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Karpets

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  1. Esatto Alessio...ma non forti forti! Diciamo uno-due con un ottimo passato poi qualche gregario, qualche giovane dal buon futuro
  2. ce n'è ancora uno fittizio, poi gli altri invece sono reali, spagnoli soprattutto, potete sbizzarrirvi!
  3. bellissimi screen, tu ricky che filtri usi invece?
  4. Egitto au revoir Alle 12 in punto del venerdì islamico Paco Casero, atterrato un giorno prima, si trovava dinanzi all'ingresso principale del museo egizio del Cairo, coperto in volto da un paio di occhiali neri e da un cappellino rosso fuoco. Impaziente e un pizzico preoccupato proseguiva nel suo incedere stressato, in avanti e indietro, a destra e a sinistra. L'uomo con gli occhiali scuri ed il vestito elegante gli fece un cenno con la mano, sicchè Casero gli si avvicinò, i due si scambiarono le piccole borse in pelle e presero due strade differenti. Paco fece il giro dell'edificio e salì le scale sul retro per giungere poi ad un grosso portone blindato. Roussel e Pappas non credettero ai propri occhi quando videro due guardie disinteressarsi dell'accaduto e lasciar passare lo spagnolo, si erano chiaramente vendute anche loro al mercenario Von Staffenberg. Casero entrò nella grande stanza ricca di reperti archeologici e completamente sorvegliata da decine e decine di telecamere, ma si disinteressò della storia egizia e prese una seconda porta, che portava, dopo aver attraversato un ponte all'aria aperta, a delle stanze secondarie. I due ispettori rimasero ad osservare la situazione, sapevano bene che, qualunque cosa fosse accaduta, non sarebbero potuti intervenire, in quanto giunti in Egitto come semplici turisti. Anche se avrebbero voluto tanto farlo quando dalle scale videro un giovane locale fuggire lungo le scale esterne e dirigersi verso l'uscita d'emergenza. Alle sue spalle, in men che non si dica, otto uomini si misero all'inseguimento del giovane egiziano. Roussel e Pappas non ci pensarono due volte e, appena il ragazzo attraversò la strada, gli sbarrarono la strada e... "Presto sali, salta su!" "Io non so niente...non so niente...non ho niente!" "Calmati ragazzo! Noi siamo i buoni (quando conviene)!" "..." "Ora ti porteremo al sicuro, ma prima hai un pò di cose da dirci!" "Devo prendere mio fratello, abitiamo a pochi isolati da qui, ha solo sei anni...vi prego!" L'auto blu giunse sotto casa del ragazzo, imbarcò velocemente il piccolo e riprese la sua corsa verso l'aeroporto del Cairo. "Cosa volevano quelle persone? Noi siamo dei servizi segreti francesi...collaboriamo su vasta scala a livello internazionale con i migliori detective mondiali, non puoi nasconderci nulla ragazzo!" "Io...io...veramente..." "Comincia col dirci il tuo nome" tuonò Roussel! "Mi chiamo Nasser...Nasser Hassan e lui è mio fratello Khaled!" "I tuoi genitori dove sono?" "Uccisi...quattro anni fa..." "Ci dispiace ragazzo...ma cosa facevi al museo, inseguito da quei tizi!" "Avevo appuntamento con Rachid, mio grande amico, lavora al museo." "Per cosa? Droga?" "No...analisi..." IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!! Pappas alla guida inchiodò: "Sputa il rospo bastardo o al prossimo semaforo sei a piedi, su di un marciapiede con quattro colpi di pistola piantati da quelli alle nostre spalle!" Il piccolo Khaled si mise a piangere, mentre Nasser si confidò dopo essersi assicurato che i servizi segreti gli dessero protezione massima: "Io nascondo un segreto, tutta la mia famiglia è stata uccisa per quel segreto ed ora rischio di fare la stessa fine...Ho bisogno di massima protezione. Tempo fa, dopo la scoperta di Tutankhamon.....................