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[PCM 2012] All'inseguimento di un sogno: parte II


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sanremopresentazione.png

Finalmente, dopo una snervante attesa, arriva il giorno della Milano-Sanremo, la "Classicissima". E' la prima delle classiche "monumento" e per tutti rappresenta una sorta di mondiale, non a caso è chiamata anche "mondiale di primavera", ed ogni corridore, almeno una volta nella sua vita, vorrebbe vincerla.

Come ogni anno, i corridori al via rappresentano il "vero elite" del ciclismo: si va dal Campione del Mondo, Mark Cavendish, ai "Signori del Pavè", Tom Boonen e Fabian Cancellara. C'è Philippe Gilbert, il miglior uomo da corse di un giorno in circolazione, ma anche Ivan Basso e Vincenzo Nibali, gente che va forte nelle grandi corse a tappe di tre settimane. Basta semplicemente leggere i nomi dei partecipanti per capire quanto, questa corsa, rappresenti un momento importantissimo all'interno della stagione ciclistica.

Solitamente, i protagonisti della Sanremo sono i velocisti e, anche quest'anno, il favorito d'obbligo era, senza dubbi, Mark Cavendish, il miglior velocista in circolazione che, quest'anno, era supportato da un vero e proprio squadrone, composto da gente come Bradley Wiggins, Chris Froome e Edvald Boasson Hagen. Ma se la Sky aveva la squadra, probabilmente, la BMC aveva il maggior numero di "probabili" capitani con Philippe Gilbert, Thor Hushovd, Greg Van Avermaet e Alessandro Ballan. Anche noi della Katusha, però, non avevamo una squadra niente male, anzi, per una delle più forti, composta da: me, Alexander Kristoff, Pavel Brutt, Mikahil Ignatiev, Luca Paolini, Alexander Kolobnev, e i capitani, Joaquim Rodriguez e Oscar Freire.

Quando scoccarono le nove e trenta, finalmente, si partì. Faceva freschino ed era nuvoloso, questo a Milano è un classico, ma sapevo benissimo che, con l'avvicinarsi alla riviera ligure, sarebbe arrivato il bel tempo e il caldo, sulla corsa. Per i primi chilometri, il gruppo ha viaggiato a andatura turistica ma, come sempre, qualcuno ha tentato di portare via la fuga e, senza troppi problemi, se ne andarono in sei: Cummings (BMC), Caruso (Liquigas), Hulsmans (Farnese), Vichot (FDJ), Devenyns (Omega) e Willems (Lotto). La loro azione non faceva per nulla paura e in poco tempo presero un grande vantaggio che, già ai meno duecento, sfiorava i nove minuti.

La loro azione continuò a prendere vantaggio, come massimo ebbero quasi un quarto d'ora, ma quando iniziò la dolcissima, e lunga, ascesa al Passo del Turchino, la Lampre, Sky e Garmin iniziarono a tirare in modo più deciso. Usciti dalla galleria, esattamente a metà gara (km 147), il nostro ritardo era tornato a poco meno di dieci minuti e, dopo la discesa, nel primo tratto di riviera, il vantaggio continuava a diminuire rapidamente.

A grandissima velocità, il gruppo si avvicinava alla salita di Le Manie, il primo punto di chiave della corsa. Era una salita breve, ma secca, dove negli ultimi anni si era decisa, in gran parte, la corsa e, quello, era il momento giusto per iniziare a fare dura la corsa. Appena iniziò la salita, in testa al gruppo passò Kolobnev che iniziò a fare un ritmo alto, ma non eccessivo in modo da non perdere gli altri componenti della squadra, che allungò notevolmente il gruppo. Come la salita, anche la discesa, molto tecnica, era un punto cruciale e, con sempre lui testa, la prendemmo a tutta velocità e, le curve insidiose, fecero il resto perchè ci aiutarono a spezzare il gruppo.

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Continuo il racconto dopo la partita dell'inter o, al massimo, stasera.

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Terminata la discesa de Le Manie, rallentiamo un attimo per dare un occhiata alla situazione del gruppo. Come detto, il ritmo di Kolobnev, e le curve insidiose, avevano frazionato in una serie di gruppetti, tra loro distanziati di una decina di secondi, il gruppo principale. Purtroppo, la nostra azione non servì a molto perchè, la alcuni dei velocisti che si erano staccati, come Farrar e Petacchi, erano nel primo gruppo inseguitore a solo venti secondi ma, come consolazione, riuscimmo a staccare di più di un minuto John Degenkolp, il primo "pesce grosso" a cadere nella nostra trappola.

Ormai, però, eravamo entrati in azione e, da quel momento in poi, prendemmo in mano la corsa mettendo a tirare Kristoff e Ignatiev, nel lungo tratto di costiera che portava la corsa ad Imperia e all'imbocco dei Capi, mentre il vantaggio dei sei fuggitivi era solamente di quattro minuti. Il lavoro svolta da Alexander e Mikahil fu eccezionale, con una velocità piuttosto elevata per tutto questo tratto, a tal punto che il Capo Berta si rivelò fatale per alcuni corridori, ma solamente per i gregari entrati in azione nella prima metà di corsa.

A grandissima velocità arrivammo all'imbocco della Cipressa, altro punto chiave della corsa a poco meno di trenta chilometri dal traguardo, con i fuggitivi solamente ad una cinquantina di secondi da noi. Appena si svoltò a destra per imboccare la salita, nuovamente, Kolobnev si mise in testa al gruppo a tirare sempre a gran ritmo, riprendendo quasi subito gli attaccanti, mentre alle sue spalle iniziarono a portarsi Gilbert e Cancellara. La corsa poteva accendersi da un momento all'altro.

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Anche il lavoro svolto da Alexander, gregario di lusso oggi, fu ottimo perchè la velocità con cui affrontammo la salita era davvero alto. Pochi corridori, però, persero le ruote del gruppo e nella difficilissima discesa non successe praticamente nulla. Nel tratto, quasi infinito, tra Cipressa e Poggio ci viene ad aiutare la Sky (per nostra fortuna, visto che Kolobnev era stremato) che aumentò ulteriormente l'andatura, allungando in modo netto il gruppo fino all'imbocco dell'ultima salita, il Poggio.

