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World Championships 2016 - Doha


novaranelcuore

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  • Amministratori

Pagelle

  • Slovacchia.. Sagan: voto 10. Pensavo anticipasse, ha avuto la freddezza per stare lì e battere Cavendish e Kristoff su cui comunque non partiva favorito dell'inseguimento era relativa. 
  • Eritrea: voto 8. Piazza un suo corridore nei 15. Credo sia il miglior risultato di sempre.
  • Marocco: voto 7,5. Anass Ait eroe nazionale
  • Gran Bretagna: voto 7. Solo per l'argento. Tirare i primi 50 km, finire fuori e, nel finale, non riuscire nemmeno ad usare Blythe per lanciare Cavendish vale il premio Tafazzi.
  • Belgio: voto 6,5. Mandano a puttane un mondiale che avevano confezionato molto bene decidendo di provare la volata con Nonno Boonen credendo di essere nel 2005. Sufficienza solo perché han preso la medaglia
  • Australia: voto 6. Ad un passo dal podio. Difficilmente potevano fare meglio
  • Italia: voto 5. Anche oggi puntiamo al premio "abbiamo corso bene". Mandando a puttane una superiorità numerica per giocarcela con Nizzolo dopo aver sacrificato Bennati quando non avendo favoriti la responsabilità
  • Colombia: voto 5. Dopo la Sanremo per Gaviria si consiglia urgentemente una gita a Lourdes.
  • Francia: voto 4,5. Era una squadra divisa in due. Han fatto pena entrambe. L'ottavo posto di Bonnet evita un passivo più pesante.
  • Norvegia: voto 4. Finire un mondiale dietro Nizzolo è fallimentare - se sei una delle poche squadre che potevano permettersi un treno nel finale e non lo hai fatto, ancora di più.
  • Germania: voto 2. Riuscire ad avere Degenkolb, Greipel, Tony Martin e Kittel e non averne manco uno nel gruppo buono - quando, per dire, c'erano addirittura tre slovacchi, è degno di nota. 
  • Spagna: voto 1. Riusciti a fare meglio quello a cui sono abituati a fare ai mondiali: non farsi notare manco per il c.....
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anche le mie pagelle che fra poco usciranno su QN

Doha (Qatar), 16 ottobre 2016 - Un mondiale bellissimo, che ha finito con l'esaltare uno dei fondamentali del ciclismo: la capacità di saper correre nel vento. Un percorso, alla fine, risultato tecnicamente più valido di tanti altri tracciati insulsi visti negli ultimi anni. Perché in fondo, un mondiale nel deserto non lo avevamo mai visto e, nonostante il neo del poco pubblico sulla strada, siamo stati contenti di viverlo. Adesso, giochiamo a dare i voti ai protagonisti.

Peter Sagan 9,5: se l'ennesimo capolavoro dello slovacco non stupisce nessuno, è solo perché questo fuoriclasse ci ha ormai abituato ad uno strapotere talvolta imbarazzante per gli avversari, saltati anche oggi a doppia velocità nello sprint che gli è valso il secondo titolo iridato consecutivo, un'impresa che per l'ultima volta era riuscita al nostro Bettini, tra il 2006 e il 2007. Corsa da 10, ovviamente, il mezzo punto in meno è solo perché in passato gli abbiamo visto fare cose ancora più grandi, mentre oggi è sembrato tutto fin troppo facile per Peter. Un 10 pieno, in compenso, lo diamo alla sua Slovacchia: appena tre corridori al via, tutti e tre entrati nell'azione buona, e addirittura Michael Kolar capace di scoraggiare qualsiasi attacco avversario piazzandosi in testa al gruppo nella fase critica tra i meno 5 e i meno 2,5 km. Quella in cui qualche outsider avrebbe potuto rovinare la festa a Sagan e agli altri big.