(vedi capitolo precedente) ............... Chiaro? Nella mia testa custodisco il segreto, se dovesse andare perduto ogni tomba, ogni reperto della mia terra verrebbe saccheggiato; esperimenti su esperimenti, profanazioni, distruzione...non posso permetterlo!" I quattro partirono in direzione Marsiglia e, lungo il viaggio, continuavano a chiedersi cosa facesse Casero in quel gran casino. Scoprirono poi che lo spagnolo avrebbe dovuto incontrarsi con Von Staffenberg, il quale si trovava al Cairo per chiudere un grosso affare riguardante una copia del liquido contenente nel ciondolo e mai trovato. Una copia quasi perfetta ma dal potenziale notevolmente ridotto, che non poteva soddisfare un mercenario come il tedesco. Dal canto suo Casero, pur di esplodere nel mondo del ciclismo era disposto a tutto, anche a vendersi l'anima al diavolo... Fortunatamente gli uomini armati poi non erano in cerca di Nasser, bensì del chimico, pronti a minacciarlo affinchè non rivelasse nulla dell'accaduto. Inoltre Von Staffenberg, dopo l'omicidio della famiglia di Nasser ignorava l'esistenza del ragazzo e del fratello, pertanto negli anni a seguire non fece altro che ricercare il "segreto di Tutankhamon" negli scritti dell'epoca. Durante il viaggio... "Nasser, come pensi di guadagnarti da vivere in Francia? Ok noi ti aiuteremo ma dovrai pur far qualcosa..." Lo sguardo del ragazzo pareva sconsolato osservando la terra arida sotto di sè allontanarsi sempre più, i colori accesi della sabbia e del mare, i colori dell'Egitto andarsene sotto la scia dell'aeroplano. "Lavoravo da un piccolo artigiano fino a poco tempo fa: ferro, acciaio, alluminio...poca roba...non so fare altro!" "Beh...però corri, eccome se corri! Quegli otto tizi li hai seminati!" "Già!" "Correre non da da vivere purtroppo..." "Senti...noi avremmo un lavoro per te, si tratta di correre, in un certo senso...e, sotto la nostra protezione, infiltrarti da spia nella squadra che creeremo!" "Cosa? E che squadra?" "Nasser Hassan, tu correrai in bicicletta, sarai il nostro Occhio di Ra, so che non ci deluderai..." Due pedine erano state posizionate all'interno della squadra: "El Mensajero" Paco Casero, disposto a tutto pur di assaggiare il successo ed il povero Nasser Hassan, disposto a tutto pur di proteggere la sua incolumità, quella del piccolo fratello ed il suo grande segreto. Angeli e demoni era anche questo...
  5. La maledizione di Tutankhamon Il Cairo, Egitto 22 Agosto, ore 11:00 Il ragazzo dalla pelle ambrata, dalla corporatura esile ed i capelli nero scuro aveva alle sue spalle una vita maledetta, fatta di povertà e terrore, da quando perse il padre e la madre, assassinati quattro anni prima. Quel giovane si chiama Nasser Hassan, figlio di Hossam e Zaira, fratello maggiore del piccolo Khaled, di soli sei anni, accudito come un padre dal ventunenne Nasser. I due, perennemente mano nella mano, camminavano lungo le affollatissime strade del Cairo, tra turisti, mendicanti, mercanti e bambini; quasi trascinati dalla corrente umana di corpi avanzanti nel ristretto spazio, quasi abbandonati a sè stessi nell'oscura cattiveria del mondo circostante, da sempre ostile alla famiglia Hassan. Il bisnonno di Nasser infatti, Mustapha, era un noto ricercatore, archeologo stimato al seguito della grossissima spedizione