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AgoraVox


Wanka84

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Qualcuno di voi conosce questo progetto?

Personalmente credo molto in un progetto come questo, consultavo spesso la versione francese e ora con piaciere contribuirò a quella italiana...

Se non sapete cos'è andate sul sito www.agoravox.it e capirete (troverete anche articoli del vostro Wanka preferito)

Per chi non si volesse scomodare a cliccare sul link ecco l'intervista ad uno dei fondatori:

Come nasce e perché Agoravox Ita­lia?

«AgoraVoxItalia nasce per tre ra­gioni. Nasce per volontà del fon­datore di AgoraVox, Carlo Revel­li. Nasce dalla volontà di portare in Italia lo stesso progetto edito­riale che in Francia ha consenti­to di dare voce ai cittadini. Nasce, infine, da un incontro tra me e Carlo, da una visione comune del ruolo dell’informazione e dei pro­blemi che la affliggono».

Sarà uguale al sito francese o ci sa­ranno delle novità?

«Graficamente sarà completa­mente differente, mentre la poli­tica editoriale sarà la stessa. La nostra politica editoriale è tute­lata dalla nostra scelta di essere diventati una Fondazione indi­pendente volta a tutelare l’etero­geneità dei contribuiti e la liber­tà di parola.

AgoraVoxItalia presenterà alcune innovazioni tecnologiche, come la versione per cellulare o la possibi­lità di realizzare il proprio carrello di articoli in formato PDF da stam­parsi e leggersi con calma ».

Che cos’è il giornalismo partecipati­vo o di prossimità?

«È il giornalismo dei cittadini per i cittadini. Il «lettore 2.0», oggi, non può e non vuole essere esclu­so dal dibattito pubblico: produ­ce contenuti letti o visti da miglia­ia d’utenti, gli stessi che s’infor­mano attraverso i media tradizio­nali; accede e condivide informa­zioni in tempo reale, documen­tando, a volte, quello che nessu­na agenzia riuscirà a documen­tare. Il lettore 2.0 non partecipa al giogo dicotomico tra media mainstream e web celebrato da­gli addetti ai lavori; il suo unico obiettivo è comunicare, comple­tare la notizia, dare il suo punto di vista su avvenimenti che, spes­so, osserva in presa diretta.

L’informazione oggi, pertanto, non può prescindere dai contri­buti degli utenti, sempre meno lettori passivi, sempre più occhi critici della notizia; per dirla con le parole di Dan Gilmore – gior­nalista, blogger ed esperto di nuo­vi media: «assieme, i miei lettori ne sanno più di me in merito a qualsiasi argomento».

Non vogliamo privilegiare un punto di vista, un’inquadratura, per dirla in termini cinematogra­fici, della realtà, vogliamo che più punti di vista aiutino a capire quello che succede. Non voglia­mo un’informazione di parte ma più parti che costruiscono un’in­formazione ».

Cosa differenzia Agoravox dal classi­co quotidiano on-line o cartaceo?

«Agora Vox intende raccogliere i contributi dei cittadini, con l’obiettivo di mettere on-line, sotto lo stesso cappello, le im­magini degli scontri di Chiaia­no, le testimonianze delle per­sone e le dichiarazioni ufficiali: aggiungere alla notizia, non to­gliere. Fornire ai lettori-autori un luogo ordinato di confronto; un giornale fatto dagli utenti che stabiliscono, da soli, le proprie priorità.

Non esistono, per noi, notizie più o meno importanti, l’informazio­ne non deve essere materia iner­te perché assume forza solo quan­do è letta. La notizia da secondo sfoglio può essere tale per chi im­pagina ma non per chi legge».

Chi scrive su AgoraVox?

«Chiunque, siamo aperti a qual­siasi contributo, dal giornalista professionista al cittadino comu­ne. Chiunque può diventare re­porter per AgoraVox, a prescin­dere dai suoi orientamenti poli­tici, religiosi, sociali, culturali o economici. In egual misura la re­dazione è assolutamente etero­clita. Crediamo che questa diffe­renza di profili apporti ricchezza all’informazione ed al dibattito. Per questo lasciamo che tutti gli articoli siano commentabili».

C’è una redazione? Come è compo­sta?

«Vista la specificità di AgoraVox la redazione non riproduce quel­la di un giornale «tradizionale» ma è composta da redattori indi­pendenti, che hanno richiesto di farne parte, e da una redazione ristretta di professionisti. Tutti i moderatori votano gli articoli in funzione della loro pertinenza, della loro attualità e, soprattutto, della loro originalità. Oltre al fil­tro effettuato dai moderatori, AgoraVox spinge verso un pro­cesso d’intelligenza collettiva per verificare le informazioni pubbli­cate.

Questo processo si basa sul commento e sul voto dei lettori».

Come avviene il processo di produzio­ne della notizia? Ci sono dei criteri di qualità?

«La politica editoriale di Agora Vox è di pubblicare notizie d’attualità su avvenimenti o fatti oggettivi e, nella misura del possibile, inediti. Siamo sicuri che gli internauti so­n­o capaci di trovare e fornire infor­mazioni che sono, spesso, inacces­sibili. Pubblichiamo il 75% circa degli articoli che ci vengono sotto­posti. Non ci sono criteri di quali­tà ma certamente un articolo non deve avere un contenuto razzista, pedo-pornografico, né incitare al­l’odio o alla violenza ».

40 mila euro di pubblicità al mese. Come è possibile?

«Il sito francese fa un milione di visitatori ed è il secondo medium più citato su internet dopo Le Figa­ro...

È quanto riceviamo dalla pubblicità in base alla nostra au­dience... Sono i numeri standard della pubblicità on line».

Da tempo si legge ormai che il web minaccia la carta stampata, soprattut­to perchè molta della pubblicità dal cartaceo si trasferisce su internet. Eppure Carlo Revelli in un’intervista dice: «il giornalismo partecipativo è complementare ai media tradizionali, non è una minaccia ma un’apertura democratica». Può spiegarci questa affermazione?

«Giornalismo diffuso, citizen journalism, giornalismo di pros­simità non sono in contrasto con il giornalismo professionale. Un cittadino che documenta, con la sua telecamera, quanto accade sotto il suo palazzo non è in «competizione» con il giornali­sta che passa le ore in redazio­ne, che scava, investiga, cerca in­formazioni, per fornire al letto­re il «perché» di quello che ha vi­sto e documentato. Non siamo in competizione, siamo le due facce della stessa medaglia, sia­mo due facce della notizia ai tempi del Web 2.0».

Quando sarà online AgoraVox Italia?

«Da oggi siamo on line in versio­ne beta chiusa, chiunque faccia richiesta può testare il sito in an­teprima (www.agoravox.it). Al momento ci sono circa 150 blog­gers, giornalisti, web editor e cit­tadini che hanno l’account. Apri­remo al pubblico da settembre».

Pensa che avrà lo stesso successo che ha avuto finora in Francia?

«Su questo devo chiederle scu­sa ma sono napoletano e scara­mantico e pertanto non faccio previsioni…».

Dunque da questa intervista sembra tutto molto chiaro. Il giornalismo online è fatto dai cittadini per i cittadini, persone che non hanno una formazio­ne giornalistica. È bottom-up, dal basso verso l’alto. Globale, di diffusione immediata. Col­lettivo. Multimediale. Demo­cratico e garante di libertà di espressione. Ma è giornalismo? Si avvale di quegli strumenti di verifica, di quel sapere e di quella pratica che contraddi­stingue i giornalisti e le reda­zioni dei quotidiani?

O semplicemente è qualcosa che assomiglia, è complementa­re ma in fondo per natura diver­so, perché proprio di un suppor­to digitale e non cartaceo?

Ognuno di noi non può che far­­si la sua personale opinione, ma­gar­i proprio navigando in inter­net sui siti di informazione e non.

Poi, saranno il tempo e l’evolu­zione della rete e della comu­nicazione multimediale a fare il resto.

Forse vi conveniva cliccare :lol:

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  • 2 weeks later...

Bell'iniziativa...grazie mille, ma bisogna starci dietro....(con i tempi che corrono)

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