Nemmeno il tempo di affrontare i primi metri che, subito un po' a sorpresa, scattò Boasson Hagen. Il norvegese guadagno, al massimo, una cinquantina di metri mentre alle sua spalle partì anche Cunego insieme a Chavanel, venendo però subito ripresi. La situazione era abbastanza caotica e all'imbocco del tratto in falsopiano eravamo nuovamente compatti ma, proprio come fece alcuni fa in questo tratto, attaccò in modo deciso Alessandro Ballan ma, in qualche modo, riuscìì ad attaccarmi alla sua ruota.

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Per un centinaio di metri, io e Alessandro ci ritrovammo in testa alla corsa ma, quando mi voltai a controllare il nostro vantaggio, vidi attaccare Cancellara insieme Boonen, con Rodriguez alle loro spalle. Immediatamente capìì che da li a poco, avrebbe attaccato e, dopo che i tre ci ripresero, appena la strada tornò a risale Purito partì con una delle sue solite sparate, levandosi tutti di ruota. In cima al Poggio transitò con una decina di secondi di vantaggio mentre il gruppo, composto ormai da una cinquantina di corridori, si ricompattò e in discesa, con Gerrans e Albasini, la Orica cercò di riportarsi su Joaquim, ma per loro non sarebbe stato facile.

Con quell'attacco, Joaquim sprigionò tutta la sua rabbia, e delusione, causata dalla beffa subita alla Tirreno, e quando arrivò in fondo alla discesa, a soli 3km dal traguardo, il suo vantaggio era sempre nell'ordine dei dieci secondi. Dietro, Cancellara tentò di partire ma alla sua ruota mi portai io insieme a Freire, che pilotavo per la eventuale volata, che alla fine non ci fu perchè Purito arrivò per primo al traguardo, davanti a Goss e Hushovd, mentre Oscar si piazzò solo quarto.

Appena tagliato il traguardo, andai ad abbracciarmi con Joaquim che, da quando lo conoscevo, vidi per la prima volta davvero felice. Quella vittoria, che entrambi sapevamo sarebbe arrivata, servì a Joaquim ritrovare quella fiducia, e autostima, che dopo la beffa di San Benedetto del Tronto sembrava svanita.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Joaquim Rodriguez - Katusha Team 7h11'6"

2 - Matthew Goss - Orica GreenEDGE s.t.

3 - Thor Hushovd - BMC Racing Team s.t.

4 - Oscar Freire - Katusha Team s.t.

5 - Sylvain Chavanel - Omega Pharma-QuickStep s.t.

6 - Fabian Cancellara - RadioSchack-Nissan s.t.

7 - Alessandro Ballan - BMC Racing Team s.t.

8 - Nick Nuyens - Team Saxo Bank - Tinkoff Bank s.t.

9 - Daniele Bennati - RadioSchack-Nissan s.t.

10 - Matti Breschel - Rabobank Cycling Team s.t.

...

16 - Simone Chinello - Katusha Team s.t.

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Terminata la Sanremo, ero convinto di poter staccare "la spina" per un paio di settimane, prima di partecipare alle Classiche delle Ardenne, ma non fu così. La sera stessa della Classicissima ero già rientrato a casa mia ma, la seguente mattina, mi ritrovai sottocasa Piva e Tchmil. Non osavo immaginare cosa avrebbero dovuto dirmi perchè, ogni volta, era qualcosa di poco piacevole e, pure quel giorno, fu così.

Dalla tranquillità di una cittadina alle porte di Milano, in solo quattro ore, mi ritrovai catapultato nel caos di Barcelona perchè, quei due, mi fecero partecipare alla Volta Ciclista a Catalunya, con il ruolo di leader. Ero, allo stesso tempo, onorato e impaurito di questo importante ruolo in questa corsa perchè, durante il viaggio, venni a sapere che i "grandi capi" ci tenevano molto a fare bella figura, e questo compito sarebbe spettato a me ... Che fortuna ... In serata raggiunsi il nostro albergo in quel di Calella, città sede di partenza e di arrivo della prima tappa, per incontrarmi con il resto della squadra, composta da: Dani Moreno, Mikhail Ignatiev, (anche loro reduci dalla Sanremo), Pavel Brutt, Gianpaolo Caruso, Eduard Vorganov, Alberto Losada e Xavier Florencio.

Quindi, da capitano, si partì per la prima tappa (Calella-Calella 138km), abbastanza impegnativa, nel segno della velocità perchè i molti tentarono di evadere dal gruppo nei primi chilometri. Dopo oltre venti chilometri, si sganciarono definitivamente cinque corridori, tra cui Tosatto (Saxo Bank) e Sella (Androni), che guadagnarono subito vantaggio, mentre il gruppo sembrò quasi disinteressarsi da loro. La velocità, dietro, era molto bassa e, a sorpresa, allungarono Capecchi e Vinokourov che, dopo aver recuperato uno svantaggio di tre minuti, rientrarono sui fuggitivi, mettendo paura al gruppo.

Rabobank e Omega si misero a tirare, forse troppo tardi, e lungo la salita dell'Alt de Consacreu, a 18km dal traguardo, attaccò Luis Leon Sanchez insieme ad Albasini che, nel tratto di discesa, riuscii ad andare a riprendere insieme a Cunego e Martin. Andammo piuttosto d'accordo ma, ai cinque dall'arrivo, avevamo ancora un minuto di ritardo, mentre il gruppo rimontava a forte velocità su di noi. Alla fine, come era immaginabile, i fuggitivi arrivarono al traguardo e, con estrema facilità, fu Matteo Tosatto a vincere mentre la nostra azione di inseguimento si esaurì negli ultimi metri ma, in qualche modo, riuscii a chiudere in decima posizione, con anche lo stesso tempo del vincitore.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Matteo Tosatto - Team Saxo Bank-Tinkoff Bank 3h36'50"

2 - Eros Capecchi - Liquigas-Cannondale s.t.

