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90° Ronde van Vlaanderen


fedemore

Chi vincerà la Ronde van Vlaanderen???  

11 utenti hanno votato

  1. 1.

    • Boonen
      7
    • Hincapie
      0
    • van Petegem
      0
    • Klier
      0
    • Wesemann
      1
    • Bettini (io ce lo metto...eheh)
      0
    • Zabel
      0
    • Ballan
      3
    • Flecha
      0


Messaggi raccomandati

E’ tutto pronto per la 90ma edizione del Giro delle Fiandre. Una ‘Ronde che ha nel campione del mondo Boonen (qui vincitore un anno fa) il suo favorito numero uno. Anche Ballan, Bettini e Petacchi all’assalto dei Muri.

Partenza da Brugge, arrivo a Meerbeke dopo 258 km, con 17 Muri da affrontare, intervallati da stradine strette e foriere di insidie, in compagnia pressoché costante di un vento che in queste zone gira e rigira senza una logica. Siamo in quel fazzoletto di terra del Belgio che è l’Università del ciclismo, le Fiandre, per la 90ma edizione della Ronde, il Giro delle Fiandre, seconda corsa monumento del calendario e apertura ufficiale della Campagna del Nord che si esaurirà il 23 aprile con la Liegi Bastogne Liegi.

“Petacchi non ha chances” ha sentenziato in conferenza stampa il campione uscente Tom Boonen, che in maglia iridata va in cerca del bis di fronte alla sua gente. Boonen è certamente il favorito numero uno, Petacchi uno dei tanti italiani pronti a dare l'assalto ai Muri, anche se forse non il più adatto su questi terreni. Petacchi partirà però ad Brugge con l'idea di correre per vincere. Gli altri pedalatori italici che aspirano a qualcosa di grande sono Bettini, e Pozzato, inchiodati però dalle logiche interne Quick Step che vogliono in Boonen il leader numero 1, da proteggere, dunque. Bernucci avrà i gradi di capitano T-Mobile (anche alla luce del forfait di Wesemann , mister Fiandre 2004) Luca Paolini sarà il faro Liquigas e poi c'è Alessandro Ballan, il fenicottero trevigiano che proprio sui Muri dell'ultimo Fiandre si è fatto conoscere alla grande ribalta, chiudendo al sesto posto la prima Ronde corsa in carriera. La Sanremo e le corse più recenti suggeriscono di parlare di un Ballan in condizioni strepitose, l'esperienza del Fiandre invita a non sottovalutare i predatori fiamminghi, tanti e di nome, presenti al via. Uno su tutti PVP, Peter Van Petegem, che nel 2003 centrò quell'ambo Fiandre-Roubaix riuscito un anno fa a Boonen.

Dopo 145 km sarà il Molenberg ad aprire la serie di scalate, penultimo Muro come sempre il Grammont, ai 16 km da Meerbeke, ultima immancabile arrampicata sul Bosberg, con 10 km ancora da percorrere prima della fine. E' attesa una folla record sulle strade della Ronde numero 90, rovinare la festa già pronta per il bis di Tom Boonen, è dunque il compito dei nostri alfieri. I fiamminghi fremono, i pià attempati ricordano il trionfo in solitudine di Eddy Merckx, anno 1976, in maglia iridata. E altrettanto si aspettano da Boonen 2006, pronto ad arrivare laddove, oltre a Merckx 1976, più nessuno è riuscito, ovvero conquistare la Ronde portando sul petto i colori del più forte del mondo. Se dunque la paura fa Novanta, la paura che la Ronde numero 90 possa risolversi in una recita tutta fiamminga dalle nostre parti almeno esiste.

Eurosport trasmetterà in diretta il 90mo Giro delle Fiandre a partire dalle ore 13.

(fonte eurosport)

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Ha vinto Boonen davanti ad Hoste, scattati insieme a -33 km dal traguardo.

Segue un gruppettino regolato da Hincapie su Van Petegem e Ballan (ora secondo nella classifica Pro Tour).

Male Petacchi, troppo dura questa corsa per un velocista puro come lui.

