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[Uci Road World Championships] Stoccarda 2007


emmea90

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Ieri ho avuto la fortuna di vedere sia la gara femminile che gli under 23.

Devo dire che le ragazza hanno fatto proprio un lavoro egregio. Le italiane hanno preso in mano la situazione già a 3-4 giri dalla fine, con trenate della Tamanini, un'azione della Guderzo, e i due attacchi della Cantele che hanno preceduto l'affondo ai meno 15 km dal traguardo della Bastianelli. Una prova superlativa se si aggiunge il terzo posto della Bronzini ed il quinto della Cantele.

Per quanto riguarda la prova deli Under 23, credo che i ragazzi hanno fatto il possibile, però si sono trovati di fronte 50 professionisti :thumbup:

Non mi sembra corretto l'atteggiamento delle federazioni straniere, che hanno permesso di scherare al via fior di professionisti quali Ignatiev, Trussov, Spilak,Vanendert (8° nella freccia vallone e buon corridore in pcm 2007 :stelle: ), e tanti altri.

Peccato per il finale...sono convinto che se Ponzi non rimaneva chiuso ai meno 500 m dall'arrivo, poteva concludere anche meglio.

Sperimao oggi in una prestazione maiuscola di tutta la squadra...sono fiducioso :thumbup:

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Top Posters In This Topic

Non mi sembra corretto l'atteggiamento delle federazioni straniere, che hanno permesso di scherare al via fior di professionisti quali Ignatiev, Trussov, Spilak,Vanendert (8° nella freccia vallone e buon corridore in pcm 2007 :thumbup: ), e tanti altri.

noi italiani non possiamo dire niente visto che due anni fa abbiamo portato Santambrogio e andava tutto bene e nessuno ha fiatato, adesso lo fanno gli altri e non và più bene.

Il regolamento è questo e non ci si può far niente

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Oddio non riesco a trattenere la gioia!! :thumbup: :thumbup: :stelle:

E' fantastico, Paolo se lo stramerita, è un corridore eccezionale e con un gran cuore.

Un paio di cose:

1) Ragazzi è richiesta una grande invasione in massa di questo forum: http://pcmdaily.com/forum/viewthread.php?f...7903#post_47903

Forza forza forza, facciamoci sentire, iscrivetevi e rispondete in massa, certe cose non si possono leggere, mi fanno venire il vomito ahahahaha!!! Come gli rode a 'sti francesi\tedeschi\inglesi etc... etc.... LOL

Indovinate un po' qual è il mio nick :stelle:

2) Ma tutta sta storia di bettini e mcquaid di cui parlavano cassani e auro nella diretta di che si tratta? Ultimamente sono rimasto un po' fuori dal mondo, mi potreste fare un riassuntino?

Ciaooo

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grande italia, grande bettini, grandi rebellin, ballan, bertolini, tonti ma soprattutto il più critticato DAMIANO CUNEGOOOOOO!!!!! per fortuna che non è un corridore....è stato uno dei migliori in assoluto!!!!!!

cmq kolobnev semplicemente impressioannte per la gara che ha fatto

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CHE ITALIA!!

Mitico Bettini!!!!!

Ottimo Cunego, grandissimo Rebellin, un Bertolini da paura!!

Grandi anche gli altri, un pò sfortunato Bruseghin, ma bravo anche lui

E gli sta un bene alla Spagna che a parte negli ultimi due giri ha dormito, mentre noi ci massacravamo.

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Bettini è infinito!!!

Per me oggi ha vinto con una gamba e mezza. Non finirà mai di stupirmi: in un anno funestato dalle cadute (12 da marzoa giugno), da una serie incredibile di secondi posti e piazzamenti, soprattutto al Giro, e con una sola vittoria in una tappa della Vuelta, il Grillo nazionale ha trovato la zampata nella giornata più importante.

E' un grande...la sua espressione di fronte a McQuaid è stata tutta un programma, e con l'inchino ha ringraziato la vera "anima" del ciclismo, ovvero i tifosi.

Che dire in più degli altri: Bertolini ha tirato per quasi 150 km, Cunego è entrato in 2 fughe e nell'ultima tornata era ancora in testa la gruppo a controllare eventuali contrattacchi.

Rebellin ha fatto la mossa che ha portato allo scacco matto del Grillo: con la sua azione, coadiuvata da un sorprendente Kolobnev, ha messo in croce mezza nazionale spagnola. Infatti per cercare di ricucire lo strappo, ben 4-5 iberici, compreso Valverde si sono sfiancati lasciando per lo più da solo Freire. Come se non bastasse il veronese ha avuto la forza di seguire Gilbert e chiudere al sesto posto.

10 e lode per tutti! :thumbup:

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Bettini è infinito!!!

Per me oggi ha vinto con una gamba e mezza. Non finirà mai di stupirmi: in un anno funestato dalle cadute (12 da marzoa giugno), da una serie incredibile di secondi posti e piazzamenti, soprattutto al Giro, e con una sola vittoria in una tappa della Vuelta, il Grillo nazionale ha trovato la zampata nella giornata più importante.

E' un grande...la sua espressione di fronte a McQuaid è stata tutta un programma, e con l'inchino ha ringraziato la vera "anima" del ciclismo, ovvero i tifosi.

Che dire in più degli altri: Bertolini ha tirato per quasi 150 km, Cunego è entrato in 2 fughe e nell'ultima tornata era ancora in testa la gruppo a controllare eventuali contrattacchi.

Rebellin ha fatto la mossa che ha portato allo scacco matto del Grillo: con la sua azione, coadiuvata da un sorprendente Kolobnev, ha messo in croce mezza nazionale spagnola. Infatti per cercare di ricucire lo strappo, ben 4-5 iberici, compreso Valverde si sono sfiancati lasciando per lo più da solo Freire. Come se non bastasse il veronese ha avuto la forza di seguire Gilbert e chiudere al sesto posto.

10 e lode per tutti! :thumbup:

quoto i tutto...

Come mi emoziona il Grillo! Potrò dire di averlo visto trionfare due anni di fila al mondiale, Paolo è unico, una persona straordinaria. Non dimenticherò mai quello che ha fatto in questi ultimi anni e soprattutto quel Lombardia in ricordo di Sauro; mi ha fatto commuovere, pochi sportivi sanno far commuovere...

Grazie Paolo, appena l'ho visto partire ero certo avrebbe vinto ma che tensione!!!

Una grande squadra, unita, cosa che non hanno fatto quei viziati degli U23. Avevamo Frapporti che in volata è certamente più veloce di Ginanni e Ponzi, ed invece nessuno si è sacrificato. Marco ha chiuso ogni buco, ha anche lanciato Ponzi e non è stato ripagato. ponzi e Ginanni poi hanno fatto la loro corsa senza aiutarsi. Imparate giovani, imparate...

