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[UCI Historical Tour] - 93° Giro d'Italia


Mr. Pellizotti

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Dato che parliamo di telecronisti eco le pagelle deli "Auroboys" by Cicloweb

Giro d'Italia 2010: Diamo i voti agli AuroBoys - Le pagelle della spedizione Rai

GIRO D'ITALIA 2010 Liquigas - Doimo 2010 Alessandro Petacchi Alexandre Vinokourov Cadel Evans Carlos Sastre Candil Damiano Cunego David Arroyo Duran Domenico Pozzovivo Filippo Pozzato Gilberto Simoni Ivan Basso Marco Pinotti Matthew Lloyd Michele Scarponi Richie Porte Stefano Garzelli Tyler Farrar Vincenzo Nibali Uomini

Francesco Pancani - 8

Raccogliere l'eredità di Bulbarelli senza aver fatto un corso intensivo sui castelli della Loira e sul culatello di Parma poteva parere impresa improba. E invece Pancani supera brillantemente l'esame Giro e può dire, come Basso: «Ora punto tutto sul Tour de France».

Davide Cassani - 7

Rivitalizzato più dal cambio di compagno di viaggio, o dall'arrivo in squadra del ciclone Savoldelli, col cui acume ci si doveva confrontare?

Alessandra De Stefano - 7.5

Ha gestito con piglio e reverenze il Processo alla tappa, subendo a tratti Mura o più che altro alcuni strani ospiti di Gianni. Bravissima a resistere a Bulbarelli che in cuffia le raccontava di continuo barzellette sugli abitanti di Trepalle, facendole perdere il filo della conduzione.

Gianni Mura - 6

Non ha reso al meglio, ma perché chiaramente fuori dal suo ambiente naturale: non è colpa sua se tavola imbandita e vino erano garantiti solo a Bartoletti.

Silvio Martinello - 6.5

Precisino e puntiglioso, non si capisce la sua forsennata voglia di parlare per forza di ciclismo durante il Processo alla tappa.

Beppe Conti - 7

Uno degli ultimi a fregiarsi con orgoglio dell'appellativo di "vecchio suiveur". Narra di Girardengo come se fossero coetanei e di Coppi come se l'avesse visto in fasce. Praticamente l'Uomo Bicentenario del ciclismo.

Andrea De Luca - 7.5

Bella scoperta in casa Rai, brillante e pronto. Preoccupazione da parte dei familiari che continuano a vederlo circolare in casa col casco microfonato in testa.

Fabrizio Piacente - 9

Temerario come pochi al mondo, figlio naturale di Bruno Cortona («E tu sai il tedesco?» - «No, ma me l'immagino!»), ha le doti che un giorno lo porteranno - nella nostra commedia all'italiana - a diventare direttore generale della Rai.

Paolo Savoldelli - 10

Dice cose di vivida intelligenza e esperta sapienza parlando con una voce da pulcino (bergamasco) indifeso: un mix diabolico che colpisce alla testa e al cuore.

Gigi Sgarbozza - 9.5

Il Pollice verso è una rubrica destinata a fare epoca. Capace di dire fuori dai denti qualsiasi cosa, da un'accusa all'Uci all'ordinazione delle pizze. Inzostituibbile.

Marino Bartoletti - 6

Finalmente neutralizzato col suo confino alla trasmissione mattutina, ha potuto fare quel che più gli piace: ammiccare col baffetto alle massaie.

Alessandro Fabretti - 7.5

Ha proposto nel suo TGiro lo scoop dell'anno, dimostrando l'esistenza delle biciclette motorizzate. Più difficile per lui dimostrare l'esistenza delle rubriche di Sgarbozza senza gobbo.

Nazareno Balani - 6

Belle riprese sul maltempo, segnale a tratti labile come ai tempi di Marconi, grafica da esame oftalmologico, fuga di Martinello al Processo: un guaio dietro l'altro per il regista che l'anno prossimo chiederà il trasferimento al concorso ippico di Piazza di Siena.

Davide Novelli - 7.5

Anima e abbigliamento da giornalista di guerra, ha firmato l'eroica impresa del Gavia andando a verificare che non piovesse. Odore di Pulitzer nell'aria di montagna.

