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Hadriaticum Cycling Project, scalzacani alla riscossa


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Si ritorna coi piedi per terra

Dopo il Laigueglia eravamo del tipo "Abbiamo vinto una corsa del genere, con squadre WT, cosa vuoi che sia una stupida gara di semi-dilettanti in Croazia, sarà una semplice formalità". Niente di più sbagliato.

Pieni di spavalderia, ci presentiamo al Trofej Umag con i soliti sei, più uno. A GroseljKamberajLizdeMesojedecPetelin e Zhupa si aggiunge infatti Basic, entrato in forma giusto in tempo per andare a rubare qualche bicicletta in Croazia.

Partita la gara, si inserisce in fuga Mesojedec, memore di quanto fatto agli Etruschi e fiducioso di poter ripetere tale prestazione. Si giunge senza scossoni ai -30, quando il nostro eroe decide di salutare la compagnia e partire da solo all'attacco. 

Inutile dire che gli altri, rientrati con agilità un chilometro dopo, non si sono certo tirati indietro nel mandarlo a quel paese. Fuga riassorbita completamente ai -10, si preparano i treni per la volata, noi proviamo a portare Kamberaj nella miglior posizione possibile.

Ci proviamo, ma non ci riusciamo. La volata è qualcosa di strano, negli ultimi 3 Km sotto l'infernale ritmo di Zhupa il gruppo si spezza, rimangono davanti in 19, di cui 6 dei nostri, ma la strada non troppo larga gioca contro e, senza spazio, siamo tagliati fuori dalla lotta per la vittoria.

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Solo 7° Kamberaj, meglio di lui addirittura fa Petelin, 5°, poi Zhupa 11°, Groselj 13°, Lizde 15° e Basic 19°.

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Pochi giorni dopo siamo di nuovo in Italia, per il GP Industria & Artigianato, ed ai sette di Croazia si aggiunge Carboni. La startlist è ancora una volta di livello, con Orica, Trek e Cannondale a farla da padrone.

All'ennesimo tentativo dall'inizio della stagione, Zhupa riesce finalmente a centrare la fuga buona, con lui altri 6. I cambi sono regolari e si passa la parte centrale di gara, quella con le salite, senza difficoltà. Lo stesso non si può dire per il gruppo, messo in fila dal ritmo della Cannondale, al quale dei nostri resistono solo MesojedecLizde e Groselj

Arrivati negli ultimi 15 pianeggianti chilometri, però, il ritmo cala e da dietro rientrano 10000 corridori, compresi i nostri Carboni e Petelin. Niente da fare invece per Kamberaj e Basic.

Con l'Orica che fa buona guardia, ogni tentativo di anticipare è vano, e così si arriva alla volata a ranghi compatti, dove gli aussie fanno polpette degli avversari, vincendo con Impey e piazzandosi 3°, 4°, 5° e 6°. 

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Per noi soddisfacente la prestazione del debuttante Carboni, 10°, con anche Lizde 15° e Groselj 20° a centrare la top 20.

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La prima corsa a tappe (parte 1)

Si torna in Croazia, per quella che è la nostra prima corsa a tappe. Data la concomitanza dell'ultima frazione con la Paris-Troyes, gara alla quale siamo iscritti, in questo periodo faranno il loro esordio stagionale tutti gli atleti che ancora non avevano attaccato un dorsale finora.

Qui portiamo Basic, Carboni, Lizde, Petelin ed i debuttanti Fradelloni e Pacchiardo. È Lizde il capitano designato per la generale.

Nel prologo di apertura, vinto da Rosas (Tusnad), prestazione abbastanza sottotono da parte dei nostri, con Pacchiardo, il migliore (26°), che paga 16", mentre Lizde è il peggiore degli uomini di classifica, 60° a 24".