Tom Leezer 7,5: quell'outsider, il carneade capace di passare alla storia con il colpo di mano nel finale, avrebbe potuto essere l'olandese, partito come un razzo ai 2.400 metri e ripreso solo a volata lanciata. All'impresa che per Leezer sarebbe valsa una carriera sono mancati soltanto 300 metri, ma i più importanti. A Niki Terpstra (6), invece, sono mancate anche le gambe: dei due tulipani superstiti nel primo gruppo - essendo subito saltato anche il velocista designato, Dylan Groenewegen (4) - era proprio lui il più quotato, ed in effetti ci ha provato almeno un paio di volte, il vincitore della Roubaix 2014, ma con scatti troppo telefonati e poco convinti.

Mark Cavendish 7: se la cava egregiamente nella cosa per lui più difficile - limare per 180 km nel gruppetto di testa, risparmiandosi il più possibile - ma pasticcia in quella più semplice, la volata, mollando la ruota di Sagan quando questi scarta verso la destra della carreggiata a 150 metri dall'arrivo. Un errore che impedisce al britannico di essere lui a centrare il bis iridato, e che gli lascia in dote una medaglia d'argento buona solo ad aumentare i rimpianti. Bravo, comunque, ad essersi ripreso in extremis dal virus influenzale che lo aveva debilitato la scorsa settimana, di certo non il miglior viatico per affrontare uno sforzo di quasi sei ore sotto il sole cocente del deserto.

Tom Boonen 7,5: anche per Tommeke, in caso di vittoria, si sarebbe trattato del secondo titolo mondiale, per altro a undici anni di distanza da quello conquistato a Madrid 2005. Sperare però di battere, nello stesso sprint, Sagan, Cavendish, Kristoff e Nizzolo, per l'ormai 36enne campione di Mol (a proposito: proprio ieri era il suo compleanno, auguri!) sarebbe stato obiettivamente troppo. Mezzo punto in meno a lui, quindi, per essersi accontentato di sprintare per una medaglia, rinunciando in partenza ad un colpo da finisseur con cui tentare di anticipare i velocisti puri. Ma da questo punto di vista è stato incomprensibile l'atteggiamento tattico di tutta la nazionale belga nell'ultimo giro: perfetti fin lì - essendo stati proprio loro a fare esplodere la corsa a 180 km dall'arrivo, e ad avere tirato per lunga parte della giornata con gli inesauribili Jens Keukeleire, Oliver Naesen (7 ad entrambi) e Jasper Stuyven (8) - i fiamminghi non hanno però contemplato nessuna soluzione alternativa alla volata, pur essendo ancora in netta superiorità numerica e potendosi giocare due ottime carte come Jurgen Roelandts e, soprattutto, il campione olimpico Greg Van Avermaet. Entrambi sono mancati in qualche cosa - solo i diretti interessati sanno se nelle gambe o, piuttosto, nel coraggio - e per questo il loro voto si ferma al limite della sufficienza: 5,5.

Edvald Boasson Hagen e Alexander Kristoff 5: bocciata la coppia veloce norvegese, rea di non avere concordato delle gerarchie chiare per il finale, con il risultato di essersi pestati i piedi in una volata a dir poco pasticciata. Vedere i due propri uomini migliori chiudere, rispettivamente, al sesto e settimo posto di una corsa che si conclude allo sprint, è l'incubo di qualsiasi commissario tecnico. Figurarsi, poi, quando questo accade nella corsa più importante dell'anno.

Giacomo Nizzolo 5,5: vale il discorso fatto per Cavendish - bravo a destreggiarsi nei ventagli, meno in quello che sarebbe stato il suo pane, cioè la volata - con l'aggravante, più che del podio mancato, di non essersi giocato nel migliore dei modi le sue chances. Andare a medaglia al cospetto di simili avversari, infatti, non sarebbe stata comunque impresa facile, e da questo punto di vista il quinto posto non è da buttare. Ma dopo l'ottimo lancio ricevuto da Jacopo Guarnieri (7), il campione italiano ha commesso l'ingenuità di non chiudere lo spazio tra sé e le transenne alla sua destra, operazione assolutamente lecita considerando che la strada, negli ultimi 200 metri, piegava proprio in quella direzione. E che è proprio da quel lato che Sagan è passato: un fatto questo, sottolineato dallo stesso slovacco nelle dichiarazioni a caldo.

