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Pensate che volete, anche voi da non juvenini io rimango delle mie idee.

Dmax...puoi guardare gli anni che ti pare. E' sempre stato così. Devi tornare agli anni 50 per vedere uno scudetto. E su, va bene la rivalità e quello che ti pare, ma è un dato obiettivo che ben poche volte la Fiorentina ha lottato con la Juve. Poi potete trovare le solite scuse di sempre, degli agnelli e dei ladri(sebbene se contassimo solo il periodo prima della guerra già avremmo più vittorie di voi). Questa è una rivalità, e tu lo sai benissimo, che non c'entra nulla con lo sport...

Oddio per buonissima parte del periodo fra fine 80 e fine 90 è stata una rivalità ANCHE E soprattutto nello sport e il fatto di agnelli e ladri non è una scusa è un dato di fatto.

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Non ti seguo...Quale sarebbe lo "shok" in queste affermazioni? :wink:

che sono dichiarazione che non c'entrano un caxxo, perchè il passato è passato, si guarda al presente al futuro e al massimo alle ultime 1-2 stagioni.

Cioè la fiorentina è quasi come la juve ora, non è messa male, anzi, soprattutto perchè ha tanti giovani di futuro.

Non si può mettersi a parlare di quello che è successo 100 anni fa.

Poi che la juve fosse gestita da personaggi non corretti è chiaro a tutti...

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Non sono juventino, anzi la Juve mi sta su però:

2001-2002: Scudetto alla Juve, Fiorentina retrocessa

2002-2003: Scudetto alla Juve, Fiorentina in C2

2003-2004: Juve 3a in campionato, Fiorentina in B

2004-2005: Scudetto alla Juve, Fiorentina 16a

2005-2006: Scudetto alla Juve, Fiorentina 4a

2006-2007: Fiorentina 6a in A, Juve in B

2007-2008: Juve 3a in A, Fiorentina 4a

Ora, senza appendersi eccessivamente a Calciopoli perché le sentenze vi ci includono anche le operazioni della Fiorentina, negli ultimi anni la superiorità della Juve sulla Viola è stata netta, e se non nell' ultima stagione, la Fiore non è mai stata una concorrente della Juventus. Ripeto, parere da anti-juventino :rotfl:

beh senza imenticare quel Juventus vs Fiorentina 8-0 del22/02/1953 :wink:

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beh senza imenticare quel Juventus vs Fiorentina 8-0 del22/02/1953 :wink:

Senza dimenticare che sul finire del 1800 quando si andava allo stadio in carozza e ci si sedeva sull' erba ed il campo era poco più che terra battuta e le porte erano fatte da due alberi, in una partita non ufficiale la Fiorentina ha battutto degli juventini 10-0.

Ma dai, ragazzi ci mettiamo a parlare di cose di 50 anni o 100 anni fa.

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Dmax...puoi guardare gli anni che ti pare. E' sempre stato così. Devi tornare agli anni 50 per vedere uno scudetto. E su, va bene la rivalità e quello che ti pare, ma è un dato obiettivo che ben poche volte la Fiorentina ha lottato con la Juve. Poi potete trovare le solite scuse di sempre, degli agnelli e dei ladri(sebbene se contassimo solo il periodo prima della guerra già avremmo più vittorie di voi). Questa è una rivalità, e tu lo sai benissimo, che non c'entra nulla con lo sport...

L'ultima volta che abbiamo lottato è stato quest'anno, e se non erro abbiamo vinto 3-2. Noi non vediamo uno scudetto dagli anni '50, ma il campionato lo vince solo uno e neanche voi mi pare vincevate scudetti su scudetti e ancora scudetti.

Senza contare poi quelli sporchi...

Perdonaci se siamo andati in C2 perchè il nostro presidente aveva giri strani che NON C'ENTRAVANO ASSOLUTAMENTE CON SPORT, a differenza di quelli con cui la triade è riuscita a comprarvi gli ultimi scudetti.

