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[Uci Europe Tour - WE] 91° Giro d'Italia


emmea90

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Il velocista più forte del mondo colpisce ancora, vorrei aver potuto vedere la faccia di Saronni quando anche a Carpi Bennati ha regolato tutti, dal giovane fortissimo Cavendish, al piu esperto McEwen, seriamente a rischio di non vincere una tappa quest'anno.

Quel toscanaccio, sbolognato in fretta e furia nonostante 2 anni di successi ora è senza dubbio sul trono di re degli sprinter, mentre il solo Bruseghin salva la faccia di una Lampre incolore in questa festa tricolore

E Cavendish è davvero un potenziale fenomeno

Domani si bissa, ultimo piatto per velocisti prima di una settimana e mezzo infernale, sperando non ci siano le solite cadute

Cavendish ieri avrebbe vinto se nn c'era quella curva ai 300m ... McEwen ha perso 10 m da Bennati e quello ha influito ... che fenomeno Cavendish !! Ma grande Bennati ... :smilie_daumenpos:

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Piepoli, anima da gregario

"Ho imparato a risorgere"

Il pugliese, gregario di Riccò, si racconta alla vigilia delle montagne: "Da Giovane ero forte, ma mi sono rotto tutto. E ho dovuto accantonare i sogni"

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Leonardo Piepoli, 36 anni, e Riccardo Riccò. Ansa

CARPI (Modena), 23 maggio 2008 - Cigolando, gemendo e contestando, ma il corpo d’aria di Leonardo Piepoli — sei chili o su di lì, si diceva — ha retto i 172 km da Forlì a Carpi. Dopo la caduta di Monteleone, questo era il primo e più complicato test. "Dolore cane alle costole, nel groviglio di mercoledì una bici mi è entrata nel fianco, ma al traguardo sono arrivato senza ulteriori danni. Ora c’è un altro trasferimento con volata, e devo ammettere che nella sfortuna le cose sono andate bene: il calendario mi ha concesso due tappe di tempo per guarire. Senza questo intervallo, in salita non avrei inciso; così, invece, a Pampeago potrei stare quasi bene". La salute di Piepoli è la variabile più rilevante nell’economia di questo Giro. Se sarà piena, il copione di domani è già scritto. Leonardo si metterà in testa al gruppo a Borgo Valsugana scandendo un ritmo infernale nei 23 chilometri di ascesa al passo Manghen. Il piano della Saunier Duval prevede che questo minuscolo 36enne si volti solo in cima, trovando lo sguardo grato di Riccardo Riccò e pochissimo altro: di lì in poi, toccherebbe al giovane capitano inventarsi il colpo risolutivo. Ma già ieri, alla partenza di Forlì, una mossa di Riccò è parsa tatticamente avveduta: un amico gli ha regalato un cornetto rosso anti-iella, e lui l’ha immediatamente girato al suo luogotenente.

Bella soddisfazione, caro Piepoli. I suoi protetti le hanno sempre dimostrato questa gratitudine?

"No, non sempre. Confesso che a volte ci sono rimasto male, ma sto parlando di tempo fa. L’importante è non deludere se stessi, e in quel senso sono a posto".

Non la ferisce il fatto di pedalare in salita più di chiunque altro, senza però essere un capitano?

"È andata così, me ne sono fatto una ragione. Da ragazzo ero molto ambizioso, quando sono passato pro’ ero un campioncino. Peccato che a inizio carriera mi sia rotto tutto: clavicola, malleolo, radio... C’è stato un momento nel quale ho dovuto pensare a sopravvivere, e l’idea di diventare un capitano è morta lì".

Sopravvivere?

"I miei genitori sono emigrati pugliesi in Svizzera, da piccolo avevo un tetto e da mangiare e non molto altro. I voli di fantasia non erano roba per me, e non mi ci sono più riabituato".

Che cosa ha fatto, non potendo volare?

"Sono andato in Spagna. Gregariato puro, e ogni tanto qualche corsetta minore da vincere per tenere su il bilancio familiare. Ho perso del tempo, certo, ma quanto mi rassicurava lo stipendio...".

In seguito ha guadagnato molto di più.

"È successo quando ho potuto monetizzare la mia disponibilità ad aiutare un capitano. Pare sia rara".

E dunque va pagata. Mai ricevuta una proposta da numero uno?

