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[PCM 2012] All'inseguimento di un sogno: parte II


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Nella settimana che va dal Giro delle Fiandre alla Paris-Roubaix, in terra di Spagna, va in scena una delle "piccole corse a tappe" più importanti, la Vuelta al Pais Vasco (per i comuni mortali il Giro dei Paesi Baschi). Per molti corridori, questa corsa è un ottima preparazione per la Classiche delle Ardenne grazie ai suoi percorsi mai banali ed impegnativi, costellati da salite brevi ma dure. Quindi, i partecipanti sono di alto livello e, quest'anno, la cosa non cambia perchè ci sono, l'idolo locale, Samuel Sanchez, Alejandro Valverde e Juan Josè Cobo Acebo, coppia iberica della Movistar, Chris Froome e Bradley Wiggins, leader del Team Sky, Chris Horner e Andreas Kloden, gli ultimi due vincitori della corsa, Cadel Evans e Jurgen Van Den Broeck.

Anche noi della Katusha abbiamo portato una squadra, soprattutto, in funzione delle prossime Classiche, composta da Joaquim Rodirguez e Alexandr Kolobnev, come leader, Dani Moreno, Yuri Trofimov, Eduard Vorganov, Gianpaolo Caruso, Maxim Belkov e Alexander Porsev.

Stranamente, la corsa parte con estrema tranquillità e la prima tappa (Guenes - Guenes 153km) che, sulla carta, poteva riservare qualche sorpresa alla fine si rivelò meno impegnativa del previsto. La solita fuga di disperati, questa volta, non prese grande vantaggio e per il gruppo fu semplice riprenderla, molto prima della salita finale, l'Alto de San Cosme, a meno di 10km dall'arrivo, dove tutti si sarebbero immaginati una prima battaglia tra i big. Nemmeno questo accadde perchè, l'unico, a scattare fu Riblon (Ag2r) che prese subito vantaggio e, solamente, in discesa si provò a muovere un attimo Evans, senza combinare più di tanto, e il francese riuscì ad arrivare al traguardo conquistando la vittoria di tappa, anticipando una confusa volata di gruppo, regolata da Kolobnev su Purito.

Quindi, il giorno successivo si ripartì per la seconda tappa (Guenes - Vitoria-Gasteiz 166km), l'unica per "velocisti", con Riblon in testa alla generale seguito, con lo stesso tempo (non ci sono abbuoni) da Kolobnev e Rodriguez che, grazie al miglior piazzamento ottenuto (20°) nella volata, vinta da Napolitano (Acqua & Sapone), sfilò la maglia di leader al francese, passando in testa alla generale.

Con Purito in testa alla generale, si arrivò alla terza tappa (Vitoria-Gasteiz - Eibar-Arrate 164km), prima frazione con arrivo in salita. L'andamento della corsa fu molto caotico, con scatti e controscatti che alzarono notevolmente la velocità e, quando si arrivò della salita finale, l'Alto se Usartza, che presentava innumerevoli rampe oltre il 10%, il gruppo era composto da una sessantina di corridori. Più volte, gli idoli locali, Sanchez e Txurruka provarono a scattare ma, a circa 1,5km dal traguardo, ci fu l'affondo deciso di Joaquim e, l'unico che, gli restò a ruota fu Van Den Broeck (Lotto) che, all'ultimo chilometro, provò a staccare Purito. Il belga non riuscì nel suo intento e i due arrivarono insieme in volata dove, a spuntarla, fu proprio Van Den Broeck, probabilmente più fresco di Joaquim, mentre i primi inseguitori Veltis (Omega) e Hesjedal (Garmin) arrivarono rispettivamente a 41" e 50".

baschi2.png

CLASSIFICA GENERALE (DOPO 3a TAPPA):

1 - Joaquím Rodríguez - Katusha Team 12h24'01"

2 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

3 - Peter Velits - Omega Pharma-QuickStep + 41"

4 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep + 50"

5 - Cadel Evans - BMC Racing Team s.t.

6 - Maxime Monfort - RadioShack-Nissan s.t.

7 - Christian Vande Velde - Garmin-Sharp s.t.

8 - Jean-Christophe Péraud - Ag2r La Mondiale s.t.

9 - Ryder Hesjedal - Garmin-Sharp s.t.

10 - Janez Brajkovič - Astana Pro Team s.t.

Continuo più tardi con le ultime tre tappe

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Riprendiamo il riassunto del Giro dei Paesi Baschi partendo dalla quarta tappa (Eibar - Bera-Ibardin 151km), anch'essa con arrivo in salita. Per la prima volta, dall'inizio della corsa, noi della Katusha cerchiamo di fare. da subito, un andatura elevata in modo da sfiancare gli avversari e, diciamo che, in qualche modo riusciamo nel nostro intento, arrivando all'imbocco della salita finale in una trentina. L'unico problema, però, è che nessuno dei big si è staccato e lungo le rampe della salita finale, più volte, Valverde e Sanchez tentano di evadere, senza fortuna, ma l'unico scatto "vero" è quello di Van Den Broeck ai 1700 metri che, con Rodriguez a ruota, allunga notevolmente il gruppo. I due vengono, però, ripresi e il primo a lanciare la volata, lunghissima, è Mollema (Rabobank) che, inizialmente, sembrò staccare tutti ma, nel finale, dovette arrendersi alla prorompente progressione di Purito che, saltandolo negli ultimi cento metri, conquistò la tappa, davanti a lui ed Evans (BMC).

Nella quinta tappa (Bera - Onati 183km), ultima in linea, si ripartì con la stessa classifica della tappa precedente (al traguardo non ci furono distacchi). La corsa, anche quel giorno, fu molto tirata e lungo la salta finale, l'Alto de Asentzio, i big si fecero la "guerra" con scatti e controscatti, soprattutto da parte di Van Den Broeck che in tutti modi cercò di staccare Purito, senza mai riuscirci. Questa ascesa fece una bella selezione, rimasero in venti (tutti i primi della generale), ma nessuno in discesa provò ad attaccare e, così, arrivarono a giocarsi la tappa in una volata ristretta. Come il giorno prima, fu Rodriguez a trionfare coni uno sprint magistrale, in cui nessuno riuscì a stargli a ruota, precedendo la coppia, Omega, Velits e Martin. Anche oggi, però, non ci furono distacchi al traguardo e, come da previsione, sarebbe stata la crono conclusiva a decidere il tutto.

baschi4.png

La crono finale (Onati - Onati 18km) fu il luogo della battaglia finale tra Purito e i suoi avversari. Il più pericoloso, vedendo la classifica, era Van Den Broeck (i due avevano lo stesso tempo) ma non bisognava dimenticarsi che alle loro spalle, nell'ordine, c'erano Velits (a 41"), Evans (a 50") e Martin (a 50"), gente che a crono sa andare forte. I favoriti di giornata, per tutti, erano, i due della Sky, Bradley Wiggins e Chris Froome e, anche il campione del mondo di specialità, Tony Martin ma, il percorso molto ondulato, avrebbe permesso ad altri corridori di lottare con loro tre.