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Bettini, trionfo contro tutti. Bis mondiale a Stoccarda

Capolavoro del campione uscente: scatto ai 15 chilometri con Rebellin e Pozzato, poi nuovo allungo per fare il vuoto. Ai mille metri ci prova Kolobnev, il "Grillo" controlla e scatta al momento giusto. Doppietta come Bugno nel 1992

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STOCCARDA (Germania), 30 settembre 2007 - Contro tutti. In un ambiente dichiaratamente ostile. Paolo Bettini è campione del Mondo per la seconda volta consecutiva dopo il titolo di Salisburgo. Un’impresa vera, quindici anni dopo la doppietta di Gianni Bugno. Di rabbia pura, ma anche di squadra. Al termine di una corsa nervosa che l’Italia ha cercato di controllare dall’inizio.

VITTORIA DIFFICILE - Le prime parole di Paolo Bettini sul traguardo di Stoccarda: "E' stata una settimana dura. Sono stato accusato in ogni direzione e non so perché. Ho fatto bene a farmi seguire da un legale - ha detto il livornese -. Non è stato facile in quest'ultimo anno, sono stato abituato a penare con dolori più grossi (il riferimento è alla scomparsa del fratello Sauro poco prima del giro di Lombardia, ndr.). Grazie a tutta l'Italia". Gli azzurri tornano a festeggiare un titolo Mondiale in Germania a più d'un anno dalla finale di calcio con la Francia. Una vittoria sentita, come e più di quella dei ragazzi di Marcello Lippi. "Il ciclismo è uno sport duro, di fatica. Non potevo che rispondere con una vittoria come questa. Ma si poteva vincere solo con una squadra grande, molto cattiva, con un grandissimo gioco d'insieme che è la cosa che fa la differenza in nazionale".

PRIMO ALLUNGO - La gara si accende al quinto giro, il punto in cui Ballerini aveva programmato il primo strattone per fare selezione. Tonti e Bertolini allungano chiudendo sui tre battistrada della prima ora (Auge, Perez Arango e Kolasnikov). La corsa si spacca. In 42 provano a scappare lungo la salita del Birkenkopf. Italia e Spagna si marcano a vicenda con quattro azzurri (Cunego, Tosatto, Bruseghin e Bertolini) e tre iberici (Flecha, Barredo e Sastre) in fuga, tra gli altri, insieme a Voigt, Hushovd, Hincapie e l’ucraino Podgornyy.

SECONDO ATTACCO – Ci sono troppi uomini pericolosi per non aspettarsi una reazione di Olanda e Germania, che annullano la fuga alla fine del sesto giro. Resta allo scoperto Ruslan Podgornyy, ma è solo. La seconda stoccata azzurra nasce all’ottavo giro. Bertolini, uno dei più brillanti, mette in fila il gruppo, se ne vanno anche Ballan e Cunego con Barredo, Flecha, Sanchez Gonzalez, Gilbert, Voigt, Van Summeren, Gesink, V.Efimkin e l’americano Hincapie.

TUTTI INSIEME – Il lavoro di Bertolini è straordinario, ma c’è poca collaborazione e il gruppo torna compatto poco dopo una “tirata” di Tonti (forse ordinata da Ballerini per staccare qualche uomo di punta in difficoltà). La media sale, con due giri oltre i 41 di media, con l’Italia sempre al comando della corsa. Ma sono tutti insieme. Prima dei fuochi d’artificio degli ultimi 30 chilometri.

L’ULTIMO GIRO – Sulla salita dell’Herdweg l’azione di Rebellin e Kolobnev costringe la Spagna a muoversi. Chiuso a 42 di media il tredicesimo giro, gli azzurri si tengono al coperto fino a quando Wegmann e Boogerd non raggiungono l’italiano e il russo sull’ultima ascesa dell’Herdweg. E’ il momento chiave.

L’ARRIVO - Bettini e Pozzato, insieme a Rebellin, restano nel gruppo dei quindici uomini che si gioca il Mondiale. Ai meno dieci si sgancia un terzetto, con il detentore del titolo accompagnato da Frank Schleck (Lussemburgo) e Stefan Schumacher, temutissimo padrone di casa. Più indietro Rebellin e Pozzato spezzano i cambi degli spagnoli, ormai tagliati fuori. Ai tre di aggiungono con uno sforzo incredibile Evans e Kolobnev. Gli ultimi 2400 metri sono in salita. Lo sprint a cinque premia Paolo Bettini, davanti al russo Kolobnev e al tedesco Schumacher. Ancora iridato come Gianni Bugno nel 1991. Sempre a Stoccarda. Una risposta da campione vero a una settimana di veleni. Il più forte è ancora lui.

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LA CORSA

Una caduta al via. Dopo 19 chilometri (curiosità, Bettini è in coda al gruppo) il primo scatto di giornata è del croato Kiserlovski. Sul battistrada si porta anche lo slovacco Bronis. Azzurri in testa al gruppo.

ORE 11: Concluso il primo giro in 28'16'' alla media di 40,638 km/h. Al comando sette corridori: Kiserlovski (Croazia), Bronis (Slovacchia), Borisov (Russia), Kolesnikov (Russia), Farrar (Stati Uniti), Der (Serbia) Arashiro (Giappone)

ORE 11.15: Al comando due corridori, Perez Arango (Colombia) e Augè (Francia). Il vantaggio è di 1'35'' sul gruppo. Moltissimi tifosi italiani lungo il percorso.

ORE 11.30: Al termine del secondo giro, il gruppo ha un ritardo di 2'07'' dai battistrada Perez Arango (Colombia) e Augè (Francia).

ORE 12: Passano sul traguardo, per l'inizio del quarto giro, Perez Arango (Colombia), Augè (Francia) e Kolesnikov (Russia). Il vantaggio sul gruppo è di 2'30''. Sfortunato lo stesso Kolesnikov: foratura pochi chilometri dopo.

ORE 12.30: Situazione invariata. Ancora al comando il terzetto formato da Perez Arango (Colombia), Augè (Francia) e Kolesnikov (Russia), primi a completare il quarto giro alla media di 36.789 km/h in 31'09. Kolesnikov acambia ancora la ruota anteriori. Dopo due ore di gara, il gruppo transita sul traguardo con un ritardo di 5'18''.

ORE 13: Primi movimenti in gruppo. E' l'Italia in testa a dettare il ritmo. Ma la novità è che Damiano Cunego è stato mandato all'attacco quando mancano 180 km al traguardo. Con lui Bruseghin, Tosatto e Bertolini in un gruppo che comprende 42 corridori. Il gruppo principale è a 2'40.

ORE 13.30: Superato il 100° km. Azione solitaria dell'ucraino Podgornyy, mentre nel gruppo dei 41 gli azzurri Bruseghin, Tosatto e Bertolini, gregari di Cunego, non trovano collaborazione. Dietro sta tirando compatta l'Olanda. Crono: 30'' tra Podgornyy e i 41 (Cunego, Voigt, Hincapie), 2' tra i 41 e il gruppo.

ORE 14: Pidgornyy in fuga da 30 km ma senza possibilità di arrivare al traguardo. Alle sue spalle (25'' il vantaggio) è fallito il tentativo dei 41 con Cunego, Bruseghin, Tosatto e Bertolini. Buona comunque l'operazione degli azzurri, che al pari della Spagna hanno mantenuto coperti i favoriti e forze fresche per altre manovre.