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La seconda tappa prevede un arrivo in cima ad un breve strappo, quello che ci vuole per recuperare posizioni con Lizde. Nella fuga di 8, noi riusciamo ad inserire Basic, non proprio una garanzia insomma, che infatti non riesce nemmeno a competere per il 4° categoria di metà tappa. In gruppo a tirare è solo la Tusnad del leader, noi quindi contribuiamo con Petelin e Fradelloni

Fuga ripresa ai -5, proprio ai piedi dell'erta finale. Proviamo a fare selezione con l'alto ritmo imposto da Carboni. Alla flamme rouge parte Pacchiardo con a ruota Lizde, ma in gruppo resistono in tanti, una quindicina di atleti, e si arriva a giocarsela allineati sulla linea del traguardo. 

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A spuntarla è Goos, del Development Team Sunweb, che grazie agli abbuoni va a vestirsi anche della maglia di leader per un solo secondo nei confronti di Rosas. Sono 29 gli atleti accreditati dello stesso tempo del vincitore, compresi i nostri Lizde (7°), Pacchiardo (9°) e Carboni (22°).

 

 

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La prima corsa a tappe (parte 2)

È la terza frazione quella che dovrebbe risultare decisiva ai fini della classifica generale. Altimetricamente è molto simile alla precedente, ma lo strappo finale è decisamente più duro, sebbene più corto, e ci sarà sicuramente selezione.

Noi buttiamo in avanscoperta Petelin, di certo un'opzione migliore rispetto a Basic per competere ai GPM, ed infatti il nostro portacolori riesce a fare il pieno di punti al 3° ed al 2° categoria posti nel mezzo della tappa.

Ai -3,5 dall'arrivo, quando inizia la salita che porta al traguardo, i 7 fuggitivi conservano 1'15" su un gruppo segnalato comunque in forte rimonta. Petelin, che sa di essere lo scalatore più forte del gruppo, decide di rompere subito gli indugi e parte secco. Nessuno riesce a tenergli la ruota, ma il gruppo è in vista. Ad 1,5 Km dalla vetta conserva ancora 40" di vantaggio su un quintetto che si è sganciato e che comprende tra gli altri Nocentini (Tavira), Pate (Rally) e Bongiorno (MG. K VIS), all'alba della corsa indicati dai più come favoriti per la vittoria finale. Tra i 6 però il più pimpante sembra essere Loubet (Armée de Terre), che ai -300 saluta la compagnia e si riporta sul nostro alfiere. Con una volata molto furba ed ai limiti della correttezza, con qualche cambio di direzione di troppo, Petelin resiste all'assalto del francese e si aggiudica la terza frazione, mettendo anche una seria ipoteca sulla maglia di miglior scalatore.

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Ad 11" i più immediati inseguitori, mentre Carboni (18°), Lizde (20°) e Pacchiardo (27°) chiudono in un folto gruppo a 34" dal vincitore.

In virtù di tale risultato, Loubet si trova a guidare la classifica alla vigilia della tappa finale con 15" su Pate e 16" su Nocentini.

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L'ultima tappa è la più facile di tutte, senza particolari difficoltà altimetriche, che dovrebbe concludersi con uno sprint di gruppo.

Petelin fa buona guardia, inserendosi in fuga ed andando a consolidare in maniera definitiva la sua leadership nella classifica degli scalatori. I fuggitivi, che sono 7, conservano 45" ai -4 dall'arrivo, quando Del Santo (GM Europa) decide di salutare la compagnia seguito da Laszlo (Tusnad) e Podznyakov (Synergy Baku). I tre collaborano quanto basta per evitare il rientro del gruppo e giocarsi la vittoria di tappa, che va per questione di millimetri al portacolori della Tusnad, vincitrice così della prima e dell'ultima tappa.

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Il gruppo, accreditato dello stesso tempo del vincitore, giunge compatto all'arrivo, con i nostri Lizde Pacchiardo rispettivamente 12° e 13°. 