Come da previsione, i due inglesi furono i protagonisti della corsa, nel bene e nel male, perchè Froome risultò di ben 13" più veloce rispetto a Wiggins, ipotecando, quasi certamente, la vittoria di tappa fino alla partenza di Martin, l'unico che lo fece soffrire davvero perchè, al traguardo, i due ottennero lo stesso tempo (26'48"), ma l'ordine di partenza premiò l'inglese. Se la lotta per vittoria di tappa era, ormai, chiusa, quella per la Generale era ancora aperta ma ne Evans (4° a 6") e ne Veltis (7° a 10") riuscirono, seppur di poco, a battere il tempo del tedesco. Per VdB e Purito, però, il discorso era diverso perchè loro due avrebbero dovuto, il più possibile, limitare i danni e se il belga, quasi, rischiò di sprofondare (15° a 34") per Joaquim fu la "crono della vita" perchè al traguardo chiuso in sesta posizione, a solo 9" da Martin, risultato davvero inimmaginabile.

Con questa straordinaria prestazione, e oltre a due bellissime vittorie di tappa, Joaquim Rodriguez porta a casa il successo finale della Vuelta al Pais Vasco 2012, davanti a Jurgen Van Den Broeck e Tony Martin.

baschi5.png

CLASSIFICA GENERALE:

1 - Joaquím Rodríguez - Katusha Team 21h19'30"

2 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team + 25"

3 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep + 41"

4 - Peter Velits - Omega Pharma-QuickStep + 42"

5 - Cadel Evans - BMC Racing Team + 47"

6 - Maxime Monfort - RadioShack-Nissan + 1'03"

7 - Christian Vande Velde - Garmin-Sharp + 1'08"

8 - Janez Brajkovič - Astana Pro Team + 1'18

9 - Jean-Christophe Péraud - Ag2r La Mondiale + 1'20"

10 - Andreas Klöden - RadioShack-Nissan + 1'22"

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Anche la "regina" delle Classiche è arrivata. A soli sette giorni di distanza dal Giro delle Fiandre, i corridori tornano ad affrontare il pavè nella sua versione più terribile, quella dell' "Inferno del Nord", semplicemente ciò che è la Paris-Roubaix. Quasi 260km di corsa con ben 51,5km di pavè, suddivisi in 27 settori, e neanche un metro di salita, o discesa, ma un'infinità di stradine strette e insidie varie ... Per questo è chiamata l'Inferno del Nord.

Come al Fiandre, settimana scorsa, al via ci sono tutti i corridori amanti del pavè ma, per tutti, sarebbe stata una Roubaix nel segno di Fabian Cancellara e Tom Boonen, assetato di vendetta dopo la beffa subita in Belgio, la settimana prima. Un gradino sotto loro, c'è una grande schiera di corridori, pronti a rubare la scena ai due duellanti, capitanata da Juan Antonio Flecha, Alessandro Ballan, Bjorn Leukemans e Lars Boom. Per noi della Katusha, la formazione era la stessa del Giro delle Fiandre e, ancora una volta, tutti avrebbero corso a supporto di Vladimir Gusev e Luca Paolini.

Nemmeno il tempo di lasciare il ritrovo di partenza, in gruppo, si capì che quel giorno sarebbe stato un vero e proprio incubo. Da subito, freddo, pioggia e un forte vento si scatenarono sopra la testa dei corridori e, la situazione probabilmente sarebbe peggiorata, ma questo non scoraggiò un gran numero di corridori che, coraggiosamente, provarono a portare via la fuga che, dopo quasi 20km, partì definitivamente. All'attacco andarono in sei, nessuno con grandi speranze, e il gruppo lasciò fare (8' di vantaggio massimo) ma appena iniziarono i tratti in pavè, sotto il ritmo di Omega e RadioSchack, l'andatura si alzò notevolmente, iniziando a causare le prime vittime tra cui Paolini, vittima di una caduta senza conseguenze.

Il vantaggio degli attaccanti, con il passare dei chilometri, scendeva notevolmente e dal gruppo. subito fuori il settore di Maing > Monchaux-sur-Écaillon, a quasi 100km dall'arrivo, partirono Pozzato (Farnese), Hincapie (BMC), Mondory (Ag2r) e Guesdon (FDJ), gente che sul pavè andava molto forte, e che in poco tempo ripresero gli attaccanti. I gregari di Cancellara alzarono ulteriormente l'andatura ma il ritardo si aggirava sempre sui 3' ma quando si entrò nelle Foresta di Arenberg, Fabian si mise a tirare il gruppo, allungandolo in modo spaventoso e, riducendo di quasi 30" lo svantaggio, al momento dell'uscita dalla Foresta.

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Dalla Foresta, in ordine, uscirono Cancellara, Posthuma e i nostri Gusev e Paolini nelle prime posizioni ma, nessuno dei big, rimase attardato nonostante, ormai, il gruppo era di una cinquantina di corridori. Sempre sotto l'impulso della RadioSchack, aiutata anche da Omega e BMC, il vantaggio dei fuggitivi continuò a diminuire, ma molto lentamente perchè davanti andavano, lo stesso, forte, mentre più passavano i settori di pavè, più i corridori si staccavano causa stanchezza o per forature e cadute. Ad assottigliare, ulteriormente, il gruppo ci pensò il difficilissimo settore di Mons-en-Pévèle, a 48km dall'arrivo, che ridusse a solo una ventina i componenti del gruppo, di cui però non fece più parte Gusev, mentre in testa rimasero solamente Pozzato, Hincapie e Guesdon.

Il vantaggio dei tre, ad certo punto, iniziò a stabilizzarsi sul minuto e mezzo perchè stavano spingendo a tutta, nonostante dietro andassero veramente forte. La corsa, quindi, sembrò avere quasi un momento di stallo che, però, venne interrotto a circa 37km dall'arrivo, lungo il settore di Pont-Thibaut > Ennevelin, quando accadde l'inimmaginabile .. Tom Boonen cadde.

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La caduta di Boonen fece esplodere la corsa perchè, quasi simultaneamente, ci fu l'attacco deciso di Cancellara e Flecha. Il gruppetto dei big si spezzò letteralmente e i corridori si ritrovarono sparpagliati lungo il percorso, mentre i gregari di Boonen rallentarono per aiutarlo, e Luca si ritrovò abbastanza staccato in compagnia di Nuyens (Saxo Bank). La situazione in corsa continuava a cambiare, chilometro dopo chilometro, fino a quando Cancellara e Flecha ripresero, e staccarono, i fuggiti passando in testa alla corsa, ma in compagnia, anche, di Ballan (BMC), che rientrò su di loro abbastanza agevolmente dopo un momento di indecisione.

Da quel momento, quasi del tutto, la corsa si cristallizzò e la situazione vedeva i tre di testa con quasi un minuto su Leukemans, primo inseguitore, mentre la coppia Nuyens-Paolini inseguiva a circa 3' con il Gruppo Boonen a più di 4', ormai tagliato fuori dalla lotta per la vittoria. I tre davanti andarono di comune accordo e sul Carrefour de l'Arbre non successe nulla, continuando a guadagnare secondi sugli inseguitori.

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I tre continuarono insieme, continuando a darsi cambi regolari, e quando entrarono all'interno del velodromo vennero accolti da una incredibile ovazione. Da logica, lungo il giro di pista, i tre iniziarono a studiarsi e all'ingresso dell'ultima curva partirono per una lunghissima volata, con Cancellara in testa. Ballan perse subito la ruota e, solamente, Flecha provò a contrastare lo svizzero ma non ci fu nulla da fare, per lui, perchè Fabian Cancellara vinse magistralmente la Paris-Roubaix 2012, al termine di una giornata di altri tempi, con freddo e pioggia fin dal primo chilometro.