ORE 14.30: La seconda stoccata azzurra nasce all'ottavo giro con Podgornyy ancora da solo allo scoperto. Bertolini mette in fila il gruppo, si staccano anche Ballan e Cunego con gli spagnoli Flecha e Sanchez Gonzalez, il belga Gilbert, l'americano Hincapie, il lussemburghese Kirchen, il tedesco Voigt, e poi Barredo, Van Summeren, Gesink e V. Efimkin. Il vantaggio dei tre azzurri e degli altri fuggitivi sul resto del gruppo è di 1'46'' alla fine dell'ottavo giro.

ORE 14.55: Il vantaggio dei battistrada sale a 2'.

ORE 15.15: Superato il 180° km. Il gruppo al comando perde buona parte del vantaggio, sceso fino all'1'06.

ORE 15.30: Tutto da rifare o quasi. Il vantaggio dei battistrada è sceso a 42'', l'Italia studia la situazione mentre davanti restano Ballan, Cunego e Bertolini. Incidente meccanico a Bruseghin (catena spezzata).

ORE 15.55: Gruppo nuovamente compatto. L'Italia fa la corsa. Grande lavoro di Bertolini, sempre davanti. A tre giri e mezzo dalla fine la media è poco inferiore ai 38,7 km/h. Pronta una nuova bici per Bruseghin, nel caso il corridore della Lampre, staccato, decida di cambiare.

ORE 16: Si ferma Marzio Bruseghin: "Ho avuto problemi al cambio, una volta cambiata la bici ho speso troppe energie per provare a rientrare, così era inutile andare avanti".

ORE 16.05: Frattura nel gruppo di testa: si portano avanti circa 20 corridori con Cunego, Ballan, Rebellin e Bertolini. E' l'Italia a dettare il ritmo, spagnoli ancora coperti.

ORE 16.15: Gruppo compatto e ritiri illustri: torna ai box il lussemburghese Kirchen. Da percorrere ancora 40 km, poco più di due giri.

ORE 16.25: Completati 12 giri alla media di 41 km/h.

ORE 16.30: l'accelerazione di Davide Rebellin. Alla sua ruota Evans e Menchov. Si ferma Tosatto.

ORE 16.45: E' di 35'' il vantaggio di Rebellin e Kolobnev (Russia) sul gruppo principale.

ORE 16.50: E' iniziato l'ultimo giro. Rebellin e Kolobnev ancora davanti, ma il gruppo è a un passo dal rientrare.

ORE 17: Scappano in 17: Bettini, Pozzato e Rebellin con Schumacher ma non c'è Freire. Tre anche gli olandesi, con Boogerd in evidenza.

ORE 17.05: Appena 15'' di vantaggio per i 17 in fuga. Dietro è Valverde a tirare, con Cunego a Ballan a rompere i cambi spagnoli.

ORE 17.06: Scatto di Paolo Bettini con a ruota il tedesco Schumacher e il lussemburghese F. Schleck.

ORE 17.08: Ancora un allungo di Bettini sul breve strappo a 6 km dall'arrivo. Con lui al comando Schumacher, F. Schleck, Evans e Kolobnev.

ORE 17.10: Appena 50 metri separano i 5 battistrada dagli 8 che provano a rientrare trainati da Boogerd. Pozzato, intanto, ha perso contatto.

ORE 17.15: E' l'ultimo chilometro. Se la giocano i 5 battistrada: Bettini, Schumacher, F. Schleck, Evans e Kolobnev.

ORE 17.18: VINCE BETTINI IN VOLATA!

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quale occasione migliore per tornar a scriver oltre che a legger, festeggiare un GRANDIOSO PAOLINOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

E' il giorno dei ritorni oggi allora...

Comunque scrivo a mente fredda ora, non ho parole...sapevo che vinceva, si è visto dalla determinazione con cui scattava...ho avuto un pò di paura dopo la curva perchè mi pareva un pelino indietro, ma che volata..

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HA FERMATO IL MONDO!

Bettini fa giustizia di tutto: IRIDE!

Fermi, respiriamo, raccogliamo le forze, carichiamo l'urlo e poi liberiamolo con quanto fiato abbiamo in gola: Paolo ti amiamo!

Ti amiamo perché sei più di un ciclista, ti amiamo perché sei un simbolo, sei il simbolo di ciò che amiamo, sei il simbolo del ciclismo popolare, gioioso, spettacolare, vincente, colpito a tradimento, e poi colpito ancora, e ancora, sputtanato, fatto oggetto di ogni millanteria, svillaneggiato, leso nel suo onore ultracentenario, sbeffeggiato e ridotto ai minimi termini; eppure, ancora e ancora e ancora, capace di rialzare la testa, capace di ritrovare le forze, capace di trovare un senso a tanta fatica, capace di porsi nuovi obiettivi, capace di resistere a tutto e infine di reagire, nella maniera più emozionante e solare, sul campo.

Tutto questo, Paolo Bettini. La summa di tutte le peculiarità di questo nostro sport, e al tempo stesso la risposta, unica, incontrovertibile, sensazionale. Bettini e il mondo ai suoi piedi; Bettini che quel mondo lo ferma, lo piega alla sua veemenza, alla sua voglia di riscatto, alla sua incontenibile capacità espressiva, laddove lo sport è espressione di emotività, di vulnerabilità, di umanità. Di arte, forse. O forse non di arte, non qui, non ora, qui siamo artigiani e non artisti, conosciamo la fatica, e il colpo di genio è vacuo e vano se non ci sono le gambe a far girare la dinamo dei desideri che illumina la strada. L'arte qui si chiama sudore e fatica, e Paolo lo ricorda a tutti, tra le lacrime della rabbia e della commozione, dopo la sua seconda vittoria mondiale, a 12 mesi di distanza dalla prima.

Non staremo qui a dire che questa è la più bella vittoria di Bettini, perché l'immensa partecipazione che smosse in quel Lombardia 2006 con gli occhi al cielo non troverà facilmente eguali. Ma che questa sia la più voluta, la più rabbiosa, la più cercata affermazione del campione di Cecina, non c'è nessun dubbio.

Paolo Bettini ha vinto il Campionato del Mondo e non erano pochi quelli che si sarebbero augurati il contrario. Non in Italia, dove vige la norma aurea di ricompattarsi tutti intorno alla causa comune, in caso di attacchi dall'esterno: e in questa vigilia iridata tali attacchi sono venuti sì da fuori, ma anche (ed è più grave) proprio dall'interno. No, chi sperava di vedere Bettini battuto era lì, proprio in quella Stoccarda che invece di accogliere una grande festa di sport (dopo aver ospitato anche i Mondiali di atletica leggera, la città tedesca si autocelebrava come capitale 2007 dello sport), aveva deciso di dividere il mondo in buoni e cattivi, in degni e in indegni, commettendo delle clamorose gaffe, come succede a chi si erge a giudice senza aver mai capito nulla di diritti.