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Nessuno problema quindi per Loubet, che si aggiudica la corsa. Per lui anche la maglia della classifica a punti, nella quale chiude in terza posizione Petelin, anche grazie ai traguardi volanti vinti nel'ultima tappa. Petelin che come già detto si aggiudica la maglia di migliore scalatore, mentre quella di miglior giovane va a De Vos (Rally), che anticipa i nostri Carboni e Lizde, piazzatisi in classifica generale rispettivamente in 18° ed in 20° posizione. Il migliore dei nostri risulta però Pacchiardo, 14° a 51" dal vincitore.

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Andiamo in Francia con i debuttanti Ciavatta, Di Genova, PirozziRumac, oltre a Groselj, Kamberaj, Mesojedec e Zhupa. La strategia è quella di centrare la fuga con almeno uno di questi ultimi due, mentre Kamberaj punterà alla volata. Favoriti d'obbligo sono McLay (Fortuneo) e Soupe (Cofidis), pienamente supportati dalle loro squadre.

I primi chilometri di corsa sono molto tirati, ed alla fine è Mesojedec a centrare il tentativo buono. La fuga è ben assortita, con più della metà delle squadre iscritte rappresentate: sono infatti 10 su 18.

A 120 Km dall'arrivo i minuti di vantaggio sono 12, si passa a 23' ai -75, ai -15 toccano il vantaggio massimo di 40 minuti. Inspiegabilmente Cofidis e Fortuneo non si sono organizzate, ed hanno consegnato la vittoria in mano ai fuggitivi.

Ai -12, sull'ultimo strappo prima del traguardo, sfruttando la gran gamba che si sentiva alla partenza, parte Mesojedec, e riescono a seguirlo solo Silva (W52) e Bescond (Auber 93).

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I tre non riescono mai a guadagnare un vantaggio eccessivo, ma collaborando di buona lena arrivano all'ultimo chilometro sicuri di giocarsi la vittoria. Come successo agli Etruschi, Mesojedec ha poche chances allo sprint, ed a prevalere è Silva.

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Un buon terzo posto comunque per i nostri colori, ancora grazie ad una fuga di Matej, che a quanto pare si sta specializzando in questo tipo di azioni.

Imbarazzante il distacco del gruppo, che giunge dopo 34'06", regolato all'undicesimo posto da Giroud (Delko Marseille).

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La corsa dei campioni (parte 1)

Arriviamo a quello che è uno degli appuntamenti più importanti della stagione, la Settimana Internazionale Coppi&Bartali.

Per lo sponsor, sarà importante cercare di vincere una tappa, a noi interesserebbe anche piazzarci nei 10 della classifica finale. Con questi obiettivi ben chiari in mente, portiamo Pacchiardo per la classifica, Groselj e Lizde per le tappe, CarboniFradelloniPetelinMesojedec e Zhupa a supporto.

Alla partenza della prima tappa il sole risplende, ma le previsioni portano pioggia per il finale, e le nuvole al'orizzonte sono effettivamente minacciose. Leccandosi i baffi al solo pensiero di queste condizioni climatiche, Zhupa cerca in tutti i modi di entrare in fuga, e dopo qualche tentativo riesce a prendere il largo insieme a Correale (d'Amico-Bottecchia), Silva (Soul Brasil) e Viel (Unieuro). Quattro buoni passisti, ma le loro inesistenti doti da scalatori non mettono paura alle squadre dei favoriti per la generale, che quindi non inseguono.

A tirare sono invece Bardiani e Gazprom, per permettere rispettivamente a Simion e Tsatevich di giocarsi le loro carte allo sprint. Al GPM di Borghi, vinto da Viel su Zhupa, il vantaggio dei fuggitivi raggiunge il massimo di 4'. Vantaggio che si riduce a 3' lunga l'ascesa successivo, quella verso Sogliano al Rubicone, dove comincia a piovere.

Ed appena Zhupa sente l'acqua, inserisce il turbo e saluta la compagnia. Passa in testa al 1a categoria con 30" di vantaggio sugli ex compagni di fuga, mentre il gruppo dista 2'40".

