Ancora Sudamerica, ancorà povertà e miseria a fare da contorno al viaggio di D'arkness. Questa volta l'areo non poté atterrare dove avrebbe voluto e D'arkness dovette prendere il treno. E così, circondato dal vecchio e rumoroso vagone con gli interni legno, il canadese andò alla ricerca del suo terzo uomo. Poco più di un ragazzo, 22 anni ancora da compiere, ma tanto talento e tanta rabbia, come piaceva a lui.
Il suo sguardo durante il viaggio si soffermò spesso, con invidia ed ammirazione, su una ragazza, bellissima, già con il figlio al collo che, vestita di stracci, come lo era lui in quel momento, giocava con il suo piccolo con grande amore e dignità. Delle scarpe rotte e del vestito di un marrone sempre più sbiadito non le importava nulla, il suo mondo in quel momento erano lei e suo figlio, nulla di più: non aveva bisogno di altro, o perlomeno non lo dava a vedere, così bella e fiera.
Il viaggio da Caracas a Barquisimiento durò più a lungo di quanto la cartina avrebbe lasciato prevedere, ma questo a D'arkness non importava; aveva sempre amato il treno. Veder scorrere il paesaggio cullato da un rumore ormai antico, quasi rassicurante, se non fosse stato per qualche cigolio di troppo nelle ripide erte che ogni tanto si trovavano ad affrontare.
Arrivato a destinazione sapeva già come e dove andare. La sua bicicletta era con lui, i vestiti che aveva quel giorno nel deserto anche; sapeva di poter girare tranquillo, in qualche modo rinosciuto come uno di loro, per uno strano legame ancestrale che lega chi era in quelle terre prima dell'uomo bianco...
Il rosso del tramonto iniziò a riempire l'aria della città, rendendola ancora più caratteristica e speciale. Un'atmosfera che, seppur consapevole, non si aspettava di trovare così malinconica e struggente. Quando vide lo stadio dei Cardenales de Lara capì di essere quasi arrivato a destinazione. Svoltò a destra e trovò l'Hosteria Obelisco, dove avrebbe passato la note e dove aveva appuntamento con il suo futuro campione, mostratosi nella passata stagione in due corse del suo paese, la Vuelta al Tachira e quella nazionale, dove le sue caratteristiche si esaltavano.
D'arkness fece appena in tempo ad arrivare prima che iniziasse a piovere, di quelle pioggie che a queste latitudini cadono come corde infite dal cielo e che non accennano a smettere per giorni. Il suo uomo era lì, quasi un pesce fuor d'acqua, come poteva sembrare anche lui in quel momento. Il suo sguardo si rilassò quando vide arrivare il canadese, ben diverso da come se lo sarebbe aspettato - alla fine della conversazione ammetterà che con quel primo sguardo aveva già deciso di accettare.
Un'intesa, quella che si sviluppò fra i due, che partì dal primo istante in cui si sedettero a tavolino sino a quando si salutarono, dandosi appuntamento al raduno della squadra, a fine mese.
Una terza firma, quella che D'arkness ottenne, che cominciava a fargli vedere il progetto con occhi sempre meno cupi...