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sateo

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  1. In cinque minuti cancellati sei anni. Ora è notizia ufficiale: Christian Vieri non è più un giocatore dell'Inter. Questa mattina sono bastati 350 secondi a Sergio Berti, il suo procuratore, per firmare la separazione consensuale, con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto, tra il centravanti e la società nerazzurra. Quindi Berti, poco prima delle 11, ha lasciato l'ufficio del vicepresidente dell'Inter, Rinaldo Ghelfi. Pochi istanti dopo il sito ufficiale del club pubblicava la notizia. Le solite parole, i ringraziamenti, anche reciproci. Sei stagioni. E adesso? Pare che gli orizzonti di Bobo vadano oltre Manica. Si sussurra del Tottenham, anche se in Spagna non si sono dimenticati di lui. Milan? Juve? Ipotesi improbabile. Immaginare Bobo ancora in Italia giocare con un maglia che non abbia colori nerazzurri suonerebbe strano. In ogni caso Christian Vieri lascia in eredità ai tifosi dell'Inter sei stagioni esaltanti e contraddittorie. Imprese straordinarie, gol a grappoli che avrebbero meritato trionfi diversi. Lui arrivò dalla Lazio di Cragnotti nel 1999. Massimo Moratti lo pagò 90 miliardi delle vecchie lire. Cifra pazzesca. Un investimento pesante ricambiato però dai fatti. Bobo in sei stagioni ha segnato 122 reti: 102 in campionato, 12 nelle coppe europee, 8 in coppa Italia. Cifre indiscutibili. Vieri e Inter addio. Bobo se ne va, pare, si dice, con un assegno in tasca di 9 milioni di euro. Ma, siamo pronti a giurarlo, con il desiderio di ripartire e impallinare portieri di mezzo mondo. Dovunque andrà, lascerà il segno.
  2. GRANDE GILARDINO!!! Se il Parma è salvo gran merito è suo!!! E' IL MIO SOGNO: GILARDINO JUVENTINO!!!
  3. In effetti MOTOPINGUINO ha ragione!!!
  4. Non funziona il link. Sia cliccando col tasto destro e poi salvo con nome che cliccando sul link.
  5. La classifica IFFHS è una grande cazzata, mai veritiera... 1° Inter 2° Milan, ma per piacere!!!
  6. Ieri sono andato al Delle Alpi alla festa scudetto...un coro su tutti. "PORTACI PORTACI PORTACI LA COPPA!!! O GALLIANI PORTACI LA COPPA!!!"
  7. sateo

    Squadra preferita?

    Fassa Bortolo, una squadra devota a San Alessandro!!!
  8. Se avete di questi problemi, tifate JUVE che vi passa!!!
  9. E' un gran corridore, scalatore, compaesano del grande Miguel Indurain
  10. Tra la Rometta e la Lazietta non so chi tifare!!!
  11. Anche io uso COOLSTREAMING. Scaricate la versione 0.43, si vede bene. Il miglior sito per informazioni a riguardo è www.calciolibero.it
  12. Se hanno squalifica to Bettini, nella tappa vinta da McEwen dovevano squalificare 20 persone.
  13. sateo

    FANTAGIRO!

