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Topic Doping


klaus

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Ciclismo, Di Luca e il doping: "Lo fanno tutti. E c'è chi vende le corse"
Milano, 21 gennaio 2014 L'abruzzese: "La cosa migliore sarebbe legalizzare i farmaci, tanto tutti li prendono e i valori in campo restano uguali. Rimpianti? Sì, essermi fatto beccare tre volte. L'ho gestita male. E nelle corse ci sono anche combine

E' destinata a far discutere parecchio l'intervista concessa da Danilo Di Luca a "Le Iene", programma in onda su Italia 1 alle 21.10 di mercoledì. Il killer di Spoltore, radiato dopo l'ulteriore positività all'ultimo Giro d'Italia, lancia una serie di bordate al ciclismo, peraltro tutte da verificare perché prive di riscontri oggettivi. Ecco alcuni stralci dell’intervista:

Oggi cosa sei? 
"Un radiato".

Cioè? 
"Un ex atleta che non può più gareggiare in competizioni sportive".

Perché? 
"Perché sono stato trovato positivo tre volte ad un controllo antidoping".

Ma sei l’unico? Non ci sono altri ciclisti radiati? 
"Credo di no".

Per questo sei stato il più punito tra tutti i ciclisti del mondo. E adesso cosa può succedere? 
"Potrei anche andare in galera".

Quando hai incontrato il doping? 
"Sulla ventina d’anni, più o meno"

Perché? 
"Ero sempre un vincente e vincevo spesso. Quando poi sono passato dilettante ho visto dei corridori che avevano corso con me fino al mese prima, che il mese dopo diventavano più forti di me".

E tu ne hai parlato con loro? 
"Prima sì, 10 anni fa si parlava".

E adesso non più? Perché? 

"Perché una volta c’era tra virgolette ignoranza in questo, invece con il tempo e con tutti gli scandali che sono successi ognuno fa le cose per sé e di questo non se ne parla più".

Quando i ciclisti parlano di doping tra loro? 
"Quando si è in gara".

Cioè? 
"Di Luca: Quando si è in gara succedono tante cose. Una gara dura 5/6 ore e in quelle 5/6 ore non sei sempre concentrato, non sei sempre, come diciamo noi in gergo, “a tutta”.

Non sei sempre “a tutta” ma lo sanno tutti? 
" Questo no, perché il doping, nel ciclismo, il 99% delle volte è personale".

La prima volta che l’hai fatto ti sei sentito in colpa? 
"No, mi sono sentito come gli altri".

Spiega meglio. 
"Tornavo ad essere il Danilo Di Luca che vinceva le corse".

Quindi ti sei dopato perché non vincevi più? 
"Sì".

E cosa hai fatto? 
"Innanzitutto mi sono informato".

Con chi? 
"Sempre con i medici".

E cosa ti hanno detto? 
"Che ci sono determinati tipi di sostanze che, assunte in maniera giusta, ti fanno aumentare di quel 5-6% la prestazione fisica".

Quali sono queste sostanze? 
"La più famosa è l’Epo".

Tornando al medico, ti dà una ricetta? 
"No, il medico ti consiglia. Non ti può dare una ricetta perché, essendo un prodotto dopante, non si può prescrivere".

Il medico ti consiglia? 
"Ti spiega più che altro come vanno fatte".

E tu cosa fai? 
"Tramite l’ambiente del ciclismo cerchi di trovare quel tipo di farmaco".

Queste medicine le compri tu? Con i tuoi soldi? 
"Certo".

E quanto costano? 
"L’EPO 3/4.000 euro".

E come si prende l’Epo? Sono pastiglie? 
"No, sono iniezioni".

Che si fanno quando? 
"Prima si poteva fare anche tutti i giorni, adesso no perché viene scoperto nell’esame antidoping".

L’EPO più vicino alla gara lo fai meglio è? 
"No, questo no. È una cura che bisogna fare per il periodo di tempo che si ritiene opportuno per poi essere al 100% della condizione".

Per usare una metafora ciclistica, chi va più forte? Il doping o l’antidoping? 
"L’antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti".

E dopo quanto arriva l’antidoping? 
"Di preciso non lo so, però penso un paio d’anni".

Un ciclista può prendere l’Epo senza saperlo? 
"Penso di no".

Per cui chiunque venga trovato positivo all’EPO sa di averlo preso? 
"Ma..sì.