3 - Cyril Lemoine - Saur-Sojasun s.t.

...

10 - Simone Chinello - Katusha Team s.t.

CLASSIFICA GENERALE:

1 - Matteo Tosatto - Team Saxo Bank-Tinkoff Bank 3h36'35"

2 - Eros Capecchi - Liquigas-Cannondale + 6"

3 - Cyril Lemoine - Saur-Sojasun + 9"

...

10 - Simone Chinello - Katusha Team +15"

Alla fine, diciamo che, per come si era messa la situazione, ero riuscito a concludere con il miglior risultato e, nella seconda tappa (Girona-Girona 161km) si sarebbe tornati a soffrire. La giornata andò come al solito, con la classica fuga di corridori senza speranze che il gruppo lasciò andare per poi riprenderli prima del gran finale perchè, ai -19km, si affrontava la salita di Alt Dels Angeles (6km al 5,5%). Lungo la salita, il primo ad accedere la bagarre fu Jonathan Ivert (Saur) ma a fare la differenza fu l'attacco di Tony Martin che, dopo essere scattato ai -2 dalla vetta, riuscì a scollinare con una ventina di secondi di vantaggio.

Il tedesco era pericoloso e, da buon discesista, attaccai lungo il tratto di discesa ma, purtroppo, era intervallata da tratti in falsopiano che, più che avvantaggiarmi, fecero aumentare il mio ritardo e, ai meno due, il corridore della Omega aveva ancora una decina di secondi su di me. Poco dopo l'ultimo chilometro, venni ripreso dal gruppo mentre Tony Martin andò a conquistare la vittoria di tappa, e anche la maglia di leader, ed io, come consolazione, riuscìì a vincere la volata degli inseguitori.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep 3h57'15"

2 - Simone Chinello - Katusha Team s.t.

3 - Damiano Cunego - Lampre-ISD s.t.

CLASSIFICA GENERALE:

1 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep 7h33'55"

2 - Eros Capecchi - Liquigas-Cannondale + 1"

3 - Simone Chinello - Katusha Team + 4"

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Se nelle prime due tappe ero riuscito a capitalizzare il massimo possibile da situazioni, per noi, poco gradevoli, nella terza tappa avrei dovuto ottenere il massimo, indipendentemente da come si sarebbe svolta la corsa. Infatti, la terza frazione era la "regina" della Volta a Catalunya perchè c'era l'arrivo in salita a Port-Ainè e, prima di arrivarci, si sarebbero dovute scalare altre tre montagne vere, quindi era tappa per uomini da classifica.

Subito, pronti via, siamo partiti a tutta con corridori che, ogni metro, tentavano di allungare per andare in fuga che, alla fine lungo le rampe dell'Alt de Coubet (prima salita di giornata, 9,8km al 5,5%) partì definitivamente. All'attacco andò un gruppetto di cinque corridori, tra cui Igor Anton (Euskaltel), corridore che avrebbe messo paura se fosse stato in forma, e in pochi chilometri guadagnarono fino a cinque minuti.

L'Omega, dietro, controllava la tappa ma non imponeva al gruppo un andatura elevata, per questo nessuno perse le ruote lungo la salita, e con questo ritmo affrontammo anche la seconda salita, la Collada de Toses (24,5km al 4,5%), recuperando solamente un minuto ai fuggitivi. Questo, ovviamente, andava tutto a vantaggio di Martin e, per noi, non andava bene quindi, forse un po' presto rispetto alle nostre aspettative, entrammo in azione. Lungo la discesa, Brutt e Ignatiev si portarono in testa al gruppo alzando notevolmente l'andatura riuscendo a recuperare un ulteriore minuto ai fuggitivi, in vista della successiva salita.

La penultima ascesa di giornata era il Port del Cantò (24,6km al 4,8%) e, appena iniziarono le prime rampe, ad alzare ulteriormente il ritmo ci pensarono Florencio, inizialmente, e Losada. L'andatura imposta era bella cattiva e, in fretta e furia, tutti i big risalirono nelle prime posizioni dal gruppo, dallo stesso Martin al blocco RadioSchack con Kloden e Andy Schleck, perchè sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa e, infatti, dopo qualche chilometro attaccò Damiano Cunego.

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L'azione del corridore Lampre poteva essere pericolosa ma nessuno lo seguì e, dopo qualche chilometro in avanscoperta, decise di farsi riprendere il gruppo mentre, ormai, il vantaggio dei fuggitivi era intorno al minuto. Dalla vetta all'arrivo mancavano 44km, divisi quasi equamente tra salita e discesa e, sempre sotto l'impulso di Losada, quel che restava del gruppo, circa quaranta corridori, si lanciò a tutta velocità, riuscendo a riprendere i fuggiti intorno ai venticinque dall'arrivo.

La salita finale di Port-Ainè, che misurava 18,9km ad una media del 6,5%, con una massima del 12%, la prendemmo a grandissima velocità. Il lavoro di Alberto, davvero eccezionale, finì subito e a scandire il ritmo passò Dani Moreno che, chilometro dopo chilometro, mise in crisi corridori su corridori, restando già solamente in una decina ad otto chilometri del traguardo e, tra questi, non c'era Cunego, il quarto della generale. Purtroppo, Dani fu costretto a mollare poco prima dei meno cinque, insieme a Kloden e Mollema (Rabobank), e davanti, definitivamente, restammo io, Martin e Peter Velits (Omega), Luis Leon Sanchez e Gesink (Rabobank), Van Den Broeck (Lotto), Andy Schleck (RadioSchack) e Kreuziger (Astana).

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Negli ultimi cinque chilometri nessuno provò ad attaccare perchè, secondo me, nessuno si sentiva superiore agli altri. Negli ultimi chilometri iniziai ad accusare un po' di stanchezza ma, in ogni modo, cercai di mantenermi nelle prime posizioni, sperando che non ci fosse nessun allungo di Martin prima dell'ultimo chilometro. Come non detto, ai 1400m il tedesco attaccò in prima persona e, stringendo i denti, lo inseguii, nella speranza di non farmi staccare prima dei mille metri finali, dove la strada spianava decisamente.