che sancì la scoperta della tomba di Tutankhamon; spedizione voluta dagli inglesi Lord Carnavon e Carter, che poi perirono in seguito, in circostanze misteriose. Durante la scoperta inglesi ed egiziani collaborarono, ma da subito quello strano, piccolo, ciondolo ai piedi del sarcofago del Faraone colpì l'attenzione di Mustapha; il quale si consultò con l'amico Abdoullah, che consigliò lui di non lasciarlo agli inglesi ma tenerlo con sè... Nei giorni seguenti fece analizzare il contenuto del liquido contenuto da un fidato amico che operava al laboratorio chimico di Assuan, scoprì così che, all'interno di quel ciondolo, gli antichi egizi avevano trovato il "succo di vita". Una combinazione di nutrienti e sostanze sconosciute prima, che pareva rendere doppiamente più forti, più resistenti, ma che poteva evere effetti devastanti. Qualche anno dopo la scoperta, Mustapha morì, quasi come fosse una maledizione, a causa di una malattia durata un anno; prima di perire però lasciò il ciondolo a Tarik, padre di Hossam, nonno di Nasser, con la raccomandazione di non dire nulla del prezioso gioiello e di custodirlo affinchè nessuno potesse trovare traccia del pericoloso liquido. In seguito Hossam decise di proseguire sulle orme del nonno Mustapha, divenne infatti ricercatore e dedicò la propria vita alla ricerca del "succo di vita del Faraone Tutankhamon", fin quando scoprì la combinazione chimica e, in una tomba, ulteriori ciondoli contenenti il liquido. Decise di sotterrare tutto a centinaia e centinaia di metri sottoterra, nel bel mezzo del deserto, al confine tra Egitto e Sudan. Qualche anno dopo Von Staffenberg (vedi paragrafi precedenti), uomo d'affari tedesco, conobbe Hossam, il quale, un giorno, si fece sfuggire di bocca una parola di troppo sull'importante scoperta. Von Staffenberg era ed è tutt'ora uomo disposto a tutto pur di arricchirsi, chiese con ostinazione al padre di Nasser di confidare lui l'importante scoperta, ma Hossam non proferì parola, così...in un giorno di Settembre, nella loro casa al Cairo, il padre e la madre di Nasser, dopo esser stati torturati vennero uccisi. Il piccolo Nasser era fuori casa, quando rientrò vide i propri genitori sanguinanti con il volto coperto, sentì le urla del piccolo Khaled, di soli due anni all'epoca; lo prese con sè o corse a più non posso, piangendo disperatamente tra le strade affollate della notte egiziana. Nasser Hassan non vide mai più il volto dei suoi genitori da quel giorno, non ebbe la forza di piangerli sotto terra, non vide nè conobbe mai il volto dei loro assassini, ma si ripromise di trovarli un giorno. Consapevole che, probabilmente, sarebbero stati loro stessi a cercarlo, in quanto ereditò anche lui dal padre quel pesante segreto...Quasi come se si trattasse della continuazione della maledizione di Tutankhamon... Il rebus risolto Marsiglia Ore 15:00 Pappas e Roussel sfogliarono tutti gli schedari, controllarono le fedine penali di ognuno dei trafficanti fin li indagati, soffermandosi su quella dell'uomo di affari Von Staffenberg. Quando videro i suoi spostamenti recenti ed il passato da ricercatore di opere e reperti storici, fecero "due più due" e collegarono immediatamente il rebus del messaggio trovato sul telefono di Casero: Tutankhamon era un chiaro riferimento all'Egitto, forse al museo del Cairo, lo Zenit rappresentava il sole nel giorno feriale del venerdì islamico. Il rebus era risolto: un altro aereo attendeva i due Commissari.
  6. eh già...è un bel quadretto, pure gli egiziani!
