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[STORIA PCM2007] Ogni folle ha i suoi mulini...


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era effettivamente Belgrado ma vi manca ancora la seconda città :wink: La più facile oltretutto :wink:

Per rispondere a Wolf, non scordiamoci che D'arkness è Italo-Canadese, il che gli permette di conoscere tre lingue + lo spagnolo, e poi scusa ma tu non sei mai andato in un posto senza conoscere la lingua? :unsure:

No, a parte Verona no.... :wink:

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Aveva preso due risoluzioni:

1. Rinforcare la bici, sua compagna di tanti anni, di gioie e di dolori, alcuni non ancora sopiti, ma pur sempre passati...

2. Sorridere, anche senza una ragione, sorridere perchè la vita è bella così com'è...

Per il punto uno, senza dubbio il più facile dei due, esitò comunque a lungo, inghiottito dai ricordi e dalle vecchie emozioni mal sopite dall'alcol. Dopo lunghe serate a perdersi nei ricordi e nell'alcol, decise comunque di prendere la lancia in resta.

Trovò un piccolo negozio, di quelli vecchi, in cui il negoziante sembra ancora saperne qualcosa di biciclette, sembra quasi amarle, come se fossero figlie da crescere. Esitò qualche istante sulla soglia del negozio, cercando di ricordarsi qual'era l'ultima volta che era entrato in un negozio del genere...

Non riuscendo nell'impresa con mano leggera aprì la porta, ovviamente di scricchiolante legno. All'interno del negozio, immerso nelle sue bici, il vecchio proprietario con le mani sporche di grasso, di quello sporco che rende vero, alzò la testa. Un attimo di esitazione si lesse nei suoi occhi prima del classico saluto....

D'arkness sceglie la sua bici, non aveva molta scelta, rapidamente si indirizzò sulla meno cara, e altrettanto rapidamente la pagò, limitando al minimo la conversazione col vecchio appassionato...Troppo curioso...

Uscì dal negozio in sella alla sua poco nuova e poco fiammante bicicletta, le prime pedalate furono durissime, non per il corpo, ma per il cuore...

Si fermò rapidamente, i sentimenti l'avevano investito e la lancia si era spezzata...

Si ricordò dell'ultima volta che era venuto in questo paese; Aitor, il suo più fido scudiero, ne era uscito vincitore, seppur soffrendo... Ultima, o quasi, vittoriosa cavalcata prima del tonfo finale...

Senza neppur rendersene conto camminò, bicicletta al suo fianco, fino ad entrare in un parco divertimenti, enorme come non ne aveva mai visti...

La gente, grandi e piccini, sorrideva intorno a lui...

Nel grande prato del parco D'arkness si fermò a guardare il fumo della sua sigaretta salire in cielo, pensieroso...

Finita la sigaretta, D'arkness, con movimenti quasi solenni, accese un'altra sigaretta, gustandosi il primo tiro come da tanto non faceva, buttò giù un sorso di quelli speciali e inforcò la bici...

E sorridendo iniziò a pedalare...

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Sentire il proprio corpo in mezzo alla natura, con una amica fedele che lo aiuta, instancabile compagna da amare nei giorni di buona ventura e da odiare in giorni come questo...

La sua compagna lo aveva tradito, il ponte Carlo le era stato fatale... Una piccola fenditura nel terreno e in men che non si dica D'arkness si era trovato a terra, il viso insanguinato e il corpo intontito dal dolore.

Portato d'urgenza in ospedale, costretto per la prima volta a dichiarare le sue generalità, D'arkness si sentì tradito...

Stava risalendo la china, la sua chimera sembrava sempre meno tale, almeno dal punto di vista umano...

E invece...

La primavera per lui in questa città non ci sarebbe stata...

Sembrava per lui un enessimo autunno, la sua vita sembrava indirizzarsi verso l'ennesimo tramonto, fatto di foglie secche e vento gelido...

Il sole rosso entrava nella sua stanza, D'arkness, che poteva contemplarne tutto il triste splendore, uscì sul terrazzino della sua stanza di ospedale con la ferma intenzione di fumarsi l'ennesima sigaretta, amiche alle quali è difficile rinunciare, di quelle che ti si attaccano, a cui non sai rinunciare anche quando vorresti...