Via via, tutti i corridori, ridotti ad una maschera di fango e fatica, arrivarono al traguardo e, solamente, dopo quasi cinque minuti e mezzo arrivò il gruppo di Tom Boonen, il grande sconfitto di giornata ma, probabilmente, si sarebbe lo stesso arreso allo strapotere dello svizzero. Insieme al belga arrivò Paolini, mentre Gusev chiuse 34 a 18'44", al termine di una giornata davvero difficile per tutti (76 corridori arrivarono al traguardo).

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Fabian Cancellara - RadioShack-Nissan 6h31'04"

2 - Juan Antonio Flecha - Sky ProCycling s.t.

3 - Alessandro Ballan - BMC Racing Team s.t.

4 - Björn Leukemans - Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team + 1'51"

5 - Sébastien Turgot - Team Europcar + 4'18"

6 - Sebastian Langeveld - Orica GreenEDGE s.t.

7 - Lars Boom - Rabobank Cycling Team s.t.

8 - Frédéric Guesdon - FDJ-Big Mat s.t.

9 - Heinrich Haussler - Garmin - Sharp s.t.

10 - Matthew Hayman - Sky ProCycling + 5'25"

...

15 - Luca Paolini - Katusha Team +5'25"

22 - Tom Boonen - Omega Pharma-Quick Step s.t.

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Quando inizia un periodo delicatissimo, come quello delle Classiche, il tempo sembra volare e in un batter d'occhio tutti si ritrovarono catapultati in uno scenario completamente diverso da quello vissuto fin'ora. Nel giro di una settimana, le stradine strette, la polvere, il fango e soprattutto il pavè lasciavano spazio alle mille insidie, e ai continui su e giù delle Cote, delle strade delle Classiche delle Ardenne.

Come da tradizione, la prima di queste classiche è l'unica che si disputa in Olanda, cioè l'Amstel Gold Race. Nonostante abbia una storia molto recente, è una delle corse più spettacolari ed interessanti, soprattutto da quando l'arrivo è stato spostato in cima al Cauberg, la collina che sovrasta il paese di Valkenburg, che la rende una gara dall'esito mai certo. Quest'anno, soprattutto per il fatto che il mondiale si disputerà su queste strade, i corridori al via sono alcuni dei più grandi interpreti di questo tipo di corse e, oltre al vincitore delle ultime due edizioni Phillppe Gilbert, sono presenti Andy Schelck, Alejandro Valverde, Samuel Sanchez, Cadel Evans, Vincenzo Nibali, Damiano Cunego e molti altri.

Per noi, dopo aver mandato in ferie i reduci del pavè, prendevano il via Joaquim Rodriguez e Alexandr Kolobnev (come leader), Dani Moreno, Eduard Vorganov, Yuri Trofimov, Maxim Belkov, Alberto Losada e Maxime Vantomme.

La giornata, stranamente, era bella e faceva un leggero caldo, quindi temperatura ideale per correre ma, in gruppo, l'atmosfera era gelida. Infatti, prima che iniziarono gli scatti per portare via la solita fuga passarono molti chilometri e, quasi immediatamente, si sganciò un gruppetto di sette corridori, tra cui gli italiani Taborre (Acqua & Sapone) e Ricci Bitti (Farnese), che prese subito vantaggio sul gruppo. Nessuno, dietro, aveva la minima intenzioni di alzare l'andatura e, già al primo passaggio sul Cauberg (km 72), il ritardo sfiorava i 5' e presumibilmente sarebbe stato destinato a lievitare ancora.

Infatti, lo svantaggio arrivò a sfiorare i 9' e, inizialmente, la Sky si portò in testa al gruppo mantenendo il ritardo stabile, perchè nessuno aveva ancora voglia di fare sul serio. Per gran parte della corsa la situazione rimase questa ma, finalmente, a circa 100km con ancora quasi 9' da recuperare, la Movistar e, in modo massiccio, la BMC iniziarono ad imporre al gruppo un andatura forsennata che, quasi sicuramente, nel finale si sarebbe fatta sentire.

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Il ritmo, dietro, adesso era davvero elevato e ogni Cote, o Berg, faceva sempre qualche vittima, mai nessuno di illustre, riducendo via via i componenti del gruppo. Al secondo passaggio sul Cauberg, a 75km dall'arrivo, il ritardo era già sceso sotto i cinque minuti e la velocità era in costante aumento. Infatti, i fuggitivi vennero ripresi a circa 40km dalla conclusione e, in gruppo, era tutto pronto per la bagarre, e già sul Loorberg i big iniziarono a farsi la guerra.

Inaspettatamente, il primo a scattare, fu Philippe Gilbert, il grande favorito, che prese di sorpresa tutti tranne Rodriguez che, con un po' di difficoltà, riuscì lo stesso a riprenderlo ma, neanche dopo cento metri, vennero subito riassorbiti dal gruppo. Questo scatto fece capire a tutti che il belga era in grande condizione e, proprio lo stesso Gilbert, sul falsopiano in cima al Gulperberg, a 26km dall'arrivo, piazzò uno scatto molto più deciso, a cui nessuno riuscì rispondere, per poi buttarsi a tutta velocità giù per l'insidiosa discesa.

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Philippe, quasi subito, prese quasi trenta secondi ma dietro, tutti, stavano lavorando di grande accordo e, soprattutto, al traguardo mancava ancora molto. Infatti, dopo quasi 10km in avanscoperta, venne ripreso in cima all'Eyserbosweg (la Salita delle Antenne), prima che Valverde e Sanchez provarono ad allungare, senza successo, lungo il tratto di discesa. Nemmeno sul Fromberg successe nulla, quindi, quasi come ogni anno sarebbe stato il Keutenberg a decidere la corsa e, ancora una volta, Gilbert provò ad attaccare nel tratto più duro ma l'azione decisiva, appena iniziato il falsopiano, fu di Sylvain Chavanel.

Nel momento in cui partì il francese, nessuno ebbe le gambe per seguirlo e sia Kolobnev che Rodirguez erano rimasti intrappolati al centro del gruppetto. Tutto ciò favorì il tentativo del francese che prese subito una ventina di secondi ma dietro a poco meno di 10km dall'arrivo, forse con un po' di ritardo, partirono all'inseguimento Valverde (Movistar), Kroon (Saxo Bank), Leukemans (Vacansoleil), Nocentini (Ag2r), Gerrans (Orica) e, rientrando quasi all'ultimo, anche Kolobnev.

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I sei all'inseguimento stavano dando l'anima ma, davanti, Chavanel non sembrava accusare cedimenti, mentre quel restava del gruppo inseguiva ad una decina di secondi dal Gruppo Valverde. Quando terminò la discesa, Sylvain si ritrovò ad affrontare il Cauberg per l'ultima volta, con circa 20" sul gruppetto inseguitore da cui, appena iniziata l'ascesa finale, partì lunghissimo Valverde, giocandosi il tutto per tutto. Intanto, il gruppo con Gilbert e Rodirguez era riuscito a rientrare sui sei ma, per loro, non ci fu più nessuna speranza di vittoria perchè, resistendo alla grande, Sylvain Chavanel conquistò la prima Grande Classica della sua carriera. Alle sue spalle, con dieci secondi di ritardo, si piazzò Alexandr Kolobnev che, negli ultimi metri, riuscì a scavalcare Bjorn Leukemans, mentre Valverde si piantò negli ultimi duecento metri.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Sylvain Chavanel - Omega Pharma-QuickStep 6h47'10"

2 - Alexandr Kolobnev - Katusha Team + 10"

3 - Björn Leukemans - Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team s.t.