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Signori, un Mostro

Fiandre da copione: SuperBoonen

Boonen primo, Alberto II. I due Re del Belgio erano fianco a fianco a Meerbeke, l'uno a premiare l'altro sul podio del Giro delle Fiandre. E non ci sono dubbi su chi sia il più amato tra i due, al momento.

Una delle patrie storiche del ciclismo ha completamente perso la testa per un ragazzo bello di una sua bellezza acerba e biondo senza averne l'aria, che da un anno è diventato il centro di gravità permanente dell'intero movimento, che calamita sguardi di ammirazione e invidia, che pedala come un semidio, che tira le fila del gruppo come più gli piace e conviene, che è talmente conscio della sua forza da lasciarsi andare a dichiarazioni schiette e dirette come di rado capita di sentire in quest'ambiente: "Petacchi? No, non è un mio rivale in questa corsa"; "Attaccare? No, aspetto che lo faccia qualcun altro, tanto se non avviene batto tutti in volata".

A uno così, cosa vuoi dire? Cosa ti vuoi inventare per descrivere questa nuova perla, questa ennesima dimostrazione di grandezza? Si ha pure un po' di timore a usare troppi aggettivi, perché conviene risparmiarne qualcuno per i successi che verranno in futuro, e saranno tanti, e i dizionari hanno un numero limitato di parole, e a meno di non iniziare a coniare neologismi dobbiamo pensare a quello che diremo mercoledì (Gand-Wevelgem), o domenica prossima (Parigi-Roubaix).

Si ha l'impressione che Boonen, se lo volesse, oggi come oggi potrebbe fare qualsiasi cosa nella sua patria. Ma l'avete visto il Grammont? Gente completamente in trance al suo passaggio, completamente fusa, completamente incapace di controllare emozioni e palpitazioni (Hoste, "sono belga anch'io, e che diamine!", quanto si sarà sentito brutto anatroccolo?); e parliamo di migliaia e migliaia di persone, una dimostrazione di amore che nemmeno Museeuw, da queste parti, aveva sollevato, e che (scusate l'azzardo) ci ricorda solo il rapporto immenso che c'era in Italia tra Pantani e i suoi tifosi.

Ma c'è una differenza: il Pirata era il campione di uno sport minore (ahinoi), mentre Tom è l'idolo della religione nazionale, ciò che è il ciclismo in Belgio. Nelle Fiandre (ma anche in Vallonia, ne siamo certi) non c'è madre che non lo vorrebbe come figlio, non c'è padre che non lo vorrebbe come compagno di bevute al pub, non c'è figlia che non vorrebbe fare l'amore con lui.

E lui, guascone come sempre, continua a vincere e a macinare avversari e corse monumentali. Oggi al Giro delle Fiandre doveva succedere un qualche sconvolgimento epocale per impedirgli di alzare le braccia al traguardo; sapevamo tutti che Boonen avrebbe vinto andando in carrozza, eppure i nostri occhi non sono ancora sazi, e si riempiono con piacere delle imprese del Campione del Mondo. Sul Molenberg, il primo muro di giornata, mancavano ancora 113 chilometri al traguardo, un oceano di strada ancora da fare, eppure Boonen era lì, in testa al gruppo, a tirare e a iniziare l'opera di lavoro ai fianchi di tutti i rivali.

E lo faceva con naturalezza, come se fosse normale che il faro della corsa stesse in quella posizione già tanto presto, "Perché, dove volevate che fossi?", e ha ragione, il numero uno deve stare davanti a tutti. Anche perché sapeva di avere le spalle, oltre che larghe, anche ben coperte, perché la Quick Step non è una squadra, è una galleria d'arte, ed espongono nelle sue fila fior di campioni.

Come Pozzato, che quando i muri si sono sommati ai muri, in rapidissima sequenza, si è messo in testa a tirare come un umile gregario, e dire che due settimane fa vinceva la Sanremo; come Bettini, che ha fatto lo stopper per 30 chilometri, lui che questa corsa ce l'ha nell'elenco delle cose da fare ("Vincere il Fiandre prima di ritirarmi").

