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[STORIA PCM2007] Ogni folle ha i suoi mulini...


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Introduzione

Un passo dopo l'altro, senza voltarsi. Era già fin troppo dura così...

Sapeva che il panorama dietro di lui si stava sempre più allontanando, ed era giusto così.

Quella terra mistica e caliente che lo aveva accolto, che aveva imparato a ridere e gioire con lui ora era in lacrime a causa sua. Un uomo aveva rischiato la sua vita per lui. E questo non se lo sarebbe potuto perdonare, MAI.

Meglio andarsene.

Basso, il sole all'orizzonte gli impediva di guardare avanti, ficcandosi dritto nei suoi occhi, quasi a volerlo costringere a voltarsi, ma non aveva bisogno di voltarsi, sapeva quel che stava lasciando, lo sapeva fin troppo bene. Questa terra, questa gente gli avevano saputo dare una vita. Di quelle vere, da vivere e raccontare.

E ora avrebbe dovuto ricominciare... il folle vagabondo dalla trista figura, solitario come sempre... Nuova terra sarebbe stata calpestata dai suoi piedi, nuovi volti si sarebbero impressi nei suoi occhi...

Ma quali?

Difficile trovare qualcuno ancora disposto a scommettere su di lui. Qualcuno disposto ad accettarlo, così com'era.

Non dopo quello che era successo.

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Qualche tempo dopo...

Tanta terra sulle sue scarpe, tanti volti nei suoi cuori; ma ancora nessuno disposto a credere nuovamente in lui...

Unico amico fedele, sempre lo stesso, caldo amante e gelido nemico, a seconda delle serate: l'alcol.

Per le strade del distretto 19 cominciavano a chiedersi chi fosse questo strano uomo. Non un barbone, ma non certo un turista. I più scaltri, o almeno quelli che si ritenevano tali, avevano ormai deciso. Era uno di quegli scrittori americani, un po' demodè, sapete quelli tipo Hemingway o Keruoac...

Nessuno lo riconobbe, certo da queste parti non era mai venuto, ma in questa terra la bicicletta è come il pane... Qui, una città in cui il comune mette a disposizione migliaia di biciclette, nessuno lo riconobbe. E lui ne era felice...

Voleva stare solo. Poter camminare, tirare calci a lattine e giornali per i piccoli vicoli di questa grande capitale. Poter vagare, indisturbato e malinconico, attraversando canali; potersi fermare ad ogni ponte e perdere il suo sguardo nell'acqua che, ignara, rifletteva ombre e luci della città, e perchè no, ogni tanto aggiungere anche qualche goccia, triste e salata a quelle quiete onde...

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Qualche tempo dopo...

Tanta terra sulle sue scarpe, tanti volti nei suoi cuori; ma ancora nessuno disposto a credere nuovamente in lui...

Unico amico fedele, sempre lo stesso, caldo amante e gelido nemico, a seconda delle serate: l'alcol.

Per le strade del distretto 19 cominciavano a chiedersi chi fosse questo strano uomo. Non un barbone, ma non certo un turista. I più scaltri, o almeno quelli che si ritenevano tali, avevano ormai deciso. Era uno di quegli scrittori americani, un po' demodè, sapete quelli tipo Hemingway o Keruoac...

Nessuno lo riconobbe, certo da queste parti non era mai venuto, ma in questa terra la bicicletta è come il pane... Qui, una città in cui il comune mette a disposizione migliaia di biciclette, nessuno lo riconobbe. E lui ne era felice...

Voleva stare solo. Poter camminare, tirare calci a lattine e giornali per i piccoli vicoli di questa grande capitale. Poter vagare, indisturbato e malinconico, attraversando canali; potersi fermare ad ogni ponte e perdere il suo sguardo nell'acqua che, ignara, rifletteva ombre e luci della città, e perchè no, ogni tanto aggiungere anche qualche goccia, triste e salata a quelle quiete onde...

Parigi, la Ville Lumiere? quel distretto 19 mi fa pensare alla città francese, però i canali mi lasciano qualche dubbio...

In bocca la lupo per il ritorno di D'Arkness :rolleyes:

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Vergognandosi, ma solo un poco appena, scese dal vagone, con quella sua aria di nostalgica melanconia, e subito lo colpi quell'aria pesante, che ti colpisce come un pugno. La stazione dava cenni di nuovo inseriti in un contesto antico, inizi 900 probabilmente, forse fine 800, che in una città dal passato così glorioso erano ben poca cosa. Nessuno ad accoglierlo alla stazione, erano finiti i bei tempi, troppo brevi, effimeri, come la vita stessa a pensarci bene. La donna che scese dopo di lui, che aveva cercato inutilmente un contatto con questo silenzioso personaggio, gli lanciò un ultimo sguardo prima di abbracciare la propria figlia, e ancora una volta gli venne volta di stringerlo tra le sue braccia, come solo le mamme sanno fare...

D'arkness vagò per parecchi giorni in quella città, passando da un colle ad un altro, un saliscendi che non tardò a ricordagli la sua vita, vissuta in perenne incostanza emotiva, per colpa o per destino.

O forse la colpa di non aver saputo affrontare il proprio destino...

Ancora una volta, come spesso capita agli animi troppo sensibili, Jonathan si sentì schiacciato da quella grande città, troppo vissuto in quei muri, troppa storia in quell'arte; ancora una volta sentì la sua piccolezza...

E ancora una volta il suo telefono restò muto...

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Allora:

1)E una grande città.

2)C'è un distretto numero 19.

3)Ci sono forse dei colli.

4)Ci sono vari ponti e canali.

5)La città ha una storia abbastanza importante alle spalle.

6)La gente della città è piuttosto calorosa, non fredda.

Per me è Parigi ha Wolf, il distretto 19 di Parigi è un quartiere si estende lungo lungo il «Bassin de la Villette» e dei canali del Ourcq e di Sant Martin, e fino alla Città delle Scienze.

Ma quella cosa dei colli non l' ho capita, se no combacia perfettamente tutto con Parigi, forse, nei dintorni di Parigi c'è qualche colle o era solo per rendere il racconto più avvincente .

Se magari prendessi allora una squadra francese, non rubarmi l' Agritubel :rolleyes: .

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