Il doping che ti sei fatto ti ha creato problemi fisici? 
"No, non dà dei problemi. Innanzitutto il doping non è una droga, quindi non si è dipendenti. Secondo, il doping fatto in maniera corretta non fa male all’organismo".

Sicuro? 
"Ha solo vantaggi fisici e basta"

E se si esagera? 
"Se si esagera, a lungo andare il farmaco fa male al fisico".

Come fai a saperlo? 
"Me l’ha detto qualcuno, perché è letto sui libri di scienza e perché è sulla mia pelle".

Oltre all’EPO si parla di sacche di sangue, di trasfusioni. È tutto vero? 
"Le trasfusioni sono vere".

È da considerarsi doping? 
"Certo. Puoi fare a meno dell’uso dell’EPO e usi la sacca. E nei controlli non vengono trovate".

Come funziona? Cosa fa un ciclista? 
"Si toglie il sangue e dopo, quando ne ha bisogno, se lo rimette prima dell’appuntamento".

Questo sangue viene trattato? 
"Alcune volte sì e alcune volte no, dipende".

E perché qualcuno se lo cambia? 
"Perché rendi molto di più".

Quindi cambiarsi il sangue e prendere l’Epo cambia i livelli in campo? 
"Il doping non cambia i livelli in campo. C’è perché c’è per tutti e uno si adegua, ma se non ci fosse il doping per nessuno i risultati sarebbero sempre gli stessi".

Per essere concreti, sui 200 ciclisti che partecipano al Giro D’Italia, normalmente quanti si dopano? 
"Secondo me il 90%".

Quindi c’è un 10% pulito? 
"Un 10% a cui non interessa in quel periodo il Giro D’Italia, che prepara altre gare e quindi non fa uso di doping".

Quindi tutti quelli che ambiscono alle prime posizioni nel ciclismo devono necessariamente fare uso di doping? 
"È impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D’Italia".

Per cui possiamo dire che qualsiasi ciclista vincente non può non aver fatto uso di doping? 
"Almeno una volta credo proprio di sì".

Esiste un’abilità nella scelta del doping migliore? 
"È uguale per tutti. Perché i farmaci sono quelli. Poi magari capita, raramente, che esce un farmaco nuovo, che conosce solo un corridore, che è uscito in quel periodo e che magari riesce, solo in quella gara, ad essere superiore a tutti dal punto di vista del doping. Ma non è detto che vinca".

Quando ci si dopa? Prima di una gara? 
"Prima, sì".

E durante? 
"Durante è sempre difficile. Si può fare ma è difficile".

Quindi si può vincere anche da puliti? 
"Tra virgolette puliti, perché comunque l’hai fatto prima".

Se lo fai prima rischi di meno? 
"C’è chi rischia di più e chi rischia di meno, come in tutte le cose".

Gestire il doping è difficile e tu non sei stato bravissimo. 
"Bravo, esattamente".

Hai fatto tutto da solo o ti hanno aiutato? 
" Un po’ e un po’".

Stai ammettendo le tue colpe, ma nessuno lo fa. 
" Nessuno ammette no. È normale, ognuno fa le sue cose".

Allora cosa dici a chi “fa le sue cose” e non ammette? 
"Che loro sono comunque consapevoli di quello che io dico. Il doping c’è e ci sarà sempre. E che comunque per fare sport ad alto livello bisogna aiutarsi".

C’è in giro la voce che il Viagra aiuta? 
"È una grossa stupidaggine. Se si usa il Viagra, non lo si fa per migliorare le prestazioni, ma quando fa freddo. Essendo un vaso dilatatore con il freddo ti riscalda il corpo".

Ma aumenta le prestazioni? 
Secondo me no. Non l'ho mai provato".

Fra tutti quei campioni positivi al doping, cosa pensi di Armstrong? 
"Armstrong, quando sono stato trovato positivo, ha parlato anche di me dicendo che ero uno stupido".

Perché ti ha dato dello stupido? 
"Perché mi ero dopato. Però io Armstrong lo conosco: ha vinto 7 Tour De France e li avrebbe vinti comunque, anche senza doping. Anche lui si è adeguato".

Conosci qualche ciclista che non si è adeguato? 
"No, mai conosciuto".

Pensi di aver danneggiato il ciclismo con la tua positività al doping? 
"Sicuramente non è stata una cosa bella".