Degni e indegni. Degni quelli che si piegano alle finte e assurde regole del finto e assurdo antidoping imperante (solo nel ciclismo, poi! Come se altrove si vivesse su una nuvola!). Etica protestante, la chiama qualcuno. No, in questo caso solo puritanesimo ipocrita. E idiota.

Degni e indegni. Indegni i Bugno, i Merckx, gli Altig, (solo alcuni di) quelli che in altre epoche avevano avuto guai col doping; e Valverde, al centro (forse) dell'indagine Operación Puerto ma rimesso in gara dal Tas (il Tribunale di Arbitrato dello Sport di Losanna, che ha espresso un parere tanto scontato quanto sconosciuto a questi ignoranti del diritto che popolano il ciclismo: ovvero che le squalifiche non possono essere preventive); e Zabel, reo confesso di aver preso Epo negli anni '90; e Bettini. Bettini? E perché? Non l'ha capito ancora nessuno: forse perché si è permesso di puntualizzare ufficialmente alcune cose firmando la farsesca carta etica dell'Uci (ovvero, appunto, che si tratta di un documento farsesco); o forse perché Sinkewitz, suo ex compagno di squadra attualmente nelle peste (per un caso di testosterone), non ha mai detto che il doping glielo forniva Paolo. Appunto, non l'ha mai detto, ma chissà perché qualcuno ha messo in giro la voce che sì, che l'ha detto. E subito organizzatori (Frau Eisenmann... Hiiih!) e municipalità di Stoccarda ad appellarsi, a non volere in gara Bettini, a minacciare l'Uci di non pagare i contributi promessi se l'italiano fosse stato della partita.

Avvocati, controavvocati, cause promesse e minacciate. E il diritto, ribadito e rivendicato, di essere in gara, di difendere il titolo conquistato l'anno scorso a Salisburgo. Difficile, riuscirci: perché la situazione ambientale era quella che era, l'ostilità nella città tedesca (a parte gli emigranti italiani) palpabile, la tranquillità tutt'altro che facilmente conservabile, e gli avversari (ci sono anche loro!) sempre validi.

Non era facile perché su un percorso non del tutto decifrabile, c'era uno spauracchio a far terrore all'orizzonte: Oscar Freire. Tutto ruotava intorno al ragazzo di Cantabria, cosa fa, cosa non fa, starà bene, starà male?

L'unico imperativo, rendere la corsa dura, per squagliare la nazionale spagnola e magari anche lui; o in ogni caso per lasciarlo isolato. Corsa dura? Un diktat, in nome del quale abbiamo immolato l'italiano più in forma del momento, quel Daniele Bennati che un po' tutti avremmo voluto in azzurro, ma che secondo il ct Ballerini non sarebbe stato del tutto adatto al tracciato e alla nostra tattica (alla fine, alla luce dello svolgimento della corsa, Ballerini ha comunque avuto ragione. Magari Bennati ci poteva anche stare, in questo meccanismo a orologeria, ma il ct ha avuto ragione; e allora tanto di cappello a lui, per l'ennesima volta. Con tutto il cuore).

Corsa dura, dicevamo. E allora lasciamo solo 4 dei 14 giri a disposizione degli outsider (prima Bronis con Kiserlovski; poi, in maniera più evidente, il francese Augé col colombiano Pérez Arango e il russo Kiserlovski), e poi al quinto entriamo in gioco direttamente noi, a gamba tesa sugli equilibri cristallizzati della corsa iridata. Quegli equilibri che vorrebbero poco salutare muoversi quando al traguardo mancano 187 chilometri. Perché tanti ne mancano quando Andrea Tonti sente sul sedere una pacca che è un segnale convenzionale. A dargliela, proprio il capitano, Paolo Bettini. Il segnale significa che bisogna andare, e Tonti come una molla scatta, senza neanche voltarsi, senza chiedersi perché e percome, Tonti parte e sulla salitella di Herdweg, la più tosta ma anche la più breve sui 19,1 km del circuito tedesco, si coagula intorno a lui un primigenio gruppetto (con Bertolini, Murilo Fischer, gli spagnoli Barredo e Florencio a stoppare, il bimbo di casa Burghardt, e Grabovskyy e Stare) da cui prenderà le mosse, subito dopo, la prima vera fuga corposa della giornata.

A comporla, 42 uomini. I nostri sono in 4: non c'è più Tonti, che rincula, ma ci sono - con Bertolini - Bruseghin, Tosatto e - attenzione attenzione! - Cunego. Gli spagnoli, 4 (Flecha, Sastre, Barredo e Joaquín Rodríguez); i colombiani, una volta ripreso il terzetto di testa, 4 (Pérez Arango, Ardila, Laverde e Duque); i francesi, 4 (Chavanel, Augé, Goubert e Turpin); i belgi, 3 (Devolder, Aerts, Van Avermaet); gli Yankees, 2 (Hincapie e Julich); i padroni di casa, 3 (Scholz, Knees e Voigt); altri nomi interessanti, q.b. (Hushovd, Fischer, Grivko, Siutsou, Bodrogi, Stangelj, Pidgornyy); chi manca? Manca del tutto l'Australia; e manca in parte l'Olanda (ha Gesink e Tankink, ma non si fida).

E infatti, con i cangurini a rilassarsi in gruppo, sono gli Oranje a prendere in mano la situazione, mettendosi a inseguire una fuga che stava prendendo un bell'agio: quasi 3' di vantaggio a metà del sesto giro, e scusate se è poco.

Però in 42 l'accordo è difficile, e allora buon gioco per il gruppo, che a 130 km dal traguardo rientra sugli attaccanti. Il tempo di tirare il fiato, e subito parte la seconda maxifuga della giornata: a promuoverla, ancora i nostri, ancora Bertolini, che per tutto il giorno sarà come indiavolato. Stavolta siamo meglio rappresentati che in precedenza, perché col trentino c'è ancora Cunego, ma c'è anche quel Ballan che ha vinto un Fiandre e una Classica di Amburgo quest'anno. Con loro, una ventina di altri nomi, alcuni belli (Devolder, Gilbert, Kirchen, Efimkin, Kroon, Flecha, Arvesen), altri meno. Il copione non cambia, sempre Olanda a tirare il gruppo e Spagna a starsene ben coperta. Poi ci si mette pure l'Australia a dare un po' di trenate decisive, e allora la fuga, a 90 km dal traguardo, finisce.

La fuga, non certo lo spirito d'iniziativa dell'Italia. Perché, malgrado un problema alla catena che metterà fuori causa il preziosissimo Bruseghin, i nostri sono padroni della situazione. Tonti ricomincia a tirare sull'Herdweg, poi salgno in cattedra sul Birkenkopf (la seconda salita del circuito, più dolce della prima ma più lunga) Tosatto, Cunego e Bertolini. Quest'ultimo è semplicemente mostruoso, sempre davanti, sempre col vento in faccia a rendere grazia a Ballerini della scelta di portarlo in nazionale, e magari ad alimentare qualche rimpianto in chi poteva pensare che potesse essere, lui, il più vincente dell'ultimo periodo, una sorprendente arma segreta.