Elia Viviani 5,5: era l'alternativa di Nizzolo per la volata, ma alla volata, il veronese, nemmeno ci è arrivato. Colpa dei crampi che lo hanno colpito nel pieno dell'ultimo giro, vanificando quanto di buono fatto fino a quel punto e confermando, forse, qualche limite sulle grandi distanze. Bocciatura solo parziale, non fosse altro per lo splendido oro vinto su pista alle Olimpiadi di Rio, e considerando quanto fosse difficile, dopo quel trionfo, riconcentrarsi sulla strada in modo da farsi trovare fisicamente e mentalmente pronto per l'appuntamento mondiale.

Daniele Bennati 8: tutto sommato, il migliore dei nostri. Determinante nel deserto, dove ha fatto valere tutta la sua abilità a correre nei ventagli; e preziosissimo per la collaborazione data ai belgi una volta entrati nel circuito, quando il gruppo inseguitore non aveva ancora mollato la presa essendo a non più di 1'10", e alle sorti dell'attacco avrebbe potuto essere fatale anche un semplice attimo di rilassamento.

Michael Matthews 6: non arrivava al mondiale sorretto da una grande condizione, ma ha fatto la sua corsa, tenendo duro nei tanti chilometri allo scoperto e mancando di un soffio una medaglia insperata; un quarto posto tutt'altro che disprezzabile, insomma, e che acquista ancora maggior valore se paragonato allo sciagurato mondiale di Caleb Ewan (4): proprio il più giovane degli sprinter aussie è stato il corridore a causare il buco nel ventaglio aperto dai belgi a 180 km dall'arrivo e, anziché tentare di riorganizzarsi con altri corridori staccati, si è sfinito in un disperato inseguimento individuale che ha avuto il solo effetto di svuotarlo delle ultime energie rimaste, costringendolo poi al ritiro non appena rientrato a Doha. Bravissimo anche oggi, invece, il vincitore della Roubaix Mathew Hayman (7), unico scudiero rimasto al fianco di Matthews dopo la traversata del deserto.

Germania e Francia 4: entrambe le nazionali si presentavano con due prime donne tra le loro fila - André Greipel (4) e Marcel Kittel (4) i tedeschi, che anzi potevano contare pure su un nervoso, ma se non altro battagliero, John Degenkolb (5); Nacer Bouhanni (4) e Arnaud Démare (3) i transalpini - ma a mettere d'accordo i troppi galli nei rispettivi pollai ci ha pensato la strada: tutti staccati non appena è iniziata la bagarre, infatti, i leader o presunti tali delle due nazionali che alla fine risultano le vere sconfitte. A parziale discolpa della Germania, il fatto di aver corso soltanto in sei e di essere stati comunque gli ultimi ad arrendersi, tra gli inseguitori; nessuna attenuante, invece, per i francesi, se non quella di aver comunque piazzato un uomo - il modesto William Bonnet (6) - nel ventaglio buono. I peggiori delle rispettive nazionali, il campione del mondo a cronometro Tony Martin (3) e lo stesso Démare, entrambi tra i primissimi a saltare.

 

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Salve a tutti,

bel mondiale, devo essere sincero credevo di usare la corsa come aiuto al riposo e invece posso dire di essere rimasto a guardarlo con interesse.....d'accordo sui vostri commenti su tutti Francia e Germania che fare di peggio era impossibile.....

Alla fine nei commenti post-gara ho dovuto sentire dal Beppe nazionale che tra Nibali e Sagan non ce paragone perchè il primo ha vinto Tour, Giro, Vuelta, una Liegi come vincitore morale (ho dovuto sentire anche questa), alla Sanremo è stato protagonista, ecc. (ah premetto non ho niente contro Nibali) mentre Sagan manca nelle classifiche dei grandi GT; persino De Luca e Garzelli facevano fatica a essere d'accordo con un simile discorso, non so se avete avuto la (s)fortuna di ascoltarlo ma spero di aver capito male quello che diceva....

