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BEPPE GRILLO: DDL EDITORIA UCCIDE BLOG

di Elisabetta Stefanelli

ROMA - Il nuovo bersaglio di Beppe Grillo é il disegno di legge sull'editoria del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi e le sue critiche rimbalzano dal web alla politica. C'é già una parte della maggioranza che chiede emendamenti al provvedimento che solo mercoledì inizierà il suo iter alla Commissione Cultura della Camera, proprio con un'audizione di Levi. Grillo sostiene che il testo è stato scritto "per tappare la bocca a Internet", e a suo avviso se dovesse passare chiuderebbe il 99% dei siti, e annuncia: "Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico".

Il riferimento è all'art. 7 che prevede l'iscrizione al registro degli operatori di comunicazione (Roc) anche per chi "svolge attività editoriale su Internet". Gli risponde con una lettera lo stesso Levi, spiegando che con il provvedimento "non intendiamo in alcun modo né 'tappare la bocca a Internet' né provocare 'la fine della Rete'. Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l'intenzione. Ciò che ci proponiamo è semplicemente di promuovere la riforma di un settore, quello, per l'appunto, dell'editoria, a sostegno del quale lo Stato spende somme importanti, che è regolato da norme che si sono succedute in modo disordinato nel corso degli anni e che corrispondono ormai con grande fatica ad una realtà profondamente cambiata sotto la spinta delle innovazioni della tecnologia". E aggiunge: "Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di internet, di siti, di blog, la distinzione tra l'operatore professionale e il privato può essere sottile e non facile da definire. Ed è proprio per questo che nella legge affidiamo all'Autorità Garante per le Comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli Operatori".

Proprio dall'Agcom esprime perplessità il commissario Nicola D'Angelo, che invita a "contemperare le esigenze di garanzia con la libera apertura della rete". Altrimenti, conclude, "finirà che i blog si faranno dall'estero". C'é poi una parte della maggioranza che annuncia già la sua opposizione all'articolo. "I Verdi presenteranno emendamenti alla legge sull'editoria per evitare che ci siano restrizioni per chi apre un blog e per consentire a tutti gli utenti di poter parlare liberamente nella rete, preservando la libertà di espressione e la democrazia web. I Verdi sono contrari all'obbligo di registrazione per i blogger", annuncia il presidente dei Verdi e ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro sul suo blog. Sempre dal blog Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, chiede che il ddl venga "immediatamente bloccato".

Pietro Folena, presidente della commissione Cultura della Camera, sostiene che nel ddl "c'é un punto che va chiarito", e cioé "che chi fa informazione amatoriale on-line, così come è oggi, se vuole usufruire dei vantaggi della legge sulla stampa si iscriverà al tribunale, altrimenti non deve iscriversi da nessuna parte". Per il responsabile Informazione del Pdci, Gianni Montesano, "una cosa è la libera circolazione delle idee e delle informazioni, un diario; altra cosa un iniziativa editoriale per la quale, in quel caso sì, è giusta una regolamentazione". Mentre Francesco Caruso, parlamentare indipendente Prc-Se, sostiene: "Nessuno pensi di normare, imbavagliare e regolamentare l'uso della comunicazione telematica: siamo in Italia, non in Birmania".

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  • Amministratori
Non ho capito!!!!!!!!!!!!!1

Se passa la legge ci chiudono questoe tutti gli altri forum????????????????????????????

1) Questa legge non passerà mai (proposta dalla destra, il governo è di sinistra...)

2) Mi pare che ci vogliano un tot. di utenze altrimenti non succede niente...

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A ragione emmea90!!

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  • Amministratori

Pacchetto sicurezza: chattare è un reato

Roma - Dopo la brutta figura del ddl sull'editoria, il Governo rischia di approvare un'altra norma discutibile e decisamente approssimativa.

Nel movimentato Consiglio dei ministri di martedì scorso, si è discusso del cosiddetto "pacchetto sicurezza", elaborato dai ministri Clemente Mastella e Giuliano Amato. Il provvedimento, suddiviso in quattro disegni di legge, si prefigge l'intento di inasprire le pene per varie tipologie di reato: dallo scippo, alla piromania. Un piccolo, ma decisivo, punto, riguarda anche la Rete: l'introduzione del reato di "adescamento di minorenni" online e via telefonino.

Il maggiorenne che, con lo "scopo di sedurre, abusare o sfruttare sessualmente un minore di anni sedici", intrattiene con questi (attraverso Internet, cellulare, o altri mezzi di comunicazione) una relazione "tale da carpirne la fiducia", è punito con la reclusione da uno a tre anni.

Lo schema del disegno di legge in questione, diversamente da quanto affermato dalle agenzie di stampa e dai quotidiani nazionali, risulta in realtà già approvato fin dal 22 dicembre 2006, ed era oltretutto già stato giudicato dal Consiglio superiore della Magistratura, variamente annunciato alla Camera e in altre sedi istituzionali, ed infine stralciato meno di dieci giorni fa, per essere poi reintrodotto quasi identico nel "pacchetto sicurezza". Il disegno di legge che introduce la nuova fattispecie di reato, perciò, era in realtà già passato indenne a quasi tutto l'iter iniziale. Sul sito del governo è disponibile anche un'approfondita descrizione delle motivazioni che hanno portato alla proposta.

La norma, condivisa dagli esperti negli intenti e mutuata dalla legislazione statunitense ed anglosassone, è minata però da una palese e pericolosa ambiguità non presente negli altri ordinamenti, sfuggita anche allo stesso CSM: la semplice "seduzione", anche se perpetrata senza alcun intento particolarmente malevolo, viene accomunata all'abuso e allo sfruttamento sessuale (naturalmente così non avviene né nel Regno Unito, né negli Stati Uniti).

Nella pratica: un ragazzo al termine delle scuole superiori che si trovasse a chattare o scambiare SMS affettuosi con una ragazza più giovane di un paio d'anni, rischia fino a tre anni di reclusione.

Il segretario dell'Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI) Renato Borzone, recentemente intervistato da radioradicale.it, definisce, quanto ritenuto condivisibile dal Consiglio Superiore della Magistratura qualche mese fa, "una follia, talmente indeterminata che potrebbe colpire con pene severe condotte innocue e non dimostrabili. E lascerà molto spazio a quei magistrati protagonisti che, pur di finire in tv o in prima pagina, non si faranno scappare l'occasione di perseguitare il malcapitato di turno. O il povero imbecille."

Interviene anche il blogger Mario Adinolfi, membro della costituente del PD, che bolla senza mezzi termini il provvedimento come "ridicolo", specie perché "le norme già consentono ai quattordicenni di avere una libera vita sessuale". Silvana Mura (Italia dei Valori) si è invece dichiarata favorevole all'approvazione di tutti i provvedimenti. Generalmente favorevoli, ma alcuni scettici, i commenti dell'opposizione.

Se la tutela dei minori nell'anarchico mondo del web è un'esigenza sentita, diffusa, e condivisibile, pensare di risolvere il problema istituendo nuovi ambigui reati o inasprendo le pene già previste è una scelta che probabilmente susciterà polemiche e divisioni, specie considerando la questione, molto più urgente ed irrisolta, di inefficienza e lentezza del sistema processuale italiano.

Dopo le divergenze emerse martedì scorso, l'approvazione definitiva del "pacchetto sicurezza" per il successivo invio alle Camere, è rimandata al prossimo consiglio dei ministri del 30 ottobre. Con l'auspicio che, nel frattempo, intervengano adeguate modifiche.

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