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[PCM 2006]Protouristi per caso


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A Chiasso, al Var, e anche a Laigueglia se lo vogliamo considerare collinare, non c'era un grandissimo roster... adesso non mi ricordo chi ha vinto ma in collina non avevano grandi valori, questa è stata la prima gara con molti 76-77 in collina

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La startlist della Parigi-Nizza. Si nota la presenza di alcuni leader di classifica che puntavano al Tour (Basso, Vinokourov e Samuel Sanchez su tutti) mentre i corridori da classiche, sia del pavè sia delle Ardenne, si sono divisi tra Nizza e Tirreno. Tra gli assenti Pozzato, Gilbert, Freire, Gusev e Nuyens. La Flaminia adottò lo stesso sistema delle altre squadre, dividendo i corridori e portando quelli a cui serviva migliorare la condizione, come Vicioso e Gustov, alla Parigi-Nizza, per destinare alla Tirreno altri come Bridge e Markov.

La prima tappa era un cronoprologo di 7.5 km, che andò a Thomas Dekker su Cancellara e Luis Leon Sanchez. Buona prestazione di De Kort che arrivò 11°, si difese bene anche Gustov a 40" di ritardo.

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Era la prima tappa vera. Una tappa collinare in cui era vietato sbagliare, e in cui l'unico obiettivo era difendersi. La corsa, sebbene molti corridori fuori fase avessero già 1' e più di ritardo, non poteva essere decisa da un cronoprologo. Marconato odiava i cronoprologhi fin dagli anni 90, figuriamoci poi con l'avvento dell'inglese Boardman. In quella mattina del 6 marzo 2008 il d.s. della Flaminia fece un bel discorso ai suoi corridori, spiegando che per quel giorno di "doccia gratis" (c'erano infatti 5 gradi, monto vento, e pioveva all'inverosimile) l'obiettivo era perdere meno di due minuti dai big. La corsa cominciò e ci fu subito una fuga a 3, con Lloret, Trentin e Piepoli, che non fu l'unica dato che molti corridori come Ghisalberti, Fedrigo e Rubiera cercarono la fortuna.

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Fedrigo riuscì a raggiungere i tre e a staccarli, l'ultimo a cedere fu Trentin, ma sull'ultima salita si scombussolò tutto. Mentre corridori come Basso, Celestino, Sanchez e il secondo classificato Cancellara si staccavano, scattarono quasi tutti i big. Di Luca, Vinokourov, Valverde, Dekker furono gli unici a evadere dal gruppone.

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Thomas Dekker sembrò irraggiungibile. Dopo la vittoria nel prologo l'olandese staccò tutti anche in salita, mentre i pochi temerari che cercavano di stargli dietro dovevano limitarsi a perdere meno possibile.

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Anche per il leader della Rabobank si fece sentire la stanchezza. Valverde per pochissimo non riuscì a togliergli la vittoria, Di Luca riuscì per pochissimo a neutralizzare il distacco, e anche Vinokourov venne dato con lo stesso tempo di Dekker.

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E gli altri? Il gruppo dei big come Bernucci, Schleck e Rodriguez arrivò a 47", mentre il duo Flaminia Bayarri-Gustov riuscì a limitare i danni chiudendo a 1'47". Basso e Cancellara a 4', Celestino ancora più indietro, giornata no per Angel Vicioso che concluse a quasi 10'. Dekker ancora leader della generale davanti a Vinokourov.

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La terza tappa si rivelò un'altra giornata di acquazzone. La gara era per velocisti, anche se c'erano quattro salite nella prima parte della tappa. L'ideale per guadagnare la maglia a pois senza andare fuori giri. E così due dei grandi sconfitti del giorno prima, Angel Vicioso e Yaroslav Popovych, attaccarono al terzo chilometro assieme allo spagnolo Martinez, della Lampre, e a White della Discovery. Vicioso vinse i primi tre GPM della giornata e arrivò secondo sull'ultimo, per un totale di 23 punti.

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I fuggitivi vennero ripresi e non successe più nulla fino a quando il velocista della Cofidis Leonardo Duque non pensò di anticipare il resto del gruppo. L'unico dei velocisti a intuire il pericolo e cercare di riportarsi sul colombiano fu Steegmans.

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Sul traguardo il belga della Lotto riuscì per pochissimo a contenere la furiosa rimonta di Boonen, partito molto indietro. Duque si piazzò 3°.

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La classifica generale fu invariata, con Dekker leader. Cambiò, e di molto, la classifica scalatori, visto che il leader Trentin, che si era fermato a quota 10 punti, perse tre posizioni. Maglia all'alfiere Flaminia, Angel Vicioso.