4 - Ryder Hesjedal - Garmin-Sharp s.t.

5 - Rinaldo Nocentini - Ag2r La Mondiale s.t.

6 - Alejandro Valverde - Movistar Team s.t.

7 - Karsten Kroon - Team Saxo Bank-Tinkoff Bank s.t.

8 - Simon Gerrans - Orica GreenEDGE s.t.

9 - Joaquím Rodríguez - Katusha Team s.t.

10 - Enrico Gasparotto - Astana Pro Team s.t.

11 - Philippe Gilbert - BMC Racing Team s.t.

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Era passato all'incirca un mesetto da quanto avevo corso, e vinto, il Giro di Catalunya, ma da quel momento, in poi, non avevo più corso. Infatti, quando terminai la corsa in Spagna decisi di tornarmene a casa mia per, innanzitutto, riposarmi ma anche per proseguire li gli allenamenti, sulle strade di casa.

Sapevo che Tchmil e Piva, molto probabilmente, mi avevano inserito in una "prima" lista per il Giro d'Italia e per questo, nei primi giorni di aprile, mi chiesero di correre il Giro del Trentino ma io, forse anche in modo poco educato, gli risposi che non avevo la minima intenzione di parteciparvi, giustificando anche il motivo di tale scelta. Infatti, già in marzo, parlai a loro della mia volontà di partecipare alla Liegi-Bastogne-Liegi, anche semplicemente come gregario di Purito o Kolobnev, e se avessi dovuto, nei giorni precedenti, correre il Trentino mi avrebbero costretto a sorbirmi una bella dose di stress dovuto al viaggio per raggiungere il Belgio, la sera stessa dell'ultima tappa del giro.

Nonostante questa mia motivazione, la loro risposta non fu molto gradevole perchè, come se non lo sapessi già, mi ricordarono per l'ennesima volta che non avrebbero mai accettato un atteggiamento di "ribellione", da parte mia, ma alla fine mi concessero lo stesso la possibilità di disertare il Giro del Trentino, a patto, però, che alla Liegi avrei corso in aiuto, fino all'ultimo metro, ad uno dei capitani, e se ciò non fosse successo avrei potuto rischiare di non partecipare al Giro d'Italia ... In questi casi si dice "uomo avvisato, mezzo salvato".

Più deciso che mai, soprattutto dopo questo "avvertimento", mi misi sotto con gli allenamenti, soprattutto, incentrati sul fondo perchè arrivare, con i primi, nel finale della Liegi sarebbe stato davvero difficile e, per questo, quasi tutti giorni percorrevo le strade ondulate delle mie zone, affrontando più volte le salite del Lissolo e del Colle Brianza. Nonostante conoscessi a memoria queste strade, notai di non riuscire ad allenarmi con la giusta concentrazione, e tranquillità, perchè spesso, e mal volentieri, mi imbattevo in qualche idiota che utilizzava la sede stradale pensando di essere in pista, e questo mi innervosiva parecchio. Però, quasi come per magia, grazie ad un mio amico venni a sapere che, per alcune sere fino a luglio, l'Autodromo di Monza era aperto a ciclisti, skater, pedoni (in breve, a chiunque) che avrebbero potuto girare liberamente in pista e questa non poteva essere altro che una buona notizia.

Continuai lo stesso ad allenarmi, in mattinata, immerso nel normale traffico stradale ma nelle serate di "pista libera" andavo, molto felicemente, all'autodromo per continuare ad allenarmi e, nonostante la presenza di skater e altra gente lungo il tracciato, riuscivo finalmente ad avere degli allenamenti piuttosto tranquilli, favoriti dall'ampiezza della pista, fino a quando, un giorno, non venni fermato da una specie di commissario di percorso. Inizialmente, pensai che mi avrebbe detto di andare un po' più piano, per non creare eventuali pericoli alle altre persone, ma invece, sorprendendomi del tutto, mii disse che, siccome di aveva riconosciuto, il giorno dopo la pista era chiusa, perchè non c'erano sessioni di test o altro, e che, se avessi voluto, avrei potuto averla a mia disposizione per tutta la giornata. Senza rifletterci nemmeno un istante, gli risposi di si e l'indomani, felice come un bambino in un negozio di giocattoli, quando entrai sul Rettilineo Principale mi trovai davanti questo scenario.

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Era la prima volta che vedevo questo posto, solitamente fatto da padrone dal rombo del motore di supercar, come Ferrari o Maserati, immerso in un silenzio quasi irreale. Erano più o meno le nove del mattino e la pista era praticamente deserta, quindi potevo tranquillamente cominciare questa, alternativa, giornata di allenamento, che inizia con un giro molto lento della pista, in cui andai alla scoperta di ogni suo minimo dettaglio, prima di tornare sulla linea del traguardo, dove mi rifermai. Chiusi gli occhi e, cadendo in uno stato quasi di trance, immaginai di essere sulla griglia di partenza prima dell'inizio del Gran Premio, mentre fissavo il semaforo rosso che, d'improvviso, divenne verde.

Con un riflesso felino, scattai alzato sui pedali lanciandomi a buona velocità lungo il rettilineo per arrivare alla Prima Variante in cui entrai senza tirare i freni, e sfiorando i cordoli, per poi fare un altro breve scattino in uscita e lanciarmi a tutta lungo il Curvone Biassono prima di arrivare alla Variante della Roggia. Anche qua non tiro i freni e tocco leggermente i cordoli, prima di buttarmi a tutta dentro la prima e, successivamente, la seconda Curva di Lesmo e lanciarmi a gran velocità lungo il Rettilineo del Serraglio, prima di affrontare il sottopasso dell'Anello Alta Velocità, che porta alla Variante Ascari. Non entro a grande velocità e nel veloce cambio di direzione, mi sposto dalla destra alla sinistra delle sede stradale per poi far scorrere la bicicletta, in uscita dalla curva, verso destra e iniziare il lungo rettilineo che porta alla Curva Parabolica prima di tornare sul rettilineo del traguardo e chiudere il giro di pista.

Dire che fossi entusiasta era poco perchè, in realtà, ero letteralmente galvanizzato e senza rendermene conto iniziai a macinare giri su giri fino a quando, leggendo il parziale sul contachilometri, mi accorsi di aver percorso 307km, per un totale di 53 giri ... In poche parole completai la stessa distanza di gara del Gran Premio e, tranquillamente, potevo dire di aver svolto un buon allenamento per la resistenza.

Alla fine del 53°, e ultimo giro, rientrai nella Pit-Lane dove per incontrarmi nuovamente con quel commissario a cui, forse approfittando della sua grande gentilezza, chiesi se potevo vedere lì, in una delle sale dell'autodromo, la Freccia Vallone, che mi ero totalmente scordato che fosse quel giorno ... Ma questa è un altra storia ...

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Seguendo come un ombra quel commissario, entrammo all'interno dell'edificio dell'Hospitality, quello usato solitamente dai vip durante il week end del Gran Premio, per poter vedere i miei compagni di squadra impegnati alla Freccia Vallone. Quando accendemmo il televisore, che a dir la verità era più un maxi schermo, per mia fortuna, la corsa non era ancora finita ma era già entrata nel finale perchè all'arrivo mancavano poco più di quindici chilometri. Non sapevo esattamente che corridori ci fossero stati al via ma, quasi sicuramente, molti di loro avevano partecipato all'Amstel quindi gente come Gilbert, Valverde, Evans e Schleck sarebbero stati della partita, mentre per noi, tutti, sarebbero stati al servizio dei capitani Kolobnev e Rodriguez.