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Con una discesa fatta a rotta di collo, nonostante l'asfalto bagnato, Eugert si assicura la vittoria di tappa, ma la cosa più impressionante sono i distacchi inflitti agli avversari: 1'32" a Viel e Silva, 3'05" a Correale, 3'28" al gruppo, comprendente tutti i nostri atleti e nel quale sprinta Pacchiardo, che va a prendersi l'8° posizione di tappa.

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In una giornata da tregenda, con un clima da uomini veri, Zhupa ha fatto vedere di cosa è capace, dopo un'azione solitaria durata più di 30 Km: eroe.

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La corsa dei campioni (parte 2)

È il giorno della cronometro a squadre. Sicuramente riusciremo a preservare la maglia, il vantaggio è grande e la distanza è breve, ma è la prima volta che ci cimentiamo in una prova del genere, quindi c'è molta curiosità per vedere cosa riusciremo a fare

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Trascinati da uno straripante Zhupa, galvanizzato dalla maglia di leader, chiudiamo 4° a soli 6" dai vincitori di giornata della Gazprom - RusVelo. Oltre al già citato leader della classifica generale, chiudono nei 5 Petelin, Groselj, Carboni e Pacchiardo., mentre si sono staccati Fradelloni, Mesojedec e Lizde.

Da sottolineare le prove di Kuwait - Cartucho.es Sporting/Tavira, le squadre dei favoriti alla vittoria finale Rebellin Nocentini: nessuno dei due è riuscito a rimanere attaccato al quintetto che ha tagliato il traguardo, ma se per il capitano della squadra portoghese si tratta di aver perso solo 8" dai compagni, chiudendo a 35" dai vincitori di tappa, per l'ottuagenario leader della compagine araba è stata una vera e propria disfatta, avendo chiuso ultimo di tappa a 1'20".

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La terza tappa è molto più impegnativa delle precedenti e prevede l'ascesa a Ville di Montetiffi da ripetere 4 volte prima dell'arrivo a Sogliano al Rubicone. Si prospetta una difesa difficile per Zhupa

Pronti via e parte la fuga buona, si tratta di quattro atleti che fanno relativamente poca paura, quindi lasciamo fare limitandoci a controllare la situazione. 

Che sarà una giornata dura, anche per via delle condizioni meteo avverse, lo si capisce ai -100, quando un'allucinante serie di cadute taglia subito fuori dai giochi Viel (Unieuro), terzo in classifica generale fino a quel momento. Purtroppo per noi rimangono coinvolti anche Zhupa e Pacchiardo. I due, scortati dai compagni, rientrano non senza difficoltà dopo parecchi chilometri di inseguimento, ma senza nessuno a tirare in testa al gruppo, la fuga prende il largo ed ora la maglia è a rischio.

In un gruppo che ormai conta meno di 50 unità, Lizde fa un egregio lavoro, riportando il distacco dalla fuga entro termini più che accettabili, quando ai -20 ecco che succede il patatrac: altra caduta, ancora coinvolto Pacchiardo, insieme a Groselj Rebellin (Kuwait) tra gli altri. Lizde rallenta il ritmo in testa al gruppo, pur senza smettere di tirare, Zhupa è alla sua ruota, Carboni si ferma ad aspettare il capitano. Staccatosi Groselj dopo un lavoro immenso, Carboni riesce quindi a riportare sotto Pacchiardo ai -10, ma ormai la fuga è andata e l'unica cosa da fare è cercare di limitare il ritardo.

Con un attacco nelle fasi finali di corsa, la vittoria va a Thalmann (Roth). Gli altri fuggitivi arrivano inframezzati tra lui ed il gruppo, che chiude a 3'18" e nel quale Lizde e Pacchiardo sprintano cogliendo rispettivamente la 7° e la 9° posizione di tappa: la maglia è salva, ma Thalmann si avvicina sensibilmente alla vetta, distante 57" da Zhupa, che ora dovrà lottare con le unghie e con i denti nella tappa di alta montagna che aspetta i corridori. Più lontani tutti gli altri, oltre i 3', con Pacchiardo e Carboni a 3'38"

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La corsa dei campioni (parte 3)

Si arriva alla 4a frazione, la tappa della verità, la più dura per Zhupa, quella in cui dovrà lottare fino alla fine per conservare il simbolo del primato.