    Sateo Pro Tour Cycling Team: CUNEGO BASSO PETACCHI GRILLO SCARPONI RASMUSSEN DI LUCA SELLA MONTGOMERY WEGELIUS
  14. Vince e sorpassa Boonen nell'UPT Non c'è stata la nebbia di domenica in Olanda, ma la Vallonia è stata colpita lo stesso da tempo inclemente, la pioggia stavolta. Almeno stavolta, però, Danilo Di Luca ha potuto mostrare la sua convincente superiorità, aiutato anche da una super Liquigas-Bianchi. La sua azione sul Muro di Huy è stata netta e senza intoppi, e gli ha permesso così di bissare il successo dell'Amstel Gold Race. Il Giro dei Paesi Baschi ci aveva riconsegnato un Danilo Di Luca conscio di poter ancora lottare per vincere, e soprattutto tranquillo con se stesso e con una squadra che gli aveva messo a disposizione addirittura uomini come Cioni, Garzelli e Pellizotti, nonché il generosissimo Noè. Oggi di Luca non ha potuto contare su tre di questi quattro uomini, in quanto il solo mantovano Pellizotti era presente nella corsa belga; ma nel suo team ha trovato l'appoggio di Albasini, di Ljunqvist, di Mugerli, ancora di Pellizotti, autori di un vero e proprio lavoro di squadra per consentire al gruppo dei migliori di riportarsi sullo scatenato Jens Voigt, uno che con le fughe da lontano e con il maltempo ha da sempre ottimi rapporti. I migliori si sono visti tutti negli ultimi 2 km, non prima, a parte un timido tentativo di Paolo Bettini (lontano da una forma che lo possa rendere quantomeno competitivo) al secondo passaggio su Huy, ed un altro timidissimo tentativo di Erik Dekker, rialzatosi quasi subito sotto i colpi possenti del gruppo che lo inseguiva da vicinissimo. Bjarne Riis, conscio della non ottima condizione di Ivan Basso e consapevole che il duro arrivo non potesse consentire ad Arvesen di primeggiare, decide di mandare in avanscoperta Jens Voigt, che di certo non se l'è fatto ripetere due volte. Prima in un gruppetto, poi col solo modesto Jef Peeters (Chocolade Jacques), il "camion" Jens non si è risparmiato per un attimo né per un cambio, garantendo alla fuga tutta la sua potenza e la sua voglia di arrivare in fondo alla corsa. Forse dietro qualcuno l'ha sottovalutato lasciandogli troppo spazio, garantendo la gestione della corsa alla Illes Balears, segno che il capitano Valverde Belmonte e magari quell'Aitor Osa Eizaguirre già secondo qui nel 2003 e buon protagonista dei Paesi Baschi che ci hanno dato in grande spolvero Di Luca, avrebbero voluto provare ad essere protagonisti. La fuga di Voigt ha perso i suoi colpi sotto quelli molto potenti di Andrey Kashechkin, il kazako della Crédit Agricole già messosi in mostra nella fuga con Bettini alla Milano-Sanremo (per la verità in quell'occasione non fu molto generoso né molto furbo, ma magari aveva ricevuto segnali di quel genere dall'ammiraglia), che sulla Cote de Ahin ha provato a far saltare il banco. Ma a quel punto gli uomini Liquigas-Bianchi e Lampre-Caffita erano già in fila indiana da troppi chilometri per pensare che potessero rallentare. L'ascesa finale sul durissimo Muro di Huy è regolare, avviene mediante una progressione costante, anche perché nessuno dei papabili battuti in volata ha provato ad accelerare per anticipare gli altri, un po' bloccati dal freddo di oggi, un po' impauriti dalla forma dei protagonisti, ma soprattutto impossibilitati dalle pendenze del Muro. Le prime rampe vedono davanti da sinistra a destra, quasi in uno schieramento di partenza di una gara del Motomondiale, Alejandro Valverde Belmonte, Alexandre Vinokourov, Danilo Di Luca, Cadel Evans ed Oscar Freire. Certo che impressiona vedere Freire davanti al Muro di Huy, ma questo non è che il segno della costanza del passo con cui il gruppo ha affrontato l'asperità, lasciando da parte ogni velleità di cambi di passo o di