Dopo che sei stato squalificato la prima volta, quando sei rientrato come ti ha accolto l’ambiente? 
"Non ho mai fatto nomi, ho sempre spiegato come funziona il doping ma non chi faceva doping. Quindi sono stato accolto come se non fosse successo nulla".

C’è qualcosa di cui ti sei pentito? 
"Sicuramente di essere stato trovato positivo".

Hai capito dove hai sbagliato? 
"Nel calcolare i tempi. È questione di ore. Magari 5 ore prima o 5 ore dopo e non sarei risultato positivo. Però non c’è una matematica certezza".

E rispetto ai tuoi colleghi che l’hanno fatta franca cosa pensi? 
"Che sono stati più bravi di me".

La tua famiglia come l’ha presa? 
"L’ha presa male, sicuramente".

Succede che ci siano delle combine nel ciclismo? 
"Certo che succede: magari c’è un finale di gara con 5 corridori, c’è un corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di squadra: “Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere quello che scatta”.

Te l’hanno mai proposto? 
"Sì, l’ho fatto. E mi hanno pagato".

Succede che qualcuno non venga pagato? 
"Sì, come no".

E poi cosa succede? 
"Non so cosa succede tra di loro, qualcuno va a finire anche male.

Cosa fai adesso? 
"Io adesso ho un negozio di bici, costruisco bici".

Com’è la storia delle bici col motore? È possibile? 
"Certo che lo ritengo possibile".

Cioè? Spiegaci. 
"Lo ritengo possibile perché c’era troppa differenza. Il doping non ti può dare quella differenza".

L’hai mai vista una bici col motore? 
"Il motore so com’è fatto. Sono stati inventati credo 5/6 anni fa, si possono inserire dentro la bicicletta, quindi sono molto piccoli. Possano dare 150 watt di potenza".

E non se ne accorge nessuno? Non ci sono i controlli? 
"Prima non si facevano perché non si sapeva. Quando si è iniziato a vociferare di questo motorino hanno iniziato".

Può esistere un ciclismo senza doping? 
"Potrebbe esistere perché comunque i valori in campo sarebbero gli stessi, però secondo me non esisterà mai".

Cosa faresti? 
"Liberalizzarlo forse sarebbe la soluzione migliore, ma secondo me è abbastanza improbabile".

E allora? 
"Si va avanti come si è sempre andati: chi sbaglia e viene pizzicato viene squalificato".

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Avevo già letto questa intervista, la definirei penosa. Si contraddice ogni due secondi, vabbè, ci avrà fatto dei soldi...

In effetti.... È una costante contraddizione, la prima parte è in assoluto la più esilarante (prima dice che non si parla di doping tra corridori, poi in gruppo se ne parla, poi non più....)

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Avevo già letto questa intervista, la definirei penosa. Si contraddice ogni due secondi, vabbè, ci avrà fatto dei soldi...

 

La sua stessa vita è una contraddizione... Ricorda molto Riccò adesso, solo che però a questo qui gli hanno fatto vincere tutto quello che voleva vincere.

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Boh, diciamo che è forse una delle frasi meno sconclusionate dell'intervista.

 

Evviva il giornalismo d'inchiesta (sic)! de Le Iene! Le sacche di staminali senza staminali e il fumo senza arrosto.

Non so quale passaggio sia più tragico, che ci lavorano dei giornalisti accreditati in quella redazione, che qualcuno ha ritenuto interessante l'intervista, che qualcuno ha scelto di intervistare una persona informandosi verosimilmente 5 minuti su internet e in 30 anni di chiacchiere da bar, che Le Iene sia un programma da prima serata, che qualcuno dia ancora retta a quelli sciacalli che il giornalismo lo conoscono solo per cause traverse, solo perché gli stanno scavando la fossa.

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Boh, diciamo che è forse una delle frasi meno sconclusionate dell'intervista.

 

Evviva il giornalismo d'inchiesta (sic)! de Le Iene! Le sacche di staminali senza staminali e il fumo senza arrosto.

Non so quale passaggio sia più tragico, che ci lavorano dei giornalisti accreditati in quella redazione, che qualcuno ha ritenuto interessante l'intervista, che qualcuno ha scelto di intervistare una persona informandosi verosimilmente 5 minuti su internet e in 30 anni di chiacchiere da bar, che Le Iene sia un programma da prima serata, che qualcuno dia ancora retta a quelli sciacalli che il giornalismo lo conoscono solo per cause traverse, solo perché gli stanno scavando la fossa.

