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De Luca: Una storia Simul-Vera


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Scusatemi l'assenza...in questo periodo sto lavorando tutti i giorni e non riesco ad essere presente..sicuramente con l'anno nuovo tornerò più attivo!

CAPITOLO 9: Il Risveglio

Il risveglio fu in un'opaca stanza d'uno ospedale, l'ospedale era quello di Giussano. Mi guardai attorno...ero solo. V'era un altro letto nella mia stanza, ma era accomodato e vuoto. A fianco del letto, nella mia direzione, v'era una sedia su cui era riposta una giacca, che sembrava proprio quella di mia madre.

Non riuscivo molto a muovermi, anzi, non riuscivo a muovermi per nulla. Riuscivo a malapena ad allungare lo sguardo e a notare che avevo la gamba ingessata, e tubi, tubi ovunque. Cannette che uscivano dal naso, canalini infilati nel braccio, e canaletti che persino spuntavano dalla coperta.

Poi sentii tirare lo sciacquone del bagno della camera, e vidi la porta che si stava aprendo. "Danilo!" "Mamma" Riuscivo a parlare. "Danilo! Tesoro! Ti sei svegliato! Finalmente! Chiamo l'infermiera! L'infermiera! Infermieraaa!" Fece un passo frettoloso verso l'uscio "Infermieraa! Mio figlio s'è svegliato!" Ritornò subito verso di me, e mi abbracciò, mi diede baci, mi strinse! "Come ti senti? Ti senti male? Senti dolore?" "No, no..non mi fa male.." Effettivamente non sentivo male. Non sentivo dolore perchè non sentivo nulla, non sentivo braccia, gambe, naso, mani, non sentivo nulla. Cosa doveva farmi male?

"Mamma cos'è successo?"

"Ma che brutta botta! Ti ha preso sotto una macchina, sulla novedratese! Ma che ci facevi lì! Ma ti sembra il posto...? Te lo dico sempre che è pericolo.." Cominciò ad accennare un finto rimprovero, ma si vedeva che era felice, gli venivano i lacrimoni "Oh Mamma!" D'istinto volli abbracciarla, ma mi resi conto di non riuscirsi, ma almeno muovevo le mani. Così mi scese qualche lacrima anche a me, ma di felicità!

Nella mia carriera ero stato abbastanza fortunato, nella mia carriera professionistica si intende. Quando ero piccino infatti cadevo sempre, cadevo in allenamento, quasi mai in gara. E di ospedali non ne frequentai poi così tanti: se capitava era per qualche sbucciatura, qualche "grattata" in gergo, e il caso peggiore fu la frattura di un polso, prontamente ristabilito. L'infortunio peggiore m'era successo a 12 anni, quando mi ruppi due dita, ma quell'episodio lo ricordo sempre divertito perché m'era successo tornando da scuola e cadendo dal marciapiede!

Questa volta invece il dottore mi fece una lista impressionante:

- Fratture di alcune vertebre

- Tibia rotta

- Polso fratturato (l'altro)

- Traumi vari

...e altre cose che neppure ricordo più. Credevo m'avesse confuso per Babbo Natale e che quella fosse la sua letterina. Ed invece erano proprio tutte quelle cose, e me ne accorsi molto di più i giorni successivi, quando diminuirono le dosi di antidolorifici e feci poi altri interventi.

Passai lì il Natale, anche il Capodanno.

Poi i primi di gennaio mi trasferirono nel reparto di Medicina, il che stava un po' a significare la fine del macellamento continuo sui miei arti (credo d'aver fatto dentro fuori dalla sala operatoria almeno 5-6 volte in un mese). Fu mentre ero ricoverato lì che ricevetti la visita della befana, mentre io neppure riuscivo ancora a muovermi dal letto.

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La befana arrivò puntuale il 6 gennaio. Non si trattava della celebre vecchia con la scopa fra le gambe, ma di un volto più amichevole: Bruno Cenghialta.

Con Bruno m'ero già sentito qualche giorno prima già telefonicamente ma aspettava che fossi almeno spostato dal reparto di ortopedia per venire a trovarmi. Nessun accenno al nostro progetto che ora assumeva contorni quanto mai fumosi, ma piuttosto tante buone parole per sincerarsi sulle mie condizioni di salute.

Bruno arrivò con un regalo quanto mai bizzarro, una piccola bici da corsa! Avete in mente quei modellini d'auto della Bburago in scala 1:43? Quella invece riproduceva la Bianchi usata da Pantani nel Tour de France del 1998. "Bruno ma dove diavolo l'hai trovata questa roba?" Esclamai mentre involontariamente la mia espressione voltò in un mezzo sorriso. "Da un negozio di giocattoli che c'è vicino a me, carina nè! Guarda, girano anche i pedali, così puoi già cominciare a scaldarti le dita per il momento!" Apprezzavo davvero quel piccolo regalo di Bruno.

"Allora, novità?" Era chiaramente sottointeso il riferimento alla squadra che stavamo costruendo.

"Si novità, grosse novità ce ne sono. Ho parlato con un costruttore che ci fornirà il materiale tecnico, telai, telai da cronometro, ruote, e anche caschi se necessario. Ho raggruppato una decina di ragazzi..." Il mio entusiasmo cresceva ad ogni tirata di fiato di Bruno. "... e mi sono sentito spesso con quel tuo amico della latteria che sponsorizzerà la squadra, si la squadra è cosa fatta".

Ero immobile nel letto ma percepivo ogni mio globulo rosso, atomo, neutrone, neutrino e qualunque cosa si muovesse dentro di me andare all'impazzata! Avevo gli occhi di un bambino!

Bruno poi tirò fuori da un borsone un pacchetto, e me lo diede.

"Altro regalo?" "Diciamo di sì". Mentre stavo aprendo il pacchetto con la foga di un regalo di natale, Bruno mi disse: "Quella che vedi sarà la maglia della squadra, si chiamerà Latteria Delebio, avrà come colori sociali il bianco e il verde, la sede operativa sarà proprio a Morbegno, là dove ha appunto sede lo sponsor, ma..."

Mi fermai nella mia operazione di spacchettamento.

"Ma?!"

"Ma sarà una squadra di dilettanti."

"Come una squadra di dilettanti!? Ed io, come farò a correrci?!?"

"Abbiamo concordato che per ora è meglio partire bassi, un passo alla volta. Alcuni sponsor e alcuni miei contatti hanno frenato una volta che è arrivata la notizia del tuo incidente che devo ammettere, con rispetto parlando, è stato un brutto colpo..!"