Alla partenza c'è pioggia, come d'altronde quasi sempre fin qui, non si preannuncia una giornata facile per i corridori, ma abbiamo già visto che Zhupa in queste condizioni riesce a tirare fuori il meglio di sè.

Con la paura di perdere il primo posto in classifica generale, proviamo almeno a salvare quello nella classifica a punti. Per cui sin dalla partenza ci schieriamo in testa a fare buona guardia e non lasciare partire nessuno, con l'intenzione di permettere ad Eugert di giocarsi i due traguardi volanti di metà tappa.

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Vanno via in 6, e riusciamo a tenerli anche abbastanza a bada, fino a quando a 10 Km dal primo TV, l'ennesima caduta di questa Settimana Coppi&Bartali vede coinvolti Carboni e Pacchiardo. Ci vediamo quindi costretti a mollare il tiro ed aspettare il rientro di quelle che sono le migliori alternative per la nostra classifica generale: morale della favola, la fuga si gioca entrambi i traguardi volanti e noi rimaniamo con un pugno di mosche.

Lungo la prima salita di giornata, a 35 Km dall'arrivo, partono dal gruppo Simon (Soul Brasil) e Brutt (Gazprom). Non sono pericolosissimi per la classifica, ma meglio tenerli d'occhio. In gruppo a fare ritmo ci sono rimasti i soli Lizde e Groselj, che impongono un'andatura regolare per evitare di affaticare Zhupa. Rintuzzati i pericolosi attacchi di Zoidl (Ferbelmayr) e Ciccone (Bardiani) nei pressi del GPM, rimane solo Groselj a disegnare le traiettorie in discesa. Nel frattempo davanti Simon e Brutt hanno raggiunto i fuggitivi della prima ora, e proprio il russo tira dritto lungo la discesa acquisendo un lieve vantaggio sugli altri.

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Iniziata l'ascesa finale verso Piane di Mocogno, Bardiani e Ferbelmayr non esitano ad aumentare subito il ritmo, e la cosa manda subito in difficoltà Zhupa, che però non cede e decide invece di salire regolare scortato da Groselj. Chi invece cede è Carboni, che probabilmente risente della caduta di inizio tappa, mentre Pacchiardo fa buona guardia e rimane nel gruppo dei migliori.

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La vittoria di tappa va a Brutt, che ha tratto vantaggio da una discesa fatta a tutta per poi resistere al ritorno di Simon lungo l'ascesa finale.

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Ad oltre un minuto dal russo, la lotta tra i favoriti si conclude con uno sprint di un gruppo ridotto a 15 unità, regolato in terza posizione da Ciccone e comprendente anche Pacchiardo, che conclude 16° di tappa.

Ma ciò che più conta è vedere il distacco accumulato da Zhupa. L'albanese taglia il traguardo alle spalle del fido Groselj, che gli ha tirato tutta la salita, permettendogli di accumulare un ritardo dal vincitore di tappa di 2'10". Con Thalmann (Roth) che conclude staccato alle sue spalle, questo può significare una sola cosa: la maglia è salva!

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Dopo l'incredibile prestazione di Piane di Mocogno, la cronometro finale diventa solo una passerella per Zhupa, che si trova a dover amministrare un vantaggio di 1'10" su Thalmann (Roth) e di 1'59" sul vincitore della tappa precedente, Brutt (Gazprom). Fuori dal podio, in 4° posizione, a 2'34" dal leader, un ottimo Pacchiardo.

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Tra i primi a partire, il nostro Fradelloni si rende autore di un'ottima prova, che gli permetterà di centrare l'8° posto di tappa. La vittoria, per il secondo giorno di fila abbastanza a sorpresa, va a Brutt, che consolida così il terzo posto e la maglia di leader della classifica a punti.

