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Le peripezie di Du(ri)val


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L'aria è torbida e pesante; l'odore di rum e birra penetra ovunque, sembra quasi cementificare l'ossigeno, rende annaspante il respiro e impasta la lingua, tanto da ostacolare la parlata; il video-poker, posto come sempre lì, all'angolo, ormai inutilizzato da mesi ma sempre acceso, sbuffa forti zaffate di calore ; urlano e imprecano senza ritegno i clienti un po' "allegri" che giocano al biliardino dalle stecche arrugginite e maculato da vistose chiazze di birra ; e quasi nauseante è il forte odore di salato degli stuzzichini sul bancone, lì ,quasi certamente, da qualche giorno e ormai irranciditi. Piace e non piace l' atmosfera di un bar della periferia fiorentina a settembre, quando il caldo è tale da non infilarsi il giubbotto, ma non è neppure così asfissiante da girare in maniche corte; c'è addirittura chi non aspetta altro che ritrovare i vecchi cari amici e discutere di sport e del quartiere, per poi sfidare l'altro a carte o a calcio-balilla, mentre altra gente non vi si fermerebbe neppure per utilizzare il bagno. C'è anche però chi, ed è la maggioranza, si rifugia in quel baretto solo perché non ha di meglio da fare, solo perché è stufo di sedersi in canottiera e mutande sulla sua poltrona in salotto, di fronte ad una moglie ormai consumata, lagnante e suscettibile, che magari gli chiede in continuazione "aiuto coi bambini", "la lavatrice nuova", il "televisore più grande", "una domenica a fare compere". E preferisce allora i calcinacci pendenti, i rutti e il forte odore di piscio di un bar del genere. Ma, in quel venerdì di settembre, in quello squallido bar c'era anche gente "per bene", ricca e felice. In quel bar, quella sera, lontano da occhi indiscreti, si decideva il destino di una persona. C'erano Cecchi Gori e un pezzo grosso della WADA ,in quel bar, tra gli altri seduti al bancone e anche loro, mentre parlavano,ogni tanto consumavano uno degli stuzzichini irranciditi. Due uomini così si sarebbero dovuti incontrare tra le splendenti mura della sala ricevimenti di un Plaza nel centro di una enorme metropoli internazionale, attorniati dalla stampa e dai camerieri, e invece no. Perché si discuteva di qualcosa che era e sarebbe dovuta rimanere segreta. Dalla forsennata e forzata ostentazione dell' entusiasmo Festina al silenzio della disfatta, tra i due estremi i calcoli finanziari, per l'ennesima volta errati, di Cecchi Gori. E ora bisognava chiudere i battenti, ma in silenzio e senza che nessuno di importante ci rimettesse le penne. Ed allora chi più ingenuo e sfacciato, chi più adatto e accreditato al ruolo di capro espiatorio se non lui, il "festaiolo", Glen Quagmire?

Guida Glen, guida spensierato con i tuoi amici verso il casello autostradale, destinazione Versilia, per godersi l'ultimo bagno notturno stagionale, quello settembrino, il più freddo e frizzante,quello di cui, obiettivamente, si sente meno bisogno. Ma è proprio il vizio, il superfluo che conduce al danno.

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Lì, tra le alte vette innevate, dove il freddo inverno scandisce i ritmi della giornata; lì tra quei boschi verdeggianti, dove il canto dell’ usignolo allieta le passeggiate dei turisti; lì in quel piccolo paese “così fuori dal mondo”, dove i ritmi di vita sono regolati, ancora come secoli fa, dal sorgere del sole; lì, proprio lì, in quella valle che pareva incantata, c’ era un uomo, seduto sulla neve, con lo sguardo perso nel vuoto, con la mente rivolta ai suoi pensieri, ai suoi ricordi e ai suoi dubbi.

Non era un uomo come gli altri, era un uomo straziato dal dolore, che aveva perso tutto e tutti e che si era rifugiato nel passato, nei luoghi dove aveva vissuto per anni, dove nessuno avrebbe potuto infastidirlo, dove sarebbe stato solo.

Aveva commesso molti sbagli, ma si poteva definire come un uomo al quale la fortuna, sin dall’ infanzia, aveva voltato le spalle, poiché ogni qualvolta era sul punto di toccare il cielo con un dito, veniva scaraventato giù con violenza e con forza da qualcuno o da qualcosa e col tempo le cadute provocate da ciò si facevano sentire nella sua testa e nel suo cuore.

Era diventato ormai un uomo rassegnato, rassegnato al suo destino, rassegnato alla sua solitudine, ma dentro di lui rimaneva comunque un resticciolo di spiriti guerreschi, che le umiliazioni e le macerazioni non avevano potuto spegnere del tutto.

Continuava a guardarsi intorno, come se fosse in un posto dove non avrebbe dovuto essere, ed in effetti lui avrebbe dovuto essere su una spiaggia caraibica a godersi il sole come fanno tutti i DS dopo aver concluso una brillante stagione con la propria squadra.

Invece lui era ormai stato licenziato molto tempo prima dal suo incarico di DS e invece di sentire il calore dei raggi del sole sulla sua pelle, percepiva un freddo pungente che gli screpolava le labbra e le guance, ma non se ne curava, anzi quel vento gelido gli piaceva, gli dava sollievo, lo faceva sentire ancora al mondo.

Prese il suo snowboard e si incamminò nel bosco, per raggiungere le piste da sci, dove lavorava guidando un vecchio gatto delle nevi.

Camminava con passo deciso mentre un merlo infreddolito continuava a gracchiare; era un uomo sulla trentina, alzava il capo di tanto in tanto, con un movimento che lasciava trasparire un non so che di altero e inquieto, con gli occhi invece, fissava il sentiero, buttando con un piede, verso il i lati della stradina, i ciottoli che facevano inciampo sul percorso.

Era un uomo abitudinario, che ormai da tempo faceva queste cose e come sempre giunto sulla pista da sci, si sedette di nuovo sulla neve.

Rimembrava al suo passato, al suo presente e al suo futuro e capì di essere prigioniero di un desiderio che non voleva prendere forma.

Si guardò intorno, strinse gli attacchi del suo snowboard e scese a valle per andare al lavoro, come ormai da tempo faceva, ma non sapeva che quel giorno la sua routine e la sua vita sarebbero cambiate…

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Peccato che l'Euskaltel non è come l'Athletic Bilbao che compra i giocatori e gli dice d'inventarsi una nonna basca :D

Osi negare che uno che si chiama Bixente e gioca nella nazionale francese c'entri coi Paesi Baschi come Pippo Franco in un film di Charlie Chaplin? :mrgreen:

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