  7. Il segreto del Nilo Il commissario Pappas aveva recepito perfettamente il messaggio di Roussel, conscio che quello era il suo lavoro, consapevole che le regole del gioco sarebbero stati altri a dettarle e che tutto sarebbe potuto accadere nei mesi e forse negli anni a venire. I due si recarono a Puerto del Rosario, per prendere il primo volo in direzione Marsiglia, un viaggio piuttosto breve e necessario per riordinare le idee, per incastrare i pezzi del puzzle fin li formatosi, nell'attesa di completarlo con quelli mancanti. Giunti in Francia si recarono immediatamente in commissariato, dove contattarono le spie colombiane, spagnole, vietnamite, cinesi...i protagonisti del malaffare erano stati prontamente schedati e controllati, ma qualcosa ancora non tornava e se ne accorsero ben presto, nei giorni a venire. L'intero Sudamerica, l'Europa e l'Asia erano ormai controllati dai servizi segreti, in un'operazione dalle proporzioni vastissime. I contatti dei giorni successivi non fornivano alcuna pista, almeno fin che Paco Casero, il ciclista conosciuto da Roussel a Fuerteventura, si mise in contatto con Roussel stesso... Il "canarino" era rimasto colpito dalla conversazione effettuata quel giorno di Agosto a El Cotillo, nella quale l'Ufficiale Capo Roussel si era spacciato per un importante manager, vantandosi di avere le mani in pasta ovunque e diverse conoscenze negli ambienti d'alto borgo: "Sig. Roussel, perdoni il disturbo, ho letto e riletto il suo biglietto da visita per qualche giorno e mi sono deciso a contattarla. Vorrei che ci incontrassimo, sogno il professionismo, voglio fare il ciclista e vincere quanto ci sia da vincere...Ma necessito di una squadra, qui a Fuerteventura si sta muovendo qualcosa, ma mancano ancora sponsor importanti e tanti soldi in cassa. Posso contare su di lei?" "Caro Paco, certamente...In questi giorni incontrerò diversi manager e cercherò di inserire il tuo nome nella trattativa. Mi metterò in contatto con diversi personaggi del settore, specie con l'ex direttore sportivo della squadra della tua isola. Abbi fede. Domani ti preleverà un charter a Puerto del Rosario e ti porterà a Parigi, all'aeroporto Charles De Gaulle, li ci sarà un auto a prelevarti, mangeremo sulla Senna e tutto ti sarà più chiaro..." L'indomani i due si incontrarono, Roussel presentò poi Vangelis Pappas a Paco Casero, spacciandolo per un importante direttore sportivo greco, pronto a costruire una squadra su misura per lui. A Casero non parve vero tutto questo e Pappas cominciò a presentare lui il progetto della squadra: ovvero quello di conquistare il Tour de France di li a cinque anni. Roussel approfittò della passeggiata tra Pappas e Casero per copiare interamente la scheda del telefono cellulare di quest'ultimo, ignaro a sua volta di ciò che stava per accadere. Terminato il pranzo si recarono in uno dei più lussuosi hotel di Parigi, dove nella sua stanza Roussel controllò tutti i messaggi. Serviva però un esperto, i messaggi erano interamente criptati, sembravano parole senza senso alcuno, ma in realtà non lo erano. Uno in particolar modo colpì l'Ispettore: "Allo zenit feriale colate d'oro da Tutankhamon" Tutankhamon?!?! Cosa c'entrava ora il celeberrimo Faraone, avvolto da sempre in un alone di mistero e fascino indiscutibile? Pappas giunse nella camera di Roussel e i due cercarono di capire cosa significasse quella frase così direttamente collegata all'Egitto, poteva significare o tutto o niente; solo Casero avrebbe potuto farli giungere all'obiettivo grosso, ma ci sarebbe voluto del tempo, molto, molto tempo...
  8. bellissima la qualità dell'immagine nel riquadro con la vittoria Liquigas...che filtri usi?
  9. Grazie mille ragazzi!!!!! mi piacerebbe ma non saprei bene quali passaggi dovrei fare Mario mioooo!!! Grazie anche a te, si è più romanzo che storia...ma ora, se il server lo permette, si continua a raccontare e si entrerà nel vivo...