 

Il problema è che non puoi dire "non crea dipendenza" quando tu hai corso per tua stessa ammissione tutta la carriera facendo uso di queste sostanze. La dipendenza c'è ed più grave di quella provocata dal consumo di droghe, perché mentre nell'ultimo caso lo fai inconsapevolmente, nel topic sei partecipe della tua dipendenza.

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Il problema è che non puoi dire "non crea dipendenza" quando tu hai corso per tua stessa ammissione tutta la carriera facendo uso di queste sostanze. La dipendenza c'è ed più grave di quella provocata dal consumo di droghe, perché mentre nell'ultimo caso lo fai inconsapevolmente, nel topic sei partecipe della tua dipendenza.

 

Si tratta di altri tipi di dipendenza, non dovuti alla sostanza. Non è che ti viene la scimmia se smetti di prendere EPO, per intenderci. In questo senso la dipendenza di chi fa uso di doping non è diversa da quella di qualsiasi altro libero professionista che deve vendere il proprio lavoro. Che è, se mi permetti, tutt'altra cosa rispetto alle dipendenze che causano altre droghe psicotrope. Non è fisicamente una dipendenza, lo può essere socialmente ed economicamente, come per altri fattori, ma sicuramente non è nemmeno lontanamente paragonabile allo stato di dipendenza in cui si ritrovano i tossico-dipendenti.

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Si tratta di altri tipi di dipendenza, non dovuti alla sostanza. Non è che ti viene la scimmia se smetti di prendere EPO, per intenderci. In questo senso la dipendenza di chi fa uso di doping non è diversa da quella di qualsiasi altro libero professionista che deve vendere il proprio lavoro. Che è, se mi permetti, tutt'altra cosa rispetto alle dipendenze che causano altre droghe psicotrope. Non è fisicamente una dipendenza, lo può essere socialmente ed economicamente, come per altri fattori, ma sicuramente non è nemmeno lontanamente paragonabile allo stato di dipendenza in cui si ritrovano i tossico-dipendenti.

 

Guarda che stiamo dicendo la stessa cosa riguardo la dipendenza, come ho chiarito prima non si tratta di dipendenza dalla sostanza in senso stretto (provo piacere se l'assumo), ma in senso largo (non mi bastano le vittorie, continuo a doparmi). Personalmente io ritengo più grave la dipendenza da doping, perché tu assumi la sostanza a mente lucida, cosa che non si può dire per il tossico. È evidente il fatto che Di Luca sia stato dipendente da sostanze dopanti, come Riccò peraltro...

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Guarda che stiamo dicendo la stessa cosa riguardo la dipendenza, come ho chiarito prima non si tratta di dipendenza dalla sostanza in senso stretto (provo piacere se l'assumo), ma in senso largo (non mi bastano le vittorie, continuo a doparmi). Personalmente io ritengo più grave la dipendenza da doping, perché tu assumi la sostanza a mente lucida, cosa che non si può dire per il tossico. È evidente il fatto che Di Luca sia stato dipendente da sostanze dopanti, come Riccò peraltro...

 

Si, bene o male ho capito. :wink:

Il fatto però che tu prenda un decisione, consapevole e ragionata, al riguardo non è questione di dipendenza. Un po' come un rapinatore recidivo, è dipendente dalle rapine? A mio avviso no, ha fatto delle scelte, sbagliate, ma le ha prese per determinate ragioni. Puoi addossare la colpa allo stato sociale, alle carceri, all'individuo, alla società. Ma dal momento in cui puoi scegliere, senza avere la mano forzata, non si tratta di dipendenza, quanto di scelta.

È un po' come gli studenti che prendono il Ritalin, ok, ti facilità la sessione di esami, ma la prossima? La prossima volta ti ritrovi a ripercorrere la stessa strada, non tanto perché non ci sono deviazioni, quanto perché la scorciatoia diventa un abitudine, perché l'hai fatto una volta, che male c'è a farlo una seconda?

È una fallacia logica, che ti porta a fare quello che fai finché non ti scotti. Torni, e ti ritrovi nella situazione, nella fossa, che ti sei scavato te. Parti indietro, di condizione, di forma, senza l'abitudine, parti con degli Handicap. E che fai? Se già quando correvi "alla pari" hai preso per esser più competitivo, non lo fai quando parti indebolito? Tutti ti stanno addosso, si pretendono risultati, inciampi sul percorso, fatichi a riprendere la forma e la forza.

