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Capitolo 1: Dove tutto è Nato
Nel '99 avevo appena 8 anni, quando vidi in TV la rinascita di un Campione, Lance Armstrong ritorna grande dopo aver sconfitto un Cancro. Io, in quel preciso istante, ero in un letto di Ospedale a combattere la mia personale battaglia contro la Leucemia, la malattia che mi ha reso forte. Potrebbe sembrare un contro senso, ma a 9 anni essere così vicino alla morte ti costringe a diventare grandi prima degli altri, mentre loro giocavano a Football e a Basket, io ero costretto a fare terapie per cercare di non morire.

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Lance mi ha dato un grande mano, vederlo lì sui Campi Elisi in maglia Gialla, provocava dentro di me una gioia immensa e mi stimolava a non mollare mai. Non dimenticherò mai il momento in cui lui dopo aver appena vinto il suo terzo Tour de France visito l'ospedale dove io avevo vissuto gli ultimi anni della mia vita, gli domandai se avrei potuto correre il Tour e lui rispose: "Tutto è possibile, possono dirti che hai il 90 per cento di possibilità, o il 50 per cento, oppure l'1 per cento, ma ci devi credere e devi lottare".

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La Leucemia mi ha distrutto il fisico, ma ormai il peggio è passato, ora sono pronto a montare in bici.

Jacob Russo, 20 Gennaio 2002
TO BE CONTINUED
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Capitolo 2: I miei Primi Passi [Parte 1]

Era da tanto che non salivo su di una bici, la malattia mi aveva portato via tanti giorni felici, ma adesso che che sto bene voglio recuperare il tempo perso e divertirmi più di prima. Ho tanti anni davanti a me potrò percorrere tutte le strade della California fino a raggiungere un giorno il Tour de France, il sogno di ogni bambino.

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Arrivare lì sarà però difficile, non bisogna avere solo grinta e spirito di sacrificio, dovrò prima capire se ho le capacità necessarie per gareggiare un giorno affianco a Lance Armstrong anche per un solo istante.

Ed eccomi dopo tanti allenamenti a gareggiare per la prima volta contro miei coetanei, loro corrono da più tempo, ma non sanno chi hanno di fronte. Uno scatto, poi due ed infine il terzo, dopo un po' sono costretto a ritirarmi, e cresce dentro di me la convinzione di non essere ancora pronto.

Jacob Russo, 2004
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Capitolo 2: I miei Primi Passi [Parte 2]

Erano passati ormai tre anni e la mia brutta malattia era ormai definitivamente alle spalle, il mio fisico stava crescendo e ormai potevo considerarmi un adolescente, gli anni più difficili per un ragazzo. Per me, però, non è stato così, avevo già vissuto momenti difficili ed ora volevo solo godermi la vita, le ragazze non mancano, ogni mese ce n'è una diversa, tutte attratte dalla mia sfortunata storia e pur sapendo di sbagliare, mi sentivo al settimo cielo.

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Tra una ragazza e l'altra non dimenticavo mai del mio vero amore, la bici. Ogni giorno montavo in sella e percorrevo tanti chilometri per cercare un giorno di passare professionista, ma un giorno arrivò una bruttissima notizia, Lance Armstrong dopo aver vinto 7 Tour de France avrebbe smesso. La notizia mi distrusse, non volevo più correre in bici, non avevo più quelli stimoli che mi avevano reso forte, era diventato impossibile raggiungere quell'obiettivo che mi ero posto.

La mia famiglia fece di tutto per me, dovrò sempre ringraziarla per quello che ha fatto, mi impose praticamente di gareggiare nella piccola corsa del paese, ed è lì che per la prima volta alzai le braccia al cielo

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Jacob Russo, 2005
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Capitolo 3: La mia Squadra

Aver vinto una corsa, seppur di poco valore, mi faceva già sentire un campione, avevo capito di poter provare la scalata che mi avrebbe portato un giorno sulle strade di tutta l'Europa. Diventare professionista per uno statunitense, in questi anni non è certo facile, i gruppi sportivi sono veramente pochi e scegliere quello giusto non è molto facile. Mi Padre però conosceva un certo Robert, un suo amico che aveva provato a fare carriera ai tempi di Greg Lemond, ma purtroppo non riusci a fare il grande passo. Robert aveva un piccolo team nella zona e pensammo che farne parte fosse la scelta migliore da fare, infondo non costava nulla provarci