I tentativi di evasione si moltiplicano, ma i nostri presidiano la scena: ci prova Kroon? Ballan e Cunego ci sono; ci prova Efimkin? Bertolini c'è; ci prova l'altro Efimkin con Elmiger? Ancora Cunego (presentissimo, complimenti per lo spirito di corpo!), con Rebellin.

Bertolini continua a tirare come un mulo, tiene tutti in fila, l'idea di corsa dura che tutti si aspettavano dalla nostra squadra ha un nome e un volto, e sono quelli di questo 37enne trentino all'esordio in un Mondiale. Ballan spara i suoi ultimi colpi sulla salita che porta al traguardo, al terz'ultimo giro, ma Barredo e Turpin sono tanto lesti ad accodarsi quanto lenti a collaborare. Si resta ancora tutti lì, con Bertolini che forza in testa a un gruppo sempre più assottigliato (non più di 80 unità all'inizio del penultimo giro, a 38 km dal traguardo), e con la sensazione che si avvicini il momento della resa dei conti.

E la resa dei conti, esattamente come un anno fa a Salisburgo, si chiama Davide Rebellin. È lui a proporre il forcing che sarà decisivo, sulla salita di Birkenkopf, a poco più di 30 km dal traguardo. Il gruppo si seleziona, e solo il russo Kolobnev risponde ai fendenti del veneto. Sulle prime da dietro inseguono, ma poi c'è un momento di assestamento, si guardano, e allora via Davide, vento in poppa e 35" guadagnati in men che non si dica, con la collaborazione onestissima e preziosa del ragazzo Kolobnev, che non risparmia un cambio, e dà una mano a far prendere consistenza al tentativo a due. In fondo il russo è giovane, ha già vinto qualcosina, ma questo palcoscenico è tutt'altra cosa, e a 30 km dal traguardo di un Mondiale conviene darsi da fare.

Davanti un italiano e neanche uno spagnolo: ciò significa una sola cosa, e cioè che la squadra più temuta è costretta per la prima volta a tirarsi su le maniche e a mettersi a correre seriamente. E infatti gli iberici inseguono, in gran squadriglia, con Barredo e Rodríguez, con Sastre e Beltrán, addirittura con Valverde! Ciò significa che, con Freire, il capitano è Samuel Sánchez, che resta coperto.

La spinta degli uomini di Antequera si fa sentire: Rebellin e Kolobnev sono praticamente risucchiati, il gruppo ulteriormente scremato (ne son rimasti 50), ma i nostri (a parte Bruseghin, Tosatto e Tonti che si sono ritirati) sono tutti lì, anche Cunego che è stato sempre in fuga, anche quel Bertolini incredibile che continua a tenere in scioltezza le prime posizioni.

Si attacca l'Herdweg, il momento è topico. Rebellin e Kolobnev sono nel mirino, ma qui sullo scacchiere si muovono i pezzi grossi. Bettini marca Freire, ed è marcato a sua volta da Schumacher, uomo pregiato della Germania; e allora la squadra tedesca lancia il suo alfierino, Wegmann, che porta via un assalto con Boogerd (Olanda), Leukemans (Belgio) ed Elmiger (Svizzera). Riprendono Rebellin e Kolobnev, ma la situazione è quantomai fluida: sul falsopiano che segue l'Herdweg si muove anche Frank Schleck (Lussemburgo), con Sánchez a ruota; e si muovono i nostri: Bettini e Pozzato, i due capitani. Già, i capitani: anche quello australiano (Evans), anche quelli olandesi (Dekker e Kroon), anche quello belga (Gilbert), anche quello tedesco (Schumacher). Ne manca solo uno: Freire!

Ebbene sì, l'imponderabile accade a 15 km dal traguardo: l'uomo più temuto del Mondiale rende l'onore delle armi e non sa opporre nulla all'armarsi delle flotte nemiche. Sánchez non sa che fare, aspettare o insistere? Decide: e insiste. Prende la testa del primo gruppo in discesa, i tedeschi gli danno il cambio, l'azione prende definitivamente il volo. Dietro la Spagna prova in qualche modo a inseguire, ma Cunego e Ballan rompono i cambi. Perfetto: abbiamo 3 italiani su 15 battistrada, e si tratta dei nostri migliori: ci avremmo messo la firma, vero?

Ma lunga è la strada che porta al traguardo. C'è un'altra salita da affrontare, e poi quella finale. Scalata di Birkenkopf: è il momento di dare un altro scrollone. Ci pensa proprio Bettini, dà una sgasata, saggia le forze in campo. Ma non è ancora il momento di fare il diavolo. Meglio lasciare che sia Rebellin, il solito impagabile Rebellin, a tenere un ritmo alto per qualche centinaio di metri. Si soffre. Boogerd, testa di ponte dei tre olandesi presenti nel primo gruppo, si mette lui a fare l'andatura, e forza; Bettini non ci sta più, va davanti e fa di testa sua, "il ritmo ora lo impongo io!".

Schumacher, a quel punto il più temuto degli avversari, vede le streghe: non tiene la ruota dello scatenato Grillo, ci si deve mettere Schleck per chiudere il buco. Il lussemburghese prova pure a evadere alla chetichella, ma Bettini è lì, non si lascerà certo sfuggire chicchessia a 9 km dal traguardo! Il gruppetto dei 15 è comunque frazionato. Pozzato si fa prendere dai crampi e saluta mestamente, Samuel Sánchez non regge e sente gelido l'alito della sconfitta spagnola sul collo: lui ha forzato, impedendo in qualche modo il lavoro di ricucitura dei suoi compagni: la graticola in patria è pronta per lui.

Bettini è per un attimo solo con Schumacher e Schleck: situazione ottima, Paolino dovrebbe riuscire a batterli allo sprint. Ma gli inseguitori incombono, e occorre un altro scossone: Bettini lo dà sul penultimo strappettino, 150 metri su cui il toscano rilancia l'andatura. Dietro sono alla canna del gas. Gli unici a conservare un minimo di lucidità sono Kolobnev (grandissima prestazione) ed Evans, che infatti riescono a rientrare a 7 dal traguardo. Gli olandesi, incredibile ma vero, erano 3 e si son fatti sfuggire ogni treno buono. Tirano, ma senza nerbo. Rebellin si isola con Gilbert e resta lì, a un passo dai primi, e davanti agli altri che ormai non hanno più speranze.

In cinque davanti, Bettini Schumacher Evans Kolobnev Schleck. C'è accordo, in ballo c'è una vittoria mondiale, e nessuno si sente battuto in partenza: su quell'arrivo in leggera salita tutto potrebbe succedere, anche se tutti sanno che il favorito naturale è proprio il campione uscente. Schleck non si risparmia, nessuno lo fa, si arriva al traguardo.