  10. L'uomo in nero L'asfalto pareva un barbecue dove cuocere prelibatezze locali, il sole alto allo zenit picchiava incessante, rinfrescato solo dal vento tipico, costante, piacevole de "l'Isla Tranquilla", ovvero Fuerteventura. Il ciclista in nero proseguì nel suo incedere veloce, affrontando le belle salite nei dintorni del Tindaya, per poi lanciarsi in discesa verso Betancurìa, attraversare l'isola e giungere a Puerto del Rosario, la capitale dell'isola. Strana cittadina Puerto del Rosario, un aeroporto di nuova costruzione nel luogo più cosmopolita dell'isola, ricco di colombiani e, proprio qui, tra le strette viuzze del quartiere che, l'uomo in nero entrò in un cortile con garage, la serranda si richiuse, le tasche erano ora completamente vuote e poteva dunque riprendere la sua corsa. Il ciclista proseguiva a nord verso Corralejo, attraversando le vie ricche di negozi per poi fare ritorno a casa, in quel di El Cotillo, nei pressi del faro del Tostòn, a due passi dall'amato mare. Una casa bianca con infissi verdi, era questa la sua abitazione, sulla salita che portava alla statua caratteristica del Cotillo, un piccolo villaggio di pescatori abitato da pochi giovani e qualche turista. Il padre lo rimbrottò del ritardo, dalla mimica Roussel e Pappas lo intuirono, quindi il giovane si sedette accanto al padre e, assieme, cominciarono a pulire il pesce appena pescato al largo. I due agenti speciali capirono da subito che, per arrivare al pesce grosso (mai come in questo caso la metafora risulta azzeccata) avrebbero dovuto passare dai pesci piccoli: "El Mensajero" fu il primo. Si avvicinò Roussel in tenuta da turista: "Buongiorno gente, che bel pesce, è forse in vendita?" "Dieci euro al chilo turista" "Che bel villaggio, vivete di questo?" "Si" rispose fiero il padre "Mentre mio figlio fa il corridore qui a Fuerteventura, diglielo Paco, diglielo" "Ah si? Come ti chiami ragazzo?" "Paco signore, ero corridore nelle giovanili della Fuerteventura Canarias, quando nel 2007 la squadra era composta da professionisti, all'epoca facevo il dilettante, poi la squadra smise ed io continuai a correre per qualche spicciolo, poca roba...ma ora..." "Ora?" "Non posso dire nulla, mi spiace..." "Capisco, buona fortuna ragazzo..." Roussel si voltò e fece ritorno verso Pappas, "El Mensajero" era Paco Casero, vincitore di moltissime corse nelle categorie giovanili, un bel talento fino agli juniores, poi... Qualche abitante dell'isola, non che ex corridore, interpellato a riguardo di Casero lo definì come la peggior specie di ciclista sulla terra, sporco dalla testa ai piedi e pronto al successo ad ogni costo. La stessa gente però dice in fondo di capire in parte il suo comportamento, Roussel ancora non conosceva la storia di Casero, l'avrebbe scoperta in seguito. "Senti Vangelis" riferendosi a Pappas "io di ciclismo non so nulla, ma tuo genero se non sbaglio corre in Grecia, per una squadra dell'isola di Creta..." "Non coinvolgerlo, non c'entra nulla!" "Non parlavo di lui...ma di te! Sei di nuovo il prim'attore dopo lunghi anni Commissario Pappas, è tempo di ritornare sulle scene...Il tuo compito sarà di creare un ponte tra qui e la squadra del tuo paese, una sorta di fusione...Dobbiamo raggiungere i pesci grossi, quel ragazzo, quel Casero, è solo un puntino nel mare, ne faremo uno dei leader, pur sapendo che è sporco. Ci sono un paio di ciclisti che, in passato, hanno avuto problemi con il doping, farebbero carte false per rientrare nel giro che conta con una riduzione della pena. Altri credo che una coscienza ancora ce l'abbiano, e che cazzo...gli daremo la possibilità di tornare sotto una veste più pulita. Caro Pappas, per raggiungere il nostro obiettivo dovremo essere un pò vergini ed un pò puttane. Un pò nel bene, un pò nel male...direi...ANGELI E DEMONI!!!"