Auro Bulbarelli - 8

Miracolo di transustanziazione, da corpulenta presenza a etereo aleggiare: tutti lo evocano, nessuno lo vede. Col camice da deus ex machina, finora s'è mosso bene (e con grande riguardo per il ciclismo) nella stanza dei bottoni. Speriamo che non prema mai quello dell'autodistruzione.

Arianna Secondini - 8.5

Sempre sulla notizia oltre che sul piatto di maccheroni. Ha trillato per 21 villaggi di partenza dimostrando di essere pronta per La prova del cuoco.

Geppi Glejeses - 8

Con le sue frasi d'autore, il vero perno intorno a cui ruotavano le trasmissioni del Giro. Solo incidentalmente cognato di Auro.

Mino Farolfi - 6.5

Sempre posato, è uno che pure quando urla lo fa sottovoce. Si spera che in futuro non proponga ai ciclisti il classico «si faccia una domanda e si dia una risposta».

Pietro Plastina - 7

Riuscito all'ultima tappa a vedere finalmente la luce del sole, dopo settimane rinchiuso a leggere i deliri degli internauti e le previsioni meteo on line. Ne esce quasi incolume, a parte che ha preso la forma di un furgoncino.

Marco Grassi

Ecco il mio commento sui voti.... :mellow::lol:

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Andrea De Luca - 7.5

Bella scoperta in casa Rai, brillante e pronto. Preoccupazione da parte dei familiari che continuano a vederlo circolare in casa col casco microfonato in testa.

Fabrizio Piacente - 9

Temerario come pochi al mondo, figlio naturale di Bruno Cortona («E tu sai il tedesco?» - «No, ma me l'immagino!»), ha le doti che un giorno lo porteranno - nella nostra commedia all'italiana - a diventare direttore generale della Rai.

Paolo Savoldelli - 10

Dice cose di vivida intelligenza e esperta sapienza parlando con una voce da pulcino (bergamasco) indifeso: un mix diabolico che colpisce alla testa e al cuore.

ahahahaah :rotfl:

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dall'intervista a pancani di cicloweb

Pancani si riferisce ad Auro:

Non abbiamo mai parlato di come fare le telecronache. Sa bene che io ho il mio modo, e penso che si fidi. Del resto, non penso che lui volesse un suo clone a sostituirlo; e tra l'altro, io non lo sono! Non mi piace, per esempio, snocciolare ogni volta nozioni sul castello dove nel 1340 il barone X ha fatto questo e quello, non me ne frega nulla: lo si può fare per alcuni monumenti, alcuni paesaggi, ma non per ogni angolo incrociato da una corsa. Ma indubbiamente questo è un aspetto che riguarda lo stile di un telecronista: ho apprezzato tantissimo Auro in quel ruolo, ma mi pare anche normale che magari alcune cose mi abbiano entusiasmato meno. Così come mi pare normale condurre le telecronache in maniera diversa da lui: ognuno ha le sue specificità, e comunque mi pare che la gente si stia abituando al cambio di voce, e la cosa mi fa molto piacere».

mi sa che dopo questa Auro farà ripetizioni obbligate di storia dell'arte francese al povero pancani in vista TdF... :)

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Andrea De Luca - 7.5

Bella scoperta in casa Rai, brillante e pronto. Preoccupazione da parte dei familiari che continuano a vederlo circolare in casa col casco microfonato in testa.

Fabrizio Piacente - 9

Temerario come pochi al mondo, figlio naturale di Bruno Cortona («E tu sai il tedesco?» - «No, ma me l'immagino!»), ha le doti che un giorno lo porteranno - nella nostra commedia all'italiana - a diventare direttore generale della Rai.