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Zhupa si rende autore di un'altra prova sopre le righe, andando a chiudere 18° a 19" dal russo. Bene per noi anche Pacchiardo (13° a 14") e Carboni (15° a 16").

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Contro ogni pronostico, quindi, Eugert può alzare le braccia al cielo: la Settimana Internazionale Coppi & Bartali è sua! Che fenomeno!

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Per lui anche il primo posto nella classifica degli scalatori, ottenuto grazie alla vittoriosa fuga della prima tappa. Classifica a punti che come già detto va a Brutt, mentre il miglior giovane risulta essere Thalmann, secondo in generale. Per l'Hadriaticum Cycling Project, la soddisfazione anche del primato nella classifica a squadre.

 

 

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@DanielFireboy @losqualo90 @MattHorse @italyswiss @superalex @PACHO

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20 ore fa, Scalatorepuro87 dice:

Non so se e più incredibile la vittoria di Cunego alle Strade Bianche oppure le ottime prestazione del tuo team. Continua così :smilie_daumenpos:

P.S. la maglia è molto bella.

Io direi che due indizi fanno una prova, è chiaro che ci troviamo in un qualche universo parallelo :24:

Grazie per la maglia, i meriti sono tutti di @italyswiss

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Usciti vittoriosi dalla Coppi & Bartali, ci apprestiamo ad affrontare una delle classiche italiane con maggiore storia, il Giro dell'Appennino.

Vista la buona forma palesata di recente, confermiamo nel roster CarboniFradelloni e Pacchiardo, mentre si aggiungono BasicCiavatta, finalmente alla prima corsa da leader, Di Genova e Pirozzi.

Pronti via, e si forma subito una fuga estremamente interessante, composta da 9 atleti e con nomi di tutto rispetto quali Kozhatayev (Astana), Politt (Katusha) e Tuft (Orica). Per noi, riescono a centrarla sia Fradelloni che Pirozzi.

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Il vantaggio massimo tocca i 4', ma ai piedi del Passo della Bocchetta si riduce a solo 1'30", quindi Kozhatayev decide di salutare la compagnia ed andarsene da solo.

Riassorbiti tutti gli altri da un gruppo sempre più assottigliato, messo in fila indiana dal ritmo della Trek, sul Passo della Castagnola non riesce a tenere le ruote dei migliori il nostro leader Ciavatta, che paga forse i pochissimi giorni di corsa avuti fino a qui.

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Sentito delle difficoltà del suo capitano, ha via libera Carboni, che allo scollinamento del successivo Passo dei Giovi si lancia tutto solo all'inseguimento del kazako dell'Astana, ancora al comando.

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Ai -15 il ricongiungimento, con il gruppo che dista più di 1', complice anche un rallentamento che ha permesso a Ciavatta, tra gli altri, di rientrare. Carboni si piazza subito davanti a tutta e non riceve nessun cambio dal kazako, ma nemmeno glieli chiede, conscio del fatto che è stato in fuga tutto il giorno.

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Nonostante tutta la buona volontà, però, il gruppo guidato da un incredibile Brandle, a tirare dal Km 0, rientra sui due attaccanti poco dopo i -10, e ci si prepara così ad una volata di un drappello ben nutrito, che comprende poco meno di 60 atleti e nel quale sicuramente avrà resistito qualche uomo dotato di discreto spunto veloce.

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Ci si accorge che è così quando a prendere in mano le operazioni sono Orica e Bahrain-Merida, per lanciare lo sprint rispettivamente di Cort Nielsen e Bonifazio. Nonostante due treni ben organizzati, però, a spuntarla è Marco Marcato (UAE), grazie ad un'ultima curva affrontata in maniera magistrale. Battuti il danese dell'Orica e Felline (Trek), mentre per noi ottimi piazzamenti di Pacchiardo (7°) e Ciavatta (8°), bravo a recuperare energie dopo il momento di difficoltà avuto in salita.

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