"Ma Bruno io non posso correre in una squadra di dilettanti! Non ho neppure più l'età per correrci!" "Danilo, avrai un'ottima possibilità per dirigere dei ragazzi molto promettenti, sono tutti giovani e della zona. Certo avevo in mente ben altri ingaggi, ma per la categoria...me li ha consigliati poi un direttore sportivo di una squadra locale. Poi, pensa a guarire, a tornare a camminare, quello è importante. Nel ciclismo hai fatto la tua onesta carriera! Sai giusto ieri un signore mi ha fermato e mi ha chiesto di te ed io.." Stava cominciando a delirare, e alzai per quanto mi era possibile la voce.

"Bruno, che dirigere! Che onesta carriera! La mia carriera è appena iniziata, io... io tornerò a correre!"

"Ah si? e ne sei certo? L'ha detto il dottore?"

"Non il dottore non ha detto che..."

"Guarda alla realtà!" Bruno interruppe bruscamente il mio volo pindarico. Aveva ragione. Io avevo qualche volta chiesto ai medici quando avrei potuto tornare su una bicicletta, ma tendenzialmente ogni volta mi ripetevano che era troppo presto per questo genere di domande, e potevo solo affidarmi alle loro espressioni, che generalmente non erano troppo ottimiste.

Credo che fosse solo in quel momento in cui mi resi conto quanto grave era stato l'incidente. Io lo avevo un po' screditato, minimizzato. Anche perchè non lo ricordavo. Non ascoltavo più Bruno che mi stava parlando, voltai la testa verso destra, verso il finestrone. Capii che quel 30 novembre cambiò per sempre la mia vita, e che probabilmente non avrei più fatto il mestiere che dava un senso ai miei giorni, immaginavo gli sguardi delle persone che invece ne davano il senso: mia madre e i miei amici in questo momento avrebbero potuto mirare una bara chiusa. Forse in fondo, ero stato fortunato...

...restai a guardar fuori dalla finestra, il cielo era grigio, qualche debole fiocco bianco cominciò a cadere.

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CAPITOLO 11: Gli Uvisti

Passsare il tempo al Borella di Giussano non era la cosa più divertente del mondo. Certe volte le giornate non passavano mai, parevano infinite, salvo poi guardarti un attimo indietro ed accorgerti che una settimana era volata via come nulla. Le cose non cambiarono di molto quando mi presentarono il mio fisioterapista, e così almeno un paio d'ore al mattino le passavo lontano dalla mia solita stanza.

Altre volte passavo il pomeriggio in un noiosissimo zapping sulla tv, appena inframezzato da qualche nuovo paziente che ricevuta la notizia della mia presenza, entrava timidamente nella mia camera "scusi, posso chiederle un autografo per mio nipote? Una foto?" Queste scenette solitamente si moltiplicavano quando veniva a farmi visita qualche mio amico dell'ambiente più noto di me.

Come quella volta che arrivarono Beppe Conti e Davide Cassani. Non so perchè ma un bel giorno piombarono in ospedale con una flotta di giornalisti, fotografi e flash. Io in realtà non li avevo mai conosciuti di persona. Cassani mi aveva fatto qualche intervista, specie prima dei mondiali di ciclismo, ma cose abbastanza formali insieme ai compagni, nulla di personale. Beppe Conti invece non l'avevo neppure mai visto dal vivo, avevo al massimo avuto l'occasione di parlarci quando la giornalista della Rai, la De Stefano, me l'aveva passato alla radiolina dopo una tappa al Tour de France perchè doveva farmi una domanda.

La loro visita fu abbastanza scenografica: le telecamere della Rai non si persero nemmeno un attimo. Beppe Conti ne approfittò per regalarmi il suo ultimo libro, tanto che mi chiesi se quella visita in realtà non fosse un suo spottone pubblicitario. Poi, sempre a telecamere accese se ne andarono, cosicchè nemmeno allora potevo dirli d'averli conosciuti veramente, e d'aver avuto piuttosto l'impressione di non essere stato poi il reale protagonista di quell'allegra sceneggiata. Comunque non mi diede fastidio, era stata una frizzante variabile tra quelle giornate tutte uguali ed avevo poi qualcosa di nuovo da leggere.

In effetti leggere era il maggiore riempitivo: oltre al libro di Conti la mia lettura preferita era quella dei quotidiani o riviste specializzate, e l'incaricato di questa speciale rassegna stampa era Marco.

Ogni settimana arrivava con qualche articolo della Gazza che mi ero perso, BS, ciclismo.it e qualche altro meno famoso. "Nulla su di te", diceva sempre. In effetti dopo il clamore del mio incidente in cui la gazza mi regalò ben mezza pagina, non c'era mai nulla che mi riguardasse. O che mi riguardasse intelligentemente. Perchè in realtà ogni tanto su una rivista capitava di leggere un trafiletto a me dedicato, poche righe che facevano più che altro un bollettino medico che solitamente era molto informato. Potevo sapere più della mia condizione fisica leggendo quel trafiletto che chiedendo al dottore. Se infatti clinicamente potevo tecnicamente ritornare in piedi (non si sa se zoppicante o che), il mio ritorno al ciclismo non poteva prevederlo nessun esame radiologico.

Tra i numeri di BS un giorno mi misi a leggere un inserto speciale che analizzava, un po' di ciclisti che avrebbero potuto ben comportarsi nella stagione 2011. In quel numero c'erano un bel po' di miei amici.

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Nel giornale erano citati altri miei amici. Diceva sarebbe stato l'anno del cronoman Fricks, e annunciava il passaggio in Pro Tour di Bitta, corridore da classiche ma anche capace di ben comportarsi in volata. E poi citava un sacco di nomi giovani che secondo l'autore dello speciale avrebbero potuto compiere un grande salto di qualità nella stagione: tali Marquetz, Messi, Esposito e Conforti per le corse di un giorno, Roy, Parker, Currego, Angand e Andreoli per le corse a tappe, e Sparrow che già aveva ottenuto una vittoria contro D'Agata, per le volate. Secondo BS almeno una parte di questi corridori avrebbe ottenuto un sellino in WORLD TOUR nel 2012.

Rileggere tutti quei nomi mi proiettò nel mio recente passato, al Tour de France e l'emozione della maglia gialla indossata solo per poche tappe, agli screzi con Williams, a giorni che sembravano sempre più lontani.

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Un altro capitolo della story meno seguita di tutti i tempi! :laugh:

CAPITOLO 12: La fine di un incubo

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E' la fine di un incubo per De Luca Danilo, il ciclista brianzolo che proprio questa mattina è stato dimesso dalla clinica Borella di Giussano. De Luca esce con le proprie gambe, dopo quasi tre mesi di degenza in seguito ad un bruttissimo incidente in allenamento.

E' sorridente, scherza con i giornalisti e firma qualche autografico, accompagnato dalla madre e dal fido amico Marco. Scongiurato il rischio di una fine prematura della carriera, ora De Luca dovrà affrontare un breve periodo di riposo prima di ricominciare una lunga riabilitazione.

