchi su Nibali: che per come sta andando quest'anno, forse ne vale la pena.

 

Altrimenti, fino a qualche settimana fa pensavo anch'io che, visto che non siamo più da tempo la nazionale più forte, tanto valeva correre all'attacco e lasciare ad altri il compito di tenere la corsa. In questo secondo caso, Ulissi e Trentin al posto di due gregari ci starebbero benissimo entrambi :wink:

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In altre parole: Wiggo e Froome sono cresciuti ciclisticamente (e rispettivamente) in Francia e Italia, ma se sono diventati il centro di un progetto sportivo è perché nel frattempo un colosso inglese è stato invogliato ad entrare nel ciclismo grazie al WT. Negli anni '90, invece, entrambi forse avrebbero fatto i gregari di lusso dell'italiano o del francese di turno nella Carrera o nella Redoute di turno :wink:

Se le doti sono eccelse emergi, altro che gregario di lusso...Sagan mica ha dovuto aspettare che nascesse un progetto sportivo slovacco perché in Italia faceva il gregario a Nibali e Basso :tongue:

Ma potremmo dire lo stesso di tanti altri e in epoche più remote :wink2:

 

Logico che poi il fatto di emergere è stato più semplice (per Wiggins, Froome arriva da tutt'altra esperienza) dall'investimento fatto in Gran Bretagna sul ciclismo (che non coincide, se non in una fase finale, con la nascita del progetto Sky)

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Se le doti sono eccelse emergi, altro che gregario di lusso...Sagan mica ha dovuto aspettare che nascesse un progetto sportivo slovacco perché in Italia faceva il gregario a Nibali e Basso :tongue:

Ma potremmo dire lo stesso di tanti altri e in epoche più remote :wink2:

 

Logico che poi il fatto di emergere è stato più semplice (per Wiggins, Froome arriva da tutt'altra esperienza) dall'investimento fatto in Gran Bretagna sul ciclismo (che non coincide, se non in una fase finale, con la nascita del progetto Sky)

 

Wiggo in quanto pistard si è affermato grazie all'investimento che la federazione britannica (ben prima della Sky, come giustamente dici) ha fatto sul settore, per cui da questo punto di vista niente da dire; Wiggo come corridore da GT, invece, secondo me ha beneficiato in generale dell'ingresso di sponsor anglosassoni (prima Garmin e poi soprattutto Sky) per diventare quello che è diventato.

 

L'esempio di Sagan non so quanto sia calzante, perché lui è un fenomeno esploso letteralmente subito, già alla prima corsa da professionista (Down Under '10) e sarebbe stato da stupidi, da parte della Liquigas, tarpargli le ali solo perché non era italiano. Ma Sagan, appunto, per la sua precocità fa eccezione: quello che intendo è che quando invece un corridore cresce progressivamente nel corso degli anni, senza fare sfracelli ma con un miglioramento costante, è fondamentale per lui trovare un team che gli dia fiducia e gli costruisca attorno una squadra. E secondo me, in questo caso, a parità di prospettiva una squadra privilegerà sempre un corridore del proprio paese, non fosse altro che per il ritorno di immagine che lo sponsor ne avrebbe nel caso il giovane diventi effettivamente un campione, potendolo sfruttare come testimonial.

 

Da questo punto di vista, forse l'esempio più calzante di quel che intendo è il confronto Nibali-Popovych: entrambi passati professionisti con grandi aspettative (e anzi, da questo punto di vista quelle di Yaro erano anche maggiori). E Popovych, in effetti, ha iniziato subito a vincere, in una piccola squadra tutta per lui; poi, però, quando si è trattato di fare il salto di qualità - cosa che la Landbouwkrediet non poteva permettergli - Popovych ha preferito andare a fare il gregario di lusso per Amrstrong, piuttosto che mettersi al centro di un progetto. Per carità, le offerte non credo gli siano mancate, ma in quegli anni non esistevano né la Katusha, né l'Astana, né tantomeno un progetto ucraino, vale a dire nazioni che per affinità linguistica e culturale gli avrebbero - spero! - quantomeno insinuato un dubbio tra l' "accontentarsi" di essere uno dei tanti in Discovery Channel o la sfida di diventare il corridore di riferimento di un intero movimento.