accelerazioni "spaccagambe" che avrebbero potuto essere stati elementi importanti nel caso in cui Voigt fosse riuscito a mantenere una ventina di secondi ai piedi di Huy e costringere i capitani più in forma a muoversi un pochino prima ed un pochino più celermente sin dalle prime rampe. Invece il solo Sinkewitz, brillantissimo vice Bettini a cui manca un pochino di occhio e di esperienza nel leggere i finali di corsa, prima, e Kim Kirchen poi provano ad anticipare la progressione di Danilo Di Luca, messosi in testa al gruppo con il proprio passo agli 800 metri dall'arrivo accelerando soltanto ai 200 metri, quando la sagoma con la maglia rossa-bianco-celeste di campione lussemburghese di Kim Kirchen stava provando ad allungare sulla parte destra del gruppo. Di Luca ha dato una piccola stoccata sui pedali e non ha permesso a Kirchen di passarlo. Proprio in quel momento, si è decisa la Freccia Vallone. Di Luca ha avuto il tempo di capire ai 50 metri di aver vinto, alzando le braccia verso il cielo, mentre Kirchen e Rebellin lottavano per la seconda piazza che vedeva prevalere proprio il ciclista della Fassa Bortolo. La Liquigas, tornata quest'anno sulle strade del ciclismo che conta, ha trovato in Danilo Di Luca il proprio leader, quel corridore che cercava per le Classiche, tutte. E Di Luca ha trovato nel team di Roberto Amadio la giusta collocazione, le giuste responsabilità e soprattutto una squadra (è stato proprio l'abruzzese a dirlo durante la Tirreno-Adriatico) che punta sui corridori più in forma nei vari periodi della stagione. Questo ha permesso a Di Luca di poter contare oggi e domenica scorsa su Franco Pellizotti, un potenziale concorrente per la vittoria finale che invece, conscio della propria condizione calante, si è messo molto umilmente a disposizione del proprio capitano, che sta tornando sempre più "killer". Terzo successo per Danilo Di Luca, dopo il Paesi Baschi e l'Amstel Gold Race, qui alla Freccia Vallone, e ci sono tutti i presupposti perché il portacolori Liquigas possa riuscire ad eguagliare Davide Rebellin almeno per quanto riguarda le strade delle Ardenne. Perché se l'ex Saeco riuscisse ad aggiudicarsi la Liegi-Bastogne-Liegi (ma la concorrenza sarà spietata e gli avversari hanno tutti il dente avvelenato) farebbe addirittura meglio di Davide nello scorso anno, proprio grazie alla sua affermazione nella corsa spagnola (Rebellin fece invece secondo alla Parigi-Nizza). Ma forse oggi è ingiusto parlare della Liegi, visto che sulle strade valloni della Freccia un campione si è ritrovato, Danilo Di Luca. «È l'anno della verità», aveva acconsentito Di Luca; se la verità è questa, nel 2004 Danilo è stato un gran bugiardo. Le pagelle della Freccia Vallone 2005 Di Luca - 9,5 Non ci fosse stato Rebellin nello scorso anno, il 10 per Danilo sarebbe stato d'obbligo. Speriamo di poterlo assegnare già domenica all'abruzzese, dopo la Liegi-Bastogne-Liegi. Per oggi si accontenta di far lavorare duro la sua squadra, di piazzarsi in testa al gruppo sin dalle prime rampe dure del Muro di Huy ed accelerare inesorabilmente ai 150 metri dall'arrivo dopo il tentativo di anticipo di Kim Kirchen. Davvero non sbaglia nulla. Kirchen - 8 L'Amstel Gold Race era la corsa che più si addiceva al lussemburghese, ma il suo 11° posto di domenica scorsa lasciava dei dubbi sulla sua competitività su arrivi in salita di questo genere e di queste pendenze. Invece Kirchen si prodiga in due tentativi ai meno 5 km dall'arrivo prima con Vinokourov (per poche centinaia di metri) e poi con Sylvain Chavanel, Pineau, Pereiro Sio e Voigt, una volta ripreso il tedesco. Poi, a 200 metri dall'arrivo, Kim prova ad anticipare dal lato destro del Muro Di Luca, che lo scorge e lo anticipa. Comunque riesce a salvare il secondo