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Molti leader di classifica avevano fatto la volata, piazzandosi davanti ai velocisti (Hushovd 10°, Szczawinski 17°). Il giorno dopo i corridori erano attesi da una tappa collinare, e le squadre si sarebbero "sdoppiate" per l'inizio della Tirreno-Adriatico.

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Nella quarta tappa, 224 km dove molti avrebbero rischiato di saltare, nel corso delle riunioni tecniche delle varie squadre, tutti i corridori capirono che la chiave della gara stava in quella dura salita ai 60 km dal traguardo. Chi si fosse staccato lì, avrebbe avuto vita dura fino al traguardo, perdendo molti minuti. Una volta in gara, un gruppo di corridori, tra cui Danielson, Piepoli e Lloret, attaccò da subito. Lloret cedette sulla seconda salita e rapidamente rimasero in tre: Danielson, Piepoli e un compagno di squadra del pugliese, Sanchez Prado.

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I due corridori della Liberty persero contatto da Danielson sull'ultima salita, e l'americano conquistò anche la maglia di miglior scalatore con 29 punti.

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In gruppo evidentemente non tutti erano in forma, dato che da un gruppo di 90 corridori si staccò esattamente metà di ciclisti. Nei 45 rimasti indietro, e sparpagliati in diversi gruppetti, c'erano Schumacher e Riccò, ma purtroppo per i colori Flaminia anche Bayarri e Facci.

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I fuggitivi furono ripresi prima della picchiata finale. La Caisse d'Epargne, con Efimkin e Rodriguez, tirava così forte che il primo a tentare la fortuna in volata, Hincapie, fu risucchiato. Il campione italiano Bernucci tentò di uscire in progressione, ma negli ultimi metri fu superato da Jerome Pineau che esultò solo dopo il traguardo. Prima vittoria francese in questa Parigi-Nizza, nella prima tappa senza pioggia.

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I corridori staccati arrivarono divisi in molti gruppetti, dai 2' ai 4' di ritardo. Ora i corridori impegnati in questa corsa erano attesi dalle due tappe decisive: la cronometro di Gap, dove Dekker avrebbe dovuto accumulare vantaggio, e l'arrivo in salita di Isola 2000.

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Il 9 marzo partì la Tirreno-Adriatico. La corsa che si svolgeva nel Centro Italia era l'unica a non aver cambiato il percorso rispetto all'anno precedente. Gli uomini Flaminia trovarono una startlist di livello mondiale, i leader non avevano disertato la corsa dei due mari; erano presenti leader per le classiche come Gerdemann, Brajkovic, Devolder, Pozzato, Ballan, O'Grady, Freire, ma anche corridori più da corse a tappe come gli anzianotti Leipheimer e Ullrich, più Lovkvist. Erano presenti anche due vecchi compagni Flaminia, Degasperi e Quagliarello.

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Subito, come da raccomandazione telefonica di Marconato (l'italoirlandese, non potendo stare in due posti diversi nello stesso momento, si arrangiava), Lastras si infilò nella prima fuga, assieme a Schreck, Galdos e Pradera, e conquistò l'unico Gpm di giornata.

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La fuga resistette fino quasi al traguardo, che era in leggera salita. Lastras salì con un ritmo regolare a cui resistette solo l'olandese Schreck, che tentò di saltarlo e giocarsela allo sprint, anche se ormai il gruppo era vicinissimo.

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Non ci fu nulla da fare per i due al comando. La vittoria andò al tedesco della Rabobank Heinrich Haussler. Bridge, dopo essere stato al coperto per quasi tutto il giorno, protetto egregiamente prima da Cappelle e poi da Tombak, fece lo sprint. Mossa perfetta, dato che per una spaccatura del gruppo furono assegnati 45" di vantaggio a quelli che stavano davanti.

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Intanto per il gruppo che correva la Parigi-Nizza c'era stata la cronometro di Gap. Vinse, anzi stravinse, Thomas Dekker, alla terza vittoria su cinque tappe, davnti a Gutierrez e Zabriskie. Bene De Kort, nono, e anche Gustov, che fece meglio di tanti più forti di lui (18° a 1'57") andando a recuperare 5 posizioni in classifica, ora era 21° con grosse possibilità di rimonta visto l'arrivo in salita.

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Causa disinstallazione per crash ho perso un pò di screen, fortunatamente ho fatto una copia del save alla fine della Tirreno, dovrei poter ricominciare a breve ma per molte gare ho solo i risultati senza le immagini

GO!!! Sonoun fan di Gustov, anche se nella tua carriera è molto limitato :banghead:

Nel terzo anno di carriera (2008) ha 30 anni... spero che l'età di declino cominci tardi, adesso farà le classiche delle Ardenne, poi tornerà con il Delfinato e partirà per il Tour dato che il quasi impossibile obiettivo dello sponsor è entrare nei 10

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Una mia svista,. mi sono dimenticato di inserirlo ancora prima di cominciare il primo anno di carriera, me ne sono accorto quando ho fatto il campionato australiano e non mi andava di rifare tutto da capo (avevo già preso Schnider e Tombak)... ho provato pure a mettere a posto il salvataggio con l'hannes ma quando poi lo carico i nomi sono ancora sbagliati

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  • 4 weeks later...

