Capitolo 2: In viaggio
Nel viaggio in aereo verso la Francia mi addormentai. Nel sogno, pensai al mio anno passato alla Saxo Bank, dovendo fare da gregario a Contador a Giro e Tour e, nonostante ciò, arrivando a sfiorare le vittorie nei principali GT, perdendo solamente per colpa di cadute (eh già, la sorte mi aveva giocato brutti scherzi lo scorso anno: caduta al Giro nella discesa del Crostis, nella tappa che più di ogni altra volevo vincere, e caduta quasi nello strapiombo nella discesa del Tourmalet). Nonostante ciò, al Giro ottenni il terzo posto e al Tour il secondo, stravincendo la Vuelta poi dando un bel margine a Froome. Sognai anche la mia prima, maledetta Sanremo persa all'ultima curva per colpa di un imbecille che mi aveva tagliato la strada, e il successo solitario a Roubaix, dove solo i grandi vincono. Tutto questo mi frullava nella mente, mentre il viaggio proseguiva. Ero stanco, i festeggiamenti del Capodanno mi erano rimasti sullo stomaco, e durante il viaggio mi alzai più volte per andare a vomitare. Poi, quando finalmente presi sonno con continuità, dopo un tempo che mi parve brevissimo, senti mia madre che diceva: "Francesco, svegliati, stiamo per atterrare". E infatti, dopo nemmeno 5 minuti, la vocina fastidiosa della hostess disse:"I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture, dato che stiamo per atterrare". All'aeroporto trovai i dirigenti dell'Auber93 con un contratto faraonico (per quello che la squadra poteva permettersi) che avrebbe fatto gola a chiunque: ciclista protetto e 4.500 € per tutta la stagione, più eventuali bonus. Firmai senza pensarci troppo: la mia avventura era ufficialmente iniziata in quel della Francia.