  11. allora ti aspetto per i nuovi sviluppi, non dimenticarmi!
  12. bravo...vedo che i consigli di ieri sera son serviti! Ah, magari togli amici lettori ogni volta...
  13. grazie, stasera parto per il mare, una settimana, dunque vi lascerò con due articoli, che iniziano a presentare ciò che sarà la parte manageriale della carriera...
  14. Ciao Lupetto, son tornato da un pò! a chi non piace la fuga?
  15. Grazie Londo, addirittura Bubba? Le Roi Wanka? Mi fa molto piacere e mi piacerebbe questa storia farla a modi libro però non è facile
  16. ancora con quella "n"! no non scrivo libri purtroppo...
  17. La grande ombra Una cosa era certa, qualunque cosa si celasse in quella villa, non sarebbe stata legale, così oscurata, ben nascosta, morbosamente protetta. Lo sapevano bene Roussel e Pappas, che decisero di attendere l'indomani, in quanto oramai le luci della villa s'erano spente e, quasi sicuramente, i grossi esponenti sarebbero stati in qualche bunker sotterraneo chissà dove, oppure ancora direttamente più a nord, ad Ajuy. Nacosti dietro ad un cumulo di rocce e muniti di binocoli, macchina fotografica e qualsiasi cosa potesse servire al buon sviluppo dell'indagine, attesero l'alba e, qualche ora dopo ecco i primi movimenti. L'avvenente Esmeralda scese dalla camera dopo una veloce colazione e si mise al sole, per ritoccare la già perfetta abbronzatura, che lasciò a bocca aperta i quattro agenti. Al capezzale della signorina giunsero subito due colf in grado di soddisfare ogni suo desiderio, cominciarono a curarle le unghie dei piedi e delle mani, il tutto mentre sul retro: Von Staffenberg, Liao Jai e Aguilera discutevano ad un tavolino dei loro futuri interessi commerciali. D'un tratto, come un lampo in un'assolata giornata d'estate, ecco la svolta dell'inchiesta: Dal cancello principale entrò un ragazzo sui ventiquattro, venticinque anni, non di più; in bicicletta, la divisa completamente nera, le scarpe ed il casco in abbinato, era un corridore del posto, riconoscerlo sarebbe stato pressochè impossibile, anche se poi si scoprì che molti sull'isola lo chiamavano "El Mensajero", il messaggero, quasi come se svolgesse un ruolo da intermediario all'interno del clan. Nessun nome, soltanto voci... Il ragazzo entrò in una porta segreta e, dopo mezzora, uscì e ripartì in bicicletta: cosa faceva un ciclista in questo pandemonio? Roussel e Pappas decisero di seguirlo in macchina, mentre Laval e Lemoine mantennero la posizione e, poco dopo, fotografarono altri personaggi di chiara origine sportiva. Qualche marciatore, qualche atleta di sport di resistenza, forse qualche calciatore...tutti rigorosamente vestiti in nero. Era chiaro che l'inchiesta era ad una prima svolta, i tratti del quadro da nero pece divennero successivamente grigiastri quando Vangelis Pappas fermò l'auto sulla strada che portava a Betancurìa, il ciclista in nero, probabilmente a causa di una buca aveva perso una fiala di chissà cosa immersa in un contenitore congelato. Era chiaro che gli interessi generati attorno allo sport negli ultimi anni avevano fatto di questo una forma di guadagno mondiale per la criminalità organizzata, il patto sancito a Villa Winter in quel di Fuerteventura non era altro che un inno al doping di massa, con Sudamerica, Europa e Asia unite dallo stesso, sporchissimo scopo...
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