La Tirreno era finita male, con quel maledetto arrivo in salita che aveva piegato le speranze di Bridge (finito 17°), e anche la Parigi-Nizza aveva riservato solo delusioni. Lastras aveva salvato la baracca con la sua maglia dei Gpm. Marconato sapeva già che quella sarebbe stata la sua ultima stagione in Flaminia. Era stufo di sentirsi dire le corse che doveva curare e quelle che non doveva dallo sponsor, che ogni anno fissava obiettivi assurdi, come la wild card per il Giro l'anno prima o il piazzamento nei 5 al Tour, da raggiungere con un budget di 3,2 milioni. Aveva deciso di mettersi in proprio; una squadra di matrice irlandese, per la quale aveva già pronti due sponsor, da fare con chi ci stava della sua attuale squadra, più qualche altro corridore, ovviamente in Continental. De Groot e Schnider avrebbero fatto da D.S., ma prima di allora c'erano ancora sette mesi di ciclismo da vivere al massimo. Ora c'era da correre la Milano-Sanremo, con l'obiettivo di entrare nei 10. Startlist di tutto rispetto: tutti i velocisti e gli uomini da classiche sembravano essersi radunati lì. Sarebbe stata una sfida Boonen-Petacchi-Hushovd, con i vari Flecha, Ballan, Bernucci e il campione mondiale Sinkewitz a cercare di staccare il gruppo.

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Pronti via, solita fuga di 6 corridori, il corridore più forte il velocista danese Pedersen.

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Sulla Cipressa si aprirono le danze, il primo a partire Van Petegem, alla sua ruota Flecha, tentò di inserirsi anche Lastras.

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La situazione a 3 km dallo scollinamento era questa: Flecha, Dekker (ancora lui) e Nuyens nel gruppo di testa, Hoste a 10", Lastras e Van Petegem a 30".

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Sul Poggio, visto che ormai i primi tre si involavano verso la vittoria e il gruppo non reagiva, proprio nel momento in cui veniva ripreso Lastras Vicioso lanciò Bridge in testa al gruppo.

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Bridge cercò di riportarsi su Hoste, per raggiungere almeno il quarto posto.

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Davanti, intanto, Flecha era sicuramente battuto, partendo davanti. Nuyens e Dekker si contendevano quindi la vittoria della Sanremo; dietro Bridge era a 10" da Hoste.

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Bridge riprese Hoste, ma il gruppo era alle costole. Nel gruppo di testa, Nuyens uscì nettamente più veloce dello sfidante olandese, che era quasi fermo in volata, e andò a vincere la Milano-Sanremo.

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Il gruppo tornò sotto a 50 all'ora, mentre Bridge aveva saltato Hoste a doppia velocità. L'australiano fu ripreso ai 400 metri, ma riuscì a cogliere il nono posto in una disperata volata sullo slancio.

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Nella volata di gruppo prevalsero Bennati e Boonen, con un sorprendente Sutton al sesto posto. La Flaminia usciva per la prima volta dalla "zona retrocessione" del Pro Tour, arrivando al 15° posto.

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LA CAMPAGNA DEL NORD

Era arrivato il mese di aprile. Dopo una Settimana Coppi & Bartali in cui avevano corso le seconde linee, si sarebbe entrati nel vivo della stagione. 22 giorni di tensione alle stelle, forature, pioggia, vento, bandiere fiamminghe e francesi all'aria, ma non solo. In quei 22 giorni si sarebbero svolte, come ogni anno, le 6 classiche del nord. La prima parte del mese, ossia la settimana iniziale, vedeva come protagonista il pavè, con le sue pietre che costringono i corridori a "ballare" sulla bici. L'obiettivo di Marconato e dei suoi corridori, reduci dall'obiettivo raggiunto della Milano-Sanremo, era uscire dal trittico Fiandre-Gand-Roubaix senza infortunati, nel fisico e nel morale. Il d.s. della Flaminia sapeva che i suoi corridori non erano adatti a quel tipo di corse, e malediceva sponsor e Pro Tour che lo costringevano a correrle. Per lui già entrare nei 25 in una delle tre gare sarebbe stato un successone, e aveva già dato disposizioni al suo vice di andare nei Paesi Baschi con gli scalatori della squadra. Voleva occuparsi in prima persona degli avventurieri del pavè. La mattina della prima corsa, il Giro delle Fiandre, fu annunciata la startlist della corsa.