Il Koppenberg resterà l'immagine incontrovertibile e impietosa del Fiandre di oggi: su un muro al 22%, Boonen ha forzato, ha dato gas e si è ritrovato di nuovo in testa al gruppo, e poi davanti, e via sempre più solo, mentre alle sue spalle si contavano a decine i corridori costretti a mettere il piede a terra, a scendere dalla bici e a correre a piedi su quell'incredibile pendenza. E non parliamo dei brocchi, ma di conclamati campioni del presente e del futuro, quelli che dovevano lottare contro Tom per il successo oggi. Da Zabel (poi undicesimo al traguardo) a Ballan, la processione della fatica era impressionante.

Superato il Koppenberg (mancavano 73 km alla fine), c'è stato il riepilogo della situazione: intorno a Boonen si è coagulato il gruppetto che sarebbe andato a giocarsi il secondo posto a Meerbeke, tutti i principali avversari sono rientrati in pochi chilometri dopo il durissimo muro. Bettini, Van Petegem, Cancellara, Hincapie, Hoste, Pozzato, Flecha, Zabel, Hushovd, Klier, Ballan c'erano tutti. Anche un immenso Petito ha preso il treno giusto, ritagliandosi ancora una volta un ruolo di primo piano in questa magnifica corsa.

A questo punto, alla festa Boonen aveva i convitati che voleva: Pozzato e Bettini (e anche Baguet) a difenderlo in caso di necessità; tutti gli altri, da battere per avere più gusto nella vittoria. Si trattava solo di capire quando sarebbe nata l'azione decisiva, e chi l'avrebbe innescata. Fedele alla promessa di non attaccare (quello sul Koppenberg era stato un colpo per indirizzare la corsa, non per vincerla), Tom ha aspettato. E Hoste è stato il topolino caduto preda del gattone, il bravo Hoste che in settimana aveva fatto cose buone e giuste alla Tre Giorni di La Panne.

Leif, con la benedizione di Hincapie (che gli avrà prestato gli occhiali con la montatura bianca, forse per mescolare un po' le carte), è partito secco sul Valkenberg, non il più duro dei muri (ma in questa corsa ogni metro può fare selezione). Boonen gli si è subito messo alle costole; Bettini non ci è riuscito (accidenti accidentaccio, fossero stati in due i Quick Step, si poteva sperare che il classico gioco di squadra - scatto io, poi scatti tu - favorisse l'italiano) e alla fine avrà avuto la sensazione di un'occasione sprecata.

Infatti una volta persi all'orizzonte Boonen e Hoste, non restava, a quelli in gruppo, che fare gli stopper: Paolino in favore di Tom, Hincapie in favore di Hoste. E sì che ce ne hanno messo di tempo prima di prendere il largo i due fiamminghi: Cancellara ha fatto una sparata notevole, subito dopo il muro, è arrivato a sentire l'odore del grasso delle catene delle due bici dei battistrada, quanti metri, 5?, 10?, eppure gli saranno sembrati chilometri, perché quando stava per mettersi in scia, quel maledetto diavolo con la maglia iridata è andato a fare un'altra trenata paurosa, portando via il vagoncino dei sogni, stavolta irrimediabilmente. Supplizio di Tantalo, luce spenta, ciao Fabian.

Eppure, chissà perché (ma sì che lo sappiamo, in realtà), anche quando il gruppetto inseguitore era ancora lì a poche pedalate di distanza (con Klier a tirare più di tutti), non avevamo dubbi sul fatto che Boonen e Hoste sarebbero stati irraggiungibili. Tra l'altro hanno trovato l'accordo, perché Leif è stato intelligente, ha scelto di giocarsi quell'unica chance su mille perché sapeva che se non avesse collaborato, o Boonen lo avrebbe attaccato su qualche muro, o sarebbero forse stati ripresi, e per lui non ci sarebbero stati appelli (mentre per Tom c'era sempre la carta vincente della volata a ranghi ristretti). Meglio secondo dietro all'Imbattibile che anonimamente chiuso in un gruppetto.