posto dalla rimonta di Rebellin. La sorpresa del giorno. Voigt - 7 Parte con un gruppetto di fuggitivi che non lasciava presagire grandi cose, col solo Bramati degno compagno di un buon tentativo. Invece Voigt si prodiga con abnegazione e costanza nella fuga, dapprima con i compagni, poi col solo Peeters, poi addirittura da solo per una quarantina di chilometri. E dietro gli squadroni dei favoriti sudano parecchio per riprenderlo. La fotografia più fedele da fare allo squadrone di Riis. Coraggioso. Freire - 7 Vedere la sua sagoma di campione del Mondo in testa al gruppo ai piedi del Muro di Huy è sintomo di una non grandissima andatura da parte del plotone, ma di rimando è anche segnale di un corridore completo, cresciuto e competitivo su ogni tipo di arrivo. Sul Cauberg aveva perso la ruota di Boogerd, sul Muro di Huy rimane attaccato alla ruota di David Etxebarria, aggiudicandosi una splendida quinta posizione. Alla Liegi tornerà Boogerd, ma la carta Freire potrebbe consentire alla Rabobank di puntare, in qualche modo, alla vittoria. Anche se la Doyenne è più lunga e più dura, una condotta di gara attendista come oggi potrebbe favorire di nuovo lo spagnolo di Torrelavega. Rebellin - 6,5 Il terzo posto è sintomo che stava bene, magari non benissimo, altrimenti non ci si spiega perché Kirchen sia arrivato prima di lui, seppure per poco. Quello che lascia stupiti è non vedere nessuno o quasi della Gerolsteiner collaborare con la Illes Balears, la Liquigas-Bianchi e la Lampre-Caffita. Il solo Scholz collabora, mentre addirittura Markus Zberg prova ad inserirsi in una fuga da lontano. L'impressione è che Davide debba far sempre tutto da solo. Abbandonato. Cunego - 5,5 Ha l'alibi di essere alle prime partecipazioni da protagonista nelle classiche valloni (nel 2002 partecipò, ma era un neopro' ed arrivò tra gli ultimi), ma da come la Lampre-Caffita si era messa in testa al plotone per riportarsi su Voigt prima e su Pineau & company poi lasciava presagire qualcosa di più del 14° posto ad 11" secondi dai primi tre. Va detto che rimane schiacciato tra Manuele Mori ed una transenna mentre Kirchen e Di Luca partivano per il testa a testa, ma la sua posizione in quei frangenti non era ottimale. La sua assenza dall'Amstel potrebbe aver influito, e lo si aspetta maggiormente competitivo alla Liegi. Valverde - 4,5 Durante il Paesi Baschi uscì di classifica nella semi-tappa della mattina dell'ultimo giorno di corsa per aiutare il leader temporaneo che era il suo compagno di squadra Aitor Osa. Nell'Amstel Gold Race non si è mai visto in testa al Cauberg, patendo addirittura 10" nei confronti dei migliori. Oggi affronta le prime rampe in testa, ma poi scompare sotto i colpi di Sinkewitz, Evans e Di Luca. Che si sia allenato troppo per le volate e troppo poco per le salite? T-Mobile Team - 3 Oggi non si sono viste le "comiche" in stile Fiandre, nessuno è corso dietro a qualche compagno di squadra, fatto sta che nella fuga del mattino nessun T-Mobile era presente, nell'inseguimento a Voigt nessun uomo in maglia magenta era presente. Vinokourov ha provato una timida rasoiata a 10,5 km dall'arrivo, mentre sulle rampe finali del Muro di Huy lo stesso kazako e Matthias Kessler (3° nel 2004) erano ben presenti davanti al plotone dei migliori. Risultato: Vinokourov 12° e Kessler 13° ad 11" da Di Luca, e mai in competizione per le piazze che contano. Che Godefroot e soci si mettano d'accordo: il Tour non è la sola corsa dell'anno, e visto l'andazzo non è detto neanche che se la giochino bene. da www.cicloweb.it
  15. Ho fatto un pò schifo: Freire 5° Cunego 14° Voigt 50°
  16. La sto guardando in internet. La diretta è cominciata alle 14:30. motopinguino:BenedettoXVI=sateo:Card.Martinez