Il meccanismo è parecchio complesso, e portar qualcuno in spirali discendenti è facile, uscirne no. Una volta che sei dentro, attorno a te nulla ha più senso, sei vuoto, non sai quello che fai, quello che devi fare, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Perdi tempo senza riuscire ad ottenere niente. Si chiama depressione, e questa si, può essere peggiore delle dipendenze.

 

Capisco se mi si dice che uno come Hruska aveva bisogno di doparsi, se voleva lavorare su un sellino. Ma Di Luca no, non ne aveva bisogno, se ne è diventato "dipendente" è per ulteriori problemi, alle spalle, alla di là delle cazzate che dice nell'intervista. (Sperando di essermi spiegato)

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Si, bene o male ho capito. :wink:

Il fatto però che tu prenda un decisione, consapevole e ragionata, al riguardo non è questione di dipendenza. Un po' come un rapinatore recidivo, è dipendente dalle rapine? A mio avviso no, ha fatto delle scelte, sbagliate, ma le ha prese per determinate ragioni. Puoi addossare la colpa allo stato sociale, alle carceri, all'individuo, alla società. Ma dal momento in cui puoi scegliere, senza avere la mano forzata, non si tratta di dipendenza, quanto di scelta.

È un po' come gli studenti che prendono il Ritalin, ok, ti facilità la sessione di esami, ma la prossima? La prossima volta ti ritrovi a ripercorrere la stessa strada, non tanto perché non ci sono deviazioni, quanto perché la scorciatoia diventa un abitudine, perché l'hai fatto una volta, che male c'è a farlo una seconda?

È una fallacia logica, che ti porta a fare quello che fai finché non ti scotti. Torni, e ti ritrovi nella situazione, nella fossa, che ti sei scavato te. Parti indietro, di condizione, di forma, senza l'abitudine, parti con degli Handicap. E che fai? Se già quando correvi "alla pari" hai preso per esser più competitivo, non lo fai quando parti indebolito? Tutti ti stanno addosso, si pretendono risultati, inciampi sul percorso, fatichi a riprendere la forma e la forza.

Il meccanismo è parecchio complesso, e portar qualcuno in spirali discendenti è facile, uscirne no. Una volta che sei dentro, attorno a te nulla ha più senso, sei vuoto, non sai quello che fai, quello che devi fare, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Perdi tempo senza riuscire ad ottenere niente. Si chiama depressione, e questa si, può essere peggiore delle dipendenze.

 

Capisco se mi si dice che uno come Hruska aveva bisogno di doparsi, se voleva lavorare su un sellino. Ma Di Luca no, non ne aveva bisogno, se ne è diventato "dipendente" è per ulteriori problemi, alle spalle, alla di là delle cazzate che dice nell'intervista. (Sperando di essermi spiegato)

 

Ma io infatti quello che dico io è che la dipendenza di Di Luca è frutto di un problema psicologico di fondo.

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Le interviste delle Iene son sempre piene di tagli...

 

Detto questo, credo che ci siano due questioni di fondo in questa intervista:

 

1. L'assoluto non pentimento di Di Luca, il cui unico rammarico è di essere stato beccato (e non di aver commesso il reato)

 

2. L'assoluta vuotezza del sacco che ha svuotato. Sembrava dovesse dire chissà che, invece non si è sentita una assoluta mazza di nuovo, con lo stucchevole mantra "i ciclisti fanno tutto da soli" ripetuto per l'ennesima volta. 

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la cosa più triste è che il ciclismo esce dal suo giardinetto di appassionati solo ed esclusivamente se si parla di doping... ed è l'unico sport ad avere questa zavorra; poi so anch'io che l'immagine che si dà all'esterno è quella di un mondo di dopati, è l'unica cosa che riesce a fare notizia!

 

Con questo non voglio certo negare il problema doping nel ciclismo, ma solo mettere l'accento sul tafazzismo del movimento... altro esempio: l'unico corridore (almeno in Italia) obiettivamente capace di interessare il pubblico generalista, sarebbe Pozzato. Solo che uno come Pozzato - che se fosse calciatore riempirebbe le prime pagine dei giornali - nel ciclismo viene quasi ostracizzato perché poco serio. E per carità, io sono il primo a pensare che uno come Pozzato avrebbe potuto combinare molto di più, però questo è anche un mondo fin troppo provinciale... in fondo, quanti Pozzato ci sono nel calcio? e nessuno se ne lamenta...

