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Riflessione sul doping e sul rapporto UCI-TOUR


bartoli

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Da Londra si era partiti al grido del "Tour più pulito di sempre", per voce degli organizzatori. Una voce per la verità già fasulla in partenza ma che con il passare dei giorni è diventata un tormentone da ultime parole famose. Ormai quando si vede scattare Rasmussen non si può che pensare ai suoi controlli sfuggiti furbescamente, quando Contador fa il diavolo a quattro in salita al fatto che lo spagnolo è stato un pupillo di Manolo Saiz, tornano alla ribalta Kloden e Vinokourov e viene in mente la vecchia Telekom e via così. Il sospetto è diventato più forte d'ogni cosa, delle imprese, del coraggio, degli scatti più belli. Troppe volte ormai siamo stati testimoni di belle favole che poi si sono rigirate diventando storie di menzogne, bugie, inganni. E' finita l'infanzia spensierata per il ciclismo, anche i tormenti adolescenziali e via via si è scoperta la vita adulta fatta spesso di giochi sporchi e avidità. Ormai si fa fatica a credere a qualcuno, e se un corridore ci emoziona appena un po', lo guardiamo con sospetto immaginando chissà quali sotterfugi. Non è il Tour della pulizia, questo era ovvio fin da Londra, ma a portar via anche quel poco di serenità, quella voglia di vedere comunque un altra pagina della storia del Tour, si è innescato un gioco sporco che sta distruggendo lo sport più bello del mondo al dio denaro. Ogni più piccolo problema è stato impacchettato ad arte per creare il maggior impatto mediatico possibile ed il maggior danno al più grande evento ciclistico della stagione, il Tour de France. Così è stato con la storia di Sinkewitz e così è stato con quella di Rasmussen. Non vogliamo certo sminuire le colpe dei corridori, ne hanno entrambi, ma queste storie sono state il pretesto per colpire il Tour da parte dell'UCI. Il perchè è presto spiegato: basta risalire alla spaccatura che è in atto da anni tra l'UCI e gli organizzatori dei grandi giri, con invischiate anche le federazioni nazionali. Il ciclismo ha avuto la sventura di trovare come massimi dirigenti della federazione internazionale Verbruggen prima e McQuaid adesso, due che più che i presidenti hanno fatto gli amministratori delegati della "UCI S.p.A.", società a scopo di lucro che ha creato il Pro Tour allo scopo di intascare più quattrini possibile. Le altre parti del ciclismo che si sono opposte al progetto, e i grandi organizzatori in testa, si sono così ritrovati un vero campo minato sotto i piedi: il caso Rasmussen è emblematico. Per le regole in vigore un corridore può essere sanzionato dopo 3 casi di irreperibilità. Bene, il danese si è reso irreperibile per 2 volte a fine giugno e non ci sarebbe niente da obiettare perchè le regole, che si possono discutere ma non cambiare in corsa, glielo permettono. Appena Rasmussen però è andato in maglia gialla ecco che il prode feudatario Jesper Worre, massimo dirigente del ciclismo danese, fa scattare la bomba: Rasmussen escluso dalle nazionali mondiali e olimpiche per i due controlli elusi. Peccato che dal mancato controllo all'annuncio siano passati venti giorni, un tempo che il buon Worre avrà impiegato, passando anche notti insonni a pensare, per ideare la giusta punizione per lo sbadato Rasmussen. In cambio del servizietto l'UCI ha ripagato Worre assegnandogli l'organizzazione dei Campionati del Mondo 2011. E che dire di Sinkewitz? Alla vigilia del Tour le TV tedesche annunciano che termineranno le trasmissioni in caso di scandali doping durante la corsa, ed ecco che un caso rilevato l'8 giugno viene reso noto una quarantina di giorni dopo, nel bel mezzo della Grande Boucle. Un'altra bomba mediatica piazzata sul percorso, tra l'altro proprio quello che serviva all'UCI, una positività di un tedesco per far spengere la TV tedesca, che combinazione. Guarda caso poco prima del Tour un altro tedesco, Kessler, era stato trovato positivo al testosterone, ed anche in questo caso dal controllo (24 aprile) alla divulgazione erano trascorsi un paio di mesetti, giusto il tempo per arrivare in prossimità del Tour. Non è stato un Tour pulito, questo no, ci sono in gruppo diversi corridori che non dovrebbero starci, ma questo è comunque un ciclismo che è più sporco nei vertici che nella base e a salvarlo può essere proprio la base, dove stanno i corridori.

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