Come detto in precedenza, la corsa stava entrando nelle battute conclusive ma, prima di arrivare al Mur de Huy, c'era d'affrontare la salita di Côte de Villers-le-Bouillet, a circa 10km dall'arrivo, e già li ci fu battaglia vera, infatti ci fu un attacco, forse non troppo convinto, di Philippe Gilbert ma che, lo stesso, gli permise di staccare tutti di ruota, compreso Rodriguez, che quel giorno mi sembrò non avere un buona gamba. Il belga sembrava potersi involare verso il traguardo ma, nella veloce discesa, si gettò al suo inseguimento Alejandro Valverde, che portandosi dietro l'intero gruppo, riuscì a rientrare sul battistrada, arrivando, così, a piedi del Mur de Huy con un gruppo di una quarantina di corridoi. Davanti, per noi, rimasero, insieme a Joaquim, anche Kolobnev, Moreno e un sorprendente Trofimov.

Il gruppo, lanciato a tutta velocità, arrivò all'ultimo chilometro molto allungato e, poco prima di iniziare le prime, terribili, rampe del Muro, Kolobnev balzò in testa al gruppetto con alle spalle Valverde, Evans e Schleck, mentre Rodriguez navigava intorno alla decima posizione e, secondo me, sarebbe rimasto li fin sul traguardo.

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La mia sensazione riguardo Purito si rivelò vera perchè non tentò mai di portarsi nelle prime posizioni del gruppetto e, come un ulteriore conferma, vidi che non provò a seguire Gilbert mentre, con grande forza, si riportava davanti. Intanto nelle prime posizioni non stava succedendo ancora nulla e questo, forse, giocava a favore di Alexandr che, secondo me, aveva iniziato il Muro davanti troppo presto, ma quando il gruppetto arrivò alla famosa "S", il punto in cui le pendenze sono più dure, scoppiò la battaglia, e il primo a provare ad allungare fu Valverde seguito da Evans e Kolobnev che, appena iniziò a spianare la strada, uscì dalla scia dell'australiano, iniziando una lunghissima volata. Alexandr iniziiò a guadagnare 20, 30, 40 metri e nessuno da dietro sembrava poter rimontare su di lui ma, su questa salita, poteva accadere di tutto e a mettere un po' di paura ci pensò Gilbert che, rimasto attardato, si lanciò in un spaventosa progressione ma quelli davanti erano lontani, soprattutto Kolobnev che, dopo averci lasciato a tutti con il fiato sospeso per paura di una crisi, vinse "per distacco" la Freccia Vallone 2012, davanti ad Evans e Gilbert, ottimo terzo. mentre Valverde finì e solo 11° Purito, al termine di un altra giornata no.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Alexandr Kolobnev - Katusha Team 5h16'34"

2 - Cadel Evans - BMC Racing Team +10"

3 - Philippe Gilbert - BMC Racing Team s.t.

4 - Michael Albasini - Orica GreenEDGE +14"

5 - Enrico Gasparotto - Astana Pro Team s.t.

6 - Andy Schleck - RadioSchack-Nissan + 20"

7 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

8 - Alejandro Valverde - Movistar Team s.t.

9 - Rinaldo Nocentini - Ag2r La Mondiale s.t.

10 - Simon Gerrans - Orica GreenEDGE s.t.

11 - Joaquim Rodriguez - Katusha Team s.t

Senza ombra di dubbio, la bellissima vittoria di Kolobnev, credo sia stata la "ciliegina sulla torta" di una delle giornate più belle che abbia mai vissuto, trascorsa completamente all'interno dell'Autodromo di Monza grazie all'aiuto di un gentilissimo commissario ma, il tempo della "vacanza" ormai era finito. Infatti, l'indomani, nel pomeriggio mi sarei dovuto imbarcare in direzione Belgio, più precisamente per Liegi, perchè si iniziava a fare sul serio e, se non volevo perdere la possibilità di correre il Giro d'Italia, avrei dovuto correre oltre le mie possibilità la Liegi-Bastogne-Liegi.

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In men che non si dica, il giorno della Doyenne, la "decana", arrivò a scuotere la mia vita. Per tutti, questa corsa, era molto importante ma per me rappresentava uno dei punti più importanti, e fondamentali, di questa mia stagione perchè, in base al risultato che avrei ottenuto, mi sarei giocato la possibilità di correre il Giro d'Italia.

In Belgio arrivai, già, nel pomeriggio del giovedì prima della corsa perchè, come da tradizione, il giorno successivo ci sarebbe stato l'allenamento, con tutta la squadra, lungo gli ultimi chilometri della corsa, e io volevo assolutamente parteciparvi. Per la Liegi, uno degli obbiettivi principali dello sponsor, portammo la miglior squadra che avevamo a disposizione, composta, oltre che da me, da Kolobnev e Rodriguez (i leader), Moreno, Trofimov, Vorganov, Caruso e Horrach, ma la concorrenza, quel giorno, sarebbe stata davvero di primo livello. Infatti, lungo l'allenamento del venerdì abbiamo incontrato tutti i maggiori pretendenti di questa corsa a partire dallo squadrone dall'ultimo vincitore,Philippe Gilbert e Cadel Evans, per la BMC, il due volte vincitore, della Movistar, Alejandro Valverde, il vincitore nel 2009, Andy Schleck e una lunga serie di corridori di alto livello tra cui spiccano, il vincitore dell'Amstel, Sylvain Chavanel, Damiano Cunego, Jurgen Van Den Broeck e Samuel Sanchez.

Nonostante sia quasi maggio, la giornata non è certamente delle migliori e, al ritrovo di partenza di Liegi, tira un vento abbastanza fastidioso ma almeno non piove, per ora. In gruppo, però, l'atmosfera è rovente fin da subito perchè i corridori che cercando di andare in fuga sono molti e, senza tregua, continuarono a scattarsi in faccia per quasi 30km fin quando, per nostra fortuna, riuscì a sganciarsi un gruppetto di cinque, tra cui Kashechkin (Astana), Izagirre (Euskaltel) e Caruso (Liquigas).

Questi attaccanti prendono subito vantaggio e, come massimo, arrivano quasi a 9' fino a quando la RadioSchack e la BMC si mettono in testa al gruppo, iniziando a recuperare qualcosa ma, mantenendo una velocità piuttosto blanda, e ciò a noi della Katusha non andava bene. Infatti, la nostra intenzione era quella di avere un corsa dura e proprio per questo, già a 100km dall'arrivo, inizialmente, in modo relativamente tranquillo sulla Cote de Wanne, ci portammo in testa al gruppo e, sotto un improvviso diluvio, lungo le rampe della Cote de Stockeu alzammo il ritmo del gruppo in modo piuttosto violento.

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La nostra accelerata risultò essere molto violenta e il gruppo, dopo essersi allungato notevolmente, si spezzò in due tronconi ma nessuno dei big perse il contatto e, sempre con noi a tirare, il ritardo degli attaccanti iniziò a calare rapidamente. Nonostante stessimo viaggiando ad alte velocità a circa 60km dall'arrivo, sulle rampe della Cote de Rosier, dal gruppo evasero Kroon e Sorensen (Saxo), Di Luca (Acqua & Sapone) e Nocentini (Ag2r), quando il nostro ritardo si aggirava ancora intorno ai 4'.