Modificato da smec-easyjet
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Certo che hanno fatto una marea di tagli.... alla fine Di Luca ha detto una sola una cosa giusta e l'ha detta su Pantani

Menomale loro hanno detto il giusto facendo passare la verità ergo che si è dopato.. mentre in Rai c'è ancora chi lo idolatra come un Dio senza guardare in faccia alla realtà. Tant'è che faranno uno speciale il giorno del decennale della morte

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ci mancherebbe ancora che non si ricordasse Pantani adesso che sono passati 10 anni dalla morte... e soprattutto adesso che, 15 anni dopo Madonna di Campiglio, hanno avuto guai con l'antidoping praticamente TUTTI i principali corridori da grandi giri di quella generazione; ultimo in ordine di tempo proprio il corridore che quel 5 giugno si rifiutò (giustamente) di ripartire con la maglia rosa che dopo la cacciata di Pantani gli sarebbe spettata.

 

Pantani certo che si é dopato, negarlo e santificarlo (come fanno in Rai e non solo in Rai) è ipocrita; ma anche demonizzarlo è da ipocriti, perché si decontestualizza la sua vicenda da quella che era la prassi di quegli anni (e mica solo di quelli!). Guardate che il prosciutto va mangiato, mica messo sugli occhi.

 

p.s.: massima stima anche per Savoldelli, ovvio :wink:

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ci mancherebbe ancora che non si ricordasse Pantani adesso che sono passati 10 anni dalla morte... e soprattutto adesso che, 15 anni dopo Madonna di Campiglio, hanno avuto guai con l'antidoping praticamente TUTTI i principali corridori da grandi giri di quella generazione; ultimo in ordine di tempo proprio il corridore che quel 5 giugno si rifiutò (giustamente) di ripartire con la maglia rosa che dopo la cacciata di Pantani gli sarebbe spettata.

 

Pantani certo che si é dopato, negarlo e santificarlo (come fanno in Rai e non solo in Rai) è ipocrita; ma anche demonizzarlo è da ipocriti, perché si decontestualizza la sua vicenda da quella che era la prassi di quegli anni (e mica solo di quelli!). Guardate che il prosciutto va mangiato, mica messo sugli occhi.

 

p.s.: massima stima anche per Savoldelli, ovvio :wink:

Sai cosa, gli altri sono stati crocifissi (Vedi Lance Armstrong) lui santificato. A me da fastidio questo, e non perchè Armstrong mi stia simpatico..

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Sai cosa, gli altri sono stati crocifissi (Vedi Lance Armstrong) lui santificato. A me da fastidio questo, e non perchè Armstrong mi stia simpatico..

 

un momento, Pantani è stato santificato sì, ma DOPO la morte. Non prima, anzi. Certo, i tifosi dopo Campiglio si sono divisi: c'era chi si sentiva tradito (ai tempi, pure io...) e chi lo ha sempre difeso. Ma l'ambiente del ciclismo, invece, quelo gli fece compattamente il vuoto intorno (ad es., non invitando più la sua squadra al Tour, ma non solo). Poi per carità, anche lui ci ha messo del suo per autoisolarsi (e soprattutto, ci ha messo del suo chi gli stava intorno, che non lo ha mai preso per le corna ma al contrario lo ha incoraggiato sulla china vittimistica che stava prendendo, da cui cocaina e tutto il resto), resta il fatto che Pantani è rimasto vittima del contraccolpo di essere stato il primo fuoriclasse a venire beccato. Non so quanti anni hai, ma ti ricordi cos'era Pantani in Italia nell'estate '98? che era contemporaneamente in 2-3 pubblicità diverse, ospite in tutti i programmi tv, raffigurato su bandiere, bandane, sellini e dappertutto? Niente di nemmeno lontanamente paragonabile al Nibali di oggi, che per quanto sia stimato non va al dilà dell'orticello di appassionati del ciclismo, mentre Pantani in quell'estate era anche più popolare di Baggio (ed era la stessa estate dei mondiali in Francia, eh). Pantani nel '98 era popolare come e forse più di Valentino Rossi al momento del suo apice. E poi, dall'oggi al domani, dopo Campiglio, si è ritrovato ad essere l'unico reietto in un mondo di verginelle.