Paolo Savoldelli - 10

Dice cose di vivida intelligenza e esperta sapienza parlando con una voce da pulcino (bergamasco) indifeso: un mix diabolico che colpisce alla testa e al cuore.

ahahahaah :rotfl:

da ricordare...

cassani"c'è Modolo??"

savoldelli"chi????????" :mrgreen:

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  • Amministratori

Questi voti sono una Barzelletta. Secondo me si salvano solo Pancani, Cassani, Martinello e Bartoletti (son stato l'unico a vedere la trasmissione mattutina...?)

il resto della truppa m'ha fatto vomitare :lol:

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Non mi toccate la De Stefano ... dopo averla immortalata in tutte le salse sul palco del processo a Cava De Tirreni sono diventato un suo fan (anche se non ho perversioni strane come qualche utente di questo forum :tongue: )

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  • Amministratori
Non mi toccate la De Stefano ... dopo averla immortalata in tutte le salse sul palco del processo a Cava De Tirreni sono diventato un suo fan (anche se non ho perversioni strane come qualche utente di questo forum :tongue: )

:shock:

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Geppi Glejeses - 8

Con le sue frasi d'autore, il vero perno intorno a cui ruotavano le trasmissioni del Giro. Solo incidentalmente cognato di Auro.

La cosa più inutile del giro assieme alle domande di facebook di Plastina e alla sigla di Paolo Belli che sembrava scritta da un bambino dell'asilo ...

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Pagelle degli uomini RAI - By ciclismo-online.it

NAZARENO BALANI: Mai innovativo. Sempre scontato. Chi si ricorda le regie del 1992, del Giro d’Italia Mediaset, si accorge che da allora, nonostante siano passati 18 anni poco è cambiato. Nessuna tecnica innovativa, nessuna riproposizione di tecniche già note e apprezzate dalla gente. Nel 1992 eravamo fermi all’aereo ponte, proposto da prima volta da Mediaset, oggi siamo ancora a quel punto, con la conseguenza che della scalata più attesa, quella del Gavia, abbiamo visto veramente poco. Ci vuole tanto a mettere un regista giovane con voglia di fare e idee nuove ? Probabilmente si.

MARINO BARTOLETTI: Al “Processo” era scontato e lento, quest’anno a “Si Gira” è sembrato più a suo agio. Abbandonati i panni del giornalista serio, quelli li usa solo quando parla di calcio, è sembrato come in vacanza, tra vinelli, barzellette, poesiole e canzoncine. Se proprio dobbiamo averlo al Giro questo è il ruolo migliore che possiamo dargli. La domanda è un’altra: dobbiamo proprio portarlo al Giro ?

DAVIDE CASSANI: Dopo anni di letargo all’ombra di Auro Bulbarelli, Cassani è tornato ad essere un grande commentatore tecnico, non solo statistica, ma anche aneddoti, curiosità e commenti sempre attenti e precisi. Sempre belle le sue ricognizioni che più che analisi tecniche sono veri e propri spaccati dell’Italia che ama il ciclismo, tra sport, natura e comicità. Purtroppo, è un po’ frenato dal meccanismo particolarmente ingessato, ma Cassani ha anche doti da uomo di spettacolo, chissà che in futuro possano sfruttarlo anche in questa direzione.

BEPPE CONTI: Lo apprezzavamo molto da giornalista di Tuttosport, peccato non potere dire lo stesso in questo Giro d’Italia. Quando aveva la penna in mano aveva il fiuto del giornalista vero, non aveva timore di scrivere quello che pensava e cercava sempre di dare una chiave di lettura che incuriosisse lo spetatore. In questa veste, anche per il programma che lo ha ospitato (“Processo”), non è mai riuscito in questa impresa. Anziché provare a svecchiare la trasmissione, si cala nei panni dello storico, senza mai porsi una domanda: a quanti interessa quello che sto dicendo? Ridateci il “vecchio” e pungente Beppe Conti.

ANDREA DE LUCA: Al suo primo Giro non è andato particolarmente male, quasi sempre prevedibile, ma almeno non fa danni. Riesce anche a farsi squalificare, impresa che a tanti non è mai riuscita. Rivediamolo per il futuro, ma ha buoni margini di miglioramento.

ALESSANDRO FABRETTI: Il solito Alessandro Fabretti, bravo a condurre TGiro in compagnia di Davide Cassani, simpatico, competente e affiatato con il compagno di viaggio. La trasmissione avrebbe bisogno di una bella rinfrescata, sono infatti anni che ha la stessa formula e più o meno la stessa scaletta, ma questo non per colpa sua, ma per colpa di una struttura, quella RAI, che impiega decenni prima di proporre novità.

