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L'ultimo ciao a Valentino


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L'ultimo ciao a Valentino

Fois trovato morto a soli 35 anni

Una giovane vita s'è spenta stamattina. Questa è l'unica certezza in questa triste giornata. Le altre sono solo illazioni e deduzioni da quattro soldi.

Valentino Fois era nato il 23 settembre 1973 a Bergamo e, come molti ragazzi di quella zona, s'era appassionato al ciclismo, iniziando a praticarlo dalla mountain bike e dal cross country. Poi l'attività su strada, qualche alto e parecchi bassi, passaggi in squadre importanti (e meno) come la Panaria-Vinavil, la Mapei, la Colpack, la Mobilvetta e la Mercatone Uno e l'abbandono dell'attività agonistica nel 2003. Era tornato in gruppo quest'anno con la maglia dell'Amore&Vita-Mc Donald's e nelle prime gare aveva sempre sofferto tantissimo. Sempre a fondo gruppo, quando riusciva a finire le corse ed entrare nel tempo massimo. Normale, normalissimo, per un ragazzo, giovane ma non più freschissimo, che era fermo da 5 anni da un'attività agonistica importante com'è quella ciclistica.

Valentino Fois è stato trovato morto in casa stamattina, dalla mamma, con la quale condivideva la casa di Villa d'Almè, nel bergamasco, e dalla squadra fanno sapere che il corridore era più che contento del suo ritorno alla bicicletta, e che addirittura era eccitato dal dover correre, a breve, la Settimana Lombarda sulle strade di casa.

Valentino Fois aveva avuto in passato problemi col doping, e tuttora era in cura per disintossicarsi dalla droga. Ma è fuorviante, ingiusto, errato e cattivo legare i passati (o anche attuali) problemi di Fois con la sua morte. Lo è perché la magistratura ha ordinato un'autopsia e solo il responso dei medici chiarirà le cause sulla morte del ragazzo. Tutte le deduzioni che si fanno (e si son fatte, e si faranno), esplicitamente o meno, sulla consequenzialità (che è diversa dal rapporto) tra doping, droga, tossicodipendenza e morte sono banali ed elementari. Sono notiziole da dare in pasto ad un pubblico desideroso di leggere Novella 2000 seduto in bagno, non a persone che vogliono veramente sapere cosa può aver causato una notizia sconvolgente. Ma fino al momento dell'autopsia (ad anche dopo, ma vabbè) ci vuole rispetto.

Ci vuole rispetto per le vite che si spezzano. Per quelle vite e per le loro famiglie. Successe anche a Zanette e Galletti, ultimamente, che pure avevano avuto una morte diversa da quella di Fois. Ma non si può, e non si deve, appena muore un ciclista, abbinare subito la notizia al doping, a Pantani (con cui Fois era stato in squadra, voluto dallo scalatore romagnolo) e ai vari problemi della vita di tutti i giorni (alcolismo, depressione, momenti nella droga) che coinvolgono non solo gli sportivi, non solo i ciclisti, ma tantissimi ragazzi (e non) di tutti i Paesi e di tutti i ceti sociali.

Il dramma è che Fois è morto. E da domani se ne parlerà semplicemente scuotendo le spalle ed il capo, invece di provare ad aiutare tutti i ragazzi che si potrebbero trovare (o già si trovano) nelle condizioni di Valentino. In fondo si sa, il moralismo è sport nazionale. La solidarietà no, invece.

Addio Valentino. Da oggi il ciclismo è ancora più povero.

(cicloweb)

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Della Vedova: Fois come Marco, ho perso un altro amico

Dopo Marco Pantani, Valentino Fois. Il ciclista piemontese Marco Della Vedova piange la scomparsa di due compagni di tante battaglie. Aveva corso con entrambi nella medesima squadra, la Mercatone Uno. Ricorda: "Ero al mio ultimo anno da professionista, il settimo, dopo i primi tre con la Brescialat e altrettanti con la Lampre di Simoni. Era stato Pantani a volermi in squadra e in quella formazione, la Mercatone Uno, ritrovai anche Valentino".

Fois aveva gareggiato con Della Vedova già da dilettante. "Ci scontrammo in un durissimo Giro a tappe della Valle d'Aosta. Una corsa per scalatori, nella quale vinse proprio Fois, davanti a Faustini, mentre io arrivai terzo nella classifica generale. Fu una sfida durissima. Poi, io e Valentino passammo professionisti".

Della Vedova ricorda che Fois, a causa della squalifica di tre anni per una vicenda di doping, come tanti altri corridori, noti e meno noti, incappati nelle stesse disavventure aveva peregrinato per qualche stagione tra gli 'amatori', gareggiando soprattutto nelle gran fondo della mountain bike. Quest'anno però aveva ottenuto un contratto con la squadra professionistica 'Amore e Vita'. "Sapevo che aveva imboccato una brutta strada, ma che ora ne era uscito".

Della Vedova, dopo una carriera agonistica senza macchia, adesso è direttore sportivo della Castanese, squadra Juniores in cui militano le promesse Nicola Nanna e Fabio Felline. E' stato inoltre assunto dalla 'Gazzetta dello Sport', organizzatrice del Giro d'Italia, come ispettore di percorso, incarico già ottenuto lo scorso anno.

Tuttobiciweb.it

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Fondazione Pantani: ma dove è il rispetto per Fois?