Difficile fare una previsione sul suo ritorno alle competizioni, dato che attualmente De Luca è senza squadra. La QuickStep ha fatto sapere attraverso il suo portavoce che sarebbe lietissima di riaccogliere in squadra De Luca in vista della Vuelta de Espana, corsa che De Luca ha già vinto una volta, ma i lunghi i tempi di recupero lasciano pensare che per quest'anno si dedicherà all'attività di manager nella sua nuova squadra Juniores creata con Bruno Cenghialta.

Da Giussano, il nostro inviato Francesco Cerruti.

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20 Febbraio 2011.

80 giorni, tredici ore, e non so quanti minuti dopo, il mio inferno era finito.

Stavo tornando a casa finalmente! Potevo ricominciare a respirare aria fresca, vedere volti diversi, vedere il mondo in un'altra prospettiva. Ma la cosa più importante è che da quell'inferno uscivo con le mie forze, con le mie gambe! D'accordo, aiutato dalle stampelle, un po' zoppicante, con un chiodo nella tibia sinistra ed una placca nel ginocchio destro ma con le mie gambe! Avrei dovuto fare un altro paio di interventi, ma di pulizia e rimozione di quegli aggeggi metallici che per ora tenevano insieme le mie ancora fragili ossa, ma tecnicamente, ero guarito! E' per me essere guarito poteva soltanto significare tornare a stare su una bicicletta! Dicevano che se fossi stato un calciatore, un rugbista, ma anche solo un tennista come quando ero più giovane la mia carriera sarebbe stata sicuramente conclusa. Invece la bicicletta potevo tornare ancora a cavalcarla! La bicicletta, come diceva il mio fisioterapista è l'ABC della salute, il primo passo riabilitativo. Avrei, per assurdo, potuto essere zoppo per tutta la vita, ma finché i miei nervi sarebbero stati sani io avrei potuto continuare a pedalare, e per questa notizia non potevo essere più felice!

Oltre a volere tornare a pedalare (e l'avrei fatto meno di ventiquattro ore dopo), la mia seconda volontà uscito da quel posto era rivedere Bruno che non vedevo più ormai da settimane perchè impegnato a fondo nel progetto della Latteria Delebio.

Dopo quella visita gli animi tra noi due si stemperarono immediatamente, ma ebbe sempre meno tempo di venire a trovarmi in ospedale. Peraltro, quando ebbi la certezza di poter tornare a pedalare lui fu la prima persona che informai. Ero inoltre curioso di come stava procedendo la costruzione di quella squadra, la Latteria Delebio, che in fondo era la mia, perchè anche io avevo contribuito nella creazione, avevo contribuito a trovare uno sponsor, e in fondo, contribuivo anche direttamente con un piccolo finanziamento. La sera operativa era nella stessa sede aziendale dello sponsor, a Morbegno, e dunque era anche una buona scusa per rivedere Fabio.

Incapace ancora di guidare un auto mi feci accompagnare pochi giorni dopo le mie dimissioni dall'ospedale da Marco.

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Mi rendo conto che più la storia diventa complessa più è facile perdersi, quando ci sarà bisogno di un post riassuntivo, ditemelo e sarò lieto di farlo!

Uscire dall'ospedale voleva dire giorni di corsa che si sarebbero avvicinati presto, quindi...

CAPITOLO 13: Viva Viva la Latteria!

"Uèèèè il De Lucaaaaaaaa!" L'accoglienza del Fabio era rimasta immutata: voce spaccatimpani e abbraccio strizzamuscoli! "Cum'è che el te stè!?!" "Ho passato momenti migliori, ma non c'è malaccio, il mio inferno è d-e-f-i-n-i-t-i-v-a-m-e-n-t-e alle spalle!"

Ero in cerca di Bruno, ma Bruno era fuori in allenamento con la squadra "stan facendo il San Marco, saran la terza volta che lo fanno da quando l'han riaperto", "Bene, bene, verrà sù una squadra di giovani scalatori allora"; in attesa che arrivasse Bruno con la squadra Fabio mi accolse nel suo studio e mi fece portare qualche pezzo di formaggio per gustarci l'attesa. Intanto mi guardavo attorno, c'ero stato già altre volte nel suo ufficio, ma c'era una cosa in più che lo arricchiva rispetto all'ultima volta: oltre all'enorme forma finta di formaggio alta quasi un metro che campeggiava all'entrata a destra, oltre al cartellone pubblicitario ritraente una vecchia mucca a sinistra, sulla parete a destra a fianco di numerosi cimeli ciclistici v'era, oltre ad una maglia rosa di qualche anno fa, una maglia dell'associazione ciclistica di Morbegno e la mia maglietta di campione del mondo già incorniciata, proprio a fianco delle foto che lo ritraevano con Cipollini, Gianni Bugno e un'altra ancora su una bici da corsa a fianco di Davide Cassani, esattamente dietro alle sue spalle, ce ne era dunque un'altra che ritraeva una decina di baldi giovani in posa di classe in divisa, lui, Bruno, e un altro signorotto in piedi che non conoscevo.

Era la foto ufficiale della Latteria Delebio, la squadra dilettantistica di Fabio. E di Bruno. E, soprattutto, mia!

Non era il progetto che avevo in mente certo, ma vedere quei ragazzi che in fondo non erano molto più giovani di me, così impettiti, fieri di vestire quella maglia che io sino a qualche mese fa avevo immaginato solo in modo astratto, quasi mi commosse!

Quando Bruno arrivò anche lui mi abbracciò felice! Non col vigore di Fabio certo, ma con presa paterna e rassicurante.

Mi fece un riassunto di ciò che aveva fatto la squadra in questo inverno (avevano persino già fatto un raduno in Toscana!) e delle corse in cui avrebbe partecipato durante l'anno. "Non sappiamo se faremo corse fuori dai confini nazionali, da parte di Fabio c'è tutta la disponibilità a sostenere la spesa economica di eventuali viaggi, ma non dipende da noi perchè è anche una questione di inviti. Sicuramente però faremo corse importanti a livello giovanile in Italia, correremo a fianco di team sicuramente più noti di noi nel panorama dilettantistico, correremo un calendario simile a squadre come la Zalf, la Palazzago, la Casati e altre, sicuramente le conoscerai" "Certo che le conosco!", seguivo molto interessato il discorso. "Il nostro intento è di arrivare preparatissimi al Giro della Valle d'Aosta, che è la corsa che per noi conta di più. E' poi è un discorso di sponsor di, ehm.... rivalità tra formaggi delle valli..." Fabio sorrise convinto "Sarà 'mia furmacc' quella roba della fonduta!"

"Ora invece ti presento i ragazzi che faranno parte di questa squadra!". Credevo che come un colpo di scena in media res improvvisamente sarebbero sfilati dalle sue spalle gli atleti, ma no, fortunatamente non era così pacchiano Bruno.