A grandi, grandissime, linee posso dire che l'azione di questi quattro ci aiuto, in pochettino, a rendere ulteriormente dura la corsa perchè, anche se mancavano molti chilometri all'arrivo, erano atleti lo stesso pericolosi. Infatti, il gruppetto di Di Luca & Co. riuscì a riprendere, e staccare, gli attaccanti della prima ora passando, così, in testa alla corsa ma dietro, grazie ad uno straordinario lavoro di Trofimov eravamo riusciti a ridurre lo svantaggio ad un solo minuto e, a grandissima velocità, ci stavamo avvicinando ad uno dei "punti chiave", la Cote de la Redoute.

Lungo i 2km all' 8,8% della salita simbolo delle Liegi riprendemmo, anche noi, i primi fuggitivi ma la cosa più importante la fece Dani Moreno che, negli ultimi 500m, con una tirata pazzesca spezzò in modo netto il gruppo restando solamente in 12 davanti, e noi della Katusha eravamo ben i quattro.

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Oltre a noi quattro della Katusha (io, Kolobnev, Rodriguez e Moreno), nel gruppetto all'inseguimento dei battistrada, erano presenti Vanendert e Van den Broeck (Lotto), Andy Schleck e Horner (RadioSchack) e il pericolosissimo blocco della BMC con Gilbert, Evans e Santambrogio, che nel tratto successivo alla Redoute ci aiutò a tirare il gruppetto. Gli attaccanti ebbero vita breve e, già sullo Sprimont, gli andammo a riprendere e sulla successiva salita, la temuta Roche-aux-faucons ci sarebbe stata battagli vera e, questa mia previsione, non tardò ad avverarsi.

Nemmeno il tempo di fare dieci metri ci fu, già, un attacco di Gilbert che, dopo un primo tentativo andato a vuoto, provò a ripartire, qualche centinaio di metri più avanti, con Purito a ruota che, anche quel giorno, non riuscì a seguirlo. Così, il belga, si ritrovò da solo al comando ma, nel tratto di discesa, non riuscì a guadagnare perchè in testa al gruppetto, su cui erano riusciti a rientrare altri corridori (tra cui Valverde, Chavanel e Scarponi) mi ero portato io e in pochi chilometri lo andai a riprendere senza troppe difficoltà (l'allenamento a Monza stava dando i suoi effetti).

Sempre con me in testa, seguito a ruota da Kolobnev, ci avvicinammo alla Cote de Saint-Nicolas, l'ultima di giornata, su cui, inaspettatamente, nessuno provò ad attaccare ma proprio in cima, in vista dello striscione dei 5km all'arrivo, attaccò violentemente Evans e solamente Kolobnev e Schleck riuscirono a rispondere, mentre nel breve tratto di discesa vennero raggiunti da Valverde e Van Den Broeck. Con quasi 30" guadagnati, questi cinque, andarono a giocarsi la vittoria.

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Proprio in vista del triangolo rosso, i cinque, iniziarono a studiarsi e Alexandr, sfortunatamente, si ritrovò in prima posizione, la peggiore possibile. Nessuna aveva la minima intenzioni di dare il via alla volata arrivando ancora compatti all'ultima curva dove, con uno scatto telefonato, partì Schleck che, quasi immediatamente, venne saltato da Evans, con a ruota Valverde e Kolobnev, mentre VdB rimase da subito tagliato fuori. Nonostante che, sia Kolobnev che Valverde, fossero più veloci di lui, nessuno dei due, riuscì ad affiancare Cadel Evans che, con una volata abbastanza lunga, vinse lo stesso la Liegi-Bastogne-Liegi 2012, davanti allo spagnolo e ad Alexandr, ancora a podio nelle Classiche delle Ardenne di questa stagione. Il gruppo inseguitore arrivò quasi dopo un minuto e al suo interno c'eravamo sia io, che riuscii a concludere (Giro d'Italia quasi assicurato), che Purito, ancora una volta colpito da una giornata no.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Cadel Evans - BMC Racing Team 7h10'19"

2 - Alejandro Valverde - Movistar Team s.t.

3 - Alexandr Kolobnev - Katusha Team s.t.

4 - Andy Schleck - RadioShack-Nissan s.t.

5 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

6 - Bert De Waele - Landbouwkrediet - Euphony + 58"

7 - Philippe Gilbert - BMC Racing Team s.t.

8 - Simone Chinello - Katusha Team s.t.

9 - Michele Scarponi - Lampre-ISD s.t.

10 - Joaquím Rodríguez - Katusha Team s.t.

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Terminata la Liegi, per me, non c'era assolutamente la possibilità di rilassarmi perchè, grazie al piazzamento ottenuto alla Doyenne, avevo ottenuto la certezza di partecipare al Giro d'Italia. Per me, il fatto di poter correre la Corsa Rosa equivaleva alla vittoria della corsa stessa perchè, solamente pochi mesi fa, non avrei mai potuto immaginare che questa mia, ennesima, avventura nel ciclismo mi avrebbe riservato tutto questo.

Il delicato avvicinamento al Giro cercai di svolgerlo nel modo più serio, e professionale, possibile con allenamenti specifici e mirati per poter arrivare, al giorno della partenza, già in buone condizioni. Proprio quell'attesissimo giorno arrivò talmente in fretta che, quasi, non me ne resi conto ed in fretta e furia preparai tutto l'occorrente, prima di andare in aeroporto e spiccare il volo in direzione Danimarca. Infatti, il Giro d'Italia 2012 partiva dall'estero, precisamente ad Herning (cittadina nella regione dello Jutland Centrale), e solamente raggiungere questo posto era piuttosto stressante ma, alla fine, lo si poteva sopportare tranquillamente.

Io arrivai ad Herning solamente il giovedì sera, quindi appena due giorni prima della partenza ma, soprattutto, il giorno prima della presentazione delle squadre. Non so come mai, ma quella notte, nella mia testa nacquero una miriade di strani pensieri che, praticamente, mi impedirono di chiudere occhio e la mattina seguente, quando mi alzai, parevo uno degli zombie del video di "Thriller" di Michael Jackson. Probailmente, era perchè attendevo, quasi, con ansia spasmodica questo giorno, che sembrava così lontano, ma che quando arrivò non mi sembrava vero. Alla presentazione, che doveva svolgersi nel pomeriggio, mancavano un paio d'ore e non volevo assolutamente presentarmi in questo modo, quindi, mi misi ad ascoltare le canzoni rock più trascinanti e coinvolgenti che avevo nell'iPod, spaziando dagli AC/DC agli Iron Maiden, arrivando all'atteso momento completamente trasformato, carico come una molla e con la voglia di spaccare tutto.

La cerimonia di presentazione delle squadra si sarebbe svolta nel centro della città, per l'occasione completamente tappezzato di rosa, e moltissime persone si erano posizionate dietro le transenne per vedere sfilare tutti i corridori di questo 95° Giro d'Italia. La prima squadra a salire sul palco fu la Farnese, di Luca Scinto, e via via si susseguirono tutte la altre, in ordine decrescente in base ai numeri assegnati, fino ad arrivare al nostro turno, i penultimi (dorsali dall'11 al 19) a salire sul palco e nonostante mi fossi caricato al massimo, in quel momento, tornai ad essere teso come una corda di violino. Di stare su un palco non avevo per nulla paura (durante l'adolescenza ero stato un grandissimo chitarrista) ma, probabilmente, il fatto di ritornare al Giro d'Italia mi poteva portare a rivivere, nella mia mente, ciò che mi accadde due anni prima proprio alla Corsa Rosa.