»E' morto un uomo, nella sua casa, per cause ancora tutte da

accertare. Eppure s'è già fatta l'autopsia, si sono già spiegati i perché, si sono già trovati i colpevoli. I verdetti vengono dai facili

censori e dai perbenisti di facciata, conditi di quella ipocrisia fastidiosa che, invece di rispettare sinceramente un lutto, ne

trae spunto per coltivare le proprie teorie».

Così la Fondazione Marco Pantani si esprime sulla vicenda di Valentino Fois, l'ex ciclista bergamasco trovato morto ieri a 38 anni nella sua abitazione per un malore, le cui cause dovrebbero essere precisate dall'autopsia di lunedì.

«Caso Fois: coacervo di ipocrisie e distorsioni...» è il titolo del comunicato che sottolinea come «ancora una volta, la morte di un ciclista o ex ciclista sia, per certa stampa, l'occasione per richiamare al doping ed ai suoi pretesi effetti, in termini

generici e demagogici». Critiche a quella stampa che «si spinge ad 'impreziosire' la notizia, accostandola senza ragioni (posto che le sole riconoscibili, quelle del passato sportivo, sono passate in silenzio) a Marco Pantani».

«Valentino era amico di Marco, per i sei mesi di militanza nel medesimo sodalizio sportivo - si legge ancora - ed è quanto

basta per ricondurre ad unità i due episodi e trarre conclusioni semplicistiche e forzate, aberranti ed offensive per i due

interessati, le loro famiglie, la gente che li ha amati e ha fatto il tifo per loro».

La Fondazione si rivolge anche all'Associazione Ciclisti Professionisti, perché «la continua invadenza della stampa in

questo sport e verso i suoi atleti - per far passare l'equazione ciclismo uguale delinquenza e marciume - trovi una risposta

compatta, chiara e forte a difesa di questo sport e di chi lo pratica, assumendo finalmente iniziative serie ed anche di grande

impatto verso l'opinione pubblica». A conclusione, «la famiglia Pantani, contrariamente a quanto scritto in taluni giornali di

oggi 29 marzo, dichiara di non aver mai querelato Valentino Fois» e annuncia di riservarsi eventuali azioni legali «di fronte

alle tante falsita' presenti nella stampa odierna e coinvolgenti Marco e la sua memoria».

Tuttobiciweb.it

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La morte di Valentino: ora sbucano le telecamere

Proseguono le indagini dei carabinieri per ricostruire le ultime ore di vita di Valentino Fois, il ciclista bergamasco di 34 anni trovato morto venerdì mattina nella sua abitazione di Villa d'Almé (Bergamo). La notte scorsa i militari della Compagnia di Zogno sono tornati al Bar Stadio di Bergamo, dove il corridore è stato visto da solo nella tarda serata di giovedì. Si cerca di capire se, dopo cena, Fois ha incontrato qualcuno che potrebbe essere messo in qualche modo in relazione con la sua morte. Per questo, nelle prossime ore, gli investigatori potrebbero visionare le riprese delle telecamere a circuito chiuso presenti nella zona.

I carabinieri contano di risalire agli ultimi spostamenti del ciclista bergamasco anche attraverso i tabulati telefonici del suo cellulare.

Tuttobiciweb.it

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Fois, l'autopsia non svela il mistero. Stamane i funerali

Resta il mistero sulla fine di Valentino Fois, il ciclista di 34 anni trovato morto venerdi'

mattina nella sua abitazione di Villa d'Alme' (Bergamo). I dubbi sulle cause del decesso non si sciolgono neppure dopo l'autopsia effettuata nella camera mortuaria del cimitero del paese dal dottor Marco Ballardini dell'universita' degli studi di Pavia. Dai primi accertamenti non sarebbe infatti ancora possibile dire con esattezza che cosa abbia provocato la morte del corridore.

L'autopsia e' durata circa due ore e al termine il medico legale non ha sciolto la riserva: avra' tempo 90 giorni per

presentare alla magistratura gli esiti dell'esame. Dal cadavere e' stato prelevato anche del liquido che servira' per un esame tossicologico piu' approfondito. Solo cosi' sara' possibile affermare con certezza se prima di morire Valentino Fois abbia assunto oppure no sostanze stupefacenti.

Il primo referto medico parlava di un malore, ma al momento non si possono escludere altre cause: il passato del ciclista, tra doping e problemi con la cocaina, contribuisce infatti a mantenere vivo un alone di mistero sulla sua morte.

Il corridore ha passato le sue ultime ore di vita fuori casa: era rientrato intorno all'una di notte e dopo aver telefonato alla fidanzata si era messo a letto. Intorno alle 4 del mattino si era sentito male, ma poco dopo si era riaddormentato; alle 8.30 la madre lo ha trovato cadavere nel suo letto. Nel frattempo la sua camera resta ancora sotto sequestro.

La salma di Valentino Fois e' stata esposta nel pomeriggio di ieri nella camera ardente del cimitero di Villa d'Alme' e in serata e' stata trasferita nella cappella adiacente alla chiesa parrocchiale del paese, dove stamani sono stati celebrati i funerali. In tanti, ieri pomeriggio, hanno reso omaggio alla salma: c'erano i fratelli e le sorelle, i parenti piu' stretti, gli amici e i compagni di squadra, che sono arrivati alla spicciolata.

Tuttobiciweb.it

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