"I ragazzi sono tornati direttamente nelle proprie case dopo l'allenamento, abitano vicini, te li faccio vedere in foto". Sfilò da una cartella un piccolo libricino, aveva i colori verdebianco della squadra, il logo della Latteria e in copertina quella stessa foto di cui Fabio aveva la gigantografia in ufficio. "Ma avete fatto proprio le cose in grande eh!" "Questa non te l'aspettavi vero? Questo libricino poi te la lascio che ne ho un cartone pieno in auto di questi, li ho fatte stampare da poco. Dunque, guarda un po'" Tirandosi su gli occhiali da vista che ciondolavano dal collo, cominciò a farmi vedere quel libricino.

La prima pagina era un'introduzione alla squadra, al progetto, scritta da lui, poi una descrizione dell'azienda che sponsorizzava la squadra e una presentazione di altri sponsor minori; m'era caduto l'occhio anche sul mio nome da qualche parte, ma Bruno sfogliava veloce perchè voleva portarmi alla sezione dedicata agli atleti.

"Ecco i nostri eroi!" V'erano le foto, una scheda anagrafica e una descrizione delle loro capacità.

"Cominciamo con un pezzo grosso, questo è Andrea Acquistapace, fa 24 anni a luglio, è un ragazzo di Sondrio, molto, molto bravo in salita, ha vinto diverse corse da queste parti e ama alla follia il Passo di Gavia, sfido a trovare un ragazzo così giovane che ha fatto così tante volte quella salita" "Ma Bruno, ha nemmeno un anno più di me..." "S'è un po' perso l'ultima stagione perchè è un ragazzo con la testa sulle spalle, tutti i giorni prende la corriera, il treno e và fino a Milano a studiare, e s'è un po' concentrato sullo studio" In effetti, con quegli occhialini, il naso acquilino..aveva l'aria un po' nerdeggiante che è più facile vedere dentro una biblioteca che su una bici da corsa.

"Poi c'è, Androni Fabio, Pozzi Matteo, Gerola Christian, c'è..." "Gerola?!, Sarà mica un parente di.." Fabio irruppe nella conversazione "L'è el mio nipò! Ma l'è fort, lè fort!" Ehh..anche nelle piccole squadre dilettantistiche non poteva mancare il solito raccomandato..!

"Lui è il nostro vero colpo di mercato! Avevamo risparmiato un bel po' sugli ingaggi rispetto a quanto previsto inizialmente così ho pensato di chiamare lui, ci garantirà un bel numero di vittorie. Si chiama Norman Patrick Falco" "E' italiano?" "Perchè Danilo, non lo conosci? E' italianissimo, di Lecco, e giovanissimo, appena vent'anni. Correva con la Gerbo qua a Sondrio con Acquistapace lo scorso anno, aveva una bella offerta dal Team Idea per andare nella loro squadra e diventare poi professionista, invece ha scelto noi." "E diventerà professionista con noi!". Rimaneva impigliata nella mia testa l'idea di poter fare un bel giorno un team professionistico.

Poi i miei occhi si spostarono su un altro tizio. "Ma questo qua, Bruno, sarà mica un ciclista!? E' una montagna d'uomo!" "Lui? Lui arriva da Milano, le salite non è che le conosce bene, era abituato a fare gare tra il pavese e il lodigiano al massimo, ma gliele stiamo presentando noi queste settimane" "Si ma non le digerisce mica tanto mi sà!" "Non si può certo essere tutti scalatori Danilo! E' più alto di un metro e novanta" "Più alto di Vansummeren!" "Diventerà un gran bel passistone!" "E com'è hai detto che si chiama?" "Non l'ho ancora detto, si chiama Emmea Novantalora."

Mancavano ai citati Filippo Gusmeroli e Mauro Vicini.

Forse non sarebbero diventati dei novelli Eddy Merckx o Fausto Coppi, ma Bruno mi assicurò: erano tutti grintosissimi e soprattutto bravissimi ragazzi.

___________

Questo Emmea Novantalora dovrebbe giungervi familiare :haha:

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Sono un italiano medio :dry:

CAPITOLO 14: John Odriozola Mogarza

Poi Bruno mi guardò e diede un'occhiata veloce alle mie gambe martoriate:

"In quanto a te, che programmi hai?"

"Il recupero sarà molto lento e faticoso, da domani devo recarmi in una clinica a Seregno a fare riabilitazione con un fisioterapista che già mi seguiva in ospedale, e credo dovrò farlo fino al momento in cui non libererò di questi aggeggi" dissi scuotendo le stampelle "Ma stai certo che domani io torno in sella, fosse anche solo per il fatto di fare il giro del circondario, ho bisogno di bici"

"Comprensibile, e dopo la riabilitazione pensi di riprendere ad allenarti così, da solo?"

"No certamente, no! Mi affiderò ad un centro specializzato, o un preparatore professionista...Scarponi, Pozzato, entrambi mi hanno indicato un certo Ferrari, sembravano entusiasti, mi hanno dato anche il numero, penso di chiamarlo in serata"

"Michele Ferrari, il medico di Ferrara?"

"Si credo faccia Michele di nome, ora non ricordo dove abiti, dovrei dare un occhio al cellulare che ho segnato..."

"Ma quello è un diavolaccio Danilo, ma quale Ferrari! Io ho un'idea migliore per te, non sarà originalissima ma migliore; non potrai certo allenarti qua, tra il freddo e la nebbia no? Che diamine Danilo!"

L'idea di Bruno Cenghialta si chiamava Isole Canarie, più precisamente Lanzarote. Le isole Canarie era una destinazione tipica per i ritiri invernali delle squadre ciclistiche, io stesso avevo fatto un breve stage con la Quickstep sul Teide, nell'Isola di Tenerife, nel 2009, così come avevo passato una breve ma indimenticabile vacanza a Fuerteventura, un lustro fa. Solitamente dunque il luogo più tradizionale dove soggiornare era Tenerife, che è la meta più turistica e vicina al Teide, ma stavolta diversamente dai brevi e intensivi ritiri con le proprie squadre, non era necessario concentrarmi su quell'unica e dura salita. Il mio soggiorno totale era previsto in quasi due mesi, sino a quando ad Aprile sarebbe arrivata la stagione delle piogge, dunque ciò che dovevo recuperare era l'allenamento ad una vita dura sia a percorsi aspri, conscio che non avrei comunque ripreso la stagione agonistica da lì a poco: per questo motivo la meta suggerita da Bruno era quella di Lanzarote. Mi aveva indicato un villaggio a Sud dell'Isola, chiamato Playa Bianca, ma io in quel posto ci rimasi all'incirca dieci minuti: il tempo di arrivare, vedere sin troppi turisti e distrazioni, decidere che non poteva andare bene, chiamare un taxi e ripartire. Grazie alle numerose interviste concesse durante e dopo la Vuelta vinta lo scorso anno avevo imparato qualche parolina in spagnolo, e così dissi all'autista di portarmi nel villaggio abitabile più vicino possibile al parco di Timanfaya: un posto dall'aspetto, aspro, spettrale, lunare, dove non vi sono alberi per ripararsi dalla calura e le strade che lo attraversano sono poche e si intrecciano a sentieri dall'ignota destinazione.