Iniziai ad allenarmi con i miei nuovi compagni, andavano veramente forte, all'inizio era difficile stare con loro sulla salitella più temuta della zona, ma con il tempo studiai la tattica "vincente". Capii subito che la salita non era il mio forte, il fisico era cresciuto e non potevo certo battermi con loro su un territorio non adatto a me, allora cercai di migliorare il mio passo. Ogni qualvolta dovevamo affrontare una salita lasciavo i miei compagni su di un piccolo tratto in pavé, adesso non sono io ad inseguire.

Quel tratto era la mia passione, ogni volta che avevo un po' di tempo andavo lì a fare una sgambata, adoravo e ancora adoro i salti della bici da un cubetto e l'altro, ma solo un giorno capii che il mio vero obiettivo non erano i Campi Elisi, ma il velodromo di Roubaix.

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Jacob Russo, 2006
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Capitolo 4: Il mio (primo) grande salto [Parte 1]

Avevo compiuto da poco 16 anni e mi trovavo ad affrontare la categoria allievi, ero uno dei più grandi della mia categoria e potevo dunque contare su un fisico già sviluppato a differenza di qualche avversario. La maggior parte dei percorsi non era adatto alle mie caratteristiche, sempre qualche salitella da scalare, ma io provavo sempre ad anticipare tutti scattando sempre a metà percorso e nella maggior parte dei casi mi rivedevano sempre dopo il traguardo.

Robert mi diceva sempre di stare calmo, di non scattare, di aiutare il leader, ma io non ne volevo sapere se ne avevo scattavo, non mi risparmiavo mai, a volte mi prendevo i rimproveri di mezzo gruppo, che si lamentava della mia andatura e della mia condotta di gara, io, invece, pensavo solo a divertirmi e fare felici i miei genitori che avevano sempre creduto in me.

Alla fine della stagione agonistica mi sentivo soddisfatto, 10 vittorie e qualche piazzamento sono molti e non avevano fatto che accrescere in me la voglia di continuare a percorrere la strada del ciclismo. A partire dal prossimo anno non sarà più così facile vincere, nuovo categoria, tanti nuovi avversari e anche più grandi di me, io però come sempre non mollerò e non mi abbattere alla prima difficoltà, vivo e vivrò per il ciclismo.

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Jacob Russo, 2007
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Capitolo 4: Il mio (primo) grande salto [Parte 2]

Dopo aver fatto il brutto e cattivo tempo tra gli Allievi, capii subito che tra gli junior non sarebbe stato così, erano più preparati dei miei precedenti avversari ed io avevo, a volte, timore di loro. Sapevo, però, che se avrei solo per un istante pensato di mollare, non avrei mai coronato il mio sogno. Nel primo anno riuscii a strappare qualche piazzamento ed ero convinto che l'anno successivo le cose sarebbero cambiate, non potevo presentarmi tra gli under 23 senza neanche una vittoria, tra gli junior, nel mio palmares.

Nell'inverno tra il 2008 e il 2009 mi dedicai completamente alla bici, trascuravo anche la scuola, volevo migliorare, volevo riuscire ad agguantare almeno una vittoria. Gli allenamenti proseguivano ad un ritmo serrato ogni giorno mi imbattevo in un temporale, non avevo di certo paura di uno stupido raffreddore, la voglia di stupire tutti era talmente tanta che non riuscivo a smettere di pedalare.

Mi trovo così ad affrontare un nuovo anno partendo con la consapevolezza di essere diventato il numero uno, si certo la salita non è il mio forte, ma ho una resistenza seconda a nessuno, inoltre per la prima volta Robert, che mai aveva creduto in me, mi consegno i gradi di capitano, assicurandomi che la squadra sarebbe stata tutta per me. Era un grande onore per me, ma ero sicuro che la squadra non mi sarebbe servita, volevo vincere IO.

E' stata una grande annata, sono stato capace di vincere 15 corse sulle 20 alla quale ho partecipato, il mio nome era conosciuto in tutto il Sud del Paese, tanto che molte squadre bussarono alla porta di casa, ma...

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Jacob Russo, 1 Novembre 2009
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