SILVIO MARTINELLO: Martinello ormai lo conosciamo, ma ci sorprende sempre per la preparazione, abilità linguistica e simpatia. Intrigante con i suoi aneddoti, oculato nelle sue analisi, per nulla scontato, insomma l’esatto contrario del prototipo del buon opinionista RAI. Nonostante questa differenza abissale tra l’ex velocista di Padova e altri della squadra dell’emittente di stato, noi ci teniamo stretto Martinello sperando che riesca, da qui al Maggio 2011, a contagiare gli altri con la sua competenza e signorilità.

GIANNI MURA: Come giornalista è un fuoriclasse, ma in questo Giro, il fuoriclasse non si è visto. Presentato come superiore agli altri comuni mortali, dotato di trono nelle prime tappe, proprio per evidenziare questa sua superiorità, ce lo ritroviamo a fare domande scontate o fuori luogo, come quelle all’ospite della rubrica “Il Giro a casa di …”. La formula perdente de “Il Processo alla Tappa” riesce nell’impresa di rendere scontato, e per nulla accattivante, uno dei migliori giornalisti italiani. Il fortunato esperimento fatto qualche anno fa con Gianni Mura terza voce di commento in alcune tappe del Tour de France non si è ripetuto e Mura in questo “Processo” è risultato essere un’ulteriore zavorra ad un programma già brutto.

FRANESCO PANCANI: Bravo, bravo, bravissimo. Un commento preciso, in grado addirittura di tenere svegli gli spettatori di questo Giro, praticamente impossibile con Auro Bulbarelli. Non è facile parlare per tante ore consecutive senza correre il rischio di annoiare lo spettatore, lui ci riesce bene. Forse per la sua curiosità di scoprire un mondo nuovo, forse perché ha capito che quello è il compito principale di un buon commentatore. Ottimo anche nel servire assist ai commentatori tecnici, Cassani, Martinello e Conti, non cade infatti negli errori di Bulbarelli che quando sapeva qualcosa voleva dirla lui per sembrare più bravo. Pancani, anche le cose che sa, preferisce chiederle a Cassani, perché questo è il gioco delle parti. Forse, se non si perde per strada, è lui il vero erede di Adriano De Zan.

CLAUDIO PASQUALIN: Qualcuno ci dovrebbe spiegare la sua utilità al Giro d’Italia. Oltre all’amicizia con Marino Bartoletti, non capiamo per quale motivo un procuratore calcistico e di pochi ciclisti debba essere ingaggiato quale esperto di vini. Lasciamo perdere le sue poesie, che riescono a rattristare uno spettatore di un programma allegro.

FABRIZIO PIACENTE: Alla vigilia di questo Giro era uno sconosciuto e, dopo averlo conosciuto, diciamo che di un inviato così ne avremmo fatto volentieri a meno. Una voce sempre uguale, incapace di produrre emozioni nel telespettatore, domande scontate, mai incisive. Il suo inglese o il suo spagnolo ci hanno ricordato Totò con il famosissimo “Noio volevam savuar”. Ma è possibile che non ci fosse nessun’altro meglio di lui nella grande squadra RAI ?

PIETRO PLASTINA: Grazie a lui abbiamo scoperto che Andrea Berton e Riccardo Magrini sono dei fenomeni. Sono infatti dei superuomini che riescono a commentare, bene, e contemporaneamente a leggere le e-mail provenienti dai telespettatori. Probabilmente, nell’enorme, e dispendioso, carrozzone Rai c’era posto anche per lui e così lo hanno aggregato, ma il suo ruolo è stato veramente inutile. Forse, mettere un PC al fianco della De Stefano o di Pancani era troppo difficile per questa RAI.

PAOLO SAVOLDELLI: Nonostante una voce non propriamente televisiva, il “falco” è una delle più belle sorprese di questo Giro Rai. I modi di fare genuini abbinati alla sua competenza lo rendono un compagno di viaggio simpatico e affidabile. Unica nota negativa quello che sarà il tormentone di questo Giro d’Italia:”A Voi”.