Non ero ovviamente solo, anche perché non avrei potuto allenarmi degnamente senza qualcuno in grado di motivarmi, testarmi, insegnarmi tabelle e programmi da seguire. La mia guida si chiamava John Odriozola Mogarza, mi fu indicata proprio da Bruno il quale non poteva seguirmi per due mesi sin giù alle Canarie. John parlava però un italiano impeccabile, era un ex corridore che aveva corso per un po' di anni in Italia proprio al fianco di Cenghilata.

Insieme dividevamo un piccolo appartamento a Mancha Blanca, un piccolissimo abitato a nord del Timanfaya. Il paese era piccolo e subito si sparse la notizia del nostro arrivo, ma la gente era discreta e non ci fece in alcun modo pesare la nostra presenza.

John doveva essere un semplice preparatore, un vecchio amico di Bruno che aveva contattato per allenarmi, era infatti il lavoro che già svolgeva nella sua Bilbao dopo aver tentato l'avventura da Team Manager per qualche anno e per il quale sarebbe stato lautamente pagamento per seguirmi personalmente; invece diventò molto di più di un semplice allenatore. Mentre scendevo la scaletta dell'aereo di Lanzarote, ancora zoppicante, completamente fuori forma, con molte incertezze sul mio futuro, John sapeva che per quella stessa scaletta avrebbe dovuto far risalire un uomo in grado di correre consecutivamente oltre 3500 km ad una media oraria di 38 km/h.

Capace di rimettermi in sella, restituirmi degli obiettivi, di avvicinarmi ai miei sogni. Capace di convincermi che sarei tornato a vincere, anche più di prima, di farlo senza tanti di scorsi o giri di parole, seguendomi con un vecchio scooter Kymco su e giù per le strade del Timinfaya, che pareva una Liegi, e poi ogni martedì prender un altro aereo per il Teide, e ogni mattina svegliarsi alle 5 insieme a me per fare palestra.

John Odriozola Mogarza ritrasformò un mezzo promoter da supermercati uscito a dieci giorni di coma e innumerevoli fratture, in un ciclista professionista.

_______

Breve riepilogo dei personaggi sin qui mostrati!

  • Io: ex ciclista della Quickstep, vincitore di una Vuelta, Bronzo a cronometro agli ultimi mondiali di Hollywood e Oro nel 2008 ora proprietario della Latteria Delebio
  • Patrick Lefevre: mio D.S. alla Quickstep
  • Bruno Cenghialta: mio ex d.s. all'Acqua Sapone nuovo d.s. e manager della Latteria Delebio
  • Fabio: Sponsor principale della Latteria Delebio
  • Mamma
  • Marco: mio migliore amico nonchè presidente del mio fans club
  • John Odriozola Mogarza: allenatore personale nel mio ritiro spagnolo

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Scusatemi per l'assenza, sono un po' malaticcio e provo a fare quello che riesco :huh:

CAPITOLO 15: Un giorno come tanti

Stare a Lanzarote mi permetteva di isolarmi soprattutto dai numerosi giornalisti in cerca di scoop o che volevano invitarmi alle loro trasmissioni televisive; niente di personale contro di loro ma avevo bisogno di isolarmi. Il nostro appartamentino di calcinaccio bianco era nuovo ma essenziale, avevamo la tv ma prendeva solamente qualche canale spagnolo e reti del vicino Marocco: nulla che trasmettesse comunque news di ciclismo e neppure avevo una connessione ad internet, un pc. John aveva uno strumentino con sistema GPS collegato alla mia bici, una specie di computer, assomigliante asd tablet nel quale segnava ogni statistica di ogni giorno trascorso su quell'isola, comunque nulla che si collegasse ad una rete. Dunque nessuna notizia del mondo esterno, soprattutto ciclistico. L'unica possibilità era leggere i giornali: o quelli spagnoli che si potevano benissimo prendere dall'unico negoziante del paese, o quelli italiani che potevano permetterci di prendere solamente una volta alla settimana al porto, quando partivamo per Tenerife ed il Teide.

Ricordo quella volta in cui il giorno del solito passaggio al Porto coincideva con il giorno successivo alla Milano - Sanremo. La stagione era iniziata da un po' ed io ero ancora rimasto a secco di news del ciclismo reale, così volli prendere la gazza incuriosito da chi avesse vinto la Classicissima. Io la Milano-Sanremo l'avevo corsa solo una volta, da neoprò, ma la ricordo con molto piacere. E' una corsa particolare, si parte in sordina, tra il pallido sole di Milano con pochi spettatori al via. Ma poi è un crescendo di emozioni, sia sul percorso che a bordo strada: il tracciato diventa più complicato, la gente aumenta, su per la Cipressa, giù per la Cipressa, su per il Poggio, giù per il Poggio, ali di tifosi che accompagnano la corsa e ti incitano nemmeno fosse la cima di una tappone dolomitico, e poi la picchiata fatta per i temerari e l'arrivo a Sanremo in una festa di rumori e colori.

L'avevo presa la gazzetta ma non la sfogliai per tutta la giornata, per non distrarmi dal mio allenamento, per mantenermi un po' di suspance per quella vita che alla fine era abbastanza ripetitiva e monotona. La fortuna del ciclismo poi è che non gode dei titoloni in prima pagina, dunque avrei proprio dovuto aprirla e cercare tra le pagine per sapere il risultato.

La sera, dopo la solita povera cena, finalmente potevo gustarmi la mia pagina di Gazza.

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Aveva vinto Pozzato, davanti a Gasparotto e un coraggioso Belisari, tutti e tre attaccando negli ultimi due km. La volata era finita in un parapiglia e D'Agata aveva concluso solo 9°, mentre il mio ex compagno Cataldo 6°.