Insieme passammo sotto il triangolo rosso con, circa, 50m sul gruppetto degli altri, che era tirato a tutta da Gesink, ma Martin diede un altra trenata delle sue e, credo che, solo Dio sa come ho fatto a non perdere la sua ruota. Ai duecento metri c'era una curva sulla sinistra e, come fanno i motociclisti, mi ci buttai al suo interno a tutta velocità, dopo essere uscito dalla scia di Tony, per ritrovarmi fin sul traguardo in prima posizione conquistando, così, dopo quasi un mese, la mia seconda vittoria in questa mia nuova avventura.

Negli ultimi metri, Andy riuscì a bruciare Martin, seguito da Luis Leon Sanchez. Ad 1'51", in 14a posizione, arrivò Cunego che, quasi definitivamente, disse addio ai suoi sogni di vittoria della corsa, mentre io, grazie all'abbuono, sfilai la maglia di leader a Tony Martin.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Simone Chinello - Katusha Team 6h12'06"

2 - Andy Schleck - RadioShack-Nissan s.t.

3 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep s.t.

4 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

5 - Luis León Sánchez - Rabobank Cycling Team s.t.

6 - Peter Velits - Omega Pharma-QuickStep s.t.

7 - Robert Gesink - Rabobank Cycling Team s.t.

8 - Roman Kreuziger - Astana Pro Team s.t.

9 - Andreas Klöden - RadioShack-Nissan + 54"

10 - Bauke Mollema - Rabobank Cycling Team s.t.

CLASSIFICA GENERALE:

1 - Simone Chinello - Katusha Team 13h45'55"

2 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep + 2"

3 - Andy Schleck - RadioShack-Nissan + 10"

4 - Luis León Sánchez - Rabobank Cycling Team + 16"

5 - Peter Velits - Omega Pharma-QuickStep s.t.

6 - Roman Kreuziger - Astana Pro Team s.t.

7 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

8 - Robert Gesink - Rabobank Cycling Team s.t.

9 - Sandy Casar - FDJ-Big Mat + 1'10"

10 - Pablo Lastras - Movistar Team s.t.

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Nel giorno della quarta tappa (Tremp - Ascó199km), gli effetti lasciati dal tappone di Port-Ainè si sentivano piuttosto bene. Quella mattina mi sentivo davvero stanco ma, nemmeno a pagare, avrei avuto l'occasione di correre una tappa tranquilla perchè, come in tutte le altre tappe, poteva essere un giorno buono per attaccare.

Per mia fortuna, grazie alla vittoria di ieri, in testa alla classifica c'ero io, quindi toccava a noi della Katusha controllare la corsa e, come speravamo, il primo tentativo di allungo dal gruppo, per noi, era buono. Gli attaccanti di giornata erano solamente in due, Chris Sorensen (Saxo Bank) e Mitchell Docker (Orica), ma nel giro di pochi chilometri avevano accumulato un vantaggio enorme perchè, dietro, conducevamo il gruppo ad andatura bassissima. I due continuarono a guadagnare fino ad avere, come vantaggio massimo, un quarto d'ora e per riportare la situazione più sotto controllo ci mettemmo in testa a tirare con Brutt e Ignatiev.

Lo svantaggio, lentamente, iniziò a diminuire mentre ci si stava avvicinando, sempre di più, alla parte finale delle tappa, quella che avrebbe poteva decidere molto nell'economia di corsa. Infatti, nel finale, bisognava ripetere due volta la salita del Coll de Paumeres (8,6km al 5,6%) e quando lo affrontammo per la prima volta, a quasi 50km dall'arrivo, il nostro ritardo era nell'ordine dei cinque minuti ma, in testa al gruppo, si stava portando la Omega. Quando vidi che i gregari di Martin iniziarono a tirare, a grande velocità, il gruppo capii che Tony avrebbe attaccato sulla prossima salita e, anche, avrebbe potuto andare alla ricerca della vittoria di tappa perchè il nostro svantaggio stava calando vertiginosamente.

Quando iniziò la seconda ascesa al Paumeres partì subito Peter Velits, gregario di Martin, con Van Den Broeck a cui seguirono una lunga serie di scatti di altri atleti. La situazione ci stava per sfuggire di mano, quindi, Dani si portò in testa al gruppo e lentamente iniziò a riprendere i vari attaccanti fino a quando, a poco più di 4km dal GPM, ci fu l'atteso attacco di Martin, seguito da Schleck. In quel momento, però, io non mi trovavo proprio davanti e, soprattutto, non ne avevo per rispondere al suo attacco quindi, l'unica cosa che mi rimaneva, era continuare a salire regolare per poi provare a rientrare in discesa e, questa scelta, si rivelò molto saggia.

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Davanti, Martin si ritrovò in un numeroso gruppetto insieme a Schleck, Van Den Broeck, Velits, Kloden e altri mentre io gli inseguivo in compagnia di Kreuziger e Hivert, con all'incirca una ventina di secondi di ritardo. In cima alla salita, a 20km dall'arrivo, i fuggitivi avevano ancora un minuto sul Gruppo Martin mentre io scollinai con circa quindici secondi di ritardo da lui e, davanti a me, mi aspettavano almeno 10km di discesa per potere recuperare il mio distacco che, già ai -15km, avevo annullato del tutto, rientrando sui miei diretti avversari.

Nonostante negli ultimi chilometri viaggiammo ad altissima velocità, la lunghissima fuga si Docker e Sorensen riuscì ad andare in porto e, sul traguardo di Ascò, fu il danese della Saxo Bank a spuntarla, mentre il nostro gruppetto venne regolato a Kloden, che conquistò l'ultimo abbuono disponibile rendendo invariata la classifica nelle posizioni di vertice.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Chris Sorensen - Team Saxo Bank-Tinkoff Bank 5h07'10"

2 - Mitchell Doker - Orica GreenEDGE s.t.

3 - Adreas Kloden - RadioSchack-Nissan +29"

...

15 - Simone Chinello - Katusha Team s.t.