Per fortuna la nostra presentazione durò pochissimo e, così, dopo nemmeno mezzora ero già in albergo, insieme al resto della squadra, per analizzare in modo molto scrupoloso la startlist di questo Giro:

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Vedendo i partecipanti notammo che, rispetto alle ultime edizioni, non c'erano i corridori più forti ma, lo stesso, erano presenti molti atleti da non sottovalutare. Per noi il favorito, anzi, i grandi favoriti erano Ivan Basso e Vincenzo Nibali della Liquigas anche se, secondo me, il vero capitano sarebbe stato Basso perchè, alle classiche, Nibali non si era dimostrato in buona condizione.

Un altro corridore molto pericoloso era Michele Scarponi, il vincitore dell'edizione 2011 dopo la squalifica di Contador, che alle classiche andò molto bene e che, in squadra, poteva contare su Damiano Cunego, forse non ancora ad altissimi livelli ma in buona condizione.

Chi, però, ci incuteva più paura era Roman Kreuziger che, oltre ad avere a disposizione una squadra stellare con Kiserlovski, Tiralongo e l'eterno Vinokourov, era il corridore che andava più forte a cronometro, oltre che in salita, ma questo discorso valeva anche per Thomas De Gendt, a differenza che non aveva a disposizione una squadra eccezionale.

Se questi, per noi, erano i grandi favoriti, un gradino sotto c'era una lunga sfilza di corridori da non sottovalutare, a partire da Cobo Acebo, il vincitore della Vuelta 2011, Ryder Hesyedal, Jakob Fuglsang, Jalle Vanendert fino alle sorprese dell'ultima edizione del Giro, John Gadret ( in classifica) e Mikel Nieve, e i fortissimi giovani colombiani Sergio Henao e Rigoberto Uran, della Sky, e Bauke Mollema della Rabobank.

Finito il discorso della vittoria finale, si apre il discorso dei velocisti e dei, così detti, "cacciatori di tappe". Per la prima volta, dopo molti anni, non è presente il velocista più forte, Mark Cavendish, quindi per i suoi avversari più agguerriti, per la maggior parte presenti qui al Giro, ci potranno essere grandi possibilità di vincere almeno una tappa. Matthew Goss, Tyler Farrar e l'esperto Alessandro Petacchi sembrano essere una spanna sopra tutti ma i vari Bennati, Swift, Guardini, Hutarovich, Modolo e Bos non proprio dei novellini.

Riguardo ai "cacciatori di tappe" la lista potrebbe essere quasi infinita ma con al via gente come Phillippe Gilbert, Sandy Casar, Rui Costa, Oscar Gatto, Danilo di Luca, Domenico Pozzovivo, Emanuele Sella e moltissimi altri si potrà vivere, ogni giorno, una tappa divertente, emozionate e soprattutto spettacolare.

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La notte tra il giorno della presentazione e quello del prologo fu più tranquilla di quanto immaginassi perchè ero convinto, quasi al cento percento, di non riuscire a dormire. Il prologo pur non essendo, a livello di corsa, una delle tappe più importanti, sotto l'aspetto psicologico, invece, era molto fondamentale perchè iniziare bene, o male, poteva aumentare, o abbattere il tuo morale.

Il nostro obbiettivo era, assolutamente, quello di limitare il più possibile il ritardo da corridori come Kreuziger o De Gendt perchè, sia io che Joaquim, contro il cronometro non eravamo dei mostri. Proprio per questo, al posto di attendere in albergo, andai fin dalle prime ore del pomeriggio nella zona del traguardo per provare a farmi raccontare, a caldo, le sensazioni dei vari "colleghi" al termine della loro prova in quanto, nonostante avessi provato e riprovato il percorso in allenamento, in corsa sarebbe stato totalmente diverso. Nonostante i primi corridori a partire non fossero dei fenomeni ci furono già delle sorprese perchè ne David Zabriskie ne David Millar, due dei grandi favoriti per la prima Maglia Rosa, non riuscirono a battere lo strepitoso tempo di Geraint Thomas (Sky), fino a quel momento il più veloce. Il corridore della Sky era abbastanza bravo in questo genere di prove ma nessuno immaginò che riuscisse a segnare un tempo così veloce da potergli permettere di resistere all'assalto di corridori ben più quotati come Taylor Phinney, Marco Pinotti e, anche, quella "vecchia volpe" di Vinokourov.

La lotta per la Maglia Rosa era, praticamente, quasi chiusa, quindi non restava altro che concentrarsi sulla lotta tra i "big" per il miglior piazzamento possibile. Io, pur non essendo uno di questi, mi ritrovai a partire tra gli ultimi e il mio tempo, molto probabilmente, sarebbe stato un riferimento importante per la prova di Purito, il mio capitano, che sarebbe partito per penultimo, e quando mi toccò salire sulla pedana ero un po' in tensione ma, dopo le prime pedalate, tornai ad essere meno teso e concentrato sulla prova e sul percorso che, grazie ai consigli degli altri corridori, avevo capito come interpretare. La prima parte era abbastanza tecnica ed insidiosa, con molte curve, e li la mia abilità di discesista mi avrebbe aiutato molto e, proprio per questo, al primo intermedio, dopo 4km, avevo accumulato solo nove secondi di ritardo da Thomas. La parte più difficile, però, era la seconda perchè un lunghissimo rettilineo mi avrebbe penalizzato e, non riuscendo a fare, alte velocità quando arrivai sul traguardo vidi raddoppiare il mio ritardo che, da nove, passò a venti secondi. Una prova abbastanza dignitosa.

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Dopo di me iniziarono a partire tutti i big ma, anche loro, fecero grandissima fatica a non perdere troppo tempo da Thomas, ormai, inavvicinabile e i vari Larsson, Basso, Mollema, Vanendert e, anche, Hesjedal chiusero la prova con un ritardo tra i 20 e 30 secondi. L'unico tra i grandi, fino a quel momento, ad andare molto forte fu Jakob Fuglsang, il forte corridore danese, che pur non essendo un mostro a cronometro risultò essere il migliore tra questi, chiudendo a solo 13" dall'inglese.

Dopo di lui, però, arrivò il momento di Thomas De Gendt, capitano della Vacansoleil, corridore forte in salita e a cronometro che, per molti, poteva essere uno dei pochi a poter battere il tempo di Thomas. Nella prima parte del percorso, però, il belga accumulò uno svantaggio abbastanza pesante e, pur spingendo rapportoni alla Ullrich, nella seconda parte recuperò pochissimi secondi, chiudendo addirittura alle mie spalle, a 21" dal leader. Adesso, solo Roman Kreuziger avrebbe potuto impensierire l'inglese ma, pur andando a tutta dall'inizio alla fine, nemmeno il corridore Ceco dell'Astana riuscì a battere il miglior tempo, ma tra i grandi fu quello che andò meglio perchè chiuse solamente 6" dall'inglese. Chi, invece, delude molto è Michele Scarponi, il vincitore dell'ultima edizione (a tavolino), chiude a 41" da Thomas.

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Gli ultimi big a prendere il via sono Vincenzo Nibali, presunto capitano della Liquigas, e il nostro Joaquim Rodriguez. Come avevamo presupposto ieri sera, lo "squalo" non è il vero capitano della Liquigas perchè, in una prova abbastanza adatta a lui, chiude ad oltre 30" dal leader, dimostrando di non avere ancora una condizione accettabile. Chi, invece, è in buona condizione è Purito che, però, si trova a fare i conti con una prova per nulla adatta a lui in cui, lottando lo stesso dal primo all'ultimo metro, perde lo stesso 31" da Geraint Thomas che, a sorpresa, conquista la prima Maglia Rosa.