ARIANNA SECONDINI: Dove l’hanno trovata? La Rosanna Cancellieri del ciclismo non capisce di essere in un programma scanzonato e ha sempre la stessa faccia triste e malinconica. Propina ottime ricette con il tono più impostato dell'ormai famosissimo Geppy Gleijeses, non riesce a catturare la fiducia del telespettatore. Magari è simpaticissima, ma da quello che abbiamo visto ha saputo nascondere molto bene questa sua dote. In quel ruolo avremmo visto meglio una bella show girl, puntando così sul lato fisico, oppure un sempreverde: Davide Mengacci, simpatico, pittoresco e molto più adatto di lei ai fornelli.

GIGI SGARBOZZA: Un grande, nonostante vada contro tutte le leggi della televisione tradizionale, dice quello che pensa e soprattutto è amato dalla gente. E’ un vero peccato che sia stato relegato a “Si Gira”, trasmissione mattutina in cui se l’è cavata egregiamente e limitato dalla differita ne “Il Processo alla Tappa” in cui è riuscito, in due minuti, a dare più spunti interessanti che l’intera trasmissione che lo ospitava.

PIETRO SOLLECCHIA: Insieme agli autori di “Si Gira” riesce a dare allegria a un programma Rai sul ciclismo, un’impresa. Ottime le clip, azzeccate le musiche e gli stacchetti, insomma, aria nuova per il ciclismo vecchio. Questo dovrebbe essere sufficiente per fargli ottenere una promozione, invece, dobbiamo ringraziare che non sia ancora stato punito dai retrogradi della squadra RAI, per avere osato date un tocco di freschezza.

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Altro bell' articoo di ciclismo-online.it relativo al processo alla tappa...

Sicuramente, la palma del più brutto programma di questo Giro d’Italia spetta al “Processo alla Tappa”. Una delle più brutte trasmissioni di sempre, mal condotta e mal impostata. Alessandra De Stefano ha impiegato due settimane per capire che alle 14 non si deve dire “Buona sera”, ma “Buon pomeriggio”. La conduttrice di questa brutta trasmissione non è mai riuscita a dare quel tocco in più, ogni qualvolta, in maniera casuale, la discussione si avvicinava alla polemica o all’interesse degli spettatori, lei cambiava argomento abbassando il ritmo.

La rubrica “il Giro a casa di…” è il fallimento più clamoroso di questa corsa Rosa, non a caso dopo due settimane è stata soppressa, non prima di avere messo a dura prova la pazienza dei telespettatori. La scelta degli ospiti ad “Anteprima Giro” sembrava dettata più da ragioni di “amicizia” che altro, mentre per essere invitati al “Processo” sembra quasi che si bisognasse dire ciò che la conduttrice voleva sentirsi dire. Incomprensibile il mancato invito a Cristiano Gatti, Angelo Costa e PierAugusto Stagi, tre che, con la giusta ironia, sanno sempre come interessare gli spettatori. Gridano vendetta i tre inviti ad Antonio Frigo se paragonati con lo zero del trio sopra citato. Non per togliere qualcosa al giornalista veneto, ma per ristabilire una equità.

Imbarazzante la sua piaggeria nei confonti di qualuqnue ospite, in particolare Gianni Mura e il VIP collegato da casa.

Peccato che, la signora del dopo tappa, non abbia capito che per fare una trasmissione di successo non è indispensabile conviverne la linea o la formula, l’importante è che piaccia agli spettatori. Il declassamento del Processo negli ultimi tre giorni, passato da Rai Tre a Rai Sport 1, la dice lunga.

Oltre ad un abbigliamento da impiegata dell’ufficio contabile e capelli quasi mai in ordine, Alessandra De Stefano va contro le regole della televisione. Quasi mai guarda in camera, tiene sul tavolino in bella vista una bottiglia d’acqua, per fortuna senza etichetta, da agguantare dopo ogni domanda, senza chiedersi se sia ancora inquadrata. Non fa mistero di essere teleguidata, come la Ambra Angiolini prima maniera,via auricolare da Auro Bulbarelli, sono clamorosi alcuni suoi cambi di repentini di scaletta, senza mezzi giri di parole e soprattutto senza preavviso, ma solo perché il capo la obbligava via auricolare.