 

Secondo me è proprio questo che non ci dobbiamo dimenticare: il contesto in cui si sono svolti i fatti, in cui è maturata la sua "caduta dall'altare". Unita ad un carattere insicuro che non lo ha fatto reagire come quel faccia da culo di Virenque, per dire. Pantani ci teneva all'affetto della gente, e al contrario di Virenque aveva bisogno di sentire il loro appoggio: l'ostilità di (parte di) pubblico e media non aveva avuto l'effetto di galvanizzarlo come era avvenuto con il francese ma, al contrario, lo aveva depresso ancora di più. E sono stati in molti a voltargli le spalle. Tra questi, appunto, anche tantissimi che lo hanno riabilitato solo dopo morto. E ripeto che tra questi mi ci metto anch'io: d'altra parte, per chi come me è solo un appassionato che vede il ciclismo dall'esterno, 15 anni fa (e senza il senno di poi) può anche essere stato comprensibile sentirsi traditi (e aggiungi che allora avevo 14 anni). Ma che sia stato ostracizzato dall'ambiente soltanto perché gridare alla mela marcia era il modo per pulirsi la coscienza, anche questo è indubbio ed è imperdonabile: perché un conto è il tifoso che può legittimamente sentirsi tradito, altra cosa è l'addetto ai lavori che sa benissimo come stanno le cose, ma dà addosso al dopato beccato per pararsi il culo.

 

Spiace dirlo, ma il Pantani post-Campiglio - e soprattutto quello degli anni dal 2001 al 2003, perché nel primo anno e mezzo dopo la positività lo shock era stato tale che il giudizio era rimasto sospeso un po' per tutti, o almeno così mi sembra di ricordare... insomma, spesso ci si imbarazzava anche solo a parlarne, di Pantani, e mi pare che un po' tutti lo trattassero con una forma di imbarazzo mista a compassione non tanto diversa da quella che gli si era usata dopo i vari infortuni degli anni precedenti, quasi come si volesse rimuovere l'accaduto anziché ascriverlo ad un rapporto di causa-effetto... poi invece con il passare degli anni le "truppe" si sono posizionate: chi su un fronte e chi sull'altro e lo spartiacque in questo senso è stato il Tour 2000, quando c'è chi ha voluto vedere il bicchiere mezzo pieno (le due vittorie, soprattutto quella in solitaria di Courchevel) e chi il bicchiere mezzo vuoto (quel ritiro precipitoso nella tappa dello Joux Plane che aveva disamorato molti - me compreso - perché sembrava un po' l'ammissione della resa definitiva) - dicevo, il Pantani post-Campiglio divideva tifosi e stampa un po' come il Cunego di oggi (o meglio, come Cunego fino ad un paio di anni fa, perché ormai credo che anche i suoi tifosi più sfegatati si siano messi il cuore in pace): metà dei tifosi era sempre lì pronta ad aspettarlo e ad infervorarsi per uno scattino insignificante, l'altra metà pronta a deriderlo per l'ennesima sconfitta. Certo, rispetto a Cunego i sentimenti - sia l'astio che l'affetto - erano ulteriormente esasperati dalla maggior popolarità di Pantani, ma la situazione secondo me è paragonabile. Con un'unica differenza: che cmq Pantani, a differenza di Cunego, era stato "beccato": e questo autorizzava i suoi detrattori ad essere ancora più cattivi ("avete visto? andava solo perché si dopava) e io credo insinuasse un pizzico di dubbio anche nei suoi tifosi, rendendoli ancora più impazienti di vederlo tornare a vincere per fugare di nuovo ogni dubbio (prima di tutto, a loro stessi), e quindi rendendoli via via più frustrati e inclini a scivolare a loro volta nel vittimismo, dato che quella benedetta vittoria non ne voleva sapere di venire. Per cui, se tanti che prima lo disprezzavano oggi lo santificano - anche e soprattutto tra i giornalisti - credo dipenda moltissimo dal senso di colpa che tanti oggi provano per averlo trattato, da vivo, con tutto quel livore. Io per primo.

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Lasciare il Tour del 98' a Pantani e come dire che non avesse preso del doping, invece se dai controlli è risultato positivo bisogna toglierlo anche a lui, perchè Pantani (apparte che è morto) e la sua famiglia non devono pagare gli sponsor di una carriera come invece sta facendo l' americano? Qualcuno si dimentica che Armstrong ha avuto pure un tumore e la sua è stata voglia di rivincita (esagerata) ed è ricorso al doping come quasi tutti quelli del suo periodo

Modificato da Filippo2000
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