Per noi è stata un prova dai due volti perchè, se da una parte i trenta secondi persi da Joaquim sono piuttosto importanti, dall'altra si può sorridere per il mio inaspettato dodicesimo posto a solo 20" dal leader ma, soprattutto, a solo 8" da Kreuziger, il nostro primo rivale.

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ORDINE D'ARRIVO & CLASSIFICA GENERALE:

1 - Geraint Thomas Sky ProCycling 11'05"

2 - David Millar Garmin-Sharp + 1"

3 - David Zabriskie - Garmin-Sharp + 8"

4 - Frantisek Rabon - Omega Pharma-QuickStep + 11"

5 - Roman Kreuziger - Astana Pro Team + 12"

6 - Jakob Fuglsang - RadioShack-Nissan + 13"

7 - Taylor Phinney - BMC Racing Team + 14"

8 - Tyler Farrar - Garmin-Sharp + 15"

9 - Haimar Zubeldia - RadioShack-Nissan + 16"

10 - Christian Vande Velde - Garmin-Sharp + 17"

...

12 - Simone Chinello - Katusha Team + 20"

44 - Joaquim Rodiguez - Katusha Team + 31"

15 - Ivan Basso - Liquigas-Cannondale +21"

16 - Thomas De Gendt - Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team s.t.

24 - Bauke Mollema - Rabobank Cycling Team +24"

49 - Rigoberto Urán - Sky ProCycling + 33"

50 - Vincenzo Nibali - Lquigas Cannondale s.t.

54 - Juan José Cobo Acebo - Movistar Team +34"

67 - Damiano Cunego - Lampre - ISD +38"

88 - Michele Scarponi - Lampre - ISD +41"

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Nonostante un prologo diverso, purtroppo, dalla nostre aspettative partimmo, l'indomani, per la prima tappa in linea di questo Giro, lo stesso molto motivati. Nonostante un profilo altimetrico liscio come un biliardo, questa tappa, con partenza e arrivo ad Herning (Herning - Herning 206km), poteva rivelarsi in una classica "tappa da imboscata" in cui saremmo dovuti restare concentrati dall'inizio alla fine, per evitare le probabili cadute e affrontare l'insidia del forte vento.

Nei primi chilometri, come era facile immaginare, viaggiamo a velocità altissime perchè tutti, a quanto parte, sembravano voler andare in fuga. Dopo quasi oltre 40km, percorsi quasi ai 50km/h di media, finalmente si sganciò un gruppettino di cinque atleti che, in breve tempo, iniziò ad accumulare un vantaggio notevole, mentre la Sky iniziò a condurre il gruppo a bassa andatura. Tra gli attaccanti c'era anche Luca Mazzanti che vinse l'unico "GPM" della tappa, conquistando la prima Maglia Azzurra, riservata agli scalatori.

Anche qui al Giro, ai fuggitivi, gli venne lasciato moltissimo spazio, fino ad avere quasi 7' di vantaggio, prima che Garmin e Orica iniziarono a condurre il gruppo ad alta velocità che, dopo un lungo inseguimento, riuscì a raggiungere gli attaccanti, a circa 30km dall'arrivo. Fino a quel momento, noi, avevamo vissuto una giornata tranquilla nelle prime trenta posizioni del gruppo ma, purtroppo, questa calma, apparente, si interruppe in una curva a destra. All'incirca a centro gruppo avvenne una caduta che lo spezzò in due tronconi ma, per nostra fortuna, io e Joaquim ci trovavamo nelle prima parte mentre, dietro, a causa della caduta Scarponi, Basso, Vanendert e molti altri perso terreno ma, con grande fair-play, decidemmo di attenderli.

Pur viaggiando a velocità, un po', più bassa anche nei chilometri finali, con il gruppo, ormai, pronto per lo sprint generale, avvennero alte cadute ma, questa volta, nelle prime posizioni. A 2km dall'arrivo un corridore della Orica, al lavoro per Goss, cadde nell'affrontare un curva, disunendo la parte di gruppo alle sue spalle, tra cui, sempre, io e Purito. Nessuno sapeva che fare, e per un po' di metri, ci guardammo tutti in faccia fino a quando, prendendo tutti di sorpresa, partì ai 1500m Moreno Bazan (Movistar) con a ruota Joaquim, mentre io cercavo di mantenermi nelle prime posizioni. Nonostante, dietro, Swift (Sky) e Nizzolo (RadioShack) partirono per una volata lunghissima non riuscirono a riprendere i due e, da "gran signore", Joaquim lasciò la vittoria di tappa a Moreno Bazan, conquistando, lo stesso, un prezioso abbuono.

Nonostante le cadute, nella Generale, non cambia nulla, ad esclusione del passaggio al 12° posto di Rodriguez a 19" secondi di ritardo da Thomas.

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Se la prima tappa in linea, alla fine, non ha riservato grandi sorprese, nella terza frazione, seconda in linea (Horsens - Horsens 190km) succede di tutta. L'andamento di corsa è sempre il solito, con l'attacco da lontano di un gruppetto di fuggitivi che, puntualmente, il gruppo lascia andare per poi inseguirli a grande velocità, compito eseguito dalla Orica e dalla Garmin. Proprio il loro inseguimento ad alta velocità, come nella tappa precedente, causa una caduta generale che spezza nuovamente il gruppo solo che, a differenza del giorno prima, questa volta nessuno si ferma ad aspettare nessuno. In questo modo, chi fu costretto a fermarsi a causa della caduta perse moltissimo tempo e tra questi c'erano Jalle Vanendert e Roman Kreuziger, il migliore dei big in generale, e anche Thomas De Gendt che, tra tutti, è quello più sfortunato in quanto il suo Giro d'Italia terminò li.

Davanti in gregari di Goss e Farrar non avevano la minima intenzione di rallentare e, così, ad altissime velocità e con ancora una serie di cadute, però di corridori di secondo piano, si arrivò alla volata di "gruppo" che, questa volta, vide come protagonisti i velocisti ma, soprattutto, un imprendibile Tyler Farrar che conquistò la vittoria di tappa e, grazie all'abbuono, sfilò, a Thomas, la Maglia Rosa. Io e Purito arrivammo nel primo gruppo, senza particolari difficoltà, mentre il gruppo dei ritardatari, con Vanendert e Kreuziger, arrivo a 4'50" dal vincitore, ritardo pesantissimo in visto della cronosquadre di Verona, prima tappa del Giro 2012 in Italia.

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CLASSIFICA GENERALE (dopo 3a tappa):

1 - Tyler Farrar - Garmin-Sharp 9h:04'23"

2 - Geraint Thomas - Sky ProCycling +5"

3 - David Millar - Garmin-Sharp +6"

4 - David Zabriskie - Garmin Sharp +13"

5 - Jakob Fuglsang - RadioSchack-Nissan +18"

6 - Taylor Phinney - BMC Racing Team +19"

7 - Haimar Zubeldia - RadioSchack-Nissan +21"

8 - Christina Vande Velde - Garmin-Sharp +22"

9 - Josè Ivan Gutierrez - Team Movistar s.t.

10 - Joaquim Rodriguez - Katusha Team +24"

11 - Simone Chinello - Katusha Team +25"

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