Albo d'oro

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Risultati Principali Gennaio - Febbraio - Marzo 2011

Tour Down Under: 1° Jacopo Guarnieri (Liquigas - Cannondale) 19h36'35'' 2° Romain Feillu (Vacansoleil) st 3° Jack Sparrow (Europcar) + 4'' 4° Robbie McEwen (Pegasus Sports) + 6'' 5° Mark Cavendish (HTC - Highroad) st 6° Paolo Bistrita (Team Radioshack) st 7° Julian Dean (Garmin - Cervélo) st 8° Enrico Gasparotto (Astana) st 9° David Millar (Garmin - Cervélo) st 10° Luke Roberts (Pegasus Sports) st

Parigi - Nizza: 1° Cadel Evans (Bmc) 33h24'11'' 2° Jonathan D'Arkness (Garmin - Cervélo) + 6'' 3° Frank Schleck (Team Leopard) + 16'' 4° Thomas Voeckler (Europacar) + 36'' 5° Riccardo Zucchi (Omega Pharma - Lotto) + 43'' 6° Daniel Moreno (Katusha Team) + 58'' 7° Michael Rogers (Team Sky) + 1'01'' 8° Christophe Horner (Team Radioshack) + 1'02'' 9° Rein Taaramae (Cofidis) + 1'07''

10° Tony Martin (HTC - Highroad)

Tirreno - Adriatico: 1° Nino D'Agata (Team Saxo Bank) 32h23'08'' 2° Joaquin Rodriguez (Katusha Team) + 2''

3° Matteo Carrara (Vacansoleil) + 25'' 4° Michele Scarponi (Lampre - Isd) st 5° Haimar Zubeldia (Team Radioshack) st 6° Luca Capuano (Katusha Team) st 7° Robert Williams (Française des Jeux) st 8° Thor Hushovd (Garmin - Cervélo) + 38'' 9° Andy Schleck (Team Leopard) st 10° Luca Heldram (Movistar Team) st

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CAPITOLO 16: "Io Ci Sono!"

Risultati principali Marzo - Aprile 2011

Giro delle Fiandre 1° Thor Hushovd (Garmin - Cervélo) 6h50'59'' 2° Stijn Devolder (Vacansoleil) + 1'17'' 3° Filippo Pozzato (Katusha Team) st 4° Matti Breschel (Rabobank) st 5° Anthony Geslin (Fdjeux) st 6° Juan Antonio Flecha (Sky) st 7° Tom Boonen (Quickstep) + 2'28'' 8° Bert De Waele (Landbouwkredit) st 9° Bud Spencer (Cofidis) st 10° Bjorn Leukemans (Vancasoleil) + 3'08''

Gent - Wevelgem 1° Bud Spencer (Cofidis) 5h44'25'' 2° Wouter Weylandt (Team Leopard) st 3° André Greipel (Omega Pharma) + 31'' 4° Matteo Carrara (Vacansoleil) st 5° Yaroslav Popovych (Team RadioShack) st 6° Tom Veelers (Skil - Shimano) st 7° José Joaquin Rojas (Movistar Team) st 8° Gustav-Erik Larsson (Team Saxo Bank) st 9° Tyler Farrar (Garmin - Cervélo) st 10° Edvald Boasson Hagen (Sky) st

Paris - Roubaix 1° Juan Antonio Flecha (Sky) 6h29'45'' 2° Stijn Devolder (Vacansoleil) st 3° Filippo Pozzato (Katusha Team) st 4° Thor Hushovd (Garmin - Cervélo) st 5° Marcus Burghardt (Bmc) st 6° Steve Chainel (Française des Jeux) st 7° Sylvain Chavanel (Quickstep) st 8° Bud Spencer (Cofidis) st 9° Bjorn Leukemans (Vacansoleil) st 10° Fabian Cancellara (Team Leopard) + 1'16''

Giro dei Paesi Baschi 1° Cadel Evans (BMC) 24h26'25'' 2° Luca Heldram (Movistar Team) + 1'03'' 3° Vincenzo Nibali (Liquigas - Cannondale) + 1'08'' 4° Michele Scarponi (Lampre - ISD) + 1'20'' 5° Christopher Horner (Team Radioshack) + 1'32'' 6° Paolo Bitta (Liquigas - Cannondale) + 1'35'' 7° Stefano Belisari (HTC - Highroad) + 1'36'' 8° Josè Ivan Gutierrez Palacios (Movistar Team) + 1'43'' 9° Luis Leon Sanchez (Rabobank) + 1'49'' 10° Alexandr Kolobnev (Katusha) + 1'55''

Amstel Gold Race 1° Jonathan D'Arkness (Garmin - Cervelo) 6h55'16'' 2° Luca Heldram (Movistar Team) + 1'08''

3° Philippe Gilbert (Omega Pharma) st 4° Luis Leon Sanchez (Rabobank) st 5° Michael Albasini (HTC - Highroad) st 6° Michele Scarponi (Lampre - ISD) st 7° Damiano Cunego (Lampre - ISD) st 8° Xavier Florencio (Geox - TMC) st 9° Samuel Sanchez (Euskaltel) st 10° Matteo Carrara (Vacansoleil) st

Freccia Vallone 1° Luca Heldram (Movistar Team) 5h06'22'' 2° Michele Scarponi (Lampre - ISD) st 3° Damiano Cunego (Lampre - ISD) st 4° Philippe Gilbert (Omega Pharma) st 5° Paolo Bitta (Liquigas - Cannondale) st 6° Vincenzo Nibali (Liquigas - Cannondale) st 7° Luis Leon Sanchez (Rabobank Cycling Team) st 8° Tony Almeida (HTC - Highroad) st 9° Jurgen Van Den Broeck (Omega Pharma) st 10° Marco Ranzani (Lampre - ISD) st

Liegi - Bastone - Liegi 1° Luca Heldram (Movistar Team) 7h06'50'' 2° Philippe Gilbert (Omega Pharma) st 3° Damiano Cunego (Lampre - ISD) st 4° Nino D'Agata (Team Saxo Bank) st 5° Luis Leon Sanchez (Rabobank) st 6° Jonathan D'Arkness (Garmin - Cervélo) st 7° Michele Scarponi (Lampre - ISD) st 8° Vincenzo Nibali (Liquigas - Cannondale) st 9° Alexander Vinokourov (Astana) st 10° Frank Schleck (Team Leopard) st

Giro del Trentino 1° Tommaso De Marchin (Acqua & Sapone) 15h37'01'' 2° Domenico Pozzovivo (Colnago - CSF) + 4'08'' 3° Damiano Caruso (Liquigas - Cannondale) + 5'19'' 4° Przemyslaw Niemiec (Lampre - ISD) + 5'20'' 5° Valerio Agnoli (Liquigas - Cannondale) + 5'32'' 6° Thomas Voeckler (Europcar) +5'40'' 7° Yury Trofimov (Katusha) + 5'55'' 8° Daniel Moreno (Katusha) + 6'17'' 9° Amael Moinard (Bmc) + 6'24'' 10° David Blanco (Geox) + 6'29''