CLASSIFICA GENERALE:

1 - Simone Chinello - Katusha Team 18h53'34"

2 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep + 2"

3 - Andy Schleck - RadioSchack-Nissan + 10"

4 - Luis León Sánchez - Rabobank Cycling Team + 16"

5 - Peter Velits - Omega Pharma-QuickStep s.t.

6 - Roman Kreuziger - Astana Pro Team s.t.

7 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

8 - Robert Gesink - Rabobank Cycling Team s.t.

9 - Sandy Casar - FDJ-Big Mat + 1'10"

10 - Pablo Lastras - Movistar Team s.t.

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Dopo aver corso un bel rischio nella frazione precedente, nella quinta tappa (Ascó - Manresa 207km) ci saremmo impegnati di più sulla gestione della corsa. Però, nonostante i nbuono proposti appena partì il primo tentativo di fuga, dopo una decina di chilometri, lo lasciammo subito andare ma, certamente, non gli avremmo concesso vantaggi spropositati. Quest'oggi all'attacco andò un gruppetto di sei corridori, tutti molto staccati in classifica, che riuscì a guadagnare un vantaggio massimo di otto minuti, perchè dietro conducevamo a bassa andatura.

Anche oggi, però, nel finale c'era di affrontare una salita abbastanza difficile, l'Alt de Montserrat (7,6km al 5,5%), ed ero certissimo che, sia Tony Martin sia Andy Schleck, avrebbero attaccato per mettermi in difficoltà e, proprio per questo, dissi ai miei compagni (Brutt e Ignatiev) di tirare in modo più deciso, per far capire agli altri che oggi sarei stato della battaglia, ma anche nel tentativo di scoraggiarli un po'. Quando si arrivò all'imbocco della salita, il nostro ritardo era di circa tre minuti, e con Losada in testa affrontammo i primi chilometri sperando che nessuno attaccasse ma, ai 3km dalla vetta, Martin, seguito da Schleck, diede la prima stoccata.

In quel momento, io mi trovavo un po' indietro e appena vidi che stava attaccando, insieme a Dani, mi portai al suo inseguimento, riuscendo a riprenderlo un centinaio di metri più avanti ma, ormai, la corsa era esplosa e tutti continuavano a scattare, l'uno contro l'altro, mentre con l'aiuto di Moreno cercavo di gestire il più possibile questa difficile situazione. Allo scollinamento. a circa 30km dall'arrivo, i fuggitivi avevano ancora una trentina di secondi di vantaggio, ma il loro destino era già segnato, mentre Martin tentò ancora un paio di volte andarsene ma, tutto le volte. fu costretto a rialzarsi.

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Quindi, dopo aver ripreso, lungo la discesa, i fuggiti quel che restava del gruppo si avvicinava al traguardo a gran velocità, sotto l'impulso di un grandissimo Danel Moreno. Anche gli ultimi chilometri, però, potevano essere molto insidiosi perchè l'arrivo era in cima ad uno strappettino, nulla di eccezionale ma, in ogni caso, era meglio stare davanti, per evitare spiacevoli sorprese. Appena iniziò l'ultima salitella Dani lasciò la testa del gruppo, ormai esausto, mentre Lastras (Movistar) cercò di allungare ma, inevitabilmente, il suo attacco servì solo per mettere in lunga fila indiana il gruppo, con me che mi mantenevo sempre nelle prime cinque posizioni, mentre Martin era più indietro.

Nessuno aveva intenzioni di provare nuovi allunghi ma, in vista del triangolo rosso, in un momento in cui la velocità calò nettamente, partì a sorpresa Cunego. Il corridore della Lampre avrebbe, anche, potuto aspettare la volata ma il suo attacco gli fece guadagnare subito cinquanta metri perchè nessuno sembrò volerlo inseguire fino quando non partì Albasini (Orica), con me alla sua ruota. Lo svizzero iniziò a recuperare il distacco su Damiano e, negli ultimi metri, riuscì ad affiancarlo per poi sopravanzarlo proprio in vista della linea d'arrivo, mentre io mi accontentai del terzo posto che, con l'abbuono, mi fece guadagnare quattro secondi su tutti gli altri, arrivati con noi nel gruppetto tra cui, però, non c'era Luis Leon Sanchez arrivato a 2'03" da noi.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Michael Albasini - Orica GreenEDGE 5h30'31"

2 - Damiano Cunego - Lampre-ISD s.t.

3 - Simone Chinello - Katusha Team s.t.

...

12 - Andy Schleck - RadioShack-Nissan s.t.

16 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep s.t.

33 - Luis León Sánchez - Rabobank Cycling Team +2'03"

Nella tappa successiva, la sesta (Sant Fruitós de Bages - Badalona 169km), non succede praticamente nulla di importante, oltre al fatto che la fuga di giornata riesce ad andare in porto. Infatti all'attacco va un gruppo di sei corridori, Gatto (Farnese), Cobo Acebo (Movistar), Wiss (BMC), Marzano (Lampre), Martinez (Euskaltel) e César Veloso (Andalucia), che riescono a guadagnare sul gruppo fino a quasi dieci minuti, mentre noi viaggiamo ad andatura più che tranquilla. Quando iniziamo a tirare, il nostro ritardo si riduce, ma non in modo eccessivo, e nessuno sembra voler provare a riprenderli, dando a loro il "via libera" definitivo.

La fuga ormai è andata ma sull'ultima salita, l'Alt de la Conreira (4,6km al 5,5%), a 20km dall'arrivo, prova ad attaccare Andy Schleck, senza ottenere grandi risultati, e successivamente anche Luis Leon Sanchez che, come il lussemburghese, non combina nulla. Quindi, a gruppo compatto ci avviciniamo all'arrivo mentre i fuggitivi, in una volata ristretta, lottano per il successo di tappa che, un po' a sorpresa, va Danilo Wiss, su Oscar Gatto e Cobo Acebo mentre, con ben 6'59" di ritardo, il gruppo viene regolato da Marcato (Vacansolei). Alla fine della sesta tappa, la classifica resta del tutto invariata nelle prime posizioni, quindi sarà il gran finale di Barcelona ad incoronare il vincitore.

