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Metti anche 1° 2° e 3° e maglia gialla (cioè 1°) del prologo :wink:

Scusa non avevo capito allora

Maglia gialla a Contador

Maglia Pois a Voeckler

Maglia bianca a Gesink

Maglia a punti a Contador

nel prologo

1)Cancellara

2)Boom

3)Martin

Squadra milgiore ITALIA

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  • Amministratori

Capitolo 1: La grande attesa

C'era un aria strana quel giorno nel ritiro di Ajaccio della nazionale spagnola. Navarro entrò sotto gli occhi inviperiti di tutti, la sua camera era - ovviamente - una doppia, il compagno era - altrettanto ovviamente - Alberto Contador. Sapevano tutti perché Daniel era lì ma nessuno osava dirlo. Per lui erano stati fatti fuori nomi eccellenti come quello di Juan Josè Cobo, vincitore della scorsa Vuelta o quello di Oscar Freire assente dal Tour de France dopo tanti anni. L'aria nel ritiro spagnolo era elettrica già dal primo giorno, con il campione di Pinto e il Murciano Valverde ben lontani l'uno dall'altro, in mezzo a loro il campione olimpico Samuel Sanchez e un altro vincitore della grand Boucle come Carlos Sastre - il problema quello di farli convivere pacificamente - e gli inizi di certo non erano buoni: il giorno precedente al prologo Alberto lo passò interamente nella propria camera d'albergo. Non uscì dalla stanza nemmeno per la conferenza stampa di presentazione della squadra - "vai tu al posti mio, Daniel?". "Ok boss" - lasciando temporaneamente di sasso i giornalisti che erano già pronti a mettere zizzania tra lui e il murciano.

Valverde sembrava invece più sicuro di se, desideroso di vendicarsi di tutte le vicissitudini che lo hanno costretto là, davanti alla TV. Troppe volte era stato fermato, soprattutto nel 2009 quando dominò Delfinato e Vuelta e fu costretto a saltare il Tour de France per via dei pochi, pochissimi, chilometri in territorio Italiano - fatti mettere lì da Lance Armstrong, secondo qualche malizioso. Per troppo tempo aveva corso tra coni, tas, uci per difendersi fino all'inevitabile mannaia di due anni sulla sua testa. Per troppo tempo era stato costretto a vedere i suoi connazionali trionfare alle sue spalle - e ora aveva bisogno di loro per poter vincere il Tour: di mettersi al servizio di Contador non se ne parlava nemmeno - Alberto avrebbe avuto altre opportunità mentre per lui a 32 anni rischiava di essere l'ultima.

In casa Italia l'atmosfera non era molto diversa - Nibali arrivava fresco fresco da una maglia rosa conquistata sullo Stelvio, ma sapeva che qui sarebbe dovuto andare tutto diversamente. "Tu il giro, io il Tour" era l'accordo con Ivan Basso che aveva disertato ancora una volta la corsa rosa per coronare il sogno di una vita. Anche lui, come Valverde, aveva un conto in sospeso con l'UCI che lo fermò prima del 2006, quando si era rivelato secondo solamente all'americano per costringerlo a vedere sulla comoda poltrona di casa una corsa che risultò viziata da altrettanti casi di doping. Anche lui, come Valverde, avrebbe dovuto battere la concorrenza casalinga di Scarponi che, pare, aveva fatto la sua parte nel chiedere al CT Bettini di portare in questa avventura Damiano Cunego lasciando a casa Franco Pelizotti e fosse deciso a provare il colpaccio: anche loro due avevano deciso, infatti, di non scoprirsi troppo e soprattutto di non confrontarsi tra di loro prima della vigilia - in pasto alle domande dei giornalisti erano infatti stati mandati Nibali e Cunego con il veronese che lanciava i soliti proclami mai realizzati di maglia gialla a Parigi mentre lo squalo dello stretto dichiarava col classico tono di chi sa mentire che la classifica rimaneva comunque un suo obiettivo personale. Il ritiro Lussemburghese rimaneva invece il più singolare di tutti: Andy e Frank erano le due star della squadra, gli altri dei comprimari. Kim Kirchen dall'alto dei suoi 34 anni rimaneva il tattico della squadra più che un uomo su cui contare. Agli Schleck era infatti stata riservata la suite dell Hotel des Moulettes - nel pieno centro del capoluogo corso, a Kim Kirchen la camera di fianco al direttore sportivo mentre i compagni erano stati "gentilmente invitati" ad accomodarsi nel non largo ma comunque confortevole pullman della squadra. Andy passeggiò nervosamente lungo il corridoio - loro avevano il vantaggio di non avere nè screzi nè problemi all'interno della squadra - e anche volendo Kirchen e Didier non potevano certo causargliene. Sapevano comunque, data la squadra a disposizione, di partire ad handicap e sapevano comunque che la cronometro finale avrebbe potuto tagliargli le gambe beffando magari una partenza in maglia gialla come già accaduto in passato, ma aveva ancora una volta saltato il giro nel tentativo di cancellarsi questa etichetta di eterno secondo al Tour. Aveva comunque scelto di non rilasciare dichiarazioni - nemmeno a quella giornalista italiana "che si è appostata qua sotto dalle cinque di stamattina e ha chiesto di te cinque volte alla reception, Andy".

Zomegnan invece aveva ormai instaurato una personale guerra con i giornalisti in sala stampa. "Si parte per due anni di fila da Ajaccio? Beh, c'è sempre una prima volta per tutto." aveva risposto, seccato, alla prima domanda mettendo tutti a tacere. "non è un Tour per scalatori, ci sono 70 chilometri a cronometro - e anche se fosse che problema ci sarebbe?" la risposta, ancor più seccata, alla seconda. "Cancellara vincerà il prologo? E a me cosa me ne dovrebbe importare?" la terza.

Già, Cancellara. Lo svizzero era ormai a secco da un anno ma era deciso a dare il meglio di sè nella giornata successiva. Dopo il deludente 2011 era chiamato a riscattarsi dalle accuse - che qualche maligno definiva sempre più fondate - di aver usato l'ormai famosa bicicletta elettrica. Non sarebbe partito con la maglia di campione del mondo sulle spalle - non gli accadeva dal tour 2009 ma lì fu per scelta. Qui era stato battuto, anzi umiliato, da Tony Martin e la ferita era ancora aperta. Come Contador anche Fabian restò solo nella sua camera per tutto il giorno - ma a differenza dello spagnolo il campione svizzero aveva espressamente chiesto una singola. Niente disturbi - l'unico ammesso fu quello dell'UCI, un controllo a sorpresa alle sei del mattino "Allora lo fate apposta a venire sempre negli orari più assurdi?". Rimase concentrato tutto il giorno su se stesso a capire se il giorno dopo sarebbe stato, finalmente, quello del ritorno ad alti livelli o l'ennesimo segno di un inevitabile declino.

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