Giro di Romandia 1° Sergio Pardilla (Movistar Team) 17h51'22'' 2° Robert Kiserlovski (Astana) + 2'14'' 3° Vasil Kiryienka (Movistar Team) + 4'56'' 4° Rein Taaramae (Cofidis) + 4'59'' 5° Tiago Machado (Team Radioshack) + 5'08'' 6° Josè Ivan Gutierrez Palacios (Movistar Team) + 5'11'' 7° Andrey Kashechkin (Lampre - ISD) + 5'18'' 8° Marzio Bruseghin (Movistar Team) + 5'23'' 9° Nicolas Vogondy (Cofidis) st 10° Andriy Grivko (Astana) + 5'24''

Sfortunata campagna del sud per Devolder che ottiene 2° secondi posti nelle due classiche più prestigiose mentre Cancellara e Boonen sono tagliati dalla vittoria a causa cadute. Spettacolo sulle Ardenne dove D'Arkness vince con un'azione d'altri tempi contro lo quale neppure Heldram può opporsi. Ma il sardo si rifà abbondantemente vincendo le successive due classiche che lo proiettano tra i grandi di questa specialità. De Marchin si presenta in grande forma per il Giro vincendo il Giro di Trentino; startlist di basso profilo al Romandia nel quale primeggiano Pardilla e Kiserlovski grazie a due fughe bidone.

3 Maggio 2011.

Sei mesi, 4 giorni ed una manciata di ore erano passate da quel dannato 30 Novembre, l'incidente che aveva mandato in frantumi il sogno di tornare a correre con una squadra tutta mia, che aveva mandato in frantumi abbastanza ossa da rischiar di mandare in frantumi anche la mia carriera.

In quei sei mesi avevo giorno dopo giorno ripreso a vivere e camminare, avevo imparato la vita di tutti i giorni, quella della gente comune che vive con la propria famiglia così lontana dalla vita del ciclista fatta di viaggi e settimane lontani da casa, avevo riaccarezzato la bicicletta e tornato un'atleta vero grazie a John e al mio soggiorno alle Canarie che si era poi prolungato oltre i tempi prestabiliti. John m'aveva accompagnato all'aereoporto di Tenerife, poi mi aveva dato una pacca sulla spalla: "Buena Suerte, e la prosima volta tè vojo mirar con la camiseta rosa!".

Sei mesi dopo ero dunque nuovamente un ciclista professionista con il sogno di disputare un Giro d'Italia.

Da buon italiano ero cresciuto con il sogno della maglia rosa, del Giro d'Italia, cui spesso volentieri da ragazzino mi facevo accompagnare alla tappa conclusiva di Milano. Ricordo perfettamente mio padre che odiava la ressa, cercar di mantenere la calma un po' in affanno, tutto sudaticcio con il fazzoletto pronto ad asciugarsi, mentre mia mamma, piccina, mi aiutava a sgomitare e farci spazio per arrivare alle transenne e vedere qualche ciclista, scattare qualche foto e magari, se ero fortunato, un autografo. Da scalatore ammiravo Pantani, mi piaceva Savoldelli ma soprattutto avevo un'autentita attrattiva per Paolo Bettini. Ho avuto persino la fortuna di correrci la prima stagione in gruppo con Paolo..un vero leader, magnetico ma allo stesso tempo sempre pronto alla battuta, chiaccherone.. persino in gruppo era difficile avvicinarsi perchè sempre circondato da suoi compagni, o amici, perchè nel gruppo tutti erano amici di Bettini. Quando firmai il contratto per la Quickstep mi brillavano gli occhi al pensiero che avrei potuto condividere camere, colazioni, ritiri, raduni con Paolo, ma purtroppo quel brillio durò poco in quanto ebbe un brusco divorzio dalla squadra e si ritirò. Col senno di poi, avendo conosciuto Patrick Lefebrvè non mi stupii per niente. Lefebvrè era si un ottimo tecnico, ma a mio avviso incapace di creare rapporti umani forti: se il giorno prima eri come un figlio per lui, senza motivo apparente il giorno successivo era in grado di farti sentire un estraneo. Ma ormai, di acqua sotto i ponti ne era passata abbastanza...

Fu dopo sei mesi che ricevetti le prime offerte di ingaggio, ero un ciclista sano, dunque perfettamente arruolabile, e fu proprio Paolo Bettini ad offrirmi il primo contatto. Ero appena tornato dalla Spagna, in aereoporto a Bergamo, e proprio lì si trovavano alcune squadre in partenza per Pescara, là dove sarebbe partito il Giro d'Italia. Ed io non c'ero..che tristezza! V'erano anche alcuni tecnici federali tra cui Paolo Bettini. Non dico che fosse un'incontro casuale, ma quasi: insomma Paolo, che era tra i pochi eccetto i miei contatti privati che aveva il mio numero di telefonino, mi aveva chiamato per sapere come stavo qualche giorno prima di tornare, e avendogli poi detto la data del mio ritorno e sapendo che anche lui doveva partire dal medesimo aereoporto per Pescara cercò di programmare la sua partenza per lo stesso giorno del mio ritorno.

Paolo mi illustrò il suo progetto per la nazionale azzurra: l'anno prima dovette improvvisarsi CT, ma per questa stagione stava preparando da tempo il Mondiale di Parigi e formando un gruppo giovane in grado di farsi valere anche nei Mondiali a venire. "Se lei chiama, io rispondo presente!" Non è che avessi grandi possibilità nemmeno al pieno della forma al mondiale di Parigi: un percorso piatto che più piatto non si può con arrivo replica a Champs Elysee; era piuttosto un segnale a Paolo che io non mollavo di certo, tenevo alla maglia azzurra e soprattutto alla gara a cronometro iridata. E poi l'anno seguente c'erano pure le Olimpiadi, dovevo dimostrarmi partecipe e pronto sin da subito. "Io ci sono". E Bettini annuì felice.

E poi fece d'ambasciatore: mi disse che c'erano squadre interessate a me, interessate ad ingaggiarmi subito, ma erano tutte squadre Professional poichè il regolamento non consentiva alle World Tour di ingaggiare atleti durante la stagione a meno che fossero stagisti.

Già questo fatto mi fece storcere il naso. Le squadre erano una spagnola, una italiana e una olandese. Se le prima mi dava la certezza di correre la Vuelta, l'Italiana avrebbe corso il Giro d'Italia quell'anno (ma ormai per me era già troppo tardi), mentre l'olandese non aveva ricevuto l'invito al Tour de France ma mi assicurava un sacco di soldi che mi avrebbero fatto comodo dopo che il ritiro spagnolo aveva dissanguato i miei risparmi.

Partecipare alla Vuelta che già avevo vinto, firmare con la squadra italiana per poi quasi certamente partecipare al Giro del prossimo anno o ritrovare una pensione d'oro con la speranza di ripoter correre il Tour nel 2012 ed arrivare finalmente a podio? Una bruttissima decisione che non sapevo prendere da solo.

"Io dico che è meglio che haccetti, ci sono ancora un sacco di hare, e la sthagione non hè ancora buttatah del tuttoh!"

