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Una nuova avventura...

MagliaRossa
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Erano arrivati. Nella e-mail che gli aveva inviato, Federico non aveva specificato dove si trovasse quel fantomatico "viale Manzoni", ma solo dal fatto che non lo avesse detto Alex aveva capito dove doveva essere: c'era un solo luogo nel globo che avrebbe tralasciato, volutamente, in quel modo, e quello era Pergine, la città che forse non gli aveva dato i natali, ma in cui aveva sempre vissuto e che, soprattutto, aveva sempre amato. Il viaggio, da Copenaghen a Verona in aereo e da lì poi fino al maggior centro abitato della Valsugana trentina era andato a meraviglia, senza intoppi, eccezion fatta per quel piccolo ritardo che avevano accusato rispetto all'orario previsto ( ma, d'altronde, Federico aveva detto loro che non sarebbe stato un problema ) e per quel cartello esposto ben in vista nell'aeroporto danese in cui era scritto "Spediamo i vostri bagagli in qualunque direzione" . Non che di valige ne avessero molte, ma si lasciavano dietro molti e spaziosi bagagli di emozioni e sensazioni dopo l'esperienza Volvo, non ultimo il ghigno trionfante di Lars Riesch.

E ora erano lì, davanti al numero 95 del viale Manzoni, che si era rivelato essere un normale edificio, non più alto nè più appariscente di quelli vicini. Probabilmente il cosiddetto "nuovo progetto" non sarebbe stato, almeno all'inizio, dei migliori, finanziariamente parlando, ma quello non era un problema. Anzi, era stimolante. E poi, poteva benissimo essere che non avessero voluto investire molto in quella sede. In fondo, Pergine Valsugana non era certo il centro del mondo. Alex ed Andreas si fecero forza l'un l'altro ed entrarono.

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Una volta dentro, si trovarono in un ambiente spazioso e sobrio, carino, ma non certo il massimo nel campo della bellezza e della modernità. Non che, per il lavoro che facevano, importasse molto, ma anche l’occhio vuole la sua parte. Venne loro incontro, rosso in faccia, il portinaio, che era prima impegnato a giocare a solitario al computer e sembrava piuttosto imbarazzato per essere stato scoperto. Li accompagnò in una saletta attigua a quella in cui si trovavano e li fece accomodare su delle comode poltroncine.

- Il signor presidente, il suo segretario ed il vostro… amico, suppongo, vi attendono nella stanza qui accanto, ma siccome hanno già iniziato la riunione, il mio consiglio è quello di aspettarli qui fuori. -

- Grazie mille – rispose Alex – faremo certamente così. -

Il portinaio fece cenno di tornare alla sua postazione, poi si girò nuovamente e disse, a bassa voce:

- Per favore… nessun accenno con il padrone… -

Alex ed Andreas annuirono con aria complice e poi, attraverso il vetro, osservarono cosa accadeva dentro la sala: effettivamente c’era Federico che chiacchierava con due signori distinti e… stavano già firmando il contratto. Alex guardò l’orologio: erano in ritardo di soli dieci minuti; possibile che avessero fatto tutto così in fretta. Probabilmente Federico aveva già preparato ogni cosa in quel mese, e non si era degnato nemmeno di accennarglielo fino al 20 gennaio? Gli montò in corpo una grande rabbia, che passò in pochi secondi: in fondo, il giovane perginese avrebbe potuto continuare da solo, ed invece li aveva chiamati subito, ancor prima di iniziare la stagione. Fu interrotto dai suoi pensieri dall’uscita dei tre. Con loro c’era Federico, raggiante, che corse subito verso il corregionale e lo svizzero per raccontargli tutto.

Alex ed Andreas sorrisero. La nuova avventura era cominciata.

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