 

Nibali, invece, pur avendo avuto un impatto molto più graduale tra i professionisti, ha sempre avuto il meritato appoggio di progetti italiani (la Fassa prima e la Liquigas poi) ed è arrivato dove è arrivato.

 

Poi, naturalmente, influiscono anche le diverse predisposizioni caratteriali, però penso che una parte importanti la giochi, appunto, la nazionalità dei corridori riferita alla nazionalità dei progetti più importanti. Anche perché, lasciamo stare Popovych, ma quanti sono stati negli ultimi 20 anni i talenti dell'est europa che, passati professionisti, si sono "accontentati" di una carriera da gregari? gente che da under 23, magari in Italia, dominava la scena, e poi da pro' non ha praticamente lasciato segno. Spesso si dice che questi ragazzi dell'est, siccome vengono dalla povertà ecc ecc, semplicemente si accontentano di strappare un buon contrato e si considerano sistemati così. Però mi sembra una spiegazione superficiale, voglio dire: perché tanti corridori dell'est si sono accontentati? solo perché avevano fatto la fame da ragazzi, o magari anche perché non sono mai stati stuzzicati dall'idea di  essere messi al centro di un progetto?

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L'esempio di Sagan non so quanto sia calzante, perché lui è un fenomeno esploso letteralmente subito, già alla prima corsa da professionista (Down Under '10) e sarebbe stato da stupidi, da parte della Liquigas, tarpargli le ali solo perché non era italiano. Ma Sagan, appunto, per la sua precocità fa eccezione: quello che intendo è che quando invece un corridore cresce progressivamente nel corso degli anni, senza fare sfracelli ma con un miglioramento costante, è fondamentale per lui trovare un team che gli dia fiducia e gli costruisca attorno una squadra. E secondo me, in questo caso, a parità di prospettiva una squadra privilegerà sempre un corridore del proprio paese, non fosse altro che per il ritorno di immagine che lo sponsor ne avrebbe nel caso il giovane diventi effettivamente un campione, potendolo sfruttare come testimonial.

Giusta la prima parte, un po' meno la seconda. Nel senso che sicuramente influiscono le caratteristiche, meno la nazionalità in un ciclismo che con o senza WT da almeno 10 anni è sempre più globalizzato (al massimo il WT ha accelerato tutto).

Infatti hai perfettamente ragione su Sagan, corridore veloce e scattante, garantisce vittorie a palate oltre ad essere un bel personaggio; un "uovo oggi" in pratica... La "gallina domani" del corridore da corse a tappe, che (generalmente) si afferma molto più lentamente, con fatica e incertezze sul risultato, è meno gradita per le squadre. Ma questo è valido in generale e la nazionalità ormai conta relativamente, per esempio Basso se ne andò dall'Italia proprio per quel motivo.

 

Da questo punto di vista, forse l'esempio più calzante di quel che intendo è il confronto Nibali-Popovych: entrambi passati professionisti con grandi aspettative (e anzi, da questo punto di vista quelle di Yaro erano anche maggiori). E Popovych, in effetti, ha iniziato subito a vincere, in una piccola squadra tutta per lui; poi, però, quando si è trattato di fare il salto di qualità - cosa che la Landbouwkrediet non poteva permettergli - Popovych ha preferito andare a fare il gregario di lusso per Amrstrong, piuttosto che m

ettersi al centro di un progetto. Per carità, le offerte non credo gli siano mancate, ma in quegli anni non esistevano né la Katusha, né l'Astana, né tantomeno un progetto ucraino, vale a dire nazioni che per affinità linguistica e culturale gli avrebbero - spero! - quantomeno insinuato un dubbio tra l' "accontentarsi" di essere uno dei tanti in Discovery Channel o la sfida di diventare il corridore di riferimento di un intero movimento.

 

Nibali, invece, pur avendo avuto un impatto molto più graduale tra i professionisti, ha sempre avuto il meritato appoggio di progetti italiani (la Fassa prima e la Liquigas poi) ed è arrivato dove è arrivato.