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In effetti il confine fra la normale cattiveria in volata con qualche piccola furbata e la scorrettezza seriale in stile Cavendish o Bouhanni rischia di essere sottile, ma i velocisti italiani degli anni 10 non corrono alcun rischio di essere catalogati come scorretti, perché sono in linea di massima abbastanza babbi. Infatti speravo che si sarebbero riservati un piano b oltre alla volata, che pure è stata molto ben preparata. Peggio di tutti nel finale ha fatto però il Belgio, che aveva probabilmente i nomi migliori in assoluto per un'azione negli ultimi km e invece è rimasto inspiegabilmente vincolato alla volata di Boonen, che direi quasi miracolosamente ha centrato il podio visti i rivali. Non dico tanto, ma cessare di tirare e tentare un'azione di anticipo con uno Stuyven o un Van Avermaet non era fantascienza, visto dove è arrivato Leezer, non esattamente un fenomeno. La sensazione è che Boonen sia croce e delizia per le sue squadre, nel senso che catalizza su di sé talmente tanta attenzione (in Belgio è quasi una divinità religiosa, come è emerso anche in cronaca), che alla fine forse l'obiettivo era più il podio con lui piuttosto che la vittoria con un altro.

In tutto ciò comunque la doppietta di Sagan è storica, era già uomo dell'anno senza questo successo, e forse è stata anche questa la chiave della sua vittoria.

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1 hour ago, ian said:

In effetti il confine fra la normale cattiveria in volata con qualche piccola furbata e la scorrettezza seriale in stile Cavendish o Bouhanni rischia di essere sottile, ma i velocisti italiani degli anni 10 non corrono alcun rischio di essere catalogati come scorretti, perché sono in linea di massima abbastanza babbi. Infatti speravo che si sarebbero riservati un piano b oltre alla volata, che pure è stata molto ben preparata. Peggio di tutti nel finale ha fatto però il Belgio, che aveva probabilmente i nomi migliori in assoluto per un'azione negli ultimi km e invece è rimasto inspiegabilmente vincolato alla volata di Boonen, che direi quasi miracolosamente ha centrato il podio visti i rivali. Non dico tanto, ma cessare di tirare e tentare un'azione di anticipo con uno Stuyven o un Van Avermaet non era fantascienza, visto dove è arrivato Leezer, non esattamente un fenomeno. La sensazione è che Boonen sia croce e delizia per le sue squadre, nel senso che catalizza su di sé talmente tanta attenzione (in Belgio è quasi una divinità religiosa, come è emerso anche in cronaca), che alla fine forse l'obiettivo era più il podio con lui piuttosto che la vittoria con un altro.

In tutto ciò comunque la doppietta di Sagan è storica, era già uomo dell'anno senza questo successo, e forse è stata anche questa la chiave della sua vittoria.

ma sì infatti, io posso anche capire la sudditanza del Belgio intero (intesa come nazione e non solo come nazionale :D ) nei confronti di Boonen, così come capisco la scelta di aver corso per lui in quello che era il suo ultimo mondiale, e per altro su un percorso in cui non c'erano altri corridori molto più adatti (non lo era nemmeno Van Avermaet, per altro forse pure un po' scarico mentalmente, a giudicare anche da quanto già (non) visto all'Eneco).

