TUTTO il ciclismo è emozionante, almeno nelle gare in linea. Le emozioni nel ciclismo non possono essere ristrette al superuomo da corse a tappe che dà i minuti a tutti e l'unica cosa su cui si discute è se "starà con loro o li ramazzerà". Lo spettacolo in salita è un Pantani che in ritardo di 3' in classifica vede Ullrich in difficoltà e attacca da lontano. Se l'emozione della salita sono i grandi scalatori del 2012 tipo Basso o gente alla Armstrong -imbattibile- io preferisco nettamente una classica tipo l'Amstel e la Liegi di quest'anno, con un Nibali che ti accende la corsa, magari venendo ripreso a 1 kilometro dal traguardo, ma che ti tiene incollato fino alla fine. O i tre mondiali vinti dagli azzurri nel periodo 2006-2008, o le volate di Petacchi che ha riportato la maglia verde in Italia dopo 40 anni, o Cancellara che da finisseur in una tappa di pianura del Tour sfrutta un trattino di pavè di 200 metri per staccare il gruppo e fregare per 2" i velocisti, o Pozzato alla Sanremo vinta. Ma ci sono tanti esempi anche in salita, vedi giri 2005, 2007 e 2008, ma anche il 2010, spettacolari anche senza bisogno di giganti (o meglio, c'erano dei Corridori con la C maiuscola ma erano più di uno: Savoldelli-Simoni nel 2005, Di Luca e gli altri nel 2007, Contador-Riccò e non solo nel 2008, Basso, Nibali, Evans, Vinokourov nel 2010)