 

Poi, naturalmente, influiscono anche le diverse predisposizioni caratteriali, però penso che una parte importanti la giochi, appunto, la nazionalità dei corridori riferita alla nazionalità dei progetti più importanti. Anche perché, lasciamo stare Popovych, ma quanti sono stati negli ultimi 20 anni i talenti dell'est europa che, passati professionisti, si sono "accontentati" di una carriera da gregari? gente che da under 23, magari in Italia, dominava la scena, e poi da pro' non ha praticamente lasciato segno. Spesso si dice che questi ragazzi dell'est, siccome vengono dalla povertà ecc ecc, semplicemente si accontentano di strappare un buon contrato e si considerano sistemati così. Però mi sembra una spiegazione superficiale, voglio dire: perché tanti corridori dell'est si sono accontentati? solo perché avevano fatto la fame da ragazzi, o magari anche perché non sono mai stati stuzzicati dall'idea di  essere messi al centro di un progetto?

In realtà la storia di Popovych la ricordo un po' diversa. Al passaggio sfavillante tra i professionisti seguì una bella progressione nei primi 2 anni con il podio al Giro 2003 e poi un Giro successivo in cui veniva puntualmente staccato in salita. Nonostante ciò la Discovery Channel lo prese come ultimo uomo per Armstrong già presagendo il ritiro dell'americano e sperando nell'esplosione dell'ucraino. Che di fatto non arrivò, perché al buon ottavo posto del primo Tour non seguirono altri risultati (ricordo che nel 2006 aveva carta bianca e alla fine conquistò una tappa andando in fuga grazie ad un accordo con la Rabobank...).

Insomma, Popo s'è rivelato un Cunego meno vincente, più svogliato e scarso. E più bollito dalle annate tra u23 dove sembrava Merckx, ma evidentemente aveva dato tutto. Secondo me il fatto di non essere al centro di un progetto nazionale (perché poi gli americani avevano puntato seriamente su di lui all'inizio) è molto marginale.

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Giusta la prima parte, un po' meno la seconda. Nel senso che sicuramente influiscono le caratteristiche, meno la nazionalità in un ciclismo che con o senza WT da almeno 10 anni è sempre più globalizzato (al massimo il WT ha accelerato tutto).

 

In realtà la storia di Popovych la ricordo un po' diversa. Al passaggio sfavillante tra i professionisti seguì una bella progressione nei primi 2 anni con il podio al Giro 2003 e poi un Giro successivo in cui veniva puntualmente staccato in salita. Nonostante ciò la Discovery Channel lo prese come ultimo uomo per Armstrong già presagendo il ritiro dell'americano e sperando nell'esplosione dell'ucraino. Che di fatto non arrivò, perché al buon ottavo posto del primo Tour non seguirono altri risultati (ricordo che nel 2006 aveva carta bianca e alla fine conquistò una tappa andando in fuga grazie ad un accordo con la Rabobank...).

Insomma, Popo s'è rivelato un Cunego meno vincente, più svogliato e scarso. E più bollito dalle annate tra u23 dove sembrava Merckx, ma evidentemente aveva dato tutto. Secondo me il fatto di non essere al centro di un progetto nazionale (perché poi gli americani avevano puntato seriamente su di lui all'inizio) è molto marginale.

 

Nella globalizzazione del ciclismo, il World Tour ha svolto una parte preponderante, ed è proprio da qui che ero partito (quando dicevo che il WT, cmq, qualcosa di buono lo ha portato, perché avere portato il ciclismo in nuovi paesi di per sé non è stato un male, anzi);

 

su Popovych: ok, in effetti era stato preso come vice Armstrong, ma quando nel 2006 ha fallito, gli è stato dato il benservito. Fosse stato americano, credo che una seconda (e magari anche una terza) chanche gli sarebbe stata data. E da questo punto di vista, il Cunego che tu citi ne è l'esempio più lampante: dopo aver fatto sfracelli nel 2004, ancora oggi - a 10 stagioni di distanza - ogni annata è accreditato come il leader della Lampre. E quale altra squadra del WT; se non appunto la Lampre che è italiana, avrebbe concesso a Cunego non una, non due, ma praticamente 10 occasioni per riparare? :wink:

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su Popovych: ok, in effetti era stato preso come vice Armstrong, ma quando nel 2006 ha fallito, gli è stato dato il benservito. Fosse stato americano, credo che una seconda (e magari anche una terza) chanche gli sarebbe stata data. E da questo punto di vista, il Cunego che tu citi ne è l'esempio più lampante: dopo aver fatto sfracelli nel 2004, ancora oggi - a 10 stagioni di distanza - ogni annata è accreditato come il leader della Lampre. E quale altra squadra del WT; se non appunto la Lampre che è italiana, avrebbe concesso a Cunego non una, non due, ma praticamente 10 occasioni per riparare? :wink:

Be' vogliamo mettere i risultati di Popovych con quelli di Cunego (anche nelle stagioni peggiori, escludendo le ultime 2)?? Il problema di Yarloslav è che è parso tramontato ancora prima di vincere qualcosa.

A mio avviso poi ci sono altri 2 aspetti:

- è stato lo stesso Popovych ad un certo punto a vedere per sè una carriera da gregario (infatti secondo me una volta arrivato alla Lotto non partiva a priori come gregario)

- come tipologia di atleta non era pienamente tagliato per i GT...fosse andato fin da giovane a fare le Classiche del Nord chissà...

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mannaggia, mi hanno tolto le Manie! cmq vedrete che c'è almeno il 50% di possibilità che le facciano lo stesso: sono mezzo di Noli, e vi assicuro che un anno sì e l'altro no l'Aurelia frana all'altezza di Capo Noli, che poi quello è anche il motivo per cui nel 2008 furono obbligati a passare dalle Manie (e da allora, mi pare che la strada a mare sia stata chiusa almeno altre due volte per un sacco di mesi).

 

La Pompeiana saranno stati quasi dieci anni che se ne parlava e boh... non so, secondo me è un po' una bestemmia: il trittico Capi-Cipressa-Poggio, anche se tutt'altro che impossibile, era ormai storico, e in fondo il fascino della Sanremo risiede proprio nel fatto che è l'unica classica che possono vincere in 50 corridori ogni volta. E anche se spesso si arriva in volata, che male c'è? voglio dire, ogni volta non lo si sa fino agli ultimi 3-400 metri se si arriva in volata, perché anche se lo sprint è sempre la soluzione più probabile, Cipressa e Poggio bastano per garantire incertezza e grande tensione nel finale.

 

Con la Pompeiana, non vorrei che si snaturasse un po' troppo la corsa, rendendola troppo dura per i velocisti e più simile ad un Lombardia facile.

 

Io avrei lasciato il percorso tradizionale (magari con Le Manie, tanto sono lontane e aggiungono solo una variabile in più) e tutt'al più riportato l'arrivo in corso Cavallotti com'era fino ad una ventina di anni fa, giusto ai piedi della discesa del Poggio. In fondo, il discorso che lì non c'è spazio per arrivare secondo me è un ostacolo aggirabile. Voglio dire: ci sono arrivati per anni, e al Giro organizzano arrivi molto più angusti...

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Io avrei lasciato il percorso tradizionale (magari con Le Manie, tanto sono lontane e aggiungono solo una variabile in più) e tutt'al più riportato l'arrivo in corso Cavallotti com'era fino ad una ventina di anni fa, giusto ai piedi della discesa del Poggio. In fondo, il discorso che lì non c'è spazio per arrivare secondo me è un ostacolo aggirabile. Voglio dire: ci sono arrivati per anni, e al Giro organizzano arrivi molto più angusti...

Penso lo stesso, l'ideale sarebbe stato lo spostamento dell'arrivo con il percorso di queste ultime edizioni.

E questo non perché sia particolarmente legato alla storicità di un percorso che negli anni ha subito le sue variazioni (al momento dell'inserimento della Cipressa sicuramente qualcuno avrà obiettato sul fatto che ormai il percorso in vigore da oltre 20 anni fosse storico) e nemmeno per la necessità di preservare una classica monumento per i velocisti, semplicemente credo che diventerà come dici una corsa né carne né pesce... comunque vedremo

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