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Un sogno chiamato Africa


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1gspiaggiadipolicoroimg.jpg

Passarono giorni, mesi, ma l'umiliazione non era ancora stata cancellata dalla mia testa e si purtroppo avevo ancora nella mente quel giorno, quella discussione fatta con Phuthuma Nhleko e i suoi collaboratori, ma decisi di reagire e cosi andai con la mia famiglia a Policoro a passare le vacanze e già Policoro è un posto meraviglioso dove ci sono persone calorose e pronte a darti una mano anche se non ti conoscono. Mentre stavo steso sulla sdraio a prendere il sole, mi colpii un ragazzino di colore con una bicicletta, aveva 16-17 anni, lo vidi molto impaurito cosi mi avvicinai verso di lui.

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Mi avvicinai a lui, mi presentai, lui si chiamava Jonathan ed era di nazionalità keniana, mi raccontò che era orfano dei genitori a causa di una guerra che era successa nel suo paese cosi lui insieme al suo capo gang decisero di emigrare in Italia per cercare fortuna, lui faceva parte di una gang dove a capo c'era un signore di circa 40 anni che sfruttava non solo Jonathan ma anche altri ragazzini come lui e poi a loro gli dava vitto e alloggio, purtroppo non poteva farci nulla perché i suoi zii che lo adottarono alla morte dei genitori furono minacciati da questo signore e cosi Jonathan fu costretto a emigrare insieme a altri ragazzini come lui e insieme al capo della gang in Italia.

Con se aveva una bicicletta non ci misi molto a capire che l'aveva rubata però lui mi diceva che il ciclismo era la sua passione, che il suo ciclista preferito era Daniel Teklehaimanot e sognava di diventare come lui, beh questa cosa mi colpii molto e cosi decisi di portarlo via da Policoro e dargli ospitalità nella mia casa in provincia di Roma, per allontanarlo dallo sfruttamento e dalla schiavitù.

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Purtroppo a malincuore andammo via da Policoro, un paesino meraviglioso con un atmosfera bellissima e con la gente accogliente, feci questa scelta per aiutare Jonathan per allontanarlo dalla sua gang che si era stanziata da quelle parti, avevo preso molto a cuore la sua situazione lui mi ringraziò, io gli dissi di non preoccuparsi e cosi arrivammo nella mia casa in provincia di Roma.

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All'inizio Jonathan era molto chiuso, non era molto aperto come carattere non voleva raccontare della propria famiglia, potevo capirlo chissà quanta sofferenza che aveva passato, essere sfruttato, usato, aveva un passato difficile alle spalle, forse dubitava ancora di me non si fidava ancora ma ero convinto che con il tempo si sarebbe convinto anche lui, tanti miei amici mi dicevano che non mi dovevo fidare di quel ragazzo, che era solo un emigrato senza speranze, io non ascoltavo le parole degli altri io ero convinto di me stesso, di quello che stavo facendo, credevo in quel ragazzo, è vero che nella vita avevo già ricevuto molti dispiaceri ma non avevo comunque smesso di fidarmi delle persone. Nel frattempo continuavo a seguire il ciclismo in televisione, il tour de france, una delle corse più ambite al mondo, ma non mi diceva niente perché il ciclismo è cambiato ormai si pensa solo per se e ci sono tanti tatticismi ormai il ciclismo è diventato un business dove i ricchi investono soldi solo per veder vincere non si accontentano più, ricordo ancora gli anni 80' e 90' dove c'erano campioni dal calibro di Hinault, poi Indurain, Chiappucci, Bugno, ma sopratutto Pantani che quando scattava ti faceva alzare dalla poltrona che cercava le imprese senza guardare quanti chilometri mancavano al termine.

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Il ragazzo pian piano cominciò ad aprirsi caratterialmente, mi raccontò della morte dei genitori che aveva visto con i suoi occhi, del suo affidamento agli zii, del suo sfruttamento, insomma quel ragazzo ne aveva passate di tutti i colori non era mai stato libero, per questo la bicicletta per lui rappresentava una forma di libertà, una valvola di sfogo insomma era uno svago. Per farlo felice gli regalai una bici vera era una bianchi non era nuovissima ma era in buone condizioni, anche io tirai fuori la mia vecchia pinarello, e cosi decidemmo di uscire in bici...

Avevamo percorso una trentina di chilometri quando vedemmo l'imbocco del Terminillo, decidemmo di scalarlo, era duro, faticoso ma alla fine anche divertente incontrammo tanti ciclisti che andavano in ricognizione, arrivammo in cima sfiniti però ero molto contento, era da tempo che non mi divertivo cosi ma ero felice perché avevo fatto divertire Jonathan.

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Passò del tempo, finalmente ero riuscito a conquistare la fiducia del ragazzo, per me era come una vittoria aver portato via un ragazzo dallo sfruttamento e dalla sofferenza, ero molto felice, per questo lo portai allo stadio Olimpico di Roma a vedere una partita di calcio, casualmente in tribuna incontrai Mario Cipollini, ci conoscevamo perché alle gare andavo sempre da lui a chiedergli l'autografo, mi raccontava che voleva tornare nel mondo del ciclismo non solo come fornitore di bici ma voleva investire su un progetto, io ancora non avevo dimenticato il mio progetto africano e cosi incominciai a parlargliene, lui sembrava essere molto fiducioso e mi disse che mi avrebbe fatto sapere al più presto.