Vicino a lui, intento anch'egli a fumare, un uomo, quasi quarantanni, lo fissava con sguardo severo e rattristato...

"Guardati, sei l'ombra di te stesso, quel folle che conoscevo, che il mondo conosceva, non c'è più. Nemmeno un barlume nei tuoi occhi spenti, i tuoi gesti sono meccanici, non c'è vita in essi. Non hai nessun motivo per stare così. Il fatto che nella tua vita abbia avuto dei problemi non ti giustifica, sei nato in quella parte del mondo dove i problemi si risolvono. Non hai scuse... Sono nato una settimana dopo che questo paese è ripiombato nel buio, ma l'effetto di quella primavera me lo sento addosso, da quando sono nato, e mi porta a lottare, sempre, nella vita come nello sport...

E tu? Perchè non lotti più...?"

Terminato di parlare l'uomo gettò la sua sigaretta al vento e, rigiratosi, rientrò nella stanza, lasciando D'arkness solo coi suoi pensieri...

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:blush: NON AZZECCO NEMMENO UNA CITTA

:mrgreen:

Beh, ha parlato di ponte San Carlo, dovrebbe essere la mitica, grandissima bellissima PRAGA!!!!!
Ahia mi so che ho scazzato, a Praga c'è il Ponte Carlo, non il Ponte SAN Carlo

errore mio :lol::blush:

è effettivamente praga col ponte carlo, come da riferimento anche alla primavera di praga :lol:

qualcuno invece ha capito chi è il misterioso uomo? :mrgreen:

Gli indizi sono pochi effettivamente, ma ci si può arrivare :wink:

ao wanka basta adesso!!! :mrgreen::mrgreen: scherzooooo continua cosi che ci acculturizziamo!! (va con una o due z??)

nessuna delle due :mrgreen:

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La Stare Miasto si estendeva sotto di lui...

Era appena arrivato, e da subito lo aveva colpito il clima solenne, di fede e devozione che aleggiava in questa città...

Perfino nei luoghi più tristi e poveri, anzi lì forse ancora di più...

In questa antica città, fondata sopra una grotta occupata da un drago, la popolazione, fin da sempre abituata a soffrire, era riuscita a trovare nella fede, cosa che D'arkness non era mai riuscito a fare, la pace e la serenità per portare avanti la propria vita...

E fu proprio lì, mentre dominava questa città e cercava di carpirne il segreto, vero motivo della sua visita, passeggiando tra il castello e la cattedrale che sorgevano sulla collina, che squillò il telefono.

Ignaro del cambiamento che sarebbe arrivato dopo la telefonata, D'arkness, un pò scocciato per aver dovuto interrompere i propri pensieri, rispose:

Pronto?

Dopo un attimo di silenzio una voce tremolante parlò

JD...? sono Simon...

Simon come stai? Non ci vediamo da quando tua sorella mi ha cacciato a calci... Sarà passato un annetto... disse visibilmente felice

Dieci mesi...

Già... Non volevo finisse così sai? disse adeguando la sua voce a quella dell'interlocutore

Ormai è fatta... Ha pianto tanto sai?

Lo so, anche io... Non volevo finisse così comunque...

Lo so, ci avete provato ma eravate troppo diversi, vi stavate solo facendo male ormai... Non eri l'uomo giusto per starle accanto...

Già... A proposito come sta?

E' morta...

Cazzo...

Dopo un breve, pesantissimo silenzio a D'arkness uscì solo un misero

Quando?

Due giorni fa...

E solo ora mi chiami? Eravamo rimasti che mi avvertivi prima... disse rabbioso

Non voleva vederti, me lo ha proibito... quasi giustificandosi

Ma chi se ne frega... Dovevi chiamarmi lo stesso...

Non ce l'ho fatta a tradirla... Ti ha lasciato una cosa...

Cosa?

Un figlio...

:wink:E' mio...? Lascia stare, sto arrivando...

Salì sul mostro che dormiva, e prima di pensare a quel che stava a fare, il mostro decollò...

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