Ci viene il dubbio che Alessandra De Stefano non guardi la televisione o non abbia la voglia di capire i meccanismi di quei programmi che hanno tanto successo. Il Giro d’Italia, escluso il week end, è seguito per lo più da casalinghe. Basando la trasmissione sugli appassionati, inevitabilmente, si è andati a perdere la fetta più grossa del pubblico del Giro d’Italia, coloro che non sanno chi era Jaques Anquetil, ma che si divertono tanto a guardare la corsa rosa.

Insopportabile nei suoi numerosissimi ringraziamenti ai suoi “angeli custodi” (leggasi dipendenti RAI). Chissà cos’avranno di tanto speciali questi “angeli” oltre a fare il loro lavoro ?

Gigi Sgarbozza, l’unico della ciurma RAI in grado di dire, senza peli sulla lingua, quello che pensa, è stato relegato ad una mini rubrica in differita, quasi sempre snobbata dalla conduttrice che, all’ultimo giorno, ha svelato il motivo, accusando Sgarbozza di avere parlato troppo in qualche occasione. Crediamo si riferisse allo scontro tra Sgarbozza e Adorni. Inspiegabile, secondo i meccanismi della televisione e della comunicazione, il mancato confronto, anche acceso, in diretta tra i due.

A noi sarebbe piaciuta una conduzione più dinamica, magari non affidata a un giornalista, ci sarebbero piaciuti ospiti pepati per domande pepate, ci sarebbe piaciuta una sexy valletta in grado di far sognare i telespettatori e accendere il pubblico a bordo strada. Ci sarebbe piaciuta una trasmissione al passo con i tempi, una trasmissione in cui il bianco e nero non fosse il colore più presente, una trasmissione non per appassionati, ma una trasmissione per tutti.

Anche questo programma non si è evoluto negli anni, al contrario è peggiorato. Chi ricorda “Studio Tappa” di Mediaset, condotto da Raimondo Vianello, può comprendere a pieno questa nostra affermazione.

La scenografia è sempre più o meno la stessa, passano gli anni, ma lei rimane immutata come l'abitudine di fare firmare i corridori sul pannello scenografico. E' così difficile avere qualche idea nuova ?

Questi giornalisti RAI, privi di fantasia e incapaci di proporre novità, trattano la televisione pubblica come cosa loro, non si preoccupano degli ascolti e hanno la presunzione di essere superiori agli altri. Qualunque trasmissione al mondo, in caso di dati auditel non propriamente positivi (quelli del processo erano negativi), viene modificata andando ad agire proprio su ciò che vuole il pubblico, questo “Processo” no. E’iniziato male ed è finito peggio, l’unica cosa positiva modificata in corso d’opera è stata la soppressione della rubrica “Il Giro a casa di …”.

Per chi fa televisione, la presunzione di possedere la verità è il peggior difetto che si possa avere, bisogna infatti saper guardare alle richieste che il pubblico palesa attraverso l’auditel. Insomma, trasmissione brutta, vecchia e mal condotta, proprio ciò di cui il ciclismo non ha bisogno, speriamo che in un anno i Dirigenti RAI riescano a capire ciò che altri hanno già capito dopo una settimana.

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mamma mia come è pignola sta gente,io penso che il telespettatore tiene uno strumento validissimo cioè il "telecomando" quindi se a qualcuno non piace il Giro trasmesso sulla Rai se lo vedesse su Eurosport sulla Gazza o Universal Sport in Inglese o un'altro canale che trasmette sto benedetto Giro,e non va bene Savoldelli che dice "a voi" non va bene Beppe Conti che fa lo storico(cosa che io reputo interessante un pò di cultura storica ciclistica non ha mai fatto male),Gianni Mura non va bene per il broncio,non va bene l'abbigliamento della De Stefano(sicuramente con il fisico che si ritrova è meglio se rimane ben coperta :lol:),la scenografia poi mika stanno in uno studio televisivo ogni giorno quel palco viene smontato e rimontato da persone mika stiamo a Cinecittà!!!

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Vabbe ma questi sono degli idioti, la prossima volta vanno loro a lavorare per la Rai. Nazareno Balani è il miglior regista di sport italiano, Sgarbozza dice solo stronzate e loro dicono che è l'unico che dice quello che pensa. Si scaglio contro il Prto Tour senza sapere che la Lampre non doveva neanche far parte del Pro Tour.

Idioti

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