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che sono dichiarazione che non c'entrano un caxxo, perchè il passato è passato, si guarda al presente al futuro e al massimo alle ultime 1-2 stagioni.

Cioè la fiorentina è quasi come la juve ora, non è messa male, anzi, soprattutto perchè ha tanti giovani di futuro.

Non si può mettersi a parlare di quello che è successo 100 anni fa.

Poi che la juve fosse gestita da personaggi non corretti è chiaro a tutti...

Ma l'hai letto il discorso o solo l'ultima frase? Se stavamo parlando del fatto che nel 2004 la Fiorentina era la succursale della Juventus, che c**zo c'entrano le ultime due stagioni me lo spieghi? Mi è sttao detto che la Juve dando Maresca alla Fiorentina ha rinforzato una concorrente, mentre la firoentina è arrivata 16esima a pari punti con il Bologna retrocesso. La storia l'ho tirata in ballo quando mi è stato detto che abbiamo rubato ogni scudetto, e facev riferimento al fatto che noi gli scudetti li vincevamo nel 1905, quando la Fiorentina non era nemmeno concepita. Che la Juve fosse gestita da personaggi non corretti è chiaro a te e alla metà dell'italia che da 100 prende legnate. Hai avuto una squadra decente nei tuoi 100 anni di barzellette, e come ha detto Mazzola(il fratello) quella squadra era piena di dopati, senza parlare delle partite truccate. E non l'ha detto un esterno che rosicava, l'ha detto un membro di quella squadra. E ancora parliamo di Inter=Correttezza e Juventus=Non correttezza? Perchè invece di dare fiato alla bocca senza sapere le cose non parli di quello che sai?

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Il caffè di Herrera.

Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. "Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto", dice Ferruccio.

A che cosa si riferisce, Mazzola?

"Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè.

Da quel giorno 'il caffè' di Herrera divenne una prassi all'Inter".

Cosa c'era in quelle pasticche?

"Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro...".

Suo fratello?

"Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi...".

A chi si riferisce?

"Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato.

Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C.

Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione...".

A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.

"Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia ('Il terzo incomodo', scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma".

Perché?

"Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità".

Ma lei di Facchetti non era amico?

"Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti".

Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni?

"Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere...".

Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?

"Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...".

De Sisti smentisce di essersi dopato.

"'Picchio' in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra...".

E alla Lazio?

"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno".

Altre squadre?

"Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel 1969?".

Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...

"Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio".

Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...

"Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così".

E oggi secondo lei il doping c'è ancora?

"Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini...".

I ragazzini?

"Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto".

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Il caffè di Herrera.

Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. "Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto", dice Ferruccio.

A che cosa si riferisce, Mazzola?

"Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè.

Da quel giorno 'il caffè' di Herrera divenne una prassi all'Inter".

Cosa c'era in quelle pasticche?

"Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro...".

Suo fratello?

"Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi...".

A chi si riferisce?

"Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato.

Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C.

Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione...".

A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.

"Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia ('Il terzo incomodo', scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma".

Perché?

"Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità".

Ma lei di Facchetti non era amico?

"Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti".

Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni?

"Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere...".

Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?

"Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...".

De Sisti smentisce di essersi dopato.

"'Picchio' in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra...".

E alla Lazio?

"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno".

Altre squadre?

"Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel 1969?".

Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...

"Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio".

Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...

"Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così".

E oggi secondo lei il doping c'è ancora?

"Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini...".

I ragazzini?

"Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto".

Di Agricola e delle sue flebo però non fai parola.

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Di Agricola e delle sue flebo però non fai parola.

ki era MICHELE PADOVANO prima di prendere la roba di agricola?????????????????????

xkè MORENO TORRICELLI faceva il falegname e poi è diventato un difensorone???????????????????

xkè questi giocatori dopo essersene andati dalla juve sn spariti?????????????????????

xkè agricola è stato inibito e alla juve nn è successo nnt??????????????????????????????????????