Ai 2 km Kolobnev timidamente prova un allungo che non è nemmeno un allungo, muore sul nascere con Bettini a vigilare ringhioso. Un chilometro e 300, c'è Schleck in testa, la volata è quasi pronta per essere lanciata. 900 metri, Evans, il più lento del lotto, prova la sua sparata, ma Schumacher lo stoppa: si sente in palla, il ragazzo di casa, si tiene Bettini a ruota e finge di non temerlo. Si guardano, si controllano. La salita spacca le gambe, dopo 264 chilometri, ma non c'è più tempo per sentire dolore, c'è solo un traguardo da azzannare con tutta la ferocia possibile.

Kolobnev interpreta meglio di tutti la situazione, e ai 200 metri anticipa lo sprint: il russo parte fortissimo, ma sulla curva a destra che immette sul breve rettilineo finale lascia troppo spazio alla sua destra: Bettini ci si infila, mentre Schumacher resta a ruota dello stesso Kolobnev e non riesce mai a uscirne. Evans e Schleck sono ormai battuti.

Bettini emerge troppo bene: affianca il russo, sputa tutto quello che ha, Schumacher alle sue spalle è trasfigurato dallo sforzo, il giovane Kolobnev sente il traguardo della vita mai così vicino eppure già pronto a sfuggirgli, vorrebbe opporsi a questo destino avverso ma non sa più come fare: è già al 110%, eppure quel piccolo incredibile italiano ne ha di più!

Schumacher si arrende, e alla fine si arrende anche Kolobnev. Bettini no: Bettini non si arrende mai. Bettini taglia il traguardo prima di tutti, si inventa un'esultanza speciale, mima un'uccellagione, spara con un fucile immaginario verso l'aria, verso chi gli vuole male, verso chi l'ha attaccato ed ora si ritrova a fare i conti con l'immensa forza d'animo di questo ragazzo venuto dalla Toscana: spara e poi urla, liberato da giorni di oppressione, urla perché ha vinto, perché ha conquistato il suo secondo Campionato del Mondo, uno dietro l'altro, come Ronsse, come Van Steenbergen, come Van Looy, come Bugno: due consecutivi, roba che in pochi si son potuti permettere.

Ha vinto, Bettini, e può finalmente piangere, ricordando Sauro, suo fratello morto un anno fa subito dopo il primo iride, e ricordando le ferite fresche, quelle che bruciano ancora troppo per non essere immediatamente rivendicate. Ha vinto e può salire ancora sul podio, tra qualche infelice fischio del pubblico di casa, con un disco dell'Inno di Mameli mancante di un verso, con il presidente Uci McQuaid che gli fa vestire la maglia iridata bis e che Paolino non degna neanche di uno sguardo, per stringergli la mano sibilando una parola sola tra i denti, forse un sì, forse un più irriverente "shit", lo sapremo mai? Tutto sommato, chissenefrega: Bettini è Mondiale, si inchina davanti alla platea, "eccomi, io sono qui, sono questo, sono solo un corridore, e oggi ho solo fatto il mio dovere": una volta di più, in maniera magnifica.

(cicloweb)

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Italia, un'altra giornata perfetta

Le nostre pagelle del Mondiale di Stoccarda

Bettini - 10 e lode

La balestra a caccia di quaglie, Paolino, la sfodera non appena passato il traguardo. All'inizio sembra nervosetto, è sempre in testa al gruppo e addirittura deve dare una manata sulla schiena di Tonti per far capire al marchigiano che è ora di forzare. Poi si rilassa, trova la sua dimensione, ride e scherza con Valverde (soprattutto), vivacchiando spesso in fondo al gruppo, provando anche la gamba sul primo strappo. All'ultimo giro, ripreso Rebellin, s'incolla al copertoncino di Samuel Sánchez, saltando lo spagnolo e chiunque altro sulla seconda salita del circuito, quella meno dura, ma più lunga. Sfianca Schumacher, e solo un caparbio Frank Schleck non permette a Paolino di involarsi solitario verso il traguardo. Non perde la calma quando Kolobnev ed Evans raggiungono Schumi, Frank e l'iridato uscente. Poi freme come sempre, "salta" da bravo Grillo, suggerendo ad Evans e agli altri di girare in testa alla corsa. Prova un paio di allungh, bluffa un pochino, sbuffando e bevendo dalla borraccia, s'incolla di nuovo a Schumacher, è freddo quando parte Kolobnev e quando parte Evans, lanciando la propria volata in terza ruota. È bravissimo anche a saltare Kolobnev sulla destra del russo sul rettilineo finale, impedendo all'uomo CSC di stringerlo alle transenne per chiudere la traiettoria più breve. Forte, sveglio, scaltro, rabbioso, veloce. Doppietta mondiale. Dodici mesi dopo è di nuovo Campione del Mondo.

Ballerini - 10

Ha dovuto gestire una delle vigilie più movimentate della storia azzurra ai Mondiali di ciclismo, se è vero che il deferimento di Danilo Di Luca (che in fondo ci si poteva aspettare, anche se non con questa tempistica) è arrivato giovedì pomeriggio, dopo che già Bettini, a mezzo stampa, aveva "criticato" il ct, reo - a seconda del Campione (uscente ed entrante) del Mondo - di aver costruito una squadra con troppe punte e pochi faticatori. Ballerini lo coccola, convocando Tosatto e lasciando in panchina i giovani Visconti e Nibali, ma poi è McQuaid a dare la stilettata a Paolino, dicendo che il livornese non ha firmato la Carta Etica. Bettini va su tutte le furie, il Comitato Organizzatore di Stoccarda altrettanto. McQuaid ritratta, ma la frittata è fatta. Ringraziando il cielo, Bettini prende il via, e Ballero può fare il suo lavoro di ct, non solo quello di psicanalista e mass-mediologo. La vittoria di Paolo premia la scelta di lasciare a casa Bennati, così come si rivela azzeccata la scelta di Tosatto. Chi vince, in fondo, ha sempre ragione.

Rebellin - 10

Se oggi Rebellin avesse corso con l'Argentina, come pareva dovesse accadere a fine 2004, dopo il tris storico nelle Ardenne e la mancata convocazione azzurra per Verona, probabilmente oggi lo Stato sudamericano starebbe celebrando la sua prima vittoria in un Campionato del Mondo di ciclismo. Abbiamo questa convinzione perché oggi Rebellin è stato maestoso, addirittura più forte e più decisivo di quello visto a Salisburgo (anche per via del percorso, più adatto al veneto), con quell'allungo al penultimo giro e quell'azione che ha sfiancato la Spagna, costringendo Sastre, Rodríguez Oliver ed addirittura Valverde a spendersi, e finirsi, in testa al gruppo che comprendeva Oscarito Freire. Come se non bastasse, nel finale marca alla perfezione il secondo gruppetto, quello dei tre olandesi, coprendo capitan Bettini nell'avanscoperta. Si prende anche il 6° posto, staccando Samuel Sánchez e Gilbert negli ultimi metri.