  17. Le pagelle dell'Amstel Gold Race 2005 Di Luca - 9 Grandissimo merito, quello di farsi trovare al posto giusto al momento giusto. Con la gamba che si ritrova in questo periodo, e con il percorso a lui più che congeniale, era il faro naturale della corsa. Gli bastava controllare Rebellin, perché tutti gli altri (dato per assunto che Freire non avrebbe entusiasmato sul Cauberg) se li metteva tranquillamente nel taschino sulle ultime rampe. È andata puntualmente così, complimenti, appuntamento alla prossima classica. Rebellin - 7 Pensare di poter ripetere il clamoroso filotto del 2004 era quasi da camicia di forza (tantopiù che, in questo caso, se avesse ben cominciato non sarebbe stato che a un terzo dell'opera, e non a metà). Però il veneto non si è tirato indietro, ha guardato da vicino ogni sviluppo della gara, e ha condiviso con gli altri favoriti la volata decisiva. Ne aveva di meno rispetto all'anno scorso, ma va anche detto che la corsa non è stata troppo dura, perché se lo fosse stata lui se ne sarebbe certamente giovato. Celestino - 7 Un terzo posto di tutto rispetto, che lo conferma come uomo capace di lottare ad armi pari con i mostri sacri del plotone. Ben nascosto fino alla fine, ha saputo trovare la forza di emergere quando contava. Certo, gli è mancato qualcosa rispetto ai primi due, ma il suo risultato è comunque eccellente. Boogerd - 7 Non vorremmo essere suoi tifosi. È incredibile come perda continuamente corse di grande importanza. D'accordo, lui è quasi sempre lì a giocarsele, ma ogni volta c'è qualcosa che lo frega. Che poi questo qualcosa è identificabile sempre con una soverchia lentezza in volata. Ma saputo questo, benedetto ragazzo, possibile che non provi mai a estrarre dal cilindro un finale a sorpresa? Possibile che l'unica soluzione sul Cauberg fosse quella di aspettare gli ultimi 400 metri? David Etxebarria - 6.5 Prova l'evasione prima del Keutenberg, l'azione non va in meta, ma lui non si scoraggia e sforna una comunque ottima prestazione sul Cauberg (premiata dall'ottavo posto finale). Zaballa - 6.5 Costante, sia che si tratti di pavè, sia che si tratti di côtes. Sedicesimo a Valkenburg, e sempre nel gruppo che conta. Freire - 6 Presente nelle primissime posizioni sul Cauberg, poi si ammoscia e non riesce a sprintare. Il suo decimo posto è più deludente che incoraggiante. Wesemann - 6 Si accoda a Van Bon a 50 km dal traguardo. Ma l'azione dei due non è di quelle che si imprimono nella memoria. Moreau - 6 Trova ampio spazio, insieme a Thijs (e prima anche con Grivko e Van Katwijk), ma è il gruppo che lascia fare, andando avanti regolare e senza affannarsi troppo. Comunque, bravi tutti per il tentativo. Grivko - 6 Menzione a parte per la sfortuna che lo fa forare e perdere contatto dai fuggitivi al km 145. Valverde - 5 L'uragano di Murcia tarda a mettersi in azione. Fuori dalla Spagna non ruggisce come in casa, e dire che l'Amstel sarebbe anche particolarmente adatta a lui. Ma ha la scusante di aver corso poche classiche, e di dover quindi ancora fare parecchia esperienza. da www.cicloweb.it
  18. L'abruzzese si consacra all'Amstel Una nebbia da tagliare col coltello, una corsa appannata, ovattata, in un certo senso neutralizzata dal perfido agente atmosferico che ha oscurato lo spettacolo a milioni di appassionati. Un peccato per Danilo Di Luca, che ha potuto mostrare poco della sua vittoria. Poco ma buono, verrebbe da dire. E in effetti è così. È anche vero che, per stessa ammissione dell'abruzzese, la corsa non ha offerto, nel nebbione, grandi spunti: i migliori sono arrivati tutti insieme ai piedi del Cauberg, c'è stata pochissima selezione. Partita al mattino la fuga dei quattro (Thijs, Moreau, Grivko, Van Katwijk, poi ridotti a due con la defezione di questi ultimi), il gruppo