:mrgreen::24::24:

ditemelo voi

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Basta saper evitare gli ordigni. Non mi sembra che ci stiamo offendendo e secondo me finchè la discussione prosegue su questi toni può tranquillamente continuare.

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Possiamo spostarci tranquillamente sul topic del campionato o aprire una interessante discussione apposita...:mrgreen:

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Non sono io prima di tutto ad andare a dare dei ladri agli altri. Come vedete pensate che le vostre squadrucce siano speciali. Si, voi siete gli onesti in un mondo di me***a. Il mio post voelva sottolineare coem è meglio guardare in casa propria, piuttosto che agli altri. Il processo per doping. Rispondo a tutte le tue domande. Ma fai bene attenzione alle mie parole.Agricola è stato ritenuto di colpevole di ABUSO DI FARMACI. L'abuso di farmaci non è DOPING ma, per fare un esempio, il dare due pasticche piuttosto che una per guarire un'infiammazione. La pratica era diffusa in tutto il mondo calcistico, e non c'entra niente col doping. Altra accusa accertata era il possesso ILLECITO di farmaci LECITI. Ovvero il non avere la ricetta. Questi due reati(anche se il primo se non sbaglio non lo è), che col doping c'entrano poco e niente, sono caduti in prescrizione,e con la disiformazione che c'è è stato detto che la Juventus si dopava ma non è stata punita. L'accusa di SOMMINISTRAZIONE DI SOSTANZE DOPANTI è stata respinta in quanto IL FATTO NON SUSSISTE. Non è caduta in prescrizione, semplicemente non è stato commesso. Poi parlate di quello che volete. Sono solo chiacchiere. E se poi fra 40 anni moriranno i giocatori di quella Juve ne riparleremo, voi inziate a dare un po' di importanza alle famiglie che avete distrutto, e non a fare finta di niente dei metodi di quella inter(ma come detto anche Fiorentina, Roma e Lazio) e di Angelo Moratti, reo di andare di campo in campo a corrompere arbitri europei con rolex ed elettrodomestici. Fra l'altro informo..nel periodo della GRANDE INTER avete disputato 99 partite consecutive senza subire rigori contro, e ci sono tanti tanti episodi che parlano delle malefatte di quella squadra e del suo presidente. Io ripeto, a me non importa nulla di quello che fate o avete fatto, io lo scorso anno non ho mai dato dei ladri agli interisti, e non lo penso. Mi infastidisco però a sentire discorsi di moralità, di gente che pretende di parlare della NOSTRA storia, quando conosce a stento la sua...

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Agricola è stato ritenuto di colpevole di ABUSO DI FARMACI. L'abuso di farmaci non è DOPING ma, per fare un esempio, il dare due pasticche piuttosto che una per guarire un'infiammazione. La pratica era diffusa in tutto il mondo calcistico, e non c'entra niente col doping.

poverino agricola il solo ad essere punito................. :mrgreen:

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Il caffè di Herrera.

Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. "Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto", dice Ferruccio.

A che cosa si riferisce, Mazzola?

"Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè.

Da quel giorno 'il caffè' di Herrera divenne una prassi all'Inter".

Cosa c'era in quelle pasticche?

"Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro...".

Suo fratello?

"Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi...".

A chi si riferisce?

"Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato.

Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C.

Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione...".

A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.

"Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia ('Il terzo incomodo', scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma".

Perché?

"Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità".

Ma lei di Facchetti non era amico?

"Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti".

Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni?

"Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere...".

Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?

"Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...".

De Sisti smentisce di essersi dopato.

"'Picchio' in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra...".

E alla Lazio?

"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno".

Altre squadre?

"Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel 1969?".

Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...

"Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio".

Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...

"Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così".

E oggi secondo lei il doping c'è ancora?

"Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini...".

I ragazzini?

"Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto".

Mah, io non ne sono molto convinto. Per me sta cercando un minimo della sua mancata popolarità sputando nel piatto dal quale ha mangiato...

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