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CLASSIFICA GENERALE:

1 - Simone Chinello - Katusha Team 28h56'29"

2 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep + 6"

3 - Andy Schleck - RadioShack-Nissan + 14"

4 - Peter Velits Omega - Pharma-QuickStep + 20"

5 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

6 - Pablo Lastras - Movistar Team + 1'14"

7 - Sandy Casar - FDJ-Big Mat s.t.

8 - Damiano Cunego - Lampre-ISD + 2'01"

9 - Luis León Sánchez - Rabobank Cycling Team + 2'23"

10 - Roman Kreuziger - Astana Pro Team s.t.

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Il giorno della "resa dei conti" era arrivato e, in quest'ultima tappa della Volta Ciclistica a Catalunya (Badalona - Barcelona 119km), io e Tony Martin, divisi solamente da quattro secondi, molto probabilmente, ci saremmo scontrati a viso aperto. Il nostro obbiettivo era quello di, come sempre, controllare la corsa ma il basso chilometraggio, di quest'ultima tappa, infiammò lo spirito di numerosi corridori che, fin dal primo metro, iniziarono a scattare per portare una fuga. Ogni metro, gruppetti di quattro, cinque corridori, allungavano sul gruppo e gestire una situazione del genere non era nulla semplice, nonostante cercavamo di condurre il gruppo, il più compatto possibile.

Alla fine, dopo quasi venti chilometri corsi a folle velocità, si avvantaggiò un gruppetto di tredici corridori, tra cui Moser (Liquigas), Montaguti (Ag2r), Marcato (Vacansoleil), Vichot (FDJ) e Hulsmans (Farnese), ma nessuno di loro preoccupava per la classifica, in quanto staccati di oltre mezz'ora, e senza farci troppi problemi li lasciammo andare. In questo modo mi sarei dovuto, esclusivamente, concentrare su Tony Martin.

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Il vantaggio dei tredici attaccanti saliva chilometro dopo chilometro ma, noi, non avevamo la minima intenzione di alzare il ritmo per andarli a riprendere. Alla fine, quando toccarono i dieci minuti, con i soliti Brutt e Ignatiev, iniziammo lo stesso a condurre il gruppo, ma a velocità per nulla elevata, nonostante al traguardo mancassero solamente 50km, e recuperare il grande svantaggio nei confronti dei fuggitivi sarebbe stato quasi impossibile.

Ormai, la lotta per la vittoria di tappa sarebbe stata riservata ai fuggitivi ma, i giochi per la classifica generale erano ancora aperti e, quasi sicuramente, il teatro dello "scontro finale" sarebbe stato l'Alt de Vallvidrera (2,3km al 4,5%), la solita salita del finale di tappa posta, però, a soli 5km dal traguardo. Anche tra i fuggitivi, lungo la salita, ci fu qualche scaramuccia ma, dietro già dopo pochi metri ci l'allungo di Kreuziger, insieme a Luis Leon Sanchez, che alla fine, però, ebbe poca fortuna, ma ad un 1km dalla vetta ci fu l'attacco deciso di Andy Schleck, il terzo della generale.

Il lussemburghese rischiava, seriamente, di recitare il ruolo di "terzo in comodo" e, per non correre rischi, cercai di portarmi alla sua ruota assieme, però, a Peter Velits. Il fatto di avere alle mie spalle Martin mi fece pensare un po' ma, alla fine, continuai a seguire Andy che, nonostante il risicato vantaggio sul gruppo, si buttò in discesa a tutta velocità. Dopo neanche due curve, mediante la radiolina, venni informato di una cosa che non mi sarei proprio aspettato ... Tony Martin era caduto.

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Questa inaspettata notizia più che rallegrarmi, perchè ormai la vittoria era praticamente mia, mi rattristii un po' perchè mi sarebbe piaciuto moltissimo lottare fin sul traguardo con lui, perchè nel per tutta la corsa si era dimostrato un fortissimo avversario. Intanto, mentre io mi facevo tutti sti pensieri, davanti, i fuggitivi lottavano per la vittoria di tappa che, in una volata abbastanza caotica, andò a Montaguti, su Vichot e Marcato, mentre il gruppo, che all'ultimo chilometro aveva raggiunto me e Andy, venne regolato da Damiano Cunego, a 7'10" dal vincitore di tappa.

Nonostante fossi partito per questa corsa con grande timore, in quanto mi ritrovavo a fare per la prima volta il capitano, alla fine, questa mia avventura in Catalunya si rivelò essere stupenda perchè oltre alla conquista della Classifica Generale e del "tappone" di montagna di Port-Aine, conquistai anche la Classifica a Punti e quella degli Under 25 ... Un risultato davvero incredibile.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Matteo Montaguti - Ag2r La Mondiale 3h04'24"

2 - Arthur Vichot - FDJ-Big Mat s.t.

3 - Marco Marcato - Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team s.t.

4 - Moreno Moser - Liquigas-Cannondale s.t.

5 - Michał Kwiatkowski - Omega Pharma-QuickStep s.t.

6 - Alessandro Bertolini - Androni Giocattoli-Venezuela s.t.

7 - Maxime Méderel - Saur-Sojasun s.t.

8 - Kevin Hulsmans - Farnese Vini-Selle Italia s.t.

9 - Julián Sánchez Pimienta - Caja Rural s.t.

10 - David López - Movistar Team s.t.

...

29 - Simone Chinello - Katusha Team +7'10"

58 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep +9'27"

CLASSIFICA GENERALE:

1 - Simone Chinello - Katusha Team 32h08'03"

2 - Andy Schleck - RadioShack-Nissan + 14"

3 - Peter Velits Omega - Pharma-QuickStep + 20"

4 - Jurgen Van Den Broeck - Lotto Belisol Team s.t.

5 - Pablo Lastras - Movistar Team + 1'14"

6 - Sandy Casar - FDJ-Big Mat s.t.

7 - Damiano Cunego - Lampre-ISD + 2'01"

8 - Luis León Sánchez - Rabobank Cycling Team + 2'23"

9 - Tony Martin - Omega Pharma-QuickStep s.t.