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Mario Cipollini è stato un grande campione ha vinto corse prestigiosissime, come la Milano-Sanremo, il mondiale, la classifica a punti del giro d'Italia, tappe al Tour de France e alla Vuelta di Spagna, insomma è stato un grande campione, ma anche un grande uomo ricordo che voleva aiutare Pantani, voleva farlo tornare a vincere, volendo formare una squadra insieme, ma anche perché si è difeso dall'accusa di evasione fiscale, venendo assolto.

Insomma un grande campione ma anche un grande uomo, ma il ciclismo è la sua vita, ha provato a investire nelle biciclette, ha formato una squadra di ciclismo femminile con il suo nome, ma non si sentiva ben appagato, voleva investire su qualcosa di nuovo, su qualcosa di speciale, certo il mio progetto anzi chiamiamolo sogno non era il massimo della vita però c'era quel qualcosa che piaceva a Mario e questo mi faceva sperare, come si dice la speranza è l'ultima a morire :rolleyes:

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Passarono un paio di giorni e arrivò la tanto attesa chiamata da parte di Mario, dalla voce sembrava molto entusiasta, mi disse che aveva contattato un piccolo imprenditore, proprietario di una piccola azienda africana chiamata Sunlight, Mario gli aveva detto del progetto e l'imprenditore sembrava essere fiducioso ed era disposto ad avere un incontro per tutti i dettagli, l'accordo c'era, mancavano le firme e l'assegno poi avrei potuto cominciare la mia ricerca di giovani corridori.

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Finalmente arrivò il giorno del tanto atteso incontro con l'imprenditore africano, lasciai Jonathan a casa, e presi l'aereo diretto a Johannesburg, stavo per ritornare nella città dove fui rifiutato da Phuthuma Nhleko, dai suoi collaboratori, da tutta la compagnia MTN, era passato del tempo ma la ferita era ancora aperta, però sapevo che un giorno avrei avuto la mia rivincita contro di loro e quindi dovevo avere pazienza.

Arrivai nella sede della agenzia dell'imprenditore africano, all'entrata c'era Mario Cipollini che mi stava aspettando, parlammo circa una decina di minuti poi entrammo nell'ufficio.

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Entrammo nell'ufficio dell'imprenditore africano, ci fece accomodare e cominciai a parlare del progetto di formare una squadra con giovani ciclisti africani, e di voler dare una svolta al ciclismo africano che non aveva mai avuto molta fortuna, anche Mario Cipollini parlò con molto entusiasmo di questo progetto.

L'imprenditore ascoltò e disse che era d'accordo, e inoltre voleva sponsorizzare la sua azienda Sunlight system care che era in un periodo non particolarmente felice, ci disse anche che a causa dei problemi della sua azienda non poteva investire molto e cosi ci diede un assegno da quarantamila euro, erano pochi ma l'imprenditore mi lanciò un'altra sfida costruire una squadra di 14-15 corridori con soli quarantamila euro, era difficile ma ero fiducioso, ebbene usciti dall'ufficio mi misi subito al lavoro non c'era tempo da perdere.

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40 mila euro erano pochi, certo non puoi costruire uno squadrone ma poi costruire una squadra dove ci si aiuta tutti insieme dove non sono i soldi che contano ma lo spirito, il gioco di squadra, la fatica, la volontà, questi sono i valori dello sport e il mio obiettivo è di creare una squadra cosi.

Cominciai subito a mettermi al lavoro, volevamo corridori che non sono esplosi, o che avevano avuto delle difficoltà in passato o che vengono da stagioni non molto fortunate, uno dei primi nomi che mi venne in mente fu quello di Dmytro Grabovskyy.

grabovskyy.jpg

Grabovskyy è un ottimo corridore, si è messo in luce nel 2005 al girobio e sempre nello stesso anno ha vinto la prova in linea del mondiale under 23 svoltasi a Madrid e nella prova a cronometro conquistò l'argento. Una carriera che sembrava dovesse spiccare il volo invece esce fuori il problema dell'alcolismo dove rischiò di perdere la vita ma nonostante tutto riusci a risolvere questo problema, tanta gente era ancora scettica, non avevano più fiducia nel ragazzo e cosi si ritrovò svincolato, noi siamo pronti ad accoglierlo nella speranza che questo talento possa esplodere :smilie_daumenpos:

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Proseguendo sempre sulla stessa economia, contattai un altro corridore era John-Lee Augustyn.

augustyn.jpg

Augustyn è una delle nostre punte per le salite, è ancora giovane, si è messo in luce come giovane promessa quando era alla Barloworld del mio amico Claudio Corti, poi il grande salto in una squadra pro tour, ma la scarsa esperienza e la giovane età non gli hanno consentito di mettersi in luce in un palcoscenico cosi importante, speriamo che con noi, lontano dai riflettori possa far valere il suo talento :smilie_daumenpos:

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Rimanendo sempre sulla stessa economia, portammo in squadra Reinhardt-Janse Van Rensburg.

reinhardtjansevanrensbu.jpg

Secondo tanti esperti, è il futuro del ciclismo africano, è ancora giovane ma va molto forte, lo scorso anno ha già vinto tante corse, appena ha sentito del nostro progetto ha subito accettato visto che la sua vecchia squadra la MTN, dove a comando c'è Phuthuma Nhleko, chiedeva troppo ai corridori ma sopratutto non dava loro la libertà, cosi ha deciso di venire da noi in fin dei conti è meglio essere liberi che essere schiavi :smilie_daumenpos:

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