Kolobnev - 9,5

È la terza volta che entra con forza nella top-10 di una corsa importantissima, dopo l'Olimpiade di Atene 2004 e il Mondiale di Madrid nel 2005. Oggi centra un podio, un 2° posto, meraviglioso, attaccando con Rebellin nel penultimo giro e rientrando (con Evans) su Frank Schleck, Schumacher e Bettini all'ultimo giro, provando anche un paio di volte l'allungo a sorpresa, non riuscendo - ahilui - nell'intento. I gemelli Efimkin e Menchov sono ottime spalle, e lui prova addirittura la carta dell'anticipo in volata, uscendo dall'ultima curva in testa. Bettini, però, gli dà una bicicletta e mezza.

Bertolini - 9

Della serie: i corridori Professional sono abituati a correre per 200 km, al massimo, e dopo quella distanza vanno in difficoltà. Della serie: Bertolini ha 37 anni, che senso ha farlo esordire in azzurro in un Mondiale così, lasciando in panchina Visconti e Nibali e a casa gente come Pellizotti e Bertagnolli? Dellla serie: il trentino nel 2007 ha vinto tanto, riuscirà a calarsi nel ruolo del gregario da lavoro sporco? Bertolini ha zittito, e stupito, tutti. È tornato il formidabile dilettante, il vincitore di una Parigi-Bruxelles, correndo dall'inizio alla fine (in fuga coi 42 all'inizio, ancora in testa al gruppo all'ultimo giro) con una grinta ed una determinazione incredibili, infiniti, da esempio per tutti. Nessuno escluso.

Schleck F. - 8

Su un percorso del genere ci si aspettava forse di più il veloce Kirchen, con il bravo (ma lento) Frank a muoversi più lontano dal traguardo. Invece Frank sta bene, evidentemente, mentre Kim non dà le stesse garanzie, visto che è proprio il corridore T-Mobile ad entrare nella fuga dei 25, quella di Cunego, Ballan e Bertolini. Frank si nasconde come fanno i campioni, uscendo solo all'ultimo giro, dando quella trenata dopo lo scatto di Bettini che ha permesso di arrivare in cinque all'arrivo, seppur col medesimo (almeno per l'oro) risultato. Perde il podio e si rammarica sulla linea d'arrivo.

Schumacher - 7,5

Non era certamente semplice correre da capitano della Germania in un Mondiale, quello tedesco, assolutamente unico (e ultimo, speriamo) nel suo genere. Riesce a contenere le pressioni e a mettere fuori il naso al momento giusto, giocando forse un pochino troppo al risparmio la carta Wegmann, che alla ruota di Rebellin e Kolobnev sarebbe stato alla perfezione. Lo scatto di Bettini lo sfianca e le tossine di quello sforzo le paga tutte nella volata finale, fondamentale in cui il corridore della Gerolsteiner è bravo specialista, ma non oggi, non contro Bettini e Kolobnev. Medaglia di bronzo che lo soddisfa, comunque.

Cunego - 7,5

Sarà sceso dal letto col piede giusto, stamattina, visto che sin dalle prime battute è pronto e reattivo. È lo spauracchio di tanti (forse anche di qualche azzurro) nella fuga iniziale, quella dei 42 atleti, insieme a Bruseghin, Bertolini e Tosatto. Però nel gruppetto ci sono anche Hushovd, Hincapie, Van Avermaet, Fischer e Flecha, nonché Voigt, tutta gente che metterebbe in pericolo la concretizzazione dell'azione da lontano. Tutto da rifare. Cunego è ancora lesto ad infilarsi nella fuga dei 25, ancora con Bertolini e stavolta anche con Ballan. Il vincitore di Fiandre e Amburgo tira, il trentino anche, mentre il veronese si mantiene più tranquillo. Ballerini si fida di lui, e a lui questa fiducia fa benissimo. Anche nel finale è bravissimo, marcando benissimo Beltrán nel gruppo degli inseguitori. Un Mondiale di grande spessore.

Evans - 7

Sembrava stanco a fine Vuelta, ed è per questo che ha saltato il Mondiale a cronometro, giocandosi forse la possibilità di una medaglia (diversa dall'oro, ovviamente). Con un percorso così fa il possibile, arrivando ultimo nella volata per la vittoria, ma 5° nel computo totale. Varese e Mendrisio sono due obiettivi alla sua portata, però.

Tonti - 7

È il primo azzurro a muoversi e quello a menare le danze in testa al gruppo sin dalle prime battute. Bettini lo deve spronare un pochino all'inizio, ma poi il marchigiano, riserva un anno fa, si rende utilissimo alla squadra azzurra, soprattutto nel forcing all'inizio del sestultimo giro.

Sánchez S. - 6,5

Difficile valutarlo, perché il suo voto è sub-judice. Se Freire e Valverde stavano bene (ma pensiamo di no), ha sbagliato, offrendo un assist grosso come una casa sia all'Italia, sia alla Germania. Se invece è lo stesso Samuel a dover recriminare, per una condotta di gara da parte degli iberici troppo attendista, allora il voto è più che positivo, visto che riesce ad essere comunque protagonista anche con un solo giro a disposizione. Prova la carta dell'anticipo su discesa e curve, ma Cunego è attento. Poi parte sulla prima salita, ma lì è attento Bettini. Nel finale si fa sfuggire i primi cinque, facendosi beffare anche da Rebellin.

Tosatto - 6,5

Meritevole già il fatto di essere arrivato, essersi vestito, essersi calato nel ruolo ed essersi dato da fare sin dall'inizio. Quando capisce che le energie stanno finendo, si piazza in testa al gruppo e mena, mena forte, scremando il drappello di parecchie unità con un solo giro.

Bruseghin - 6,5

All'inizio fa da chioccia a Cunego, stando vicino al suo capitano in Lampre nella fuga dei 42. Lascia difatti che siano Tosatto e Bertolini a muoversi, tenendosi coperto il più possibile. Quando rientra in gruppo è sfortunato, visto che una noia meccanica lo costringe a farsi staccare dal gruppo e poi le tattiche di squadra (rendere la corsa dura) consigliano a Ballerini di far aumentare l'andatura a Tosatto, Tonti e Bertolini, nonostante Marzio fosse dietro. Deluso, si ritira, tifando per i compagni dalla tv. Come noi.

Gilbert - 6,5

È un Belgio orfano di Boonen, col vallone capitano designato, e che si muove subito con tre pedine (Devolder, Van Avermaet, Aerts) nella prima fuga - di quelle importanti, con tutto il rispetto per Augè, Pérez Arango e Kolesnikov, voto 6 - di giornata. Poi Devolder finisce la benzina, e Philippe trova l'aiuto di Leukemans, che comunque gli porta pochi giovamenti. Fa tutto da solo o quasi, e la top-10 è quasi totalmente merito suo.

Voigt, Flecha - 6,5

Sono in entrambe le azioni importanti di giornata, tranne quella finale. Pagano tutti e due la poca considerazione dei propri ct, soprattutto l'uomo Rabobank, viste le favorevoli condizioni numeriche spagnoli in entrambe le fughe. Juan Antonio è anche veloce e forse bisognava osare di più.