10 - Roman Kreuziger - Astana Pro Team s.t.

Adesso, però, ero davvero stremato e, in accordo con Piva, decisi di tornarmene a casa, per riposare e continuare lì gli allenamenti, prima di tornare in gruppo, a fine aprile, in occasione delle Classiche delle Ardenne.

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Mentre una parte della squadra era impegnata alla Volta a Catalunya, un'altra parte si stava preparando per affrontare le grandi classiche del pavè. Già, a fine febbraio erano state corse la Kuurne e l'Het Volk ma, adesso, si iniziava a fare sul serio perchè era giunto il momento della Gent-Wevelgem. Per questa corsa, ma anche per le prossime di questo genere, ovvero il Fiandre e la Roubaix, erano stati selezionati, oltre ai due capitani Luca Paolini e Vladimir Gusev, Aleksandr Kuschynski, Gatis Smukulis, Maxime Vantomme, Alexei Tsatevich, Rudiger Selig e Timofey Kritstkiy, che già da qualche giorno erano tutti insieme in ritiro.

Il giorno della corsa era bello, stranamente non pioveva, e non faceva nemmeno molto freddo ma, in gruppo, l'atmosfera era calda e i primi chilometri vennero affrontati a grande velocità, perchè in molti volevano andare in fuga. Alla fine si sganciò un gruppetto di quattro corridori che, come massimo, raggiunsero i dodici minuti di vantaggio, mentre Omega e BMC tiravano il gruppo nella prima parte di gara, totalmente pianeggiante. Infatti, la seconda parte del percorso era quella più importante perchè, lì, erano concentrati gli undici muri che, solitamente, avrebbero deciso la corsa, soprattutto il terribile Kemmelberg, da affrontare per ben due volte.

Più il gruppo si avvicinava ai "muri", più la velocità aumentava mentre, il distacco degli attaccanti diminuiva rapidamente, e appena venne affrontato il primo tratto in pavè entrò in azione la RadioSchack. Il ritmo imposto dalla squadra di Cancellara era impressionate e qualsiasi muro mieteva vittime, su vittime, all'interno del gruppo, ma ciò che impressionò fu che al fianco dello svizzero rimasero sempre in quattro, Posthuma, Hermans, Aranburu e Bakelants. Con il ritmo imposto dai quattro alfieri della RadioSchack, i fuggitivi vennero ripresi brevemente e, quando si arrivò al decisivo Kemmelberg, secondo passaggio a circa 40km dal traguardo, nel gruppo c'erano solamente una ventina di corridori, tra cui i nostri Gusev e Paolini, ma ad accendere la corsa ci pensò Juan Antonio Flecha (Sky).

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L'attacco dello spagnolo prende un po' di sorpresa tutti e Gusev, in quel momento nelle prime posizioni, prova ad inseguirlo ma è costretto a cedere dopo pochi metri, cosa che invece che non succede a Paolini che, tra i big, sembra averne per seguirlo. Purtroppo, anche lui non riesce a raggiungerlo e, uscito dal tratto in pavè, rallenta per farsi riprendere dal gruppetto con Cancellara, Leukemans e Chavanel ma, in pochissimo, il vantaggio accumulato da Flecha si aggirava sui quaranta secondi.

Con Luca, però, c'erano dei gran passisti, soprattutto Cancellara, che lavorando tutti di comune accordo iniziarono a recuperare secondi su secondi, viaggiando a grande velocità. Il lavoro congiunto dei quattro diede i suoi frutti e ai -25km, finalmente, rientrarono su Flecha e, questi cinque, senza imprevisti sarebbero andati fino al traguardo, perchè il più immediato inseguitore, Ballan aveva quasi un minuto di ritardo.

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I cinque lavorarono di comune accordo, e nessuno tentò di allungare, fino a cinque dal traguardo, quando si iniziarono a studiare tra loro. Sulla carta, il nostro, Paolini era il più veloce ma, il più pericoloso, era Fabian Cancellara che, già, ai meno tre diede una prima trenata. Velocemente, Leukemans si portò alla ruota dello svizzero mentre Paolini si accodò a loro in ultima posizione perchè ne Chavenel, ne Flecha, riuscirono a seguirli e, a questo punto, la vittoria se la sarebbero giocata loro tre. Arrivati all'ultimo chilometro, il primo a partire fu Cancellara ma, dalla prima posizione era difficilissimo sorprendere tutti e, con gran facilità viene sorpassato da Leukemans che, con grande forza, stacca di ruota Paolini andando a vincere la 74a Gent-Wevelgem, prima grande affermazione della sua carriera.

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Björn Leukemans - Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team 5h23'46"

2 - Luca Paolini - Katusha Team s.t.

3 - Fabian Cancellara - RadioShack-Nissan s.t.

4 - Sylvain Chavanel - Omega Pharma-QuickStep s.t.

5 - Juan Antonio Flecha - Sky ProCycling s.t.

6 - Alessandro Ballan - BMC Racing Team + 1'35"

7 - Frédéric Amorison - Landbouwkrediet - Euphony + 3'00"

8 - Thor Hushovd - BMC Racing Team + 4'49"

9 - Matti Breschel - Rabobank Cycling Team s.t.

10 - Heinrich Haussler - Garmin - Sharp s.t.

...

17 - Vladimir Gusev - Katusha Team +5'38"

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Lo splendido secondo posto conquistato da Paolini alla Gent-Wevelgem riempì d'entusiasmo tutti i membri della squadra, dai corridori ai meccanici, e in un clima piuttosto festoso ci preparavano all'importantissimo appuntamento della Ronde Van Vlaanderen, il Giro delle Fiandre.

La seconda Classica Monumento della stagione, quest'anno, era una delle corse più attese dai corridori, ma anche da tutti i vari addetti ai lavori, perchè il percorso della Ronde 2012 era totalmente nuovo. Infatti, gli organizzatori rivoluzionarono, specialmente, la parte conclusiva della gara spostando la sede di arrivo ad Oudenaarde, e non più a Meerbeke, e, soprattutto, esclusero dal percorso il Muur-Kapelmuur(il Muro di Grammont), il simbolo per eccellenza di questa corsa, sostituendolo con un triplo passaggio sulla coppiata Oude Kwaremont - Pateberg. Facendo così, molto probabilmente, il finale sarebbe stato più difficile e tecnico ma, in qualsiasi modo, non avrebbe mai avuto lo stesso fascino della spettacolare scalata verso la chiesetta del Kapelmuur.