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Il percorso di quest'anno era leggermente cambiato: c'erano in tutto 12 tratti di pavè, di cui 3 in pianura, con 6 muri in rapida successione che finivano ai -40. Poi cominciava un settore senza i vari Eikenberg, Kergate e Haaghoek, ma con altri 6 muri senza pavè, che favorivano i non-vallonari. Il finale era il solito, con Grammont, Bosberg e gli ultimi km in pianura.

La tattica, come in tutte le gare sul pavè, era restare più avanti possibile, per evitare spaccature del gruppo-cadute.

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Come fai a prendere la startlist?

Clicca sulla "i" in basso (scheda della tappa), poi premi in alto a destra su Esportare, ti compare una finestra che consente di esportare eventi e startlist. Clicchi il pulsante vicino a "startlist", il file txt con tutti i corridori lo trovi in C:\Programmi\Cycling Manager 2006\Exported results\Startlists

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I 10°C di quel giorno lasciavano intendere che sarebbe stato un Fiandre tirato fino alla fine; fortunatamente non pioveva, nonostante i nuvoloni che accompagnavano il gruppo. Gara sostanzialmente tranquilla: una fuga di Coyot e Steegmans, molto a suo agio sulle pietre belghe, arrivò a prendere 6', fino a quando sull'Oude-Kwaremont ci fu il forcing del duo Ballan-Boonen.

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Ai 37 km dall'arrivo Ballan staccò Boonen. Il veneto della Lampre sembrava imbattibile, mentre il distacco dei due, che avevano ripreso la fuga, arrivò a toccare i 12'.

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Mentre venivano ripresi Coyot e Steegmans, Bridge era rimasto l'unico Flaminia nel gruppo degli inseguitori e lottava per rimanere agganciato.

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Il sogno dell'australiano di lottare per una posizione tra i 10 finì dopo qualche chilometro e anche i primi 20 rischiavano di sfumare, specie quando sul Grammont fu ripreso dal gruppo di Haussler e Celestino (per il 17°posto).

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Davanti intanto Ballan portava a casa il Giro delle Fiandre, con 1'20" su Boonen.

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Nel gruppo di Bridge se ne andò Haussler; dietro di lui, Eisel superò allo sprint l'australiano che riuscì a cogliere un discreto 19°posto, nella gara forse più problematica visto che era la prima.

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Cappelle terminò 42° e Lastras 51°, nessuno dei Flaminia era caduto, tre giorni dopo la Gand-Wevelgem, la gara forse più facile delle tre.

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La Gand-Wevelgem fu probabilmente una delle gare più noiose della stagione. Non ci fu neanche la classica fuga da lontano; il gruppo procedeva a 36-37 all'ora per quasi tutta la gara, prima dei due giri con il pavè e il passaggio sul Kemmel. Nel secondo passaggio sul Kemmel ci fu una progressione di 5 corridori: il vecchio Van Petegem alla sua ultima stagione, il duo Lampre Ballan-Hammond e quello della Caisse d'Epargne, Flecha-Brard.

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L'azione non ebbe un grosso seguito, nonostante le velocità da bradipo assonnato del gruppo. Ai -12 i cinque attaccanti furono ripresi e si lanciò la volata, in un gruppo di 37 corridori.

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Bettini, anche lui all'ultima stagione, cercò di anticipare il gruppo in progressione. Ma gli sprinter erano lì a pochi metri.

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Ma la legge dei velocisti era ancora valida. Steegmans uscì a oltre 50 km all'ora dal gruppo, seguito da Eisel e Cadamuro, ma questi ultimi non erano in grado di superarlo. Steegmans vinse per distacco su Eisel e Bettini, a seguire i due Milram Cadamuro e Cancellara. Bridge si piazzò 13°, segno di una forma che cresceva in vista del trittico delle Ardenne.

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La domenica mattina, solito tempo nuvoloso, con 12 gradi. La paura di infortuni era tanta, specie per una squadra come la Flaminia che doveva raccogliere ogni singolo punto per poter rimanere in Pro Tour, e così Marconato decise di portare solo 6 corridori, lasciando a casa Markov, che doveva essere in forma al Tour dato che lo sponsor voleva almeno un giorno in maglia verde, e il giovane Vanin, che già aveva fatto abbastanza nelle prime due gare finendo il Fiandre e arrivando nel secondo gruppo alla Gand. Fu resa nota, come al solito, la startlist.

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Sembrava che le squadre fossero state ordinate (la Ag2r era in realtà la 7°) in base alla forza dei loro capitani. Per i Flaminia c'era veramente poco da fare oggi: l'importante era evitare infortuni e magari piazzarsi decentemente come al Fiandre e alla Gand, anche se vista l'assenza di salite per Bridge sarebbe stata ancora più dura.

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