Wegmann, Elmiger - 6,5

Si piazzano alla fine di una corsa dura ed è già un assoluto merito. Il tedesco doveva agire nell'ombra di Schumacher, ma perde il treno di Kolobnev e Rebellin, che poteva essere decisivo. Lo svizzero è lasciato solo da Beat Zberg (all'ultimo Mondiale prima del ritiro) e Cancellara, apatico dopo l'oro a cronometro, e quel che riesce a fare è assolutamente encomiabile.

Di Luca, Visconti e Nibali - 6

Fanno parte del gruppo azzurro con orgoglio e merito. Danilo viene estromesso dal Coni nella giornata di giovedì, la sera stessa decide di non scappare e di rimanere a Stoccarda con i compagni, seppur avvolto nella delusione. Oggi si piazza lungo i box, incitando i propri compagni dal bordo della strada, lavorando col suo grande carisma e la sua spiccata personalità. Il campione italiano e l'altro siciliano, invece, reagiscono con assoluta freddezza ed umiltà alla convocazione di Tosatto, avvenuta dopo l'esclusione dello stesso Di Luca. Erano loro due, difatti, le riserve già designate. Sono giovani (soprattutto gli ultimi due) e per loro ci saranno altre occasioni.

Colombia - 6

Corrono i primi 100 km col piglio da grande squadra, evidentemente ben consigliati da Gini in ammiraglia, mettendo in mostra quattro dei propri corridori: Laverde, Ardila Cano, Pérez Arango e Duque, tutti in fuga (seppur in maniera alternata) sia nella fuga dei 42, sia in quella dei 25.

Tuychiev, Askari - 6

Uzbeko uno, iraniano l'altro, chiudono al 71esimo ed al 72esimo posto (penultimo ed ultimo) a 21'57" da Paolino Bettini, coprendo comunque tutti i 267,4 km del circuito di Stoccarda.

Pozzato - 5,5

Rimane coperto fino all'ultimo, fino all'ultimo giro, anche più di Bettini, visto che il Grillo mette il naso fuori anche all'inizio della corsa. Pippo è bravo a seguire Bettini sulla prima salita, così come è bravo a restare attaccato al treno dei migliori fino a metà dell'ultimo giro. Poi viene preso dai crampi. Peccato, certo, ma è anche colpa sua. Perché Bertolini ha tirato tutto il giorno e i crampi li ha avuti (se li ha avuti) solo dopo l'arrivo?

Ballan - 5

Siamo abituati a vederlo in maniera diversa, decisamente diversa. Una giornata "storta" ci può stare, per carità, ma ci ha fatto tremare quando Schumacher, durante l'ultimo giro, lo ha staccato dalla ruota senza quasi alzarsi sui pedali. La presenza nella fuga dei 25 (lavorando per Cunego) e quell'allungo a tre giri dalla conclusione, subito rintuzzato dagli spagnoli, è un po' troppo poco per uno come lui.

Olanda - 4,5

Ancora una volta, come un anno fa, sbaglia tutto nel finale. L'anno scorso Kroon (velocino) tira per lo sprint (ristretto, ma tant'era) di Boogerd (un paracarro allo sprint). Generosi nel riprendere la fuga dei 42, visto che davanti avevano solo Tankink e Gesink; ancora generosi nell'aiutare Spagna e Australia nel riprendere la fuga dei 25, anche se stavolta davanti c'era Kroon, uno buono (ma evidentemente poco a genio al ct). Nel finale Boogerd prova l'allungo, ma offre l'assist a Bettini. Una volta staccati, lo stesso Boogerd e Thomas Dekker non trovano l'accordo per provare a riportarsi sotto ai cinque in testa, perdendo il treno buono.

Kirchen - 4,5

Non era certo un favorito di grido, ma era senz'altro atteso ad una prova di spessore. A parte il tentativo di sortita nel gruppetto dei 25, poco, pochissimo altro.

Freire - 4

Eccolo, il favorito principe di Stoccarda 2007, atteso dal tentativo di staccare, nel palmarès, corridori del calibro di Binda, Van Steenbergen e Merckx. La Spagna si nasconde, sembra di rivivere Verona 2004. Ma stavolta l'Italia non si corre dietro, Bettini non sbatte alla portiera dell'ammiraglia, non si spreca il penultimo giro (anzi) e all'ultimo giro Oscarito non riesce a rispondere agli scatti di Schumacher prima e del compagno Sánchez poi. Vince la volata del gruppo, ma 49" dopo Bettini.

Valverde - 3,5

Appena ne avremo l'occasione, gli chiederemo perché non è andato appresso a Rebellin e Kolobnev dopo lo scatto del vicentino al penultimo giro. Lì doveva essere, lì sarebbe stato - probabilmente - decisivo. Con Valverde in testa, né l'italiano né il russo avrebbero tirato più di tanto per farsi battere (almeno sulla carta) allo sprint, e la Spagna poteva continuare a coprirsi, costringendo l'Italia a ricucire. Invece Barredo, Sastre e lo stesso Valverde sono costretti a dannarsi l'anima per riprendere i due forti passisti in fuga. Alejandro paga lo sforzo nel finale, visto che non riesce mai ad essere protagonista in prima persona.

Antequera - 3

Il mago della tattica, in un giorno, perde parecchio del suo fascino: dapprima veniamo a sapere che l'azione di Sánchez, a Salisburgo, era tutt'altro che prevista, e da quel giorno l'asturiano non parla al murciano Valverde, convinto che quest'ultimo gli abbia negato la possibilità di vincere un Mondiale con un'azione memorabile. Poi, nella fuga dei 42, la Spagna non tira un metro in un'azione in cui infila Sastre, Rodríguez Oliver, Flecha e Barredo, come se questi fossero quattro tra gli ultimi arrivati. Ancora, nell'azione dei 25, sempre con Barredo, Sastre e Flecha nell'azione, continua a non tirare un metro, decidendo di voler addormentare la corsa. Ma Freire non è il Freire dei tre Mondiali vinti, e il ct lo capisce solo all'ultimo giro. Troppo tardi.

McQuaid - 0

Che faccia di bronzo. Sale sul podio a premiare Bettini, che non lo degna neanche di uno sguardo, rispettando solamente il protocollo nella stretta di mano tra presidente dell'UCI e Campione del Mondo.

Organizzazione - 0

Bettini è Campione del Mondo a Stoccarda, come la Bastianelli. Quel Bettini che non si voleva far correre e che è stato infamato e infangato pochi giorni prima del Mondiale, per ripulirsi la coscienza di fronte alla politica tedesca, ai media tedeschi ed al popolo tedesco, evidentemente ancora choccato dalle rivelazioni degli ex Team Telekom e dal coinvolgimento di Ullrich in Operación Puerto. Davvero strano, per una Nazione che ha tappato la bocca all'ex portiere di Spagna 1982, Schumacher (toh, come il bronzo di oggi!), per via di alcune dichiarazioni sulle pratiche non proprio ortodosse decise dalla Germania di quel tempo. Bella figura.

(cicloweb)

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