Come ogni anno, però, al via sono presenti i migliori corridori delle corse sul pavè, da Fabian Cancellara, Thor Hushovd e Alessandro Ballan a Lars Boom, Heinrich Haussler e Juan Antonio Flecha, ma soprattutto sono presenti gran parte dei corridori belgi, che per loro il Fiandre è come un mondiale, capeggiati dagli idoli nazionali Phillppe Gilbert e Tom Boonen. Per noi della Katusha correranno gli stessi della Gent-Wevelgem, tutti pronti per svolgere al massimo il loro lavoro in funzione dei nostri capitani, Vladimir Gusev e Luca Paolini.

Al ritrovo di partenza di Brugge, in un clima quasi da festa nazionale, splende, stranamente il sole ma all'interno del gruppo l'atmosfera è. abbastanza, fredda. Infatti, per i primi chilometri il plotone corre compatto, a velocità blanda, perchè nessuno vuole portare via la fuga, e l'unico motivo per cui gli animi si surriscaldarono un po' fu la caduta di Paolini. Per lui, fortunatamente, non ci furono gravi conseguenze e nel giro di pochissimo riuscì a rientrare in gruppo, da cui, dopo quasi 50km partì la fuga di giornata.

All'attacco andarono in quattro, nessuno lontanamente pericoloso, e il gruppo gli concesse quasi dieci minuti fino a quando, Garmin e Omega. alzarono violentemente il ritmo. Il gruppo iniziò a viaggiare ad altissima velocità, recuperando, in breve tempo, lo svantaggio dai fuggiti, tornando compatto fino a quando, in cima al Valkenberg a quasi 100km dall'arrivo, scattò Stijn Devolder (Vacansoleil). Il due volte vincitore della Ronde (2008 e 2009) riuscì a guadagnare al massimo una trentina di secondi, prima di essere ripreso, perchè a tirare c'era la BMC che, muro dopo muro, scremò il gruppo ma, a 80km dalla conclusione, ci fu un attacco serio da parte di Boom (Rabobank), Thomas (Sky) e Amorison (Landbouwkrediet).

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L'azione dei tre è molto pericolosa ma BMC e Omega, le meglio rappresentate, non si preoccupano per nulla, e il distacco iniziò a salire vertiginosamente. Dopo questi momenti di calma, però, il ritmo tornò elevato ma, per chiunque, arrivò la peggior notizia possibile perchè, improvvisamente, iniziò a diluviare. Le strade diventarono dei laghi, ma ciò che fece più paura fu "l'inferno" di fango che si creò lungo i muri in pavè che, come se non lo fosserò gia, divennero impossibili da affrontare.

Per fortuna dei corridori, il violento scroscio di pioggia durò una ventina di minuti ma, ciò, sconvolse letteralmente la corsa perchè, all'inseguimento dei tre, rimase un gruppo di una decina di corridori, semplicemente i più forti, tra cui i nostri Paolini e Gusev. Lo straordinario lavoro di Terpstra (Omega), unico gregario rimasto a Boonen, permise al gruppetto di rientrare sui tre attaccanti, subito dopo il primo passaggio sulla coppiata Oude Kwaremont - Pateberg e, quando li si affrontò per la seconda volta, a 37km dall'arrivo, iniziò la battaglia.

Appena inizia l'Oude Kwaremont, a sorprendere tutti ci pensò Philippe Gilbert, perchè fu il primo a scattare, e al suo inseguimento si lanciarono immediatamente Cancellara e Boonen, probabilmente era l'azione decisiva. Degli altri, nessuno aveva le gambe per inseguirli ad esclusione di Paolini che, forse un attimo in ritardo, provò ad inseguirli dopo aver scollinato con cento metri di ritardo da loro ma, riprendere quei tre. era impresa quasi impossibile.

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Luca ci mise anima e corpo per andare a riprenderli, riuscendoci quasi in cima al successivo Pateberg, ma una spaventosa trenata di Cancellara riportò ad aumentare il loro vantaggio, e quello fu l'unico momento in cui, Paolini, li vide da vicino. Infatti, i tre scapparono via mentre lui, restando in completa solitaria, venne successivamente ripreso, e superato, da Ballan, Boom e Flecha nell'ultimo passaggio sul Kwaremont, ma per sua fortuna il più immediato inseguitore era ad oltre due minuti.

I tre al comando, di comune accordo, andarono fino all'arrivo dove, i numerosi tifosi, erano pronti a gustarsi un nuovo, probabile, trionfo di Boonen, ma non avevano fatti i conti con qualcuno. Infatti, nonostante avesse tirato più degli altri, Fabian Cancellara dimostrò di avere una condizione super che gli permise di battere in una volata a due (Gilbert non aveva più) l'eterno rivale Tom Boonen. I primi inseguitori Ballan-Flecha e Boom arrivarono rispettivamente a 41" e 2'01", mentre Luca Paolini chiuse settimo a 2'47" davanti a Vladimir Gusev, ottavo a 4'50".

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ORDINE D'ARRIVO:

1 - Fabian Cancellara - RadioShack-Nissan 6h42'27"

2 - Tom Boonen - Omega Pharma-QuickStep s.t.

3 - Philippe Gilbert - BMC Racing Team s.t.

4 - Alessandro Ballan - BMC Racing Team + 41"

5 - Juan Antonio Flecha - Sky ProCycling s.t.

6 - Lars Boom - Rabobank Cycling Team + 2'01"

7 - Luca Paolini - Katusha Team + 2'47"

8 - Vladimir Gusev - Katusha Team + 4'50"

9 - Thor Hushovd - BMC Racing Team + 5'13"

10 - Heinrich Haussler - Garmin-Sharp s.t.

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