Ci pensai, avevo bisogno di un poco di tempo, e soprattutto di contattare il mio padrino ciclistico, Bruno, che a causa degli impegni della Latteria Delebio avevo sentito sempre meno.

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CAPITOLO 17: Alla Latteria Delebio non si comanda!

"Rifiuta"

Bruno mi accolse nel quartier generale della Latteria Delebio: all'interno dello stabilimento aveva un nuovo ufficio tutto di se proprio al fianco di quel lo del titolare, Fabio.

"Assolutamente rifiuta".

Era categorico.

"Cosa rifiuto? L'offerta della Farnese? Io ci stavo pensando...sono un'ottima squadra, non hanno un uomo di classifica, e il prossimo anno potrei..."

"Rifiuta t-u-t-t-e le offerte!"

"Come tutte!? Ed io dove corro? Bruno io ho già perso sei mesi di carriera! Ora sono in gran forma, mi vedi! Mesi fa ero venuto in questo stesso ufficio strisciando come un verme tanta ero messo male, ora sono completamente guarito!"

"Danilo, non si tratta della tua forma, si tratta dei tuoi sogni, e dei sogni dei ragazzi che ho coinvolto in questo progetto, non puoi andare in un'altra squadra!"

"Ma quale progetto? Parli della Latteria?! La Delebio corre nei dilettanti, l'hai fatta tu questa scelta Bruno, e ti ricordi benissimo il mio disappunto là, sul quel letto d'ospedale, lo sai quanto ci tenevo a correre per questa squadra, lo sai sin dal giorno in cui vestito da stupido Babbo Natale ci siamo incontrati in quel fottuto supermercato..!" Cominciai a battere sempre più violentemente i pugni sulla sua scrivania, sempre più forte, tanto che non si capiva più se era più alto il volume della nostra voce o il rumore che stavo facendo. Stavamo litigando, come mai avevo fatto con Bruno, e la cosa attirò l'attenzione degli impiegati dell'azienda. Un ammasso di curiosoni si affacciava alla nostra porta, l'aria stava diventando davvero pesante, fortunatamente Fabio non era presente quel giorno. Ci avrebbe preso a calci in culo entrambi.

"Bruno, forse, dovremmo darci una calmata.." rallentai, abbassando la voce.

"Ah lo dici a me..." riprese più tranquillo "Danilo, tu non sai quanti problemi ha dato il tuo incidente, anche per noi. Tu sei ancora, famoso, forte, e basta la tua faccia per avere un futuro assicurato, ma senza quella siamo nulla. Questa azienda ha puntato su di te proprio per il tuo nome, ed i ragazzi che corrono in questa squadra ogni giorno che mettono il piede sul pedale, vestendo la nostra divisa verde, affrontando il gelo e il caldo, hanno in mente di correre un giorno da professionisti al tuo fianco, e ti saranno sempre grati. Pensaci, Danilo.."

"Si ma io, che posso fare...?"

"Guidali negli allenamenti, dagli consigli. La squadra dilettanti è una soluzione provvisoria, devi imparare a conoscerli perchè molto probabilmente il prossimo anno tu lotterai per degli obiettivi importanti insieme a loro!" La voce di Bruno riassumeva i contorni della speranza, la stessa che vivevo quando tutto ciò non esisteva e fremevo dalla voglia di correre in una squadra tutta mia. Mi guardai attorno, vedevo le foto della squadra, dei ragazzi in azione, una vetrinetta a destra occupava le prime coppe vinte, ripresi a sorridere.

"..insieme a dei...ragazzini?" esclamai furbescamente...

"Formeremo un bel gruppo, fidati Danilo!"

Ero io che avevo proposto a Bruno di fare una squadra assieme, ero io che mi ero mosso per trovare uno sponsor che la supportasse. Non potevo proprio abbandonare. Si trattava di altri 3-4 mesi, poi avrei fatto una preparazione adeguata al 2012, magari nel frattempo avrei corso qualche granfondo, ero ancora giovane...si, la competizione poteva aspettare!

"Ora i ragazzi sono a Pesaro con Giacomo, l'altro team manager della squadra che ti presenterò. Affronteranno qualche piccola corsa lì, e poi si dovranno preparare al grande obiettivo della stagione, quel giro della Valle d'Aosta di cui ti avevo parlato. Facciamo così: io domani devo scendere da loro, tu mi segui così incominci un po' a conoscerli di persona, che ne dici?"

Nelle settimane successive restai a guardare quei giovani atleti: gran parte degli elementi erano effettivamente acerbi. V'erano due discreti scalatori, Barindelli e Acquistapace, ma in queste corse con poche salite lunghe non potevano granchè fare la differenza. In genere nessuno era particolarmente dotato di spunto vincente, l'unico che si faceva preferire era il velocista, Falco, che aveva vinto una volata di misura e che era infatti l'unico vero ingaggio pagato della squadra. Avevo però più in generale l'idea che ognuno corresse per se, e che nessuno collaborasse pienamente a fondo. Nella volata vinta da Falco infatti, solo Vicini gli era stato "vicino" (scusate il gioco di parole) mentre gli altri avevano vissuto la corsa come una scampagnata, ed era invece fondamentale correre uniti perchè le squadre non erano certamente da 8 come nei prof; pensai fossero utili alcune simulazioni di gara anche a lunghi chilometraggi, così feci iscrivere la squadra ad alcune Granfondo.

Quel nuovo lavoro mi prendeva talmente tanto che neppure mi accorgevo dei giorni che passavano; avevo nel frattempo festeggiato con la squadra il mio compleanno in una taverna in toscana, buon vino ed eccellente carne per tutti, ed erano arrivati i primi di giugno ed io neppure me ne ero accorto. Ma soprattutto, un Giro d'Italia si era corso, senza di me, ed io neppure ci avevo più pensato.

Giro d'Italia: 1° Vincenzo Nibali (Liquigas - Cannondale) 93h23'36'' 2° Riccardo Zucchi (Omega Pharma - Lotto) + 2'13'' 3° Alberto Contador (Team Saxo Bank) + 4'06'' 4° Michele Scarponi (Lampre - ISD) + 4'52'' 5° Tommaso De Marchin (Acqua & Sapone) + 9'53'' 6° Marco Pinotti (HTC - Highroad) + 11'39'' 7° Damiano Cunego (Lampre - ISD) + 13'23'' 8° Stefano Belisari (HTC - Highroad) + 13'48'' 9° David Arroyo (Movistar Team) + 14'22'' 10° Domenico Pozzovivo (Colnago - CSF) + 17'47'' Maglia a Punti:Paolo Bitta (Liquigas - Cannondale) Maglia GPM: Riccardo Zucchi (Omega Pharma - Lotto) Maglia Giovani: Riccardo Zucchi (Omega Pharma - Lotto)

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