"Questo è un mondo nel quale a 30 anni sei considerato vecchio. Passata quella soglia ho pedalato alla grande e vinto, e tutti mi hanno sempre guardato pensando "è stato il suo canto del cigno". Glielo leggevo in faccia, che era troppo tardi per convincerli all’investimento su di me".

Non è che le crei dei problemi la pressione da grande star?

"Una volta sì, lo ammetto. Adesso mi piace avvertire che su di me ci sono grandi aspettative. Anche se non sono un capitano, di carattere ne ho parecchio: altrimenti non sarei ripartito a 30 anni".

In molti sostengono che quest’anno lei coltivi qualche ambizione. Cosa annuncia da domani in poi?

"La questione è semplice. Se le cose vanno come devono andare, io sono il gregario di Riccò. Se qualcosa non funziona, ho lo spazio per provarci. Interpreti bene il discorso: il mio obiettivo è una tappa, non ho illusioni di classifica. Inoltre, sono una carta di riserva".

È ancora disposto a tirarsi il collo come l’anno scorso sul colle dell’Agnello per poi piantarsi sull’Izoard?

"Certo, se il piano tattico lo prevede. L’anno scorso avevo una missione, tirare sino al chilometro 34. Poi toccava a Simoni".

Quel giorno le eravamo accanto sull’ammiraglia. «Tirare» non rende l’idea: la sua faccia spaventava, c’era descritta tutta la fatica del mondo.

"Grazie della solidarietà, ma è fuorviante. Io non pedalo per i titoli dei giornali né per la televisione. Sono strano, eh? Io pedalo per i miei amici di sempre, quelli che dopo una tappa come quella di Briançon mi dicono "bella corsa, bravo"".

Le manca una maglia rosa?

"Mi mancherebbero certe giornate di gloria se non le avessi vissute".

Gazzetta.it

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Giro: oggi una lunga volata verso Cittadella

Riparte da Modena, capoluogo di provincia, bella città ricca di motivi d’interesse architettonico, storico, culturale ed industriali questa tappa che fissa il traguardo d’arrivo a Cittadella, in provincia di Padova, nel Veneto.

Ancora protagonista assoluta la pianura, in una frazione che non presenta assolutamente rilievi altimetrici, neppure minimi. Una tappa che proprio non dovrebbe sfuggire alle mire dei velocisti del gruppo.

Fra i centri di maggiore rilievo toccati dall’itinerario si possono ricordare Nonantola, San Felice sul Panaro, Sermide, Le­gnago e No­venta Vi­centi­na, Mon­te­galda. Piazzola sul Brenta e San Gior­gio in Bosco introducono al pri­mo passaggio dal traguardo di Citta­della. Qui ha inizio un breve circuito finale di­se­gnato attorno alle splendide mu­ra me­dievali che de­limitano il centro storico di Cit­ta­della pri­ma del­la conclusione. Siamo in una zona do­ve il ciclismo gode sempre di straordinario se­guito e passione e la città veneta, al suo primo appuntamento con la cor­sa rosa, si ap­presta a vivere l’avveni­mento con particolare entusiasmo.

Tuttobiciweb.it

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Giro: da Carpi a Cittadella

Bennati va per il poker

L’aretino ha vinto tre tappe dimostrando di essere il più veloce ad adattarsi alle caratteristiche del percorso. Alle 12.55 si parte da Modena, 177 i chilometri da percorrere

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Sostenitori di Bennati inneggiano al loro beniamino. Richiardi

MODENA, 23 maggio 2008 - Il traguardo del secondo biliardo del Giro d’Italia è a portata di tiro. A bordo tavolo i soliti specialisti, ma stavolta, a differenza di quanto accaduto a Carpi ieri, il pronostico è chiuso. Con questo Bennati c’è poco da fare.

PER IL POKER - L’aretino ha vinto tre tappe dimostrando di essere il più veloce ad adattarsi alle caratteristiche del percorso. A Milazzo ha battuto Zabel e Hondo impostando perfettamente le ultime curve e schivando le cadute disseminate lungo il tracciato; a San Vincenzo è riuscito a resistere all’attacco di Bettini che era spinto da motivazioni non comuni; a Carpi ha compiuto il capolavoro del suo Giro, mandando all’aria lo sforzo della High Road di Cavendish anticipando la compagnia a 250 metri dal traguardo. Insomma, il «Benna» ha tutto per fare poker in veneto.

RISCHIO PIOGGIA - Alle 12.55, finalmente sotto il sole, si parte da Modena: 177 i chilometri da percorrere. Il gruppo attraverserà la pianura padana e costeggerà i colli Euganei per raggiungere il circuito di Cittadella. Arrivo previsto intorno alle 18.