Anche Petito ha provato un inseguimento solitario alla coppia battente bandiera fiamminga, e anche Ballan. Ma sono state innocenti evasioni, più per dimostrare di esserci che per reale convinzione di riprendere i fuggitivi. Se per il laziale si tratta comunque di una prestazione memorabile a fine carriera (e sì che fino a pochi mesi fa era disoccupato), per il veneto possiamo parlare di un altro tassello di esperienza che va ad aggiungersi al bagaglio di un futuro vincitore della Ronde.

L'ultimo chilometro, poi, che goduria: Boonen e Hoste a guardarsi, quasi da fermo, "sei scemo?, io non parto!", e sempre Tom a fare la parte del despota, del felino, di quello che si approfitta delle altrui debolezze. Niente alternative, anche stavolta, per Hoste: poteva stare in surplace quanto voleva, ma alla fine toccava a lui lanciare la volata. E l'ha piazzato, uno scattino, ma era uno scattino di uno che non ci crede nemmeno troppo, "telefonato" si dice in questi casi (Hoste e telecomunicazioni?), nemmeno il tempo di mettere un metro di luce tra sé e il tiranno, che quello aveva già la bocca spalancata e stava per fare un solo boccone dello sventurato collega.

E sotto lo striscione, nel totale tripudio generale, Tommy can you hear me?, mi sentite?, mi vedete?, è iridata questa maglia, se la indica, se la coccola, la mostra a tutti, dice "sì è vero, sono io, sono puntuale all'appuntamento", prima doppietta consecutiva al Fiandre dopo 33 anni (Leman '72 e '73), prima vittoria in una classica monumento da Campione del Mondo dopo Camenzind al Lombardia '98, primo mattone possente di un'altra annata memorabile nella carriera memorabile di questo Campione memorabile.

Marco Grassi

CHE FENOMENO RAGAZZI...ALTRO CHE PETACCHI!!!!!!!!!!!!!!!

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CHE FENOMENO RAGAZZI...ALTRO CHE PETACCHI!!!!!!!!!!!!!!!

Ma che c'entra Petacchi??? Lui è il velocista più forte del mondo e la classe di Boonen non deve essere usata come mezzo per minimizzare lo strapotere di Alejet negli sprint.

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Sbaglio o tutti li mettono uno contro l'altro?????? Ho sentito dire perfino che Petacchi sia più forte di Boonen...

Sia chiaro Alejet è ancora il velocista più forte ma Boonen è molto più giovane e Petacchi ha inizizato a vincere più tardi...Sono certo che Tornado Tom alla sua età avra vinto il doppio! E non sono poi così distanti negli sprint...

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sono 2 ciclisti differenti Petacchi in uno sprint puro lo brucia... bonen invece è piu completo e tiene bene nelle salitelle ed sul pavè ...be lo sappiamo...cmq questo articolo credo che elogi troppo . sembra una divinità di come l'hanno descritto :wink:

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No io non li ho paragonati sul pavè...volevo solo dire manc che uno (Petacchi) è un grande sprinter, mentre Boonen è un CAMPIONE-FENOMENO a tutti gli effetti, molto più completo! E non mi sembra che negli sprint Boonen sia scarso, ha vinto al Tour alla grande e soprattutto ha stravinto un Campionato del Mondo cucito ad arte per Petacchi..

Che ci volete fare...Tom è un po il mio idolo!!!

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A parità di condizione in volata Petacchi dà una bicicletta di distacco a Boonen (vedi San Remo e Ruta del Sol).

Ciò che fa di Boonen un campione è la potenza che gli permette di vincere corse su pavè, oltre alle volate.

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Boonen a molte più soluzioni rispetto a Petacchi. Senza la squadra che lo supporti Petacchi non riesce a fare molto.

In volata benchè Boonen sia un fulmine Alejet è una spanna sopra.

Boonen lo adoro dopo la SanRemo di questo anno, perdere il terzo postao esultando per la vittoria di un compagno (e che compagno) mi è sembrato veramente bello.

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petacchi non ha l'esperienza e le doti per vincere sul pavè..non ne ha la tenacia mentale soprattutto...da questo giro delle fiandre mi aspettavo di più da hincapie ma è arrivato solo terzo..doveva andarci lui e non hoste in fuga..allo allo sprint se la giocavano!

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