Quindi non contesto il fatto che abbiano corso per Boonen, piuttosto metto in dubbio che portarlo allo sprint fosse la soluzione preferibile, in primis, proprio per lui: vero che attaccare nel circuito finale era molto difficile, però: 1) il Belgio era l'unica nazionale a permettersi di poterlo fare a raffica, costringendo gli altri a chiudere; 2) non dico che avrebbe dovuto attaccare Boonen, ma sarebbe stato anche nel suo stesso interesse stancare gli altri velocisti del gruppetto con attacchi in serie di Roelandts e Van Avermaet; dopodiché, con uno o due fuorigiri in più nelle gambe di Sagan e Cavendish (ciascuno dei quali aveva con sé un solo uomo, e probabilmente sia Kolar che Blythe sarebbero stati tra i primi a staccarsi in caso di corsa combattuta negli ultimi due giri) e un Boonen che invece avrebbe potuto correre di rimessa fin sul traguardo, chissà, magari sarebbe davvero riuscito a spuntarla lui in volata. Invece il Belgio, dopo aver scatenato l'inferno nel deserto e aver dato la mazzata finale agli inseguitori nei primi giri in circuito, ha addormentato fin troppo la corsa negli ultimi 50 km (tant'è vero che anche i fuggitivi della prima ora - bravissimi, eh! - sono riusciti a tenere) permettendo di recuperare anche a chi aveva faticato più di altri nei ventagli (e credo che i primi ad averne giovato siano stati, se non Sagan che resta un fenomeno, quantomeno Cavendish, Matthews e Nizzolo).

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1 ora fa, smec-easyjet dice:

ma sì infatti, io posso anche capire la sudditanza del Belgio intero (intesa come nazione e non solo come nazionale :D ) nei confronti di Boonen, così come capisco la scelta di aver corso per lui in quello che era il suo ultimo mondiale, e per altro su un percorso in cui non c'erano altri corridori molto più adatti (non lo era nemmeno Van Avermaet, per altro forse pure un po' scarico mentalmente, a giudicare anche da quanto già (non) visto all'Eneco).

Ma infatti Van Avermaet, ad esempio, non andava speso come alternativa a Boonen, ma probabilmente come possibile elemento di disturbo, anche a favore dello stesso Tommeke. La mia opinione è che ci fosse l'umana paura di un finale in stile Roubaix 2014, o Fiandre 2008-2009, o Sanremo 2006, ovvero le classiche occasioni in cui la superiorità numerica della propria squadra ha significato vittoria di un altro. Perché poi parliamoci chiaro, nel mestiere tutto sommato individuale del ciclista, se sei abituato a fare il gregario sei magari davvero contento se vince un tuo compagno come se avessi vinto tu, altrimenti... di pugni sul manubrio ce ne sarebbero stati tanti se avessero tutti la beata ingenuità di Cunego. :P

Le uniche occasioni in cui il capitano è davvero contento se vince un compagno di squadra sono quelle in cui la posta in gioco è bassa, e quindi a loro frega poco e niente di vincere 

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45 minutes ago, ian said:

Ma infatti Van Avermaet, ad esempio, non andava speso come alternativa a Boonen, ma probabilmente come possibile elemento di disturbo, anche a favore dello stesso Tommeke. La mia opinione è che ci fosse l'umana paura di un finale in stile Roubaix 2014, o Fiandre 2008-2009, o Sanremo 2006, ovvero le classiche occasioni in cui la superiorità numerica della propria squadra ha significato vittoria di un altro. Perché poi parliamoci chiaro, nel mestiere tutto sommato individuale del ciclista, se sei abituato a fare il gregario sei magari davvero contento se vince un tuo compagno come se avessi vinto tu, altrimenti... di pugni sul manubrio ce ne sarebbero stati tanti se avessero tutti la beata ingenuità di Cunego. :P

Le uniche occasioni in cui il capitano è davvero contento se vince un compagno di squadra sono quelle in cui la posta in gioco è bassa, e quindi a loro frega poco e niente di vincere 

tutto vero, quel che dico però è che proprio Boonen avrebbe forse avuto più chances di vincere, se avesse fatto attaccare i suoi: insomma, sarebbe stato un modo per fare all-in rinunciando al contentino della medaglia, ma almeno con una qualche possibilità di farcela; così, invece, hanno inseguito un piazzamento a scapito di qualsiasi speranza di vittoria

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