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[PCM 2010 Story] Dopo la sconfitta...


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Il viaggio questa volta fu breve. Dall'Estonia, attraversando la Lettonia, arrivò a destinazione. Alla ricerca di un altro giovane di belle speranze, capace, dopo aver conquistato il titolo nei pari età, di diventare campione nazionale in linea a soli 19 anni, da allora piuttosto sfortunato con due stagioni costellate di piccoli e grandi infortuni.

D'arkness per l'occasione dovette rinfilare il suo vecchio trench di pelle, sempre più segnato dal tempo e difficile da indossare, ma sempre così denso di ricordi una volta indosso. Il ritmo della pioggia battente scandiva il ritmo dei suoi passi, trasandati e distratti, che lo avevano accompagnato sino alla locanda al centro di Purnuškės, città divenuta famosa per essere il centro dell'Europa.

Il buio gli rese impossibile ammirare la colonna, sormontata dalla corona di stelle, simbolo di tale centralità, mentre i suoi piedi calpestavano la rosa dei venti posta nell'immaginario punto zero del vecchio continente.

Le nubi nere e gonfie continuavano a riempire il cielo, anche dopo che l'accordo fra D'arkness e il suo nuovo giovane talento fu siglato, portando con loro quella pesantezza e quel senso di impotenza che da sempre condannava gli uomini all'attesa.

L'areo del canadese fu infatti rimandato, insieme a tutti gli altri, e D'arkness dovette passare la notte all'aeroporto, seduto al bancone di una triste caffetteria notturna, lo sguardo fisso nel suo bicchiere, o almeno così sembrava...

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D'arkness aveva da sempre viaggiato tanto, visitando luoghi poveri e spogli ma ogni volta che veniva da queste parti aveva un senso di impotenza. Vedere un paese, così vicino all'occidente sicuro e civile, ridotto in questo stato, con dei palazzi ancora sventrati dalle bombe e crivellati di colpi, come fossero mobili vecchi pieni di termiti.

Era arrivato qui da nemmeno un giorno e si sentiva già vacillare, lontano dalla parte turistica del paese, nel cuore di un conflitto mai realmente sedato. Solo uomini duri e caparbi potevano ancora vivere da queste parti, soprattutto nel momento in cui si hanno i mezzi per potersene andare. E probabilmente era questo che aveva convinto il canadese ad assoldare questo ragazzo, oramai quasi trentenne, dandogli la sua prima grande chance. In realtà per lui sarebbe stata la seconda. Negli anni passati era stato infatti ingaggiato da una formazione italiana poi miseramente fallita a metà stagione, costringendolo ad un anonimo ritorno in patria. Ciò nonostante il ragazzo di Vukovar, che in quel paesino aveva perso quasi tutta la famiglia, era pronto per tornare ai suoi livelli, non avendo mai smesso di allenarsi, con quello scenario intorno, pronto sempre a ricordargli quali siano le vere difficoltà della vita.

Quattro volte campione nazionale, tre a cronometro ed una in linea, mostrava un profilo perfetto per abnegazione e coraggio, di quei corridori che a D'arkness erano sempre piaciuti, così testardamente simili a lui nell'interpretare la vita e la corsa.

Il loro dialogo era stato improntato sulla rapidità e la schiettezza, senza preamboli. E senza giri di parole arrivarono infine al dunque, senza intoppi, con la chiara voglia di rimettersi entrambi in carreggiata, consci di poter avere, l'uno per l'altro, un ruolo determinante.

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D'arkness si era sempre sentito poco attratto dai movimenti spirituali di massa ma dovette ammettere che nel luogo in cui si stava recando si respirava un'aria del tutto particolare. La sacralità del luogo, scandita anche da una natura ancora per larghi tratti incontaminata, sembrava infatti trovare nei movimenti e nelle cadenze delle persone il suo apice, senza eccessi e senza fronzoli; solo con la purezza delle anime semplici. Tali erano infatti le persone che si recavano, in una fila confusa ma unitaria verso il famoso santuario di Częstochowa, lungo il viale costeggiato dai tanti alberi, ora spogli e tetri, ma solitamente così fitti da filtrare la luce del giorno come rosoni di chiesa.

Un grosso cambiamento dalla città di Katowice dove era atterrato con l'aereo poche ore prima, così nuova e moderna da stonare con il resto della nazione, ancora medievale per molti versi, nei tanti piccoli borghi di campagna, così come nelle zone centrali delle grandi città e della capitale.

Il ragazzo da cui D'arkness si era recato, e con cui aveva appena firmato un contratto, non aveva ancora ottenuto grandi risultati ma di lui, soprattutto a livello locale, si parlava un gran bene; c'era già chi lo vedeva campione europeo e poi mondiale.

Speranze che vengono troppo spesso riposte sulle spalle dei ragazzi, alcune volte troppo deboli per reggere tale pressione, ma che questa volta il canadese voleva provare sul campo, convinto da qualcuno che qualche anno prima seppe dargli una scossa, dall'alto di un'esperienza di vita importante, molto simile a quella che i ragazzi di questa nazione avevano vissuto prima di liberarsi dalla morsa di un paese straniero, invadente quanto non mai da quelle parti...

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  • 3 weeks later...

Dalla Polonia (dove aveva appena fatto firmare il suo futuro vincitore europeo) alla Svizzera gli sembrò davvero di aver cambiato dimensione. L'unica costante restava il freddo ma la luce, il cielo e la natura... Era tutto così profondamente diverso. Improvvisamente gli mancò la Polonia...

Qui tutto era troppo perfettino, troppo simile al mondo da cui era sempre scappato ma che inesorabile lo circondava sin dalla sua infanzia e da cui era evaso appena gli era stato possibile. Il prossimo corridore della sua lista non era un vincente assoluto né un futuro campione probabilmente ma gli era piaciuta la sua grinta nelle occasioni in cui lo aveva visto correre. Buono a cronometro, agile in salita e dalla pedalata dura quando la strada spianava, per D'arkness un corridore così era un'ottimo attaccante, adatto a sporcarsi la maglia quando gli altri dovevano tenerla al riparo.

Mostratosi al Giro delle Fiandre, all'europeo e al mondiale, ma soprattutto al Tour de l'Avenir, chiuso nella top 10, pur senza mai eccellere aveva mostrato doti che al canadese interessavano, anche nelle sue non rare apparizioni in CicloCross, dimostrando ancora di più la propria ecletticità.

Le vittorie al Campionato Nazionale a Crono U23, alla Transversal de l’Ain e al Gran Prix Gislard furono le soddisfazioni maggiori su cui il folle fece leva per convincere il ragazzo, peraltro non più giovanissimo visto che aveva tre anni in più del giovane appena reclutato, che fosse pronto per un salto così radicale nel grande mondo del ciclismo...

Appena raggiunto l'accordo ripartì, con un senso di angoscia mal celato che, al suo solito, sfogò con lo sguardo in un bicchiere...

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