Gazzetta.it

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Piepoli, anima da gregario

"Ho imparato a risorgere"

Il pugliese, gregario di Riccò, si racconta alla vigilia delle montagne: "Da Giovane ero forte, ma mi sono rotto tutto. E ho dovuto accantonare i sogni"

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Leonardo Piepoli, 36 anni, e Riccardo Riccò. Ansa

CARPI (Modena), 23 maggio 2008 - Cigolando, gemendo e contestando, ma il corpo d’aria di Leonardo Piepoli — sei chili o su di lì, si diceva — ha retto i 172 km da Forlì a Carpi. Dopo la caduta di Monteleone, questo era il primo e più complicato test. "Dolore cane alle costole, nel groviglio di mercoledì una bici mi è entrata nel fianco, ma al traguardo sono arrivato senza ulteriori danni. Ora c’è un altro trasferimento con volata, e devo ammettere che nella sfortuna le cose sono andate bene: il calendario mi ha concesso due tappe di tempo per guarire. Senza questo intervallo, in salita non avrei inciso; così, invece, a Pampeago potrei stare quasi bene". La salute di Piepoli è la variabile più rilevante nell’economia di questo Giro. Se sarà piena, il copione di domani è già scritto. Leonardo si metterà in testa al gruppo a Borgo Valsugana scandendo un ritmo infernale nei 23 chilometri di ascesa al passo Manghen. Il piano della Saunier Duval prevede che questo minuscolo 36enne si volti solo in cima, trovando lo sguardo grato di Riccardo Riccò e pochissimo altro: di lì in poi, toccherebbe al giovane capitano inventarsi il colpo risolutivo. Ma già ieri, alla partenza di Forlì, una mossa di Riccò è parsa tatticamente avveduta: un amico gli ha regalato un cornetto rosso anti-iella, e lui l’ha immediatamente girato al suo luogotenente.

Bella soddisfazione, caro Piepoli. I suoi protetti le hanno sempre dimostrato questa gratitudine?

"No, non sempre. Confesso che a volte ci sono rimasto male, ma sto parlando di tempo fa. L’importante è non deludere se stessi, e in quel senso sono a posto".

Non la ferisce il fatto di pedalare in salita più di chiunque altro, senza però essere un capitano?

"È andata così, me ne sono fatto una ragione. Da ragazzo ero molto ambizioso, quando sono passato pro’ ero un campioncino. Peccato che a inizio carriera mi sia rotto tutto: clavicola, malleolo, radio... C’è stato un momento nel quale ho dovuto pensare a sopravvivere, e l’idea di diventare un capitano è morta lì".

Sopravvivere?

"I miei genitori sono emigrati pugliesi in Svizzera, da piccolo avevo un tetto e da mangiare e non molto altro. I voli di fantasia non erano roba per me, e non mi ci sono più riabituato".

Che cosa ha fatto, non potendo volare?

"Sono andato in Spagna. Gregariato puro, e ogni tanto qualche corsetta minore da vincere per tenere su il bilancio familiare. Ho perso del tempo, certo, ma quanto mi rassicurava lo stipendio...".

In seguito ha guadagnato molto di più.

"È successo quando ho potuto monetizzare la mia disponibilità ad aiutare un capitano. Pare sia rara".

E dunque va pagata. Mai ricevuta una proposta da numero uno?

"Questo è un mondo nel quale a 30 anni sei considerato vecchio. Passata quella soglia ho pedalato alla grande e vinto, e tutti mi hanno sempre guardato pensando "è stato il suo canto del cigno". Glielo leggevo in faccia, che era troppo tardi per convincerli all’investimento su di me".

Non è che le crei dei problemi la pressione da grande star?

"Una volta sì, lo ammetto. Adesso mi piace avvertire che su di me ci sono grandi aspettative. Anche se non sono un capitano, di carattere ne ho parecchio: altrimenti non sarei ripartito a 30 anni".

In molti sostengono che quest’anno lei coltivi qualche ambizione. Cosa annuncia da domani in poi?

"La questione è semplice. Se le cose vanno come devono andare, io sono il gregario di Riccò. Se qualcosa non funziona, ho lo spazio per provarci. Interpreti bene il discorso: il mio obiettivo è una tappa, non ho illusioni di classifica. Inoltre, sono una carta di riserva".

È ancora disposto a tirarsi il collo come l’anno scorso sul colle dell’Agnello per poi piantarsi sull’Izoard?

"Certo, se il piano tattico lo prevede. L’anno scorso avevo una missione, tirare sino al chilometro 34. Poi toccava a Simoni".

Quel giorno le eravamo accanto sull’ammiraglia. «Tirare» non rende l’idea: la sua faccia spaventava, c’era descritta tutta la fatica del mondo.

"Grazie della solidarietà, ma è fuorviante. Io non pedalo per i titoli dei giornali né per la televisione. Sono strano, eh? Io pedalo per i miei amici di sempre, quelli che dopo una tappa come quella di Briançon mi dicono "bella corsa, bravo"".

Le manca una maglia rosa?

"Mi mancherebbero certe giornate di gloria se non le avessi vissute".

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Che corridore Piepoli.... :smilie_daumenpos:

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Mamma mia vardate che roba!!! VAI BENNATI!!!!

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Speriamo nn sia rimasto indietro savoldelli!!!! :rotfl:

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BENNATI!!! - 1 km

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Bennati nooooooooooooooo,

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Complimenti cavendish!

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Corettissimo Bennat!

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Avete sentito sono rimasti indietro corridori di classifica? Contador, Riccò...

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riccò, leipheimer, bruseghin, di luca, simoni, contador ed altri perdono 1'13'' da coloro che erano nel primo gruppo...

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savoldelli 5° assoluto

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Grande Savo il giro è nostro!!

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Nooo, perdono solo 13''

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Domani è dura!! L'ho fatta la salita prima dell'alpe (è una bestia) non finisce più!!

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Cavendish di potenza

E' la risposta a Bennati

A Cittadella finisce ancora in volata: l'inglese, ieri 2° per 2,5 centimetri, chiude in testa con ampio margine sull'italiano e Koldo Fernandez. Visconti resta in rosa, in coda Riccò e Contador perdono 13'' da Di Luca. Da domani si sale con l'arrivo all'alpe di Pampeago

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Mark Cavendish, 2° trionfo dopo lo sprint di Catanzaro. Bettini

CITTADELLA (Padova), 23 maggio 2008 - Mark Cavendish ha vinto allo sprint la 13ª tappa del Giro d’Italia, da Modena a Cittadella per 177 chilometri. Il britannico dell'High Road, 22 anni, ha ottenuto il secondo successo in questo Giro dopo quello di Catanzaro. Secondo posto per Daniele Bennati (Liquigas), terzo Koldo Fernandez, quarto Zabel. Poi Dean e Lorenzetto. Giovanni Visconti (Quick Step) ha conservato per l'ottavo giorno la maglia rosa anche se ai meno 4 km dall'arrivo il gruppo si è spezzato in due, causando un ritardo di 13'' di Riccò, Contador, Piepoli, Bruseghin e Leipheimer sui vari Di Luca, Nibali, Kloden, Simoni e Pellizotti.

LA CRONACA – Da Modena partono in 168: Priamo (Csf), il vincitore di Peschici, come previsto si arrende dopo la caduta del giorno prima. A otto chilometri dal via lascia anche Sabatini (Milram), sofferente al ginocchio, mentre si susseguono gli scatti in testa al gruppo (anche di Bettini e Di Luca). Dopo 35 km vanno via Buffaz e Agirre, raggiungono oltre 5' di vantaggio ma il destino è segnato: ai meno 10 il francese della Cofidis, spesso in fuga negli ultimi giorni, e lo spagnolo dell'Euskaltel sono riassorbiti dal plotone. E' il preludio allo sprint, con gli ultimi tre chilometri neutralizzati dalla giuria per evitare incidenti.

AVANTI COSI' – Sabato la corsa rosa prosegue con la 14ª tappa da Verona all'Alpe di Pampeago per 195 chilometri. Da scalare il passo Manghen (23,4 km, dislivello di 1662 metri, pendenza media del 7%, massima del 15) prima dell'arrivo in quota di Pampeago: 7,7 km, dislivello di 748 metri, pendenza media del 9,6% e massima del 16. Lecito attendersi i big all'attacco e cambiamenti sostanziali in classifica generale.

Gazzetta.it

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Bennati avrebbe potuto anche vincere, ma è partito troppo presto, se non mi sbaglio verso i -400m.

vabbè cazzo...ha vinto 3 tappe...e se la vogliamo dire tutta ha perso cmq da un campione del mondo...quindi ha fatto primo degli sconfitti (e dei "normali")

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