ha lasciato ampio spazio. Fino al chilometro 200 non è successo granché di rilevante. Ma anche dopo, quelli che si sono mossi con più decisione sono state delle seconde linee, ovvero corridori non presenti nella griglia dei favoriti. Wesemann e Van Bon, uomini che ti aspetteresti più su strade lastricate di pavè, hanno preso invece coraggio sulle basse côtes olandesi, e provato ad anticipare il gruppo. Raggiunti e staccati Thijs e Moreau, i due sono rimasti per qualche chilometro in avanscoperta; alle loro spalle c'era un po' di tira e molla, ma nessuno è stato in grado di scavare solchi, e all'appuntamento col Cauberg erano tutti lì, i migliori, a lanciarsi sulla breve salita che avrebbe premiato uno solo di loro. La Rabobank a fare la voce grossa, naturalmente: giocava in casa, voleva dimostrare di poter fare e disfare a piacimento. Quattro uomini in testa, Erik Dekker, Kroon, Boogerd, Freire. I primi due si sono messi al servizio degli altri due. Ritmo alto, sfiancante, sulle prime rampe del Cauberg, quelle meno taglienti. Ritmo tenuto alto per impedire che a qualcuno venisse l'idea di piazzare lo scatto-sorpresa. Ma accanto ai Rabobank, ecco Di Luca coi suoi. Ai 400 metri Boogerd si trovava in testa, davanti a tutti. Murn ha provato a far saltare il banco, ma il suo destino era quello di partire forte per piantarsi in fretta. Con Freire poco in palla su un traguardo che evidentemente ancora un po' lo respinge (troppo ripido nel finale), Boogerd si è buttato con tutto se stesso sulla volata. Partito troppo presto? No, semplicemente carente di quel quid che, se l'avesse avuto, sarebbe risultato uno dei più vincenti del decennio. Non potendo contare sulla brillantezza dell'uomo veloce, Boogerd si è visto affiancare da Di Luca e superare a meno di 100 metri dal traguardo. E con questo, sono 4 i secondi posti che l'olandese ha inanellato nella corsa di casa. Roba da crisi di nervi. Dietro a loro, Celestino e Rebellin hanno completato un ordine d'arrivo molto tricolore, e pensare che il miglior Bettini è di là da venire, e che nelle prossime due tappe del trittico delle Ardenne avremo da giocarci anche la non secondaria carta Cunego. Di Luca, però, merita tutto il proscenio. Ragazzino terribile, poi sicura promessa, poi quasi certezza, poi retrocessione a eterna promessa, quindi squalifica a promessa mancata, con in più l'aggravante di un'inchiesta doping a suo carico che non ha acclarato un bel niente; la trafila a cui il biondo di Spoltore è stato sottoposto è stata di una sfiancante schizofrenia. L'ultimo anno, in particolare, coi risultati che non arrivavano più, e con l'ostracismo da parte di alcuni (leggi: Leblanc. Probabile che i due fonemi - Ostracismo e Leblanc - siano accoppiati, in qualche voce enciclopedica), e in più con un rapporto con la squadra che andava sfilacciandosi, è stato da dimenticare. Per sua fortuna, Di Luca qualche riserva di credito l'aveva seminata; e così non gli è stato difficile trovare un nuovo team che credesse e scommettesse in lui, e che gli desse gradi e responsabilità. L'abruzzese si è sdebitato vincendo il Giro dei Paesi Baschi e ora l'Amstel, due prove del Pro Tour, esattamente come Boonen (sì, quelle del belga erano due classiche monumento e le vittorie di Danilo sono appena meno prestigiose, ma queste cose Verbruggen non le sa, non le capisce). Ora che i successi tornano a sommarsi ai successi, Di Luca potrà finalmente stare più tranquillo. Gli piacerebbe vincere la Liegi, adesso (e a chi non piacerebbe?), ma se anche non riuscisse a centrare il colpo grosso non avrà troppo da recriminare, e potrà spostare più avanti, al Giro per esempio, il